Offendono persone, colleghi e cittadini con l'unico obiettivo di raccogliere un pezzo sui giornali, sulle TV e sui social network, desiderosi di prendere i complimenti dai Guru che restano rifugiati nell'eremo ligure.
Hanno a cuore le loro sorti non quelle del Paese di cui ignorano tutto: storia, valori, principi, dati economici, problemi e sofferenze. Vogliono distruggere perché quando tutti toccheranno il fondo non ci saranno più distinzioni e la livella intellettuale, politica, conoscitiva metterà tutti dentro la stessa bolla.
Sono prigionieri della loro estetica, fatta di vezzi e false casualità. Nascondono male una ricerca studiata dei capi di abbigliamento e delle loro acconciature tutte uguali. Ricordano le signore imbellettate di Guccini...."che più non vi sopporto".....Molti di loro vengono da fallimenti politici, da militanze giovanili in sezioni in cui tacevano ma non per volontà loro.
Hanno già votato di tutto. Da destra a sinistra e poi radicali e poi astensione.
Si controllano a vicenda, diffidando gli uni degli altri, pronti a spifferare l'ultimo commento contro il gran capo che viene dal loro vicino di banco con cui tutte le sere inondano il bancone della bouvette per consumare spritz.
Questo è il ritratto, non la caricatura, della nuova politica italiana. Di quelli che dovrebbero cambiare questo Paese e con cui qualcuno voleva costruire il governo del cambiamento. Questi sono falsi come Giuda (senza offesa per lui), ammiccano e redarguiscono, accusano e ridono, trattano ma smentiscono, occupano ma senza spartire. Usano le parole con violenza.
Non conoscono la parola umiltà. Spiegano e raccontano come fossero dei saggi usciti da un vecchio film giapponese. Mai un dubbio e sempre una soluzione: la migliore.
Inventano miti ma scappano ogni volta che c'è da prendere un impegno. Discutono sempre di altro ma mai di quello che hanno davanti. Pretendono di essere ascoltati e votati non per quello che dicono o per quello che fanno, ma per quello che sono. La realtà che hanno davanti viene sempre elusa, preferendo parlare di quello che sarebbe stato o di quello che verrà con la loro vittoria.
Hanno una ragione che poi è la causa stessa della loro esistenza: la proposta politica di questi 20 anni è stata scarsa, squalificata, inconcludente, finta, sbagliata. Ed è questa che va cambiata.
Tanti elettori del M5S vengono da sinistra. Militanti e simpatizzanti traditi da una classe dirigente che ha raccontato molto e fatto poco. Il compito del nuovo PD è recuperare questi elettori e convincere tutti gli altri che hanno preferito non votare o hanno votato centro destra.
Serve una nuova classe dirigente perché servono idee e reti nuove. Perché c'è già chi ha avuto la sua chance e non l'ha sfruttata. Serve una nuova sinistra che faccia dell'eguaglianza sostanziale il suo perno centrale ma non per mettere tutti sulla stessa linea di partenza ma per consentire a tutti di poter arrivare il più lontano possibile. Una sinistra che si occupi del lavoro e non solo del lavoratore perché altrimenti avremo diritti bellissimi ma senza posti in cui esercitarli.
Cerchiamo una sinistra che riduca le distanze. Che renda questa società meno egoistica e più plurale. Pronta a raccogliere le sfide della diversità e della globalizzazione evitando che essa sia guidata solo dai mercati.
Vogliamo costruire una forza politica che ridefinisca il reticolo dei valori delle comunità che proponga una nuova "religione civile" sulla quale ricostruire un patto di cittadinanza che abbiamo perso o forse mai avuto.
Una nuova catena di solidarietà e di vicinanza al prossimo distrutta dagli stereotipi costruiti dalla destra che ci consenta di prendere per mano chi è un passo dietro di noi.
Un centro sinistra che sia serio e imposti un programma di governo dicendo agli italiani che per riformare questo Paese serve tempo e continuità. Non basta consumare e legiferare. Serve avere la cura delle cose pubbliche come se fossero le nostre, quelle più care.
Questi sono gli impegni che il PD deve prendere con i cittadini ed il prossimo congresso sarà l'occasione per confrontare queste ed altre idee perché per cambiare in meglio questo paese bisogna partire dai partiti e poi da li cambiare le istituzioni.