lunedì 30 settembre 2013

Paolo Cova - eNews 25


News dal Parlamento

INFORMATI SU CIO' CHE ACCADE A ROMA DA PAOLO COVA
eNews
n°25
Settembre 2013
Quando la realtà supera la fantasia
Ormai è accaduto l’irreparabile. Ciò che abbiamo temuto per mesi, alla fine si è realizzato. Ma, come sempre, vi vorrei dare una lettura delle cose dall’interno. Le ultime concitate ore hanno avuto dell’incredibile. Intanto, la notizia delle dimissioni di massa dei parlamentari del Pdl è girata velocemente nel Transatlantico, ma con la stessa velocità ci siamo premurati di verificarne l’attendibilità. Personalmente, avevo avuto l’impressione che fosse solo un teatrino da parte del Pdl per esacerbare i toni in difesa del proprio capo. Ma poi la realtà ha superato la fantasia.
Come sapete, sabato Berlusconi ha rassegnato le dimissioni dei suoi 5 Ministri, incurante delle ricadute di una tale decisione sugli altri 60 milioni di italiani e sulle loro famiglie. Ancora una volta ha prevalso l’interesse personale e l’astio nei confronti di chi vuole far rispettare la legge.
Di fronte a tutto questo la mia riflessione è netta: credo sia necessario essere fermi riguardo al rispetto delle sentenze. E chi vuole governare, deve farlo per il bene dell’Italia. Bisogna dire basta a una serie di abitudini scorrette che hanno portato il Paese a questo punto. Basta manovre senza coperture che hanno prodotto l’infrazione europea. Basta ingannare gli italiani sui conti pubblici.
La discussione politica che si è aperta all’interno del Pdl, con alcuni Ministri “dimissionari” che si stanno dissociando dall’azione voluta e intrapresa dal loro leader, sembra proprio andare in questa direzione. Che finalmente qualcuno degli accoliti metta in dubbio il modo di fare politica di Berlusconi?

Tanto rumore per nulla
Oggi potrebbe avere poca importanza, visto quanto sta accadendo, ciò che sto per raccontarvi, ma per il Partito democratico – e contro i suoi soliti, assurdi detrattori – ne ha molta.
Ricorderete che prima dell’estate c’era stata una gran polemica su chi dovesse essere il sostituto alla vicepresidenza della Camera di Maurizio Lupi, nominato Ministro alle Infrastrutture. Poiché il nome doveva di necessità appartenere al Pdl, il più gettonato pareva quello di Daniela Santanchè. Chissà mai perché, il Pd e i suoi deputati sono stati attaccati per mesi e accusati di essere quelli che avrebbero votato la “Pitonessa”. Alla fine, questo non è successo: è stato eletto senza clamore e con 274 voti Simone Baldelli, sempre del Pdl. Ma non ho sentito smentite da parte di chi ha puntato il dito con disprezzo verso il Pd in quei giorni.
Per la cronaca, la Camera ha scelto anche un segretario d’aula: Enrico Gasbarra, del Pd, che ha avuto 342 voti e nessuna polemica.

Uno scivolone della Giunta Marino a Roma

Ai tempi dell'occupazione del Teatro Valle ho espresso il mio vibrante dissenso su questa pagina. Figurarsi  a essere d'accordo con l'assunzione della figlia di papà... Non è per queste ragioni che voto Pd!

il Comune di Roma assume l'«occupante»

Contratto a tempo determinato per Benedetta Cappon (figlia dell'ex dg Rai): era portavoce del Teatro Valle occupato

La Sala della Promoteca in Campidoglio (Ansa)La Sala della Promoteca in Campidoglio (Ansa)

ROMA - Da portavoce del teatro Valle occupato a impiegata nelle istituzionali e austere stanze del Dipartimento alla cultura del Campidoglio. È il salto professionale di Benedetta Cappon, 33 anni, figlia dell'ex direttore generale della Rai Claudio, assunta con contratto a tempo determinato dall'amministrazione di Roma Capitale su proposta dell'assessore Flavia Barca (e quindi a chiamata diretta, cioè senza bando pubblico).
Flavia Barca (Fotogramma)Flavia Barca (Fotogramma)
Benedetta Cappon, che prima di diventare la voce degli «occupanti» del teatro Valle era stata capo ufficio stampa dell'Eliseo, è una delle tredici persone assunte con delibere della giunta guidata da Ignazio Marino nell'ultimo mese, paradossalmente proprio mentre all'interno dello staff dello stesso sindaco c'era chi provava a studiare, come misura salva-bilancio, il prepensionamento di circa 5000 dipendenti comunali in esubero. L'ipotesi per adesso è accantonata. 

venerdì 27 settembre 2013

Letta...Napolitano

Ma il governo Letta non era nato…….
Ma Giorgio Napolitano non era stato rieletto……

…………………………….per garantire l’immunità a Silvio Berlusconi.


Oggi è chiaro che no!!!!!

CERCASI AFFANNOSAMENTE RETTIFICHE A QUANTO SCRITTO NEGLI ULTIMI MESI su “fatto quotidiano”, sul “Manifesto”.
Inutile sperare che i “guru” o i “populisti” facciano autocritica, ma almeno ci auguriamo  che una volta (quotidiano) ci venga raccontato un “fatto” vero.


Roberto Bertolotti 

martedì 24 settembre 2013

Lo spot di Mediaset



Sono state spesso rimproverate a Massimo D’Alema le parole pronunciate  il 4 aprile del 1996, durante la visita agli studi di Cologno Monzese: «Mediaset è una risorsa per il Paese». Sono state interpretate spesso come la prova provata di una complicità di fondo con il Cav., del famigerato inciucio.  Io invece le approvo e dico che è il minimo che il Massimo potesse dire. In un Paese tendenzialmente luddista e tanto bilioso da volere l’annichilimento dell’avversario fino alla vendita dell’argenteria, affermare la neutralità e l’estraneità di un'impresa (che pure è stata piegata ai voleri politici del proprietario e che è stata al centro del suo complesso “impero dei segni” e della sua egemonia sottoculturale) significa che solo  nella Sinistra storica c’era qualcuno che sapeva e sa cos’è la politica. Con eccesso di realismo forse e con una punta di cinismo anche, ma che sa distinguere ciò che deve essere integrato nella lotta politica e ciò che ne deve essere escluso. E una impresa industriale che muove capitali e che dà lavoro ne deve essere certamente esclusa, tanto più che oggi ci lamentiamo che interi comparti dell’industria nazionale stanno per essere svenduti a stranieri. Difendo Mediaset come risorsa per il Paese,  io che non ho mai, dico mai,  visto una trasmissione Mediaset per più di dieci minuti da quando è nata. L’ho sempre ritenuta la televisione dal palinsesto delle 4 “c”: calcio, cosce, canzoni e cazzate, cui si si è aggiunta di recente, la quinta “c”: comizi (vedi le videocassette del Caro Leader). Ma che vuol dire? Neanche i Pavesini mangio, ma mai mi augurerei che l’azienda che li produce vada  a birolù, come dicono a Brescia ossia a rotoloni.

lunedì 23 settembre 2013

Paolo Cova - News 24

News dal Parlamento

INFORMATI SU CIO' CHE ACCADE A ROMA DA PAOLO COVA
 
 
eNews
n°24
Settembre 2013
 
 
 
 
 

Omofobia con contestazioni
La Camera ha approvato questa settimana il progetto di legge contro l’omofobia, un provvedimento che di fatto ha allargato la legge Mancino, che condanna l'istigazione all'odio e alla violenza, a omofobia e transfobia, equiparate a razzismo, xenofobia e antisemitismo. Il Pdl voleva, invece, mettere l'omofobia tra le sole aggravanti generiche del codice penale.
L’approvazione ha portato con sé anche alcune critiche e polemiche, in particolare contro l’onorevole del Pd Ivan Scalfarotto, relatore della legge.
Mi permetto di dire che gli insulti e le minacce rivolte nei confronti dell’on. Scalfarotto sono gravi e ingiustificati. Si può dissentire, ma i toni che hanno usato i principali interessati a questa norma superano i normali rapporti tra persone. Non è una situazione nuova perché anche lo scorso anno abbiamo assistito a vicende simili nei confronti della collega Rosy Bindi, contestata aspramente.
Per quanto mi riguarda, mi sembra positivo che si sia iniziato ad approvare una legge che consente di contrastare i fenomeni di omofobia. Inserire l'aggravante anche per le discriminazioni sessuali è un passo importante che viene impresso al nostro Paese.
E nonostante le diatribe tra chi voleva norme più decise e chi temeva fosse un modo per introdurre altre regole o per impedire la libertà di espressione, sono convinto che questa era una legge che mancava e lasciava un vuoto: non fare niente – come forse avrebbe voluto qualcuno – non avrebbe aiutato chi è sottoposto quotidianamente a queste discriminazioni.

Aggiornamenti dal Parlamento - Newsletter Lia Quartapelle n° 14 - Trattato sul commercio delle Armi, Somalia e Mozambico, Relazione dei saggi

Carissime, carissimi,

vorrei iniziare con una bella notizia per Milano. Nella riunione del 9 settembre, il CIPE, il Comitato che definisce il programma delle infrastrutture strategiche nel nostro Paese, ha approvato il progetto definitivo della linea M4, tratta Lorenteggio-Sforza Policlinico e la variante al progetto definitivo della tratta Sforza Policlinico-Linate. Il Comitato ha inoltre assegnato in via definitiva all’opera 172 milioni di euro. Questo significa che i lavori potranno partire a breve per creare un collegamento importante in vista di Expo tra l'Aereoporto di Linate e la fermata del passante ferroviario.

Un segno, ancora una volta, di come il governo Letta, insieme all'amministrazione comunale di Milano, stia lavorando concretamente per migliorare infrastrutture e servizi della nostra città.

Le scorse due settimane sono state ricchissime di attività parlamentare sui temi degli Esteri
Giovedì 12 settembre la Camera ha approvato la ratifica del Trattato sul commercio delle armi delle Nazioni Unite, di cui sono stata relatrice in Aula. Qui potete vedere un video del professor Maurizio Simoncelli, presidente dell'Archivio Disarmo, in cui si spiega la natura del Trattato, mentre qui potete vedere la presentazione del provvedimento in Aula, fatta da me. 
In sintesi, il Trattato sul Commercio delle armi è il primo strumento internazionalmente vincolante per regolare il commercio delle armi: i paesi aderenti non potranno vendere armi a paesi sanzionati dalla Nazioni Unite. La ratifica avviene in un momento simbolico: dopo le parole del Papa, che ha esortato a “dire no alla proliferazione delle armi e al loro commercio illegale”, ma soprattutto quando l’attenzione del mondo è concentrata sulla Siria. Oggi più che mai ci rendiamo conto che servono strumenti internazionalmente riconosciuti che regolino e sanzionino l’uso e il commercio di armi convenzionali e non.
L’Italia è tra i primi 5 paesi firmatari al mondo e si conferma tra i paesi più attenti e attivi nella lotta alla proliferazione e al commercio illegale di armi. Il nostro paese infatti vanta una delle leggi più avanzate al mondo sul commercio delle armi, la legge 185, approvata anche grazie all’apporto decisivo dell’associazionismo e delle sensibilità pacifiste.

Un piccolo confronto tra Italia e Germania

Da "Lettera 43"
In un momento in cui il confronto fra i due Paesi è così avvilente  per noi impantanati in una crisi senza fine, che non è solo politica o economica, ma forse antropologica – di “un modello di uomo nazionale” parrebbe-,   non vale ancor più il giochino di aspirare ad essere come loro (elezioni in dieci ore, governo certo, stabilità politica impressionante), desiderare  ossia bovaristicamente  di  essere tedeschi o inglesi.  Perché innanzi tutto  ”gli inglesi stanno in Inghilterra e gli anglomani in Perù”  e perché è  impossibile rinunciare ad essere noi,  in quanto si è italiani “così come si respira” (sulla scorta di  Paul Valéry che invece sospirava:  ”On est français comme on respire!”) .

Però resta la domanda in sottofondo, lancinante, insoddisfatta. Ci sarà una ragione perché la Germania è la Germania e l’Italia è l’Italia? Perché altrove riesce facilmente ciò che per noi è praticamente impossibile?  Ma cosa sarà mai questa Germania?

Un sistema socio-economico che gira a velocità sostenuta e che non perde energia. Un motore perfetto nel paese che li ha inventati i motori. Questo sembrerebbe  la Germania. Non occorre frequentarla molto, ma basta, nei viaggi che si è fatti, interrogare qualche amico tedesco e fare le domande basiche. Come vengono rilasciate le concessioni edilizie? Come vengono assunti i postini? Qual è il processo di selezione  all’Università o in una grande “Firma” (parola “tedesca” per indicare Ditta)? Ed è vero che i sindacati sono molto influenti? Sì,  ma alla luce del sole (Mitbestimmung),  mentre da noi stanno dietro le quinte e controllano  banche  e interi comparti della Pubblica Amministrazione in maniera subdola  (con rinascimentali “pugnali e veleni”) , e piazzando con l’intrigo i loro uomini ai vertici, e quasi sempre non i più bravi, ma solo i più fidati.

Da noi, scriveva poco tempo fa  Piero Ostellino (un “liberale superiore” lo definirebbe il Dostoevskij sarcastico dei “Demoni”) grazie alla duttilità cattolica abbiamo tollerato il crimine e l’ evasione fiscale e l’abbiamo sfangata ugualmente, piaccia o non piaccia. Un ragionamento a pera, senza dubbio, che parte dal principio dell’accettazione cinica dell’esistenza o dalla massimizzazione dei vizi nazionali e avendo come presupposto logico una concezione elitaria della società, ovvero un gran numero di derubati e uno piccolo (una élite appunto) di ladri, perché se tutti passassimo il tempo a rubarci il portafoglio l’un l’altro non resterebbe nessuno a cui rubare.

Prima che lo scrivesse  Nietzsche era stato Alberto Magno  a dire che la felicità di un uomo è “diventare ciò che è”.  Diventare  für sich ciò che è  an sich, in modo che l’in sé  e il per sé trovino felicità dialettica di realizzazione. (Perdonatemi: sono così avvilito come italiano che mi lascio andare a questi moti di “idealismo trascendentale”). Ed è così, probabilmente, che ciascuno in Germania raggiunge un proprio posto nella società e nell’economia e il sistema non perde energia. Una continuità evidente nel pensiero tedesco (impressionante la “compattezza” tedesca anche in filosofia). Ma se da noi, in Italia, siamo tutti un po’ come nella poesia di Montale “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”  come pretendiamo di sfangarla sino alla fine? Toh, ci sarebbero i tedeschi a cui chiedere di pagarci il debito con gli Eurobond.

Però non si riesce a capire perché facciano così tanto i difficili.

sabato 21 settembre 2013

Scalfarotto: "La mia verità sull'omofobia"

Due giorni fa la Camera ha approvato l'estensione integrale della legge Mancino alla omofobia e alla transfobia. Si tratta di un passo storico per l'Italia che però ha suscitato dubbi polemiche che rischiano di sminuirne la portata. 

E sarebbe un errore perché, a mio parere e non solo, si tratta invece di una vera e propria svolta. Vediamo dunque di chiarire i punti chiave della questione.

Per la prima volta un ramo del Parlamento italiano approva una norma ad hoc che riconosce in Italia l'esistenza, la dignità e il diritto di vivere pacificamente di una comunità di persone le persone Lgbt, cioè lesbiche, gay, bisessuali e transgender che fino ad oggi non sono state riconosciute in quanto tali, al contrario di altre minoranze.

Le uniche norme antidiscriminatorie finora in vigore sono di origine europea e afferiscono a diritti individuali, come quelli del lavoro. Non solo, ma per la prima volta il Parlamento italiano ha mandato solennemente al Paese il messaggio per cui l'odio contro queste persone costituisce un disvalore per la nostra comunità nazionale.

L'omofobia e la transfobia diventano così fenomeni da reprimere allo stesso modo del razzismo, della xenofobia e dell'antisemitismo. La legge Mancino è stata estesa nella sua interezza. Anche l'emendamento Verini, che la modifica, introduce un cambiamento per tutta la legge e non solo per l'omofobia e la transfobia. Persino il titolo della legge risulta modificato: la legge Mancino ora si chiama «Misure urgenti in materia di discriminazione, odio o violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sull'omofobia o sulla transfobia».

Aver esteso la legge Mancino significa che al suo interno sono stati introdotti i reati di omofobia e transfobia. Questo, nella pratica, significa stabilire che «istigare a commettere o commettere atti di discriminazione per motivi fondati sull'omofobia e sulla transfobia» è un reato e che «verrà punito con la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro»; allo stesso modo viene detto che è reato «istigare a commettere atti di violenza per motivi fondati sull'omofobia e sulla transfobia» e che questo reato è «punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni». Viene inoltre vietata ogni organizzazione, associazione movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'istigazione alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull'omofobia e sulla transfobia. Chi partecipa a tali organizzazioni o presta assistenza alla loro attività è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.

Cool cacchio...

FINALMENTE IL CANDIDATO CHE VOTERO AL CONGRESSO ( Cuperlo o Civati) non vincera’  E COSI’ POTRO ANCHE IO SPIEGARE AGLI ALTRI COSA BISOGNAVA FARE E NON SI E’ FATTO.
UNA PICCOLA SODDISFAZIONE  dopo tanti anni in cui tutti dicono cosa bisognava fare e non si è fatto.
E comincio a dire una cosa: “ io il Candidato per il Partito COOL,  cool cacchio che lo voto”


Roberto Bertolotti

venerdì 20 settembre 2013

La scuola dov’è

Alla ricerca della scuola perduta

Ieri andavo distrattamente a comprare il pane, quando ancora una volta ho sentito la magica parola: “prof!!!”. Magica perché accompagnata da uno sguardo e un’emozione che evocano quanto quei tre anni trascorsi  insieme abbiano segnato un percorso esistenziale: è stato decisivo cinque-sei anni fa per quel ragazzo, in quella classe, con quegli insegnanti, vivere la fatica e la gioia di quelle esperienze.
Poco dopo non ho potuto non essere assalita dall’inquietudine pensando a quanto in questi anni la scuola è cambiata, come tanti progetti siano stati cestinati da stridule riforme tese a disinvestire e quindi a far decrescere cultura e istruzione. Nella scuola impoverita, burocratizzata, individualizzata, in molti casi, la classe è stata ridotta alla mera somma di alunni il più possibile stipati in aule disadorne e spersonalizzate. Pochi si preoccupano scientificamente di come evitare marginalità e dispersione e la scuola diventa specchio di una società che privilegia pochi ed esclude troppi.

Quanti anni ci sono voluti per costruire in modo consapevole e non casuale quell’attenzione al singolo e quella considerazione del gruppo classe come humus indispensabile all’apprendimento … molti di più ce ne vorranno per recuperare in parte quella dimensione formativa, adeguandola ai nuovi sempre più complessi bisogni.
Le nuove tecnologie, tanto strombazzate come via all’ammodernamento dell’istruzione, di per sé non veicolano curiosità per il sapere, né sostituiscono la passione per la conoscenza che solo un insegnante che ama il suo lavoro può incarnare. Così prima e più della multimedialità vanno valorizzate come risorse - non mortificate come è troppo spesso accaduto - l’eterogeneità delle intelligenze, degli stili cognitivi e la multiculturalità.
Il decreto sulla scuola varato pochi giorni fa dal governo4 DECRETO-LEGGE 12 settembre 2013, n.10  ha giustamente sollevato le proteste dei sindacati per essere stati  scavalcati, ma sembra comunque un segnale positivo per quanti aspettano da tempo una inversione di tendenza rispetto alle politiche sull’istruzione degli ultimi anni. Molta parte della scuola, demotivata e assuefatta dall’arretramento strisciante, ideale e materiale, può risollevarsi solo aprendo un dibattito che  veda protagonisti insegnanti e sindacati. La nuova scuola potrà essere solo il frutto di una conquista condivisa, insieme al senso della collettività, all’amore per l’arte, la letteratura, la musica e le cose belle della vita.
Franca Marchesi,19 settembre 2013

Omofobia e doppiogiochisti

La Camera approva (PD + Scelta Civica + Lega nord) la legge contro l’Omofobia, ma approva anche un emendamento di un certo Gregorio Gitti di Scelta Civica che esclude dall’applicazione della legge ‘le opinioni espresse all’interno di organizzazioni di natura politica, culturale o religiosa. Come dire che si può impunemente imprecare contro i ‘froci’ e augurargli di finire in qualche forno crematorio pur che lo si faccia dall’interno di qualsivoglia associazione, mentre è reo chi lo fa a titolo individuale. Pensavo che il Pd facesse parte del campo dei ‘progressisti’, ma evidentemente ho un’opinione diversa in fatto di ‘progresso’ nell’ambito dei diritti civili. (Ho visto in tv Buttiglione dimenarsi tra gli scranni della camera, ancora compromesso storico di bassa lega?) 

mercoledì 18 settembre 2013

Il prezzo del latte

La Risoluzione sul prezzo del latte di cui è primo firmatario Paolo Cova, parlamentare del Pd, è stata approvata oggi, martedì 17 settembre 2013, in XIII Commissione Agricoltura della Camera e anche il Governo ha dato parere favorevole all’impegno che gli viene chiesto con il documento. “Adesso la Ministro De Girolamo convochi subito il Tavolo sul prezzo del latte. Non c’è più tempo per i produttori: dobbiamo andare verso l’indicizzazione”, commenta Cova appena dopo il voto.
Nel documento Cova non solo chiede al Governo di impegnarsi “ad attivarsi in tempi rapidi per convocare un tavolo tra industriali e allevatori per giungere alla definizione di un prezzo del latte bovino equo, in linea con quanto disposto dal quadro giuridico nazionale ed europeo”, ma anche di “garantire che produttori e industriali arrivino a determinare un prezzo del latte bovino indicizzato, combinando vari fattori che possono comprendere indicatori di mercato che riflettono cambiamenti nelle condizioni di mercato, il volume consegnato e la qualità o la composizione del latte crudo consegnato, i costi delle materie prime e il costo finale di vendita del latte”.

Cova ricorda che “il prezzo del latte bovino ai produttori è attualmente di circa 0,41 euro al litro a fronte di un costo del latte Spot nazionale di circa 0,49 euro al litro e di quello proveniente dalla Baviera di 0,50 euro al litro. Un aumento di soli 0,05 euro al litro comporterebbe circa 40 milioni di euro mensili di maggiori entrate per i produttori”. Inoltre, aggiunge Cova per sottolineare quanto la questione riguardi non solo un settore produttivo ma tutti i consumatori italiani, “qualunque cittadino acquisti del latte fresco lo paga mediamente 1,50 euro al litro, mentre i tedeschi non spendono più di 0,70 centesimi di euro. Meno della metà”.

lunedì 16 settembre 2013

Caro Renzi, ti ascoltiamo parlare per ore e non capiamo che Italia hai in mente

Lo scorso autunno, proprio di questi tempi, era una ventata di ossigeno fresco. Era la fiaccola che entrava nel museo delle cere del potere politico italiano. Dopo molte ragioni, diversi torti e qualche occasione persa, il paese e il suo partito, il PD, sembrano mettersi volentieri, ordinatamente in fila per consegnarsi a Matteo Renzi.
In qualche caso è ravvedimento di chi vorrebbe poter tornare a prima delle primarie; in qualche caso è sincera stanchezza di chi ha sempre perso e vorrebbe anche provare altro; in molti casi, solitamente in alto nella scala gerarchica del PD, è spettacolo di miseria umana di chi è stato ferreo difensore dell’ortodossia bersaniana, magari per quella via è diventato anche parlamentare, o oggi rimuove quel passato (e magari anche qualche compromettente status di Facebook) per professare un renzismo oltranzista come se non ci fosse un ieri. Vabbè. Tutti i generi neorenziani sopra elencati erano visibilmente rappresentati ieri, a Milano, dove Matteo Renzi è stato chiamato a chiudere la Festa del Partito Democratico. (Appena un anno fa, mentre parlava Bersani seguito da tutto un codazzo di futuri parlamentari e dirigenti allora bersanianissimi, Renzi non fu nemmeno invitato e il suo rappresentante Gori relegato sotto un tendoncino striminzito alla stessa ora dell’allora segretario. Ma vabbè).
E insomma ieri eravamo in tanti, alcune migliaia, moltissimi giovani, tanti militanti, tanti curiosi, tanti iscritti o neo iscritti. Tutti cittadini elettori. Abbiamo ascoltato Renzi parlare per un’ora. Un’ora di battute, di slogan, del solito buon ritmo comunicativo: ma chi aveva voglia di capire di più e meglio che Italia ha intesta il sindaco, che partito democratico vuole, quali interessi e pezzi di società intende rappresentare, è rimasto sinceramente deluso. Abbiamo capito che vuole un PD che stia vicino a quelle solitudini che poi dilapidano fortune alle slot machine (!?), ma non abbiamo capito – neanche vagamente – come pensa di ridisegnare il welfare italiano, con quali risorse, tagliando cosa per investire in cosa. Abbiamo capito che come sindaco sa cosa vuol dire essere fermato per strada dai suoi cittadini quando qualcosa non va, ma non abbiamo capito – neanche lontanamente – come, quando e lungo quali crinali pensa di affrontare l’urgenza numero uno: che è una riforma profonda, radicale e innovativa della macchina dello stato e della pubblica amministrazione. Anche qui, servono riforme e decisioni, scelte che per definizione dividono. Non abbiamo capito cosa pensa della scuola e dell’università, come pensa di interrompere quella lunga confusione tra diritti e privilegi, tra meriti e discendenze, né come e dove pensa di tagliare quella spesa improduttiva senza la quale la promessa di un fisco più giusto (o di una Equitalia meno brutale coi deboli) ricorda tanto quella volta che ci dissero che presto avremmo avuto un milione di nuovi posti di lavoro. Non abbiamo capito come il suo PD si relazionerà al sindacato e alla Cgil, ultima “lobby” di fatto riconducibile al partito ma ormai sempre più lontana dalle dinamiche del lavoro di oggi e di domani.

domenica 15 settembre 2013

La trasparenza del M5S e Messora a 6000 euro al mese

Ho sempre detestato le polemiche sugli stipendi, le trovo volgari e poco interessanti sotto il profilo politico, e tra l'altro credo che l'opinione pubblica, la discussione e il dibattito intorno ai temi dei costi della politica, negli ultimi anni abbiano avuto una forte distorsione mediatica e culturale, con delle ricadute sulla sfera politica che fanno percepire questo tema come qualcosa da rivendicare con aggettivazioni come "ladri" o "parassiti".
Ovviamente, come tutti, sono d'accordo se i cosiddetti costi della politica si riducessero. Penso fortemente che un ridimensionamento della spesa pubblica per quanto riguarda la politica debba essere un tema all'ordine del giorno, e che una programmazione basata sul controllo dei costi vada incentivata e incoraggiata.
Un tema che i 5 Stelle hanno usato come cavallo di battaglia sin dalla loro fondazione, anzi, potremmo affermare che il risparmio sui costi della politica sia un loro atto fondativo dal quale il M5S ha acquisito buona parte del loro consenso.
Ma venerdì scorso, su segnalazione di un amico, ho trovato sul settimanale l'Espresso un articolo di Vittorio Malagutti dove si sottolinea che, a 9 mesi dal voto del Senato circa l'obbligo di mettere in Rete le spese, solo Pd e Autonomie sono in regola, mente tutti - compreso il M5S che della trasparenza ne ha fatto una bandiera - non risultavano in regola con la pubblicazione delle spese.
Dopo la pubblicazione dell'articolo dell'Espresso ovviamente il pezzo ha cominciato a girare e nel giro di 24 ore anche il M5S ha pubblicato le sue spese, come sottolinea lo stessoMalagutti sempre su l'Espresso.
Interrogato su twitter, Messora, responsabile della comunicazione del M5S al Senato, risponde dicendo che il portale era pronto da luglio ma non era ancora online. Ci mette una pezza dunque, e la cosa può pure starci, anche se questa volta sono stati i "pennivendoli" de l'Espresso a velocizzare questa grave mancanza.

giovedì 12 settembre 2013

La nomina di Amato

Stupisce e amareggia davvero l'assoluta mancanza di sensibilità sociale e politica mostrata da Napolitano nella nomina di Amato a giudice (e probabile presidente) della Corte costituzionale. Il dottor Sottile, ritenuto più a ragione che a torto l'incarnazione della Casta,  ha occupato ogni possibile carica e ricoperto ogni incarico ed è stato anche il Tigellino di Craxi, colui che telefonava a banchieri e imprenditori imponendo i di lui "punti di vista", e non sazio di tutto ciò, in preda ad una devastante "carica narcissica" (Gadda) di recente ha tenuto anche una rubrica televisiva di divulgazione storica, dove con gli occhialini calati a metà naso, i dentini da topino sporgenti, riversava banalità con tono molto professorale. Non parlo delle sue pensioni, mi rifiuto di scendere in questo scantinato del risentimento popolare. Certo è che se nessuno di questi malumori giunge al Palazzo segno è che un processo di inaridimento politico-intellettuale è giunto all'estremo. . Oh Presidente mio Presidente perché?

martedì 10 settembre 2013

Le dimissioni del sindaco di Cassina de' Pecchi

Adesso tocca a noiRipartiamo da solidarieta', sviluppo sostenibile e partecipazioneImpossibilitato a proseguire la sua azione amministrativa e sfiduciato dalla sua stessa maggioranza D'Amico ha presentato le dimissioni due mesi dopo che il PGT su cui tutto aveva puntato e' stato bocciato. Con questo atto inizia a tutti gli effetti la campagna elettorale per le prossime amministrative.

Ebbene si, la notizia tanto attesa è arrivata ieri sera. Il Sindaco D’Amico ha rassegnato ufficialmente le dimissioni. Dopo due mesi da quel lontano 9 Luglio. Dopo la caduta della maggioranza che lo aveva sostenuto fino a quel momento. Dopo losgretolamento del "sogno" faraonico tanto inseguito del Pgt. Il Sindaco ha dato seguito all’impegno preso davanti al Consiglio Comunale, alla sua ex maggioranza, alla sua ex Giunta e ai cittadini, e si è dimesso.

Paolo Scaroni alla festa del "Fatto quotidiano"

Quelli del "Fatto" sempre così biliosi e in perpetuo travaglio contro il crimine e il malaffare ricevono con tutti gli onori il presidente dell'Eni Paolo Scaroni (nominato dal "pregiudicato" Berlusconi) alla loro Festa a Marina di Pietrasanta. Ricorderanno che Scaroni ha patteggiato, ossia ha riconosciuto di aver commesso il reato di tangenti al PSI, ottenendone  una pena a un anno e quattro mesi nel 1996? Mentre io sarei dell'idea di distinguere caso per caso, di vedere e intra-vedere nei reati, nelle colpe, nelle pene, sono certo che Travaglio y Gomez y Barbacetto intravisto il reo si saranno tenuti alla larga dall'evento, loro che hanno i delitti e le pene così cartasianamente chiari e distinti in testa.  O forse gli avranno stretto la mano evitando accuratamente i fotografi? Avranno finto un malore, inviato certificato medico? Ma perché Scaroni è stato ricevuto con tutti gli onori da Padellaro? Forse perché non è un uomo del Pd? Forse perché l'Eni è un'azienda con forti budget pubblicitari? Forse perché ci sono pregiudicati e pregiudicati? Ah saperlo!

Casaleggio incanta Cernobbio. Ma i suoi dati sono discutibili

“Internet non è un nuovo media ma il punto di svolta di un cambiamento sociale”, ha detto Gianroberto Casaleggio al forum Ambrosetti di Cernobbio, sostenendo che negli Stati Uniti internet ha già “superato la tv” perché l’americano medio passa cinque ore al giorno sulla Rete e quattro e mezza davanti al televisore. La sua conclusione, in estrema sintesi, è che le organizzazioni politiche “piramidali” hanno fatto il loro tempo e che la democrazia elettronica è alle porte. Ma è davvero così?

Per verificarlo, disponiamo di una fonte attendibile e aggiornata: l’American Time Use Survey diffusa ogni anno in giugno dal dipartimento del Lavoro americano. I risultati di quest’anno, riferiti al 2012, sono molto diversi da quanto riferisce Casaleggio: gli americani di più di 15 anni passano in media 2h50’ davanti al piccolo schermo e quest’uso del tempo libero è in aumento, non in diminuzione: era di 2h44’ nel 2010. Anche la percentuale di chi guarda la televisione è in crescita: dal 79,4% all’80,1% in soli due anni e questa percentuale è superiore a quella di chi usa internet (78,1% nel 2012).
I dati usati da Casaleggio sono quelli di eMarketer, una ditta specializzata che li ha diffusi il 1° agosto scorso. Nel rapporto, tuttavia, si ammette che “Time spent with mobile [devices] is also the subject of widespread disagreement” ovvero che ci sono differenze enormi nelle stime sul tempo passato on line dai consumatori. Per esempio, eMarketer stima il tempo passato on line da postazioni fisse in 3h30’ ma ComScore lo valuta solo 1h19’ e Nielsen addirittura in 46 minuti. Chiaramente, c’è un problema di metodologia (che eMarketer non rende esplicita) e una variabilità che non consente di fare affermazioni sulle tendenze di fondo. Certo, quell’80% di americani che si collega a internet continuerà a sfruttare le potenzialità della Rete e, probabilmente, a passarci più tempo ma questo dato grossolano non ci dice nulla sui motivi per cui la gente lo fa. Restare collegati quando si è al lavoro è praticamente obbligatorio per tutti i lavori di ufficio, usare internet per giocare a poker non cambierà certo il funzionamento del sistema democratico.
Barack Obama ha dimostrato di essere in grado di costruire una macchina politica straordinariamente efficiente per vincere le elezioni ma non sembra che il peso dei cittadini nelle attività di governo sia aumentato negli ultimi anni, caso mai il contrario. Forse Casaleggio ha delle altre ragioni per sostenere che la democrazia diretta è dietro l’angolo, ma i dati che ha usato a Cernobbio non dimostrano nulla.

domenica 8 settembre 2013

Freedreams, oggi in Cascina Bindellera


Questo pomeriggio, insieme ad alcuni amici, ho partecipato alla interessante iniziativa promossa da Federica Mandelli, designer ventiseienne cassinese, in Bindellera. Per la sua tesi, Federica, ha scelto come argomento "la riappropriazione degli spazi pubblici abbandonati" e ha pensato di organizzare a Cassina un incontro dove fossero i partecipanti stessi, i cittadini, a esprimesi sul futuro di questo edificio. 
Alla presenza di una trentina di persone, per lo più ragazzi, si è celebrato lo scambio di idee sulle possibili soluzioni per il recupero della Cascina. 
Tutti i partecipanti hanno espresso i loro progetti scrivendo un bigliettino, lasciato poi sul tavolo portato dagli organizzatori come simbolo di incontro e dialogo. 
Un modo semplice ed efficace che evidenzia come dall'incontro dei cittadini, a volte (o quasi sempre) possano nascere e svilupparsi proposte concrete, efficaci e magari anche fattibili.

Intanto, per allargare anche a questo blog la discussione, vi dico la mia, partendo da una posizione che credo sia diffusa tra tanti cassinesi: la Cascina Bindellera non può rimanere nelle condizioni di degrado e abbandono in cui si trova oggi (decadenza delle strutture e rifiuti, anche ingombranti, ovunque).

Ho scoperto quasi per caso l'esistenza della Cascina e la prima volta che mi trovai a passare da quelle parti (per me che sono un cassinese "adottato" e che quindi conosce solo superficialmente la storia di questo luogo) mi ha stupito e sono rimasto affascinato dal contesto paesaggistico in cui è immersa l'intera struttura. Un luogo, per la sua bellezza e anche per quella funzione di "crocevia", di incontro tra la città e la frazione, per cui, credo, valga la pena fare un investimento pubblico.
All'interno quindi di un grosso progetto di recupero della Cascina (idee e proposte ne sono state fatte tante nel passato, tutte ancora valide e praticabili) mi piacerebbe poter dedicare alcuni spazi a un "ecomuseo", un museo del territorio, dove venga custodita e valorizzata la storia, la cultura, la tradizione agricola della nostra comunità, che sia rivolto a tutti e sopratutto alle giovani generazioni, perchè senza conoscere le nostre radici, non si ha futuro.

A proposito del volantino della RSU jabil

Naturalmente ho pieno rispetto per la lunga lotta dei lavoratori che  da anni occupano la fabbrica e si battono con coraggio per la difesa non solo del posto di lavoro ma anche di uno dei siti che facevano parte del “polo tecnologico”. Sacrosanto quindi che si chieda un impegno alle Istituzioni  per “ pretendere il rispetto della vocazione produttiva dell’area”
Mi permetto però – con rispetto – di far notare che non corrisponde al vero “il rischio che l’area cambi destinazione d’uso”.

Per quello che mi risulta l’aria è e rimarrà industriale anche in assenza di approvazione del piano generale del territorio – come è successo -.
Alla scadenza dei termini fissati dalla regione Lombardia per le approvazioni dei pgt, l’aria continuerà ad essere industriale e su di essa saranno consentiti l’ordinaria e la straordinaria manutenzione del manufatto industriale, non saranno consentiti ampliamenti .
E’ per il cambio di destinazione d’uso che occorre una specifica delibera di modifica. Mi sembra che tutti, maggioranza ed opposizione al pgt si siano più volte espressi per tale mantenimento.

Roberto Bertolotti

   

Casaleggio a Cernobbio. Oltre il giardino?

A me Casaleggio ricorda l'ineffabile Chance il giardiniere interpretato dal grande Peter Sellers nel film "Oltre il giardino" di Hal Ashby (1979). E' la storia di un povero pensionato teledipendente che viene sfrattato e comincia a girovagare per la città fino a diventare consulente della Casa Bianca con osservazioni tipo: "In autunno le foglie cadranno", ma "Attenzione, sicuramente in primavera gli alberi faranno nuove foglie, e poi i fiori e infine i frutti". La differenza con Chance è che questi poneva tutta la sua fiducia sulla televisione fino al punto di confonderla con la realtà tentando addirittura di cambiare il "quadro" di essa azionando il telecomando. Mentre il nostro amabile e sinistro Guru detesta la televisione e i vecchi media (perché se video killed the radio star, web killed the video star, ovvio no?) ed è un adepto della Rete. Con discorsi molto fumosi e di tipo "cultura Voyager", ossia utilizzando le categorie esplicative e narrative che irretiscono i frequentatori di programmi e canali televisivi come "Focus", "Discovery Channel", "Atlantide", "Voyager" appunto. C'è un po' di catastrofe, un po' di archeologia, un po' di Extreme Engineering, un po' di disastri aerei e l'allusione saputa e orfica a dettagli insignificanti per noi, per lui gravidi del mondo nuovo. Attualmente l'uso più significativo del web da parte del Guru sono le Quirinarie che hanno portato il prof di liceo  Nicola Morra ad essere eletto con il combinato disposto del porcellum (oggi prediletto, ieri odiato) con appena 30 voti web. Neanche i parenti stretti.

Aggiungi didascalia

Comunicato RSU ex JABIL - Cassina de' Pecchi


sabato 7 settembre 2013

Gli onorevoli a 5 stelle visti da vicino e il nuovo centro sinistra

Hanno trasformato l'Aula di Montecitorio in uno stadio, il palazzo della Camera in un teatro in cui ogni giorno vanno in scena sul palcoscenico istituzionale recitando come attori ignari del copione che gli è stato confezionato ed inviato via email (il codice di comportamento non prevede contatti umani).
Offendono persone, colleghi e cittadini con l'unico obiettivo di raccogliere un pezzo sui giornali, sulle TV e sui social network, desiderosi di prendere i complimenti dai Guru che restano rifugiati nell'eremo ligure.
Hanno a cuore le loro sorti non quelle del Paese di cui ignorano tutto: storia, valori, principi, dati economici, problemi e sofferenze. Vogliono distruggere perché quando tutti toccheranno il fondo non ci saranno più distinzioni e la livella intellettuale, politica, conoscitiva metterà tutti dentro la stessa bolla.
Sono prigionieri della loro estetica, fatta di vezzi e false casualità. Nascondono male una ricerca studiata dei capi di abbigliamento e delle loro acconciature tutte uguali. Ricordano le signore imbellettate di Guccini...."che più non vi sopporto".....Molti di loro vengono da fallimenti politici, da militanze giovanili in sezioni in cui tacevano ma non per volontà loro.
Hanno già votato di tutto. Da destra a sinistra e poi radicali e poi astensione.
Si controllano a vicenda, diffidando gli uni degli altri, pronti a spifferare l'ultimo commento contro il gran capo che viene dal loro vicino di banco con cui tutte le sere inondano il bancone della bouvette per consumare spritz.
Questo è il ritratto, non la caricatura, della nuova politica italiana. Di quelli che dovrebbero cambiare questo Paese e con cui qualcuno voleva costruire il governo del cambiamento. Questi sono falsi come Giuda (senza offesa per lui), ammiccano e redarguiscono, accusano e ridono, trattano ma smentiscono, occupano ma senza spartire. Usano le parole con violenza.
Non conoscono la parola umiltà. Spiegano e raccontano come fossero dei saggi usciti da un vecchio film giapponese. Mai un dubbio e sempre una soluzione: la migliore.
Inventano miti ma scappano ogni volta che c'è da prendere un impegno. Discutono sempre di altro ma mai di quello che hanno davanti. Pretendono di essere ascoltati e votati non per quello che dicono o per quello che fanno, ma per quello che sono. La realtà che hanno davanti viene sempre elusa, preferendo parlare di quello che sarebbe stato o di quello che verrà con la loro vittoria.
Hanno una ragione che poi è la causa stessa della loro esistenza: la proposta politica di questi 20 anni è stata scarsa, squalificata, inconcludente, finta, sbagliata. Ed è questa che va cambiata.
Tanti elettori del M5S vengono da sinistra. Militanti e simpatizzanti traditi da una classe dirigente che ha raccontato molto e fatto poco. Il compito del nuovo PD è recuperare questi elettori e convincere tutti gli altri che hanno preferito non votare o hanno votato centro destra.
Serve una nuova classe dirigente perché servono idee e reti nuove. Perché c'è già chi ha avuto la sua chance e non l'ha sfruttata. Serve una nuova sinistra che faccia dell'eguaglianza sostanziale il suo perno centrale ma non per mettere tutti sulla stessa linea di partenza ma per consentire a tutti di poter arrivare il più lontano possibile. Una sinistra che si occupi del lavoro e non solo del lavoratore perché altrimenti avremo diritti bellissimi ma senza posti in cui esercitarli.
Cerchiamo una sinistra che riduca le distanze. Che renda questa società meno egoistica e più plurale. Pronta a raccogliere le sfide della diversità e della globalizzazione evitando che essa sia guidata solo dai mercati.
Vogliamo costruire una forza politica che ridefinisca il reticolo dei valori delle comunità che proponga una nuova "religione civile" sulla quale ricostruire un patto di cittadinanza che abbiamo perso o forse mai avuto.
Una nuova catena di solidarietà e di vicinanza al prossimo distrutta dagli stereotipi costruiti dalla destra che ci consenta di prendere per mano chi è un passo dietro di noi.
Un centro sinistra che sia serio e imposti un programma di governo dicendo agli italiani che per riformare questo Paese serve tempo e continuità. Non basta consumare e legiferare. Serve avere la cura delle cose pubbliche come se fossero le nostre, quelle più care.


Questi sono gli impegni che il PD deve prendere con i cittadini ed il prossimo congresso sarà l'occasione per confrontare queste ed altre idee perché per cambiare in meglio questo paese bisogna partire dai partiti e poi da li cambiare le istituzioni.
Angelo Rughetti, Deputato Pd - Da Huffington post