domenica 13 marzo 2016


CAMPOSANTO O CIMITERO

Tramontato l’argomento dell’aria che respiriamo, intiepidito quello dei furti nelle case (ville…) non ancora caldo quello delle zanzare, si torna a parlare del CIMITERO e degli spazi che lo presentano.

Un tempo lo si chiamava camposanto, ma coloro che a Cassina rimpiangono riti pagani e politeistici - non importa se di origine greca o celtica - forse faticano a vedere il cimitero come un luogo di devozione.

Tuttavia gli storici considerano il rispetto e il culto dei morti la prima forma di religione e di cultura. L’attenzione e la cura estetica per i luoghi dedicati ai defunti è sempre stata il primo segno della civiltà. Anche in tempi in cui di anima nessuno aveva ancora mai parlato, la peggior condanna per un nemico era negargli la sepoltura.

 Lungo i secoli questa venerazione per i sepolcri, per i luoghi sacri del mistero, del dolore e dell’amore, non è mai venuta meno e, ancora oggi, se vogliamo farci un’idea di un luogo, sia pure di un piccolo paese, guardiamo il cimitero, specchio della vita e dell’identità del posto.

Forse perché il cimitero non ha di fronte la stazione della metropolitana, questo senso di appartenenza a Cassina non è evidentemente sentito. Da almeno tre anni ne viene segnalato lo stato di abbandono:  spazi di verde incolto si sviluppano  a sinistra e a destra dell’ingresso cimiteriale, dietro a una bacheca per gli annunci istituzionali.  Erbe alte, piante secche non rimosse denunciano trascuratezza e incuria, ma anche scarsa sensibilità e vuoto di cultura.

Sta di fatto che a distanza di anni e di reiterate segnalazioni, l’argomento è diventato improvvisamente “sensibile”. Si spera solo di non risentire le stesse motivazioni che già in passato lo avevano reso “insormontabile”.

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