giovedì 29 maggio 2014

Ripartire con la scuola

Molto è cambiato nella scuola come nella società,  nell’educazione e nelle intelligenze dei bambini dall’istituzione della scuola media unica ( Legge 31 dicembre 1962, n. 1859), cioè dall’ultima importante  riforma che ha interessato il mondo della scuola nei suoi attori protagonisti. Successivamente alunni, insegnanti, genitori, personale non docente sono diventati  in grado di far sentire la loro voce negli organismi collegiali di gestione degli istituti scolastici con i cosiddetti provvedimenti delegati, emanati tra il 1973 e il 1974, che hanno istituito gli organi collegiali della scuola, oltre ai distretti scolastici, all’Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione e all'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica. Sono stati garantiti allora il diritto di assemblea, la libertà di insegnamento e  le libertà sindacali per tutto il personale della scuola.


Moltissime cose sono  cambiate eppure le idee di riferimento, sono ancora quelle, valide allora come ora:

Ø  la concezione dell’educazione come diritto-dovere della famiglia di impegnarsi, insieme agli insegnanti, perché libertà e responsabilità siano alla base della crescita della persona;

Ø   la volontà di operare per il rispetto e la valorizzazione  del prestigio sociale e dell’orgoglio professionale di docenti preparati e aggiornati;

Ø  la disponibilità a  partecipare per favorire un ambiente scolastico aperto e inclusivo, il più possibile simile alla realtà sociale, in grado di far maturare e rendere gradualmente autonome e adulte le personalità di bambini, preadolescenti e adolescenti;

Ø   infine il coraggio di concepire e difendere  una scuola che non abbia timore di essere valutata, che regga il confronto e abbia qualcosa da insegnare nel consesso internazionale.


La politica scolastica non può oggi essere utilizzata come terreno di scontro tra destra e sinistra o venire cavalcata per fini di parte. Sarebbe anacronistico,  non tanto perché destra e sinistra si dice siano termini ormai svuotati di significato, ma perché tutti hanno contribuito al degrado attuale attivamente o per distrazione e disinteresse.


 La politica scolastica, intesa come scelte e orientamenti in grado di influire sui destini della scuola, deve però tornare ad occupare con forza ed efficacia  il dibattito pubblico interno ed esterno alle scuole. Solo così si può pensare di superare la demotivazione, il “tiriamo a campare” che decenni di retromarcia sotto i colpi dei tagli sull’istruzione hanno prodotto, distruggendo  quanto era stato faticosamente costruito.

Grazie ad alcuni insegnanti e a molti ragazzi ci sono ancora delle oasi felici. E’ venuto forse il momento di raccogliere questi stimoli e  tornare  a fare della scuola il laboratorio della cultura e il cantiere  della società in grado di aprire orizzonti, di ridare speranze e preparare un domani migliore ai giovani portatori di futuro.
                                                                                                    
29 maggio 2014, Franca Marchesi

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