Grande verità quella
formulata da Umberto Galimberti:
“Non si
dà apprendimento senza gratificazione emotiva e l’incuria dell’emotività, o la
sua cura a livelli così sbrigativi da essere controproducente è il massimo
rischio che oggi uno studente, andando a scuola, corre…..”. Andrebbe però
integrata segnalando che l’altro grosso rischio è che la gratificazione emotiva
sconfini in altro, si allontani dal controllo e entri nel regno della
confusione e del disordine morale.
Esiste ancora un
confine, una scriminatura per distinguere il lecito dall’illecito?
Dante Alighieri è
stato riportato alla ribalta da Dan Brown col suo ultimo intrigante best seller
più che da tante lezioni cattedratiche, ma merita anche qui una citazione:
“Ben
puoi veder che la mala condotta
È
la cagion che il mondo ha fatto reo,non natura che’n voi sia corrotta” (Pg XVII,103-105)
Sappiamo ancora
riconoscere la “mala condotta”, senza confondere il grano e il loglio?
L’insegnante che
urla, che alza la voce, tentando così di imporsi, non avrà mai seguito in
classe. La persona invece che fa leva sulla fragile identità dell’allievo il
quale non sa “come va a finire”, che solletica il suo interesse per farlo
sentire privilegiato oggetto di attenzione, rischia di avere molto seguito, com’era
il caso del prof alla ribalta ora della cronaca più triste. Questo adulto - che
pure sa benissimo “come va a finire” - rischia di dominare l’alunno, di
esercitare un potere che va dal sopruso al plagio per soddisfare personali
inconfessabili pulsioni.
Commentando storie
di abusi e di soprusi, di questi tempi, non possiamo permetterci di confondere
la passione che può e deve trasmettersi con il sapere con l’Inaccettabile; non
possiamo mischiare l’attenzione all’aspetto emotivo dell’apprendimento con il travalicamento
di ogni confine posto dal ruolo e dalla morale.
Esiste, in modo
inequivocabile, il controllo in nome di un’etica che non è solo professionale,
ma morale, esprimibile in due parole: Rispetto della Persona.
Franca Marchesi, 3 settembre 2013
Franca Marchesi, 3 settembre 2013
Ma anche il dantismo un po' trombone del prof in questione doveva mettere in allarme. Ricordo quand'ero studente il mio insegnante di italiano un po' bollito infilare sempre la facile declamazione di alcuni versi della "Commedia" e poi cadere in un sonno perenne dove Moravia, Brancati, Gadda, Flaiano, Sciascia, Arbasino, Montale, ecc ecc avevano le risonanze interiori di cognomi che erano risuonati nell'aula scolastica come quelli degli studenti di qualche decennio prima, di cui a fatica riusciva a ricordare il volto... Non parliamo degli stranieri: ignoranza totale. Flaubert: chi era costui?
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