I conti si fanno sempre alla fine ma
un primo bilancio sul voto amministrativo che ha interessato 1300 Comuni italiani Domenica scorsa possiamo anche abbozzarlo. Ci proviamo, con una serie di commenti di alcuni nostri iscritti.
Questo che segue è il primo a firma del Segretario di Circolo, Andrea Parma.
Di tutte le parole usate per commentare il primo turno della tornata elettorale mi è rimasta impressa una frase. Una frase semplice, diretta, impietosa.
"Ci troviamo di fronte a un quasi mutamento genetico della sinistra e del centrosinistra che vince nei quartieri bene e perde nelle periferie". È avvenuto a Roma massicciamente (Giachetti ha prevalso sulla Raggi solo in due municipi centrali e benestanti), è avvenuto a Torino (il 5 Stelle strappa al Pd quartieri storicamente operai e cresciuti a son di Fiat e Pci) è avvenuto a Milano meno marcatamente ma è avvenuto (Sala vince in Centro città e perde in alcune periferie roccaforte del centrosinistra pure quando il centrodestra faceva il pieno). La frase, del Filosofo
Cacciari, uno che non mi è mai piaciuto troppo ma che quasi sempre ci azzecca, fa una fotografia reale di quel che nei fatti è avvenuto. L'elettorato storicamente legato alla sinistra italiana esce ridimensionato da questo voto.
Ridimensionato e frammentato nel voto al 5 Stelle (non importa se consapevole o di protesta) e nell'astensionismo. Se a Torino la prima lista risulta essere quella del 5 Stelle, se a Bologna non passiamo al primo turno e lasciamo metà di quelli che hanno votato in mano a Grillo e a Salvini (perché gli altri sono stati a casa, altro fatto nuovo per la rossa Emilia), se in Martesana perdiamo Comuni in cui il centrodestra è stato da sempre condannato all'opposizione, l'antipatico ma attento filosofo Cacciari anche stavolta ci prende. Il ragionamento, ben più attento di quello buttato li da alcuni esponenti di spicco della Segreteria del Pd (che tra l'altro sbagliando hanno minimizzato fin da prima del voto sull'importanza di queste Amministrative) si inserisce perfettamente sulle
prospettive politiche che il Pd affronterà al Congresso e che oggi, dopo il voto, diventa ancor più urgente di quanto lo fosse stato prima.
Il punto, fondamentale e che fa da corollario a quanto detto è questo: il Pd di Renzi che ha già perso buona parte della sua forza propulsiva di due anni fa (41% alle europee) perde ancora consensi in generale e li perde soprattutto tra il ceto medio, tra la "gente comune", tra i lavoratori e i giovani. Perché? E' la società ad essere cambiata ed anche il Pd con essa o la società è sempre la stessa, con i problemi di sempre, che riguardano la crisi sociale e lavorativa, lo sfruttamento dell'ambiente, la povertà e via dicendo ed il Pd di Renzi non riesce più (o non vuole più) capirla e intercettarla? Ezio Mauro su "Repubblica" del 7 Giugno dice che a conti fatti è mancata "l'anima" del Pd e del centrosinistra, a questo voto. È mancato il popolo, il cuore pulsante, è mancato l'elettorato, quello delle Feste dell'Unità, quello della militanza, quello che tira la carretta nei Circoli, quasi sempre a corto di risorse e che cambierebbe il Paese con una riunione. Ha votato, dice Mauro, il corpo "stanco" del Partito (lo definisce cosi), quel che resta dell'apparato e coloro in qualche modo legati per "interesse" ai candidati. Ma quelli (e sono tanti) che di solito si presentano al seggio orgogliosamente con la loro scheda elettorale in mano (e che nella stragrande maggioranza dei casi non sono iscritti o militanti, ma più semplicemente elettori tradizionalmente di sinistra e centrosinistra per storia, condizione, ideologia) sono mancati o hanno votato altro, giusto per dire (e per denunciare con un atto estremo) i mal di pancia causati ad esempio dal jobact o dalla coppia Verdini - Alfano.
La società è cambiata, non c'è dubbio. La società è in continuo mutamento e solo un politico stolto o conservatore non sarebbe in grado di capirlo e di mutare con essa. Renzi su questo ha ragione e rappresenta al meglio la capacità (e oserei dire la lungimiranza politica) di riuscire a capire quel cambiamento e a incarnarlo anche in alcune scelte coraggiose che ha portato avanti con il suo Governo. Ma, e qui sta la riflessione, la funzione e l'orizzonte di un Partito quale è il Pd
deve rimanere quella di sempre. La funzione del Pd è quella di non parlare
solo di
innovazione e eccellenza (cosa a cui ci ha abituati il Segretario - Premier e che affascina anche me) perché il Paese non è solo eccellenza e innovazione. Il Paese è anche altro. Il Paese è anche e purtroppo disoccupazione cronica, sfiducia, rassegnazione. Non c'è solo Marchionne con cui farsi vedere in prima serata a reti unificate. Non puoi fare la guerra al Sindacato, all'Anpi, alla tua minoranza interna. C'è una parte cospicua del tuo Partito (e del tuo elettorato) che viene da li, che viene da quella storia li e che oggi si sente disprezzata, ridicolizzata, messa all'angolo (ve lo ricordate il
"Fassina chi?") e che fatica a riconoscersi in pieno in questo modo spavaldo (arrogante direbbe qualcuno) di fare politica. Il Pd nasce per
fare sintesi di due culture politiche rappresentate allora da due grandi Partiti popolari, gli eredi del Pci da una parte e quelli della Dc, dall'altra. Quelle due culture insieme hanno prodotto o si prefiggevano di produrre un Partito moderno, di centrosinistra, con radici ben salde nella tradizione democratica e socialdemocratica sul modello delle migliori democrazie europee. Ci siamo riusciti e continueremo a farlo. Ci siamo riusciti e nessuno può mettere in dubbio questo processo, cominciato nei primi anni del 2000 e che oggi ancora non si è pienamente compiuto. Il passaggio, successivo, è il
cambiamento. Perchè il cambiamento è naturale, obbligatorio, quasi normale per un Partito che porta la dicitura
"democratico" nel suo nome. Passare il testimone ai più giovani, ai "nuovi", come Matteo Renzi (tra l'altro supportato da una vittoria schiacciante alle Primarie) e il Ministro Boschi, o al Vice Guerini, a Paolo Nardella e alla giovane Serracchiani è giusto, è la strada giusta. Il Governo tra l'altro sta facendo molto bene e di questo ne sono convinto. Ma per chi ha vissuto la storia della
Sinistra italiana certe dinamiche sono difficili da comprendere, anzi sono incomprensibili. Ve lo dice uno che ha vissuto in parte quella storia li e l'ha vissuta di riflesso, con il Papà e la Mamma che hanno dedicato la vita al Partito, al Sindacato, alla Sezione. Storie d'altri tempi forse. Storie che forse non esistono nemmeno più a cui di riflesso cerchiamo di aggrapparci, di sognare e anche attuare in un certo senso, con la Domenica al Circolo, ad esempio, per incontrarci, discutere, confrontarci delle grandi e piccole cose. Quando Renzi dice
"entrerò con il lancia fiamme nel Partito" ecco, io non lo capisco. Nel Partito, caro Segretario, ci devi entrare e devi farlo a tempo pieno, senza lanciafiamme e non tra una pausa a Palazzo Chigi e in dieci minuti di ritorno dal tuo viaggio all'Estero. Nel Partito ci devi entrare con il cappello in mano e con il rispetto che deve il Segretario alla base, ai Circoli, al territorio e sopratutto a una
storia che non è la tua, ma che è quella di milioni di italiani, che a questo giro, in molti (moltissimi) ci hanno
girato le spalle. A noi, non a te. Perchè per me, prima della persona, vi è il Partito, che è quella comunità di uomini e donne che insieme vogliono intraprendere un percorso: Partito, caro Renzi, che c'era prima del tua arrivo, cè durante la tua segreteria e ci sarà anche dopo, non dimentichiamolo. il Partito non è un guanto, che usi all'occorrenza. Il Partito non è nemmeno un tram, dal quale si sale e si scende in base alle tue necessità. E, sopratutto,il Segretario non è
l'uomo solo al comando ma colui scelto dagli "altri" per guidare quella comunità e guidarla con diligenza, comprensione e sintesi dei pareri diversi.
Dire che
"siamo davanti in 800 Comuni su 1300" (Guerini), dire che
"a noi piace vincere, non abbiamo vinto, questa cosa non ci piace, ma andiamo avanti, a testa alta e pancia a terra per i ballottaggi" (Renzi), dire che
"è andata bene" (Serracchiani) be..non è il massimo dell'analisi politica. Mi ricorda il Bersani del 2012 del
"abbiamo vinto a Garbagnate e a Budrio" (https://www.youtube.com/watch?v=Ldh9m2pKlrk).
Ora, per non farla troppo lunga dico si, concordo con il Segretario nel "pancia a terra e a testa alta" per i ballottaggi. Ce la metteremo tutta e tutti insieme. Tra l'altro credo che non si debbano dare per scontate certe situazioni, perchè ai ballottaggi si racconta tutta un altra storia. Ma, per tornare a noi, dopo i ballotaggi, dopo aver alzato la testa e aver messo la pancia a terra, si apre una bella fase di riflessione, serena, approfondita e sopratutto collegiale. "Rottamare" un certo modo di fare politica non significa certo rottamare una Storia.
Andrea Parma