Che
cosa è questa riforma? Cambia
la composizione del Senato, cambia il rapporto di fiducia tra le
Camere e il Governo, viene riservato alla sola Camera dei deputati,
cambia lo status di senatore, cambiano
le funzioni del Senato. Il bicameralismo paritario viene
meno. Il procedimento legislativo viene reso più semplice anche se
con possibili problematiche specie in una prima fase. Non
si toccano i sistemi di pesi e contrappesi. Viene
modificata la norma sull'elezione del Capo dello Stato.
E' ilParlamento
in seduta comune elegge il Capo dello Stato, senza
l'integrazione della
composizione con i delegati regionali, ma sono modificati i quorum
per l'elezione. Si interviene pesantemente sul Titolo V, rendendo
lo Stato responsabile
maggiore su
voci tipo infrastrutture, ambiente.. Viene
soppressa la competenza legislativa concorrente,
è introdotta
una riserva alla legge statale per la definizione degli indicatori
dei costi e fabbisogni standard,
si
sopprimono alcuni Enti.
Si
domandino, i signori del Parlamento, se l'utilizzo strumentale della
discussione parlamentare è venuto da chi è stato pronto al
dibattito e al dialogo in tutte le sedi e forme o da chi ha
proceduto a portare 83 milioni di emendamenti, con l'unico obiettivo
di non discutere nel merito quelli su cui si poteva trovare un punto
di convergenza. Sono state tante e numerose
le modifiche che sono state introdotte da questo dibattito
parlamentare.
La
superficialità, l'improvvisazione di chi si trova a proprio agio
fuori dalle Aule del Parlamento molto più che dentro, nel dibattito
costituzionale, è un elemento sul quale i cittadini sapranno
riflettere, anche perché in tanti dicono: andiamo fuori del
Parlamento per chiedere che prima o poi si vada a votare. Quando
andremo a votare, tanti di loro resteranno fuori dal Parlamento e non
credo che sarà un problema per la stragrande maggioranza degli
elettori medesimi.
Credo
che ci sia bisogno di togliere due elementi dal campo prima di
entrare nel merito della discussione dei tanti punti (25) che le
opposizioni hanno segnalato.
- si
dice che questa è la Costituzione più bella del mondo e che è
intoccabile.
Il dibattito in Assemblea costituente e negli anni immediatamente
successivi non conteneva frasi di questo genere.
Meuccio
Ruini, 22 dicembre 1947, parla all'Assemblea costituente in qualità
di relatore del testo e dice: la
seconda parte della Costituzione, Ordinamento
della Repubblica, ha
presentato gravi difficoltà, non abbiamo risolto tutti i problemi
istituzionali, ad
esempio per la
composizione delle due Camere e
per il
sistema elettorale. Lo dice il 22 dicembre del 1947.
In
quel dibattito va ricordato che della sinistra cattolica furono
numerosi gli interventi dei professori, i professorini, come li
chiamavano, in sede di Assemblea costituente, ma vi furono degli
appuntamenti immediatamente successivi, come il convegno dell'Unione
Giuristi Cattolici del 1951; fu il primo intervento di La Pira da
sindaco o di Giuseppe Dossetti al convegno nazionale di
studi dell'Unione Giuristi Cattolici del 1951 in cui cita della crisi
del sistema costituzionale italiano, tre anni dopo.
- la
riforma non doveva essere proposta dal Governo, le riforme
costituzionali devono essere d'iniziativa strettamente parlamentare.
E' una critica profondamente ingiusta.
Già
Umberto Terracini nella seduta di Sottocommissione del 15 gennaio
1947 rispose a chi contestava la possibilità che il Governo avesse
l'iniziativa anche sui temi della revisione costituzionale,
mettendola ai voti.
La
Sottocommissione votò la proposta Terracini, approvandola.
Critiche
da parte delle opposizioni:
- le
riforme costituzionali si fanno tutti insieme.
noi non abbiamo cambiato idea rispetto al testo che oggi andiamo a
votare. Il venir meno alla parola data e all'impegno preso non ha a
che vedere con il contenuto della revisione costituzionale, ma con
l'elezione a Presidente della Repubblica di Sergio Mattarella, contro
i desiderata del leader di quel partito facente parte del
Parlamento.
- nel
varare le riforme sono state fatte, in Parlamento, forzature
inaccettabili.
Credo che l'unica
forzatura realmente
fatta sia stata
presentare 83
milioni di emendamenti.
Non avevamo alternative per andare avanti di utilizzare anche
tutti gli strumenti del Regolamento per poter arrivare a conclusione,
altrimenti sarebbe stato il blocco.
- la
riforma è stata fatta in modo affrettato. Sono
passati esattamente 30 mesi, sei letture parlamentari, esami e
votazioni, prima in Commissione e poi in Aula, migliaia di
emendamenti; non si ricorda nella storia costituzionale un dibattito
così lungo e prolungato per questa revisione
costituzionale.
- la
riforma è illegittima perché votata da un Parlamento eletto sulla
base di una legge elettorale dichiarata illegittima
dalla Corte costituzionale.
Si fa riferimento alla sentenza n. 1 del 2014. In tale sentenza, la
Corte costituzionale esprime in modo chiaro che l'illegittimità
della legge - Calderoli, quella giudicata illegittima - non
travolge la legittimazione giuridica né politica delle Camere della
XVI legislatura. Questo è il dettato della sentenza della Corte
costituzionale. A questo si aggiunge non soltanto la volontà
del Parlamento che avrebbe potuto prendere una decisione diversa, ma
anche le considerazioni conformi dell'allora Presidente della
Repubblica e dell'attuale Presidente della Repubblica.
- il
Governo e la maggioranza non avrebbero dovuto chiedere o auspicare il
referendum. Sì la
Costituzione permette, come garanzia democratica, a una minoranza
parlamentare del 20 per cento di chiedere il referendum confermativo,
ma questo non impone o non esclude che altri parlamentari possano
chiedere che si vada a votare su questo.
Aggiungo:
è stato frutto di un accordo politico. Il Governo è andato in Aula,
in Senato, sulla base di una richiesta dei capigruppo della
maggioranza. I capigruppo ci chiesero di prendere un impegno solenne,
come Governo e maggioranza, per andare al referendum
confermativo.
- non
si doveva fare del referendum oggetto di una strumentalizzazione
politica, legando a questo la vita del Governo.
È una critica che è rivolta, in particolar modo, alla mia persona e
alle dichiarazioni che ho fatto fin da qualche mese fa. Vorrei
confermarle e ribadirle. L'accettazione dell'incarico di Presidente
del Consiglio è stata subordinata all'impegno preso con il
Presidente della Repubblica e con i deputati e i senatori a
realizzare una serie di riforme. Nel momento in cui sulla più
importante di queste riforme non vi fosse il consenso popolare tale
da far cadere il castello della riforma stessa, è principio di
serietà politica trarre le conseguenze.
- la
riforma crea troppe incertezze, creerà contenzioso. Non
vi è dubbio che vi siano dei punti
che dovranno essere chiariti.
Qualsiasi riforma contiene dei margini di incertezza per definizione,
a raffronto con un testo che vige da quindici anni o da
settant'anni.
- avete
fatto una riforma della Costituzione per risparmiare. Credo
che chi ha seguito il dibattito degli ultimi vent'anni sa che il
problema della semplificazione delle regole del gioco
democratico non deriva
da un'esigenza di natura economicistica.
- la
riforma mette le istituzioni in mano a una sola forza politica, in
particolar modo in combinazione con l'approvazione di una nuova legge
elettorale.
-
altre critiche:
Si
dice che la clausola di supremazia prevista dal comma 4 del nuovo
articolo 117, del 117 novellato, avvilisce l'autonomia regionale: io
dico che ne costituisce elemento di garanzia. Si
dice che i
limiti alle regioni in materia di costi della politica umiliano
l'autonomia delle regioni: credo
che esaltino la dignità dell'essere consiglieri regionali, Si
dice – lo fanno anche autorevoli professori - che la scelta di
abolire la legislazione concorrentecostituisce
un errore: io credo
che sia stato un
clamoroso errore
aver impostato la concorrente come
è stato fatto con
la riforma del 2001. Si
dice che non sono state riformate le regioni a statuto
speciale; vero : non
sono state riformate. In parte perché in
un caso vi
è un Trattato di natura internazionale: provincia autonoma di
Bolzano; ma anche perché non vi era in questo Parlamento una
maggioranza sufficiente ad approfondire questa discussione;
-Le
ultime due questioni. Non
è opportuno che il Senato elegga due giudici della Corte:
è stata una discussione su cui Camera e Senato hanno vivacemente
pugnato. Credo che si sia trovato un compromesso che assicura alla
Corte costituzionale un livello di qualità indiscutibile. E infine,
chel'elezione
del Presidente della Repubblica non è ben disciplinata.
Qui occorre mettersi d'accordo: se si vuole che nessuna forza
politica da sola posso di norma eleggere il Presidente, salvo che
conquisti una valanga di voti imprevedibile, occorrono dei quorum
alti. La riforma fa questa scelta, e prevede che non si possa mai
scendere sotto i tre quinti dei votanti.
Vi
sono molte altre critiche ma devo concludere. Ma c’è un
punto politico sul quale vorrei davvero chiudere. Il 12 marzo 2014,
20 giorni dopo aver ottenuto la fiducia, abbiamo chiesto alle
forze vive del Paese di esprimersi con il metodo del confronto.
Abbiamo fatto seminari, incontri; poi abbiamo licenziato un testo in
Consiglio dei ministri, in linea con ciò che il Governo era chiamato
a fare dal punto di vista politico e costituzionalmente messo in
condizione di fare per le valutazioni di Terracini e per il voto
della sottocommissione dell'Assemblea costituente del 15 gennaio
1947. A quel punto è partito un dibattito, che è stato più corposo
di quello dell'Assemblea costituente.
Si
può essere d'accordo o meno con il lavoro al quale il Parlamento è
arrivato, ma quello che deve essere chiaro è che oggi vince la
democrazia. Lademocrazia
non significa cercare di non far votare gli altri,
la democrazia non si chiama ostruzionismo, la
democrazia si
chiama confronto,
discussione punto
per punto sugli argomenti critici, e poi espressione
libera e democratica di voto.
Sostenere
che vi sia stata una lesione della democrazia perché oggi il
Parlamento sceglie, sulla base del modello previsto dalla
Costituzione italiana, di modificare la Costituzione, significa avere
una visione della democrazia che è tipica di chi non ha letto la
Costituzione e i lavori preparatori della medesima.
Uno
può dire che non è d'accordo su tutto, può dire che non è
d'accordo su niente, può votare a favore o votare contro, ma
scappare dal dibattito è indice di povertà sui contenuti. Lo dico
perché so che la campagna
referendaria non discuterà soltanto di contenuti. Non discuteremo
soltanto di singole norme o di valutazioni giuridiche, non
citeremo Mortati o La Pira, discuteremo anche di argomenti
più demagogici, più popolari, spero non populisti;
discuteremo anche di questo, perché anche di questo è fatto il
confronto democratico.
Noi
non pensiamo di aver fatto tutto bene, ma siamo certi che aver
adempiuto a un obbligo morale, giuridico – perché su questo si
giocava il voto di fiducia –, politico e culturale, dimostra
che la classe politica può cambiare se stessa, è stato l'unico modo
con il quale noi possiamo essere degni di rappresentare il popolo
italiano.
Saranno
i cittadini italiani a decidere se finalmente l'Italia vuole entrare
nel futuro, anche istituzionale.
Quello
che io voglio dirvi con umiltà e rispetto è che finalmente, dopo
molti anni, la classe politica dà una lezione di serietà e di
civiltà. L'avete fatto voi, nessuno ci avrebbe scommesso in
quell'aprile del 2013; io, a nome del Governo, non posso che darvene
atto.
Antonietta Pensato