Ø la concezione dell’educazione come diritto-dovere della famiglia di impegnarsi, insieme agli insegnanti, perché libertà e responsabilità siano alla base della crescita della persona;
Ø la volontà di operare per il rispetto e la valorizzazione del prestigio sociale e dell’orgoglio professionale di docenti preparati e aggiornati;
Ø la disponibilità a partecipare per favorire un ambiente scolastico aperto e inclusivo, il più possibile simile alla realtà sociale, in grado di far maturare e rendere gradualmente autonome e adulte le personalità di bambini, preadolescenti e adolescenti;
Ø infine il coraggio di concepire e difendere una scuola che non abbia timore di essere valutata, che regga il confronto e abbia qualcosa da insegnare nel consesso internazionale.
La politica
scolastica non può oggi essere utilizzata come terreno di scontro tra destra e
sinistra o venire cavalcata per fini di parte. Sarebbe anacronistico, non tanto perché destra e sinistra si dice
siano termini ormai svuotati di significato, ma perché tutti hanno contribuito al degrado attuale
attivamente o per distrazione e disinteresse.
La politica scolastica, intesa come scelte e
orientamenti in grado di influire sui destini della scuola, deve però tornare ad occupare
con forza ed efficacia il dibattito
pubblico interno ed esterno alle scuole. Solo così si può pensare di superare la demotivazione, il “tiriamo
a campare” che decenni di retromarcia sotto i colpi dei tagli sull’istruzione
hanno prodotto, distruggendo quanto era
stato faticosamente costruito.
Grazie ad alcuni insegnanti e a molti ragazzi ci sono ancora delle oasi felici. E’ venuto forse il momento di raccogliere questi stimoli e tornare a fare della scuola il laboratorio della cultura e il cantiere della società in grado di aprire orizzonti, di ridare speranze e preparare un domani migliore ai giovani portatori di futuro.
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maggio 2014, Franca Marchesi