sabato 29 ottobre 2016

Stop alle Truffe: Amministrazione Comunale, Corpo dei Carabinieri e Associazione Borsellino insieme per spiegare come


Come difendersi dalle truffe? Perché i truffatori colpiscono quasi sempre gli anziani soli in casa o per strada? Quali accorgimenti prendere per sentirsi un po più al sicuro dentro e fuori le mura domestiche? Queste sono alcune delle domande che più frequentemente sorgono quando avviene un fatto criminoso o un tentato crimine contro le persone e il patrimonio. Ne sentiamo e leggiamo di ogni in TV e sui giornali, quotidianamente: finti tecnici Enel, telefonate di dubbia autenticità, avvicinamenti sospetti per strada..insomma gli inganni sono tanti, ci colgono spesso impreparati e sono potenzialmente li pronti appostati dietro l'angolo e spesso escogitati con metodi molto fini..
Per cercare di dare risposte credibili e suggerimenti su come difendersi dai truffatori il 20 Novembre 2016 alle ore 17.00 presso il Centro Diurno Anziani Borsellino di Via Mazzini 26, l'Amministrazione Comunale in collaborazione con la Stazione Locale del Corpo dei Carabinieri e l'Associazione Anziani Attivi Borsellino organizza un primo incontro (a cui ne seguirà un secondo entro la fine dell'anno) a cui tutti i cittadini sono invitati. A corredo della serata sarà distribuito ai presenti un "vademecum" realizzato dalla Legione Carabinieri Lombardia - Comando Provinciale di Milano che tratta le tipologie di truffe più comuni e alcuni utili consigli sul come difendersi e come prevenire alcuni sgradevoli episodi. Seguirà una cena offerta dal Centro stesso. Nelle giornata precedenti al 10 Novembre, affisseremo nei luoghi pubblici e negli esercizi commerciali un manifestino che fornisce consigli utili sul come difendersi dagli imbrogli.
L'incontro è rivolto non solo alla popolazione anziana di Cassina de Pecchi ma a tutti, anche ai giovani, spesso vittime di truffe. Come spiegatoci dalle Forze dell'Ordine e come viviamo spesso anche sulla nostra pelle in quanto Amministratori locali per via dei racconti di cittadini, i furti e le truffe riguardano tutti, indistintamente. Possono svilupparsi per strada, in casa, alle Poste, fuori dalla Banca o anche sul web, sulla rete che è la nuova frontiera dell'imbroglio. 
Un momento comune di discussione e confronto, dunque. Un momento sopratutto di aiuto e supporto concreto ai cittadini che non devono sentirsi soli o abbandonati dalle Istituzioni: noi ci siamo, il Comune è presente, le Forze dell'Ordine e le Associazioni pure. 
Vi aspettiamo il 10 Novembre.

Doriana Marangoni

venerdì 28 ottobre 2016

Italiani brava gente

Qual è l’evento della settimana appena scorsa che più ha dato materia di riflessione? Per come la vedo io, si tratta del ‘fattaccio’ di Gorino: un pullman con a bordo 12 donne e 8 tra bambini e bambine, tutti migranti dall’Africa profonda, stava per raggiungere un ostello individuato dalla prefettura come riparo provvisorio in località Gorino frazione di Goro, quando qualche centinaio di abitanti ha bloccato con barricate la strada di accesso. Il pullman ha dovuto fare dietrofront e distribuire lo sgomento ‘carico’ umano in altre sedi meno refrattarie. La prefettura ha sicuramente gestito male la faccenda requisendo all’ultimo momento l’ostello e senza un minimo coinvolgimento della comunità locale, ma….

Un tempo si diceva ‘Italiani brava gente’ per il comportamento tenuto dai nostri connazionali in terre altrui - con riferimento principale alle colonie di Eritrea, Abissinia e Libia – rispettoso delle popolazioni del luogo. Poi alcuni storici aprirono una breccia nel velo spesso della propaganda che perdurava da alcuni decenni dopo i fatti, e dimostrarono che gli italiani non furono affatto ‘brava gente’, ché anzi sotto certi aspetti furono peggiori degli altri colonizzatori dell’epoca (francesi, inglesi, perfino tedeschi), e vennero alla luce stragi, distruzioni, uso dei gas, bombardamenti e altre forme efferate di violenza ai danni delle popolazioni locali. E che non furono solo gli ordini del Duce o di qualche altro gerarca a indurli a ciò, ma anche una discreta quota di compiacente se non interessata partecipazione. In fin dei conti, appropriarsi con la forza dei beni altrui e al riparo dell’immunità, è una forma di perversione che dà godimento ad alcuni, e in talune circostanze a molti, senza confronti con altri piaceri che la vita potrebbe offrire (la buona cucina, la buona compagnia, le buone letture, il sesso gioioso, i figli che crescono in modo sano, i nipoti che ti sorprendono, e così via).
Gli abitanti di Gorino accorsi in massa a sbarrare il passo a donne e bambini in fuga dall’inferno, non si possono certo annoverare tra gli “italiani brava gente”; eccitati da demagoghi senz’anima come i leghisti ed ebbri per la riuscita del loro bel gesto hanno poi festeggiato con carne grigliata e vino fino a tarda sera, per poi rientrare nelle loro case con il cuore gonfio di orgoglio e la pancia piena di salamelle e di sangiovese. Al pari di quelli che pensano di risolvere la situazione erigendo muri per tener fuori gli indesiderati in difesa di una presunta purezza, che sia ariana, slava o latina, oppure cristiana a dispetto del papa, i gorinesi pensano di cavarsela gozzovigliando al riparo di improvvisate barricate. L’Africa a fine secolo aumenterà di un miliardo la sua popolazione mentre noi europei siamo in declino demografico inarrestabile. E’ legge di natura che ci sia un travaso da loro a noi. Senza contare gli effetti sulle migrazioni di guerre e dittature. E per non esser travolti in una guerra di noi contro loro è meglio imparare a fare i conti con questa realtà e a capire che l’intelligenza non sta nella repulsione sbrigativa ma nel trasformare un problema in opportunità. Facile a dirsi, più difficile a farsi, è vero, ma non c’è altra strada, se si vuol vivere da esseri umani assieme ad altri esseri umani.

ULTIM’ORA: istituzioni, associazioni, singoli, stanno organizzando un momento di incontro tra i cittadini di Gorino e le migranti respinte. Chissà che guardandosi negli occhi e parlando a cuore aperto capiscano di appartenere alla stessa famiglia, quella umana, e che ci si comporti di conseguenza.

Marino Contardo


lunedì 24 ottobre 2016

Diario di Bordo, il momento Buono

Buon Sabato a tutti e ben ritrovati,

Subito l'appuntamento con la venticinquesima edizione della Festa d'Autunno e delle Associazioni che si svolgerà Domenica 23 Ottobre in centro Paese. Impossibile mancare: dalle ore 10.00 fino alle ore 18.00 diversi appuntamenti con la presenza delle Associazioni del territorio, da quelle Sociali, a quelle Culturali fino ad arrivare a quelle sportive. Un bel momento per passare una giornata assieme alla scoperta del variegato mondo associativo cassinese e per chi ancora non lo avesse fatto, vi sarà la possibilità di fare una donazione a favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Vi aspettiamo tra gli stand!

Ma la settimana, questa che sta per chiudersi, è stata una settimana carica di novità tutte da raccontare. Intanto l'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della Legge di Bilancio 2017 nel segno del Merito, della Competitività e dell'Equità. E, forse per la prima volta, una Legge che non fa dire di se "lacrime e sangue" ma semmai "Merito e Bisogno" perchè passo dopo passo siamo sulla strada giusta 

Intanto, il Premier, in visita alla Casa Bianca. Qui l'intervista di "Repubblica" al Presidente Usa nel giorno dell'arrivo di Matteo Renzimentre qui il sommario del Vertice UE
Uno dei temi portati dall'Italia al Vertice europeo è quello dell'immigrazione e dei profughi: un reportage da Aleppo di "Repubblica" nel cuore del conflitto ci racconta le atrocità di una guerra senza fine 


Dal Parlamento 
Approvata, senza alcun voto contrario, la legge contro il #caporalato, una legge di civiltà. Il lavoro è un po' più libero ed eguale. Qui tutte le novità: http://deputatipd.it/blog/caporalato


Partito Democratico
Il 29 ottobre tutti a Roma in Piazza del Popolo per un grande momento di Democrazia e ancora i primi 9 anni del Partito ce ne parla Walter Veltroni, primo Segretario. Anche Marino Contardo ci dice la sua


Referendum Costituzionale, tutti in campo per il Si
Mentre leggete questa Newsletter, noi siamo in Via Milano, vicino all'Unes, con un presidio informativo sulle Buone ragioni del Si e per incontrarvi e confrontarci con voi. Se foste impossibilitati a venirci a trovare, vi proponiamo alcuni articoli, quelli della settimana, che abbiamo ritenuto essere interessanti sui contenuti della Riforma che andremo a confermare con il Referendum del 4 Dicembre.

E' Massimo Cacciari, il primo ad esprimersi, in questa sezione della Newsletter dedicata al #Si Quelli che si oppongono alla Riforma, dice il filosofo, sono gli stessi che hanno fallito per 40 anni 

Uno spunto simpatico e intelligente ai motivi del Si al Referendum invece ce lo da Paolo Hendel che dopo aver visto quello che abbiam visto tutti noi rischia davvero sta volta di votare Si 

E, per chiudere, un appello ai giovani ai tanti che voteranno per la prima volta e si esprimeranno proprio sul Referendum. Lo sapevate che questo appuntamento elettorale, oltre a essere il più multiculturale e multietnico di sempre, è quello che da la possibilità ai 18enni sia di eleggere i Senatori che di essere Senatore? alla faccia di chi dice che viene tolto il diritto di voto..


Cassina de Pecchi e la nostra Comunità

Chiudiamo con una notizia davvero importante. Lo avevamo anticipato settimana scorsa, oggi lo confermiamo. Recuperati i 2 miliardi di euro necessari a finanziare il "Progetto Periferie", recuperati nella Legge di Bilancio. Sapete qual è la novità? Che la riqualificazione dellaMM2 di Cassina de Pecchi rientra nei 121 Progetti pervenuti. Noi non possiamo che esserne contenti. E poi l'inaugurazione dell'Ecomuseo della Martesana ce ne parla anche il Consigliere Regionale Fabio Pizzul definendolo uno strumento di marketing territoriale


Per ora e tutto...
Ci vediamo in Piazza oggi e domani, 
tra e per la Gente

sabato 22 ottobre 2016

Il Pd ha solo 9 anni ma li porta bene

Il breve commento della settimana scorsa a proposito dei 9 anni del Partito Democratico necessita di qualche approfondimento anche per rendere conto di come in un lasso di tempo così breve sia diventato non solo il primo partito italiano nonché la forza principale di governo ma anche il più importante partito progressista europeo. Ovviamente ha aiutato la disgregazione del blocco conservatore che s’era formato attorno al carisma – e al patrimonio – di Silvio Berlusconi e che per vent’anni ha tenuto l’Italia al palo. Ma ciò non basterebbe a capire l’irresistibile ascesa del Pd, anche se in politica come tutti sanno non esiste il vuoto - come in fisica del resto, dove particelle reali, virtuali o esotiche fanno a gara nel disputarsi il palcoscenico della fisica – e appena uno si fa un po’ più in là perde il posto. In realtà il percorso è stato lungo e accidentato, ma come tutte le cose ben fondate il risultato alla fine s’è visto. Possiamo partire da lontano, dai tempi dell’elaborazione della Costituzione repubblicana cui parteciparono le forze che contribuirono alla Resistenza, i cattolici, i comunisti, i socialisti, i laici, che seppero lavorare insieme per dare alle nuove istituzioni quell’ispirazione che li aveva uniti nella lotta di liberazione. Poi la lunga stagione della guerra fredda spezzò la trama di quel comune sentire in termini di valori e di principi. Ma seppure in campi diversi uomini e donne di coraggio non spezzarono mai quel filo che teneva in piedi la democrazia italiana, anzi iniziarono a tessere una nuova tela comune, fatta di relazioni anche personali, di approcci nuovi, di pensieri profondi. E qui arriviamo al ‘compromesso storico’ di Berlinguer e Moro, e nell’arco di pochi lustri all’Ulivo di Prodi e di Veltroni, per approdare il 4 ottobre del 2007 alla nascita del Partito Democratico, il luogo dove le migliori culture politiche italiane si trovano – e si ritrovano – sotto lo stesso tetto per elaborare un progetto di governo del nostro paese all’insegna della democrazia, del riformismo e della solidarietà. Ma anche dell’Europa, come luogo di civiltà e di pace, per cui si spesero con generosità personaggi del calibro di Ciampi e di Spinelli, cui va aggiunto il nostro caro ex Presidente Giorgio Napolitano. Venne poi (1991) la Bolognina di Achille Occhetto, con la presa d’atto di un distacco ormai profondo e irreversibile dal comunismo, e il passaggio da Pci a Partito Democratico della Sinistra, e la nascita (1994) del Partito Popolare Italiano per opera di Mino Martinazzoli dove traghettò la parte migliore della morente Democrazia Cristiana. Per venire all’oggi, il coraggio e il dinamismo – a volte scambiati per ribalderia solo perché fuori dai canoni stantii di certa politica e perciò indigesti ai nostalgici di tutti i colori – di Matteo Renzi, ha reso possibile al Pd di diventare la forza trainante del cambiamento di questo nostro paese bellissimo ma complicatissimo. Con tutti i limiti, gli errori e le tensioni che si generano in un percorso così difficile, ma che si nutre dell’impegno disinteressato e convinto di tanti iscritti ma anche non iscritti, di amministratori e di parlamentari. Perciò non direi che i problemi, le discussioni e le divisioni interne derivino da una ancora non riuscita sintesi delle componenti fondative, ché anzi sotto questo aspetto le cose funzionano, ma dalla resistenza di alcuni (i nomi ben li conosciamo, basta aprire una pagina di giornale e li troviamo in bella mostra ad alimentarne la tiratura con dichiarazioni roboanti e bellicose) che non si rassegnano ad abbandonare i rassicuranti schemi ideologici di un tempo, oppure più prosaicamente per ambizioni personali o rancori repressi (mi sovviene di un certo deputato di Gallipoli, come lo chiamava Occhetto). Ma tant’è, se ne faranno una ragione.


martedì 18 ottobre 2016

Vuoi vedere che alla fine rischio di votare SI?

Se non sei un addetto ai lavori ti mancherà sempre qualche tassello per capire fino in fondo i termini di questo benedetto referendum del 4 dicembre. Sia che uno tenda al No sia che uno tenda al Sì, di fronte alle considerazioni di un esperto dello schieramento opposto stai sicuro che qualche dubbio, tra capo e collo, ti assalirà.
Un tempo i referendum erano una pacchia, al confronto. Semplici e chiari. Repubblica o monarchia? Divorzio o non divorzio? Interruzione di gravidanza sì o no? Questa volta è dura… Ci sono quelli, beati loro!, che pur capendo poco o nulla del merito della questione, risolvono il problema votando contro Renzi senza se e senza ma, tanto che se Renzi all’improvviso impazzisse e dicesse di essere per il No c’è da aspettarsi che andrebbero di corsa a votare Sì.
“Renzi a casa!”, gridano sul web, e gridano tanto forte che si riesce a sentirli anche a computer spento. Mandiamolo pure a casa, ma dopo? Chi come me si rassegna da anni al meno peggio, si chiede: se Renzi se ne va che succede? Non vedo in giro alternative convincenti…
Data la difficoltà a padroneggiare la materia oggetto di referendum, mi sa che alla fine in molti decideremo anche per simpatia. O meglio per sintonia, ognuno secondo le proprie convinzioni e i propri gusti. Sono per il No Bersani, Dario Fo, Nichi Vendola, l’Anpi, la Cgil… Mica male, mi dico. Certo, se Dio esiste Dario Fo in questo momento è in Paradiso insieme a Franca, piuttosto stupito di trovarsi lì, davanti a quel signore con barba e capelli bianchi che assomiglia tanto a Carlo Marx, e avrà ben altro da fare che preoccuparsi del nostro referendum. Il grande amore per Fo basterebbe a farmi votare No.
Sennonché sono per il No anche Brunetta, Salvini, Giorgia Meloni e Beppe Grillo, che pure da comico ho amato… Sono invece per il Sì: Renzi in testa a tutti, la Confindustria, Alfano, Pierferdinando Casini, Denis Verdini… Ok, allora “Viva il No!”, mi direte. Non è così facile. Infatti sono per il Sì anche Michele Serra, Sergio Staino, Paolo Virzì, Adriano Sofri, Massimo Cacciari e Roberto Benigni (che per gli “web eti”, come li chiama Mentana, sembra essere diventato il male assoluto dopo le scie chimiche, i vaccini e l’olio di palma).
Insomma, se dovessi scegliere tra i due schieramenti in base alle sintonie e alle simpatie, mi sentirei come il figlio di genitori separati a cui chiedono se vuole più bene al babbo o alla mamma. Ah, dimenticavo che per il No ci sono anche due nuove giovani leve della politica: un certo Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema con il suo Comitato…
Vuoi vedere che alla fine rischio di votare Sì?

Paolo Hendel - 17 Ottobre 2016 - L'Unità

domenica 16 ottobre 2016

Diario di bordo, Buon Compleanno Pd

Amiche e amici, 

Apriamo questa Newsletter facendoci gli auguri. Si perché sembrano passati secoli eppure il nostro Partito ha "solo" 9 anni. Il 14 Ottobre del 2007 nasce il Partito Democratico e nasce dalla volontà, dalla necessità di fondere la cultura e la tradizione cristiano popolare e quella socialdemocratica rappresentate dagli eredi della Dc e dagli eredi del PCI, per trovare una sintesi. Forse quella sintesi ancora non si è compiuta del tutto, forse la strada è ancora lunga, ma questa è la sola speranza possibile per il Paese e il suo progresso. 

Tanti auguri Pd, tanti auguri a noi tutti..

Al passato GRAZIE, al Futuro Sì!


E ora, i fatti della settimana. Quella che si è chiusa, è stata segnata dalla Direzione Nazionale del Partito Democratico che si è caratterizzata per un fatto significativo, quello di aver sminato due delle critiche più forti alla Riforma e ai temi ad essa collegata: da una parte aver chiarito il meccanismo di voto al Senato dall'altra aver affidato ad una Commissione ad hoc il compito di modificare l'Italicum. Due aperture che ci fanno ben sperare perché rimettono al centro la volontà di marciare uniti alla volta del 4 Dicembre.

E, nel frattempo, la Campagna Elettorale prosegue spedita: perchè Si, la parola al Ministro Boschi. I punti del No, smontati uno a uno da Pietro Ichino mentre da questa settimana mettiamo i testi della Costituzione attuale e quella modificata a confronto per sapere con esattezza cosa andremo a votare il 4 Dicembre. Intanto vi aspettiamo questa mattina in Via Milano, ancora una mattinata tra e per i cassinesi e le loro speranze di cambiamento..

La nostra, quella del Pd, è una grande comunità, lo dice Enrico Rossi, Presidente di Regione Toscana, perché nel Pd cè la possibilità di discutere con chi la pensa diversamente anche sul Referendum. Bella e amichevole intervista di Staino a Pier Luigi Bersani su l'Unità, due Compagni che si parlano francamente del Pd e del Referendum Costituzionale, da leggere subito. E, proprio perchè crediamo nel confronto (e non nello scontro) vi proponiamo i temi del no in questa iniziativa organizzata dalle Fondazioni di D'Alema e Quagliarello e la risposta del Comitato Nazionale per il Si.

La Newsletter numero 34 non sarà solo concentrata sui temi referendari. Un bel reportage di Repubblica sull'immigrazione e sul peso dei lavoratori extracomunitari sulla nostra Economia: non c'è che dire, ne scoprirete delle belle. Perchè la nostra è anche la loro terra parola di Khalid Chaouki, Deputato del Partito Democratico. E poi, chi parla ancora di Terremoto in Centro Italia? nessuno. Ma il Disegno di Legge Terremoto va in porto: 4,5 miliardi di euro per la ricostruzione. "Un goal contro l’emarginazione: 100 milioni per lo sport e le periferie". Lo ha annunciato Matteo Renzi prendendo parte all'assemblea Anci. Mentre la Produzione industriale, la miglior crescita da cinque anni. Lo rileva l’Istat, i dati mostrano un aumento della produzione del comparto auto del 50,4% ad agosto e del 9,4% negli otto mesi.

In ultimo, ma non per questo di ultima importanza, la settimana sarà ricordata anche per la morte di Dario Fo e per il Premio Nobel alla letteratura a Bob Dylan. Ce ne parla Marino Contardo in questo breve commento

Uno sguardo allo scenario internazionale, dopo otto anni cosa ci ha lasciato Obama l'Editoriale di Walter Veltroni su L'Unità del 9 Ottobre.


Dal locale, due velocissime (e importanti) notizie. Innanzitutto il centrosinistra si afferma alle elezioni del Consiglio Metropolitano e notizia nella notizia, Roberto Maviglia, il bravo Sindaco di Cassano d'Adda, sostenuto e in rappresentanza della Martesana, passa la prova, risultando essere il quarto degli eletti, dopo i "big" di Milano. 
E poi, a seguito dell'annuncio del Premier, che ha affermato la volontà di finanziare tutti i progetti di riqualificazione delle periferie, è uscito un comunicato di soddisfazione da parte del nostro Sindaco a proposito di Metropolitana.

Avanti, non ci fermiamo qui!

venerdì 14 ottobre 2016

Dario Fo e Bob Dylan, due Nobel, una stessa passione

Leggendo le cronache di questo fine settimana all’insegna di Giove pluvio, si pongono in primo piano – direi si impongono dato il calibro dei personaggi - due fatti concomitanti: la morte di Dario Fo e il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan. Insomma, il menestrello americano e il giullare nostrano, entrambi onorati dello stesso premio (Fo lo ebbe 19 anni or sono), facendo storcere ogni volta il naso a più di qualcuno per la presunta estraneità della loro opera al campo della letteratura. Tuttavia, i simpatici vecchietti dell’Accademia svedese, autori di scelte così inusuali, hanno inteso che allargare il campo tradizionale della letteratura sia degno di essere preso in considerazione, e premiato, laddove avvenga una contaminazione efficace con altri generi espressivi per opera di personalità forti e originali, quali per l’appunto Fo e Dylan. Senza voler entrare nel merito delle rispettive opere e biografie, che i media stanno ampiamente trattando, mi preme sottolineare due aspetti che uniscono ma anche dividono i nostri personaggi. Parto dal titolo, Dario e Bob, due Nobel, una stessa passione. La passione: quella che muove gli esseri umani a riconoscere sé stessi negli altri, a cantare insieme l’inno della vita, a viaggiare insieme tra i flutti dell’esistenza, a provare insieme la gioia, la tristezza, l’allegria, il disincanto, la rinascita, sempre declinata su di un palco in piena libertà. Ma anche approcci profondamente diversi alle tematiche civili, più direttamente politici con Dario, che sbeffeggia senza ritegno, e quindi da buon giullare, i potenti di ogni tempo; nei modi di una poetica più intima ma universale, e quindi da buon menestrello, con Bob. Così che il primo, per temperamento sempre contro, arrischia scelte politiche discutibili (ultima in ordine di tempo quell’infatuazione per Grillo che per me ha dell’irreale, ma non verrà di certo ricordato per questo), mentre il secondo compare e scompare dalla scena artistica preda delle inquietudini per un’America ancora confusa e dilaniata, e mai ricomposta dopo aver perso l’innocenza negli anni ’60 con l’assassinio di J.F. Kennedy e di M.L. King, e con la guerra del Vietnam. Contesti culturali e politici molto diversi, così come i contenuti e le tecniche espressive, ma una sola, profonda e convinta adesione ai temi e ai valori della migliore umanità.

Marino Contardo

lunedì 10 ottobre 2016

Caro Renzi, discuti con i compagni del No o distruggerai il Pd

Caro Renzi, 
la campagna elettorale per il referendum è partita con il piede sbagliato. Ti spiego perché.

Il problema principale è la frattura tra il "fatto" che essa rappresenta e la narrazione che ne offre. La riforma è giusta, ma non è l'ultima spiaggia del Paese. La sua ispirazione è giusta - la legislatura è nata con essa - ma il risultato, frutto di compromessi, poteva essere assai migliore e proprio per questo potrà essere migliorato in Parlamento. Dovresti dirlo a chiare lettere. Il Sì è solo l'inizio di un processo, un laboratorio, non un colpo di pistola in una stanza buia.
Gli elettori, gli italiani, sentono questo distacco tra propaganda e realtà e sentono sopratutto la violenza di uno scontro tutto sommato gratuito e ne ricavano incertezza, scetticismo, delusione. Sei ancora in tempo per aggiustare il tiro, per impostare una linea di maggiore sobrietà, per ridurre la propaganda a vantaggio del dialogo, per sostituire gli ukase col pensiero e l'argomentazione dialogica. Invece che elencare i benefici virtuali dovresti dire che il testo è perfettibile, che nel No ci sono posizioni diverse e non tutte conservatrici. Sbagli a schiacciarle e appiattirle in un fronte indistinto.
Entrando poi nel merito la tua campagna elettorale del Si è fatta con argomenti non di sinistra, come l'attacco al parlamentarismo. Non a caso hai dichiarato al Foglio che si vince a destra. Ma oggi cos'è la destra? È senza dubbio il più fervente laboratorio del populismo, del nazionalismo e della rivolta contro lo Stato e il fisco, nonostante gli sforzi apprezzabili di uomini come Parisi. Molti commentatori ci fanno notare però che il veleno non si contrasta col veleno, che il populismo non si affronta iniettando nuove dosi di populismo. Non dobbiamo metterci sulla linea Trump o Grillo. Dobbiamo essere "forza tranquilla" senza alimentare la febbre o piegare ogni decisione alla macchina del consenso.
La roulette russa di un voto così lacerante sta generando insicurezza e instabilità. Perseverare in questo registro sarebbe una sottovalutazione del buon senso e della saggezza del nostro elettorato che sa sempre distinguere il tempo della propaganda dal tempo della verità e della chiarezza. E questo è il tempo delle parole chiare, dei discorsi di verità. Dobbiamo combattere l'antipolitica con argomenti che esaltino la democrazia parlamentare senza demonizzarla. Dobbiamo parlare e parlare di lavoro e questione sociale, di rappresentanza e di bisogni, non solo proporci al mondo come la versione moderna di un "decisionismo" senza visione critica. Al deserto dei corpi intermedi e di un popolo democratico ridotto a pubblico dobbiamo opporre una nuova intermediazione. Dobbiamo aprire una nuova fase, quella del dialogo costruttivo. La rottamazione e l'evocazione di un'epica resa dei conti sono in poche parole inadeguate alla "qualità dei tempi" ("quello è felice che riscontra el modo de procedere suo con el tempo", diceva Machiavelli). Oggi l'attesa è diventata speranza in un mutamento collettivo. Un'attesa che solo partiti grandi, plurali e organizzati possono corrispondere. La realtà sociale e politica non si lascia comprimere dalla logica bulimica della propaganda. Bisogna rompere il cerchio di un discorso solista e verticale, dobbiamo riscoprire la comunità di appartenenza. Tornare al collettivo.
La Costituzione è l'insieme dei valori comuni. Essa può e deve essere cambiata ma il tessuto di coesione e unità che sta dietro e la fonda non va disperso e spezzato. Caro Renzi, invece di polarizzare così radicalmente la contesa dovresti - ma avresti già dovuto farlo - dialogare con la parte più ragionevole del No e prendere l'impegno di migliorare la legge. I soldi spesi in guru e propaganda, avremmo potuto spenderli mobilitando i nostri giovani per un dialogo con la società. Più giovani stagisti e riformisti militanti e meno guru americani ci aiuterebbero sicuramente ad abbassare la febbre polemica e il tasso di manipolazione linguistica ed emotiva che è in corso.
Il vizio di origine della battaglia personale è insanabile - e certo il No lo esagera nel colpevolizzarlo - è l'impronta di chi non vuole vincere solo una battaglia ma annichilire l'avversario e demolire il passato; atteggiamento che si riflette rovesciato nel campo avverso. Il rischio democratico non c'è, non esiste, nella lettera della riforma ma nella sostanza della campagna. Gli opposti senza distinti. Lo scontro Renzi-Anti-Renzi che non ha sviluppo e che lacera il Paese. Io voterò Sì perché questa legislatura nasce con l'obiettivo di fare le riforme e la ponderazione tra ciò che è positivo e ciò che è meno positivo nella legge costituzionale mi porta a esprimermi in questo modo. Il superamento del bicameralismo perfetto e una revisione del ruolo delle Regioni, sia pure pasticciata come è venuta fuori rappresenta un passo in avanti. Voterò Sì dunque però capisco anche chi ha deciso di fare diversamente.
Il Pd deve essere coerente con la sua storia, quella di un riformismo sapiente, un riformare non "contro" ma "per". Personalmente sono quotidianamente impegnato in molti confronti e dibattiti e non registro alcun bisogno da parte dei nostri amici e compagni di sconfiggere la sinistra ideologica, non è questo il problema di oggi. Il problema di oggi è semmai l'ideologia liberista e ordoliberale; la sottovalutazione della crisi, l'ottimismo che oscura i problemi.
Io discuto con i compagni del No, li critico, li ascolto, lo sento necessario; so che hanno sentimenti e ragioni che io conosco, riconosco e in qualche caso condivido. Non accetterò che questa campagna diventi il giudizio di Dio. Non accetterò che la sinistra che critica sia buttata fuori e emarginata. Sono per ragionamenti e confronti schietti, per diversità che sappiano convivere. Non amo le leadership assolute, le scommesse esiziali.
Caro Renzi non ti accorgi che in questo braccio di ferro stai logorando il tuo partito. Stai incurvando le travi che reggono la tua casa. Non puoi sentirti estraneo a questa responsabilità, sei tu che intoni lo spartito per primo e che dirigi l'orchestra. Il Pd è la sintesi dei riformismi e dei riformisti. Prevede tassativamente la differenza e tu non dai l'impressione di accettarlo. Nell'etica delle diversità e della distinzione c'è il germe del pensiero liberale. Dovresti riscoprirlo. Se distruggiamo la natura profonda del Pd bruciamo l'unica grande idea politica figlia dell'Ulivo. Decenni e decenni di vita della nostra gente e di dibattito culturale. Si farà un deserto e non lo chiameremo pace.
Enrico Rossi - Presidente Regione Toscana - L'Huffington Post - 10 Ottobre 2016

I motivi del No che spingono a votare Si

Un gruppo di avvocati triestini ha selezionato gli undici motivi più forti per votare No al referendum del 4 dicembre, indicandoli in un loro appello pubblicato nei giorni scorsi. Riportiamo gli undici punti uno per uno, con un breve commento che si riassume così: se gli argomenti migliori contro la riforma costituzionale sono questi, vuol dire che quando si entra nel merito dei contenuti, i fautori del No sono davvero in difficoltà.
Riporto fedelmente gli undici argomenti di cui i 69 avvocati triestini (prima firmataria Elisa Adamic) «ritengono loro dovere civico di rendere edotti i cittadini», con un mio breve commento punto per punto.
La c.d. “Riforma Boschi”è una legge dal contenuto disomogeneo che sottende a tre complesse questioni di rilevanza costituzionale e che comprendono la modifica di ben 40 articoli della Carta che trattano di temi del tutto dissimili. A fronte di tale complessa articolazione l’elettore sarà chiamato ad esprimersi con un semplicistico SI o un NO […].
Se è per quello, gli articoli toccati dalla riforma sono 45. Ma di questi una parte consistente viene modificata solo per un coordinamento tecnico-formale in relazione alla nuova ripartizione dei compiti delle due Camere. Quanto alle «tre complesse questioni» che la riforma intende risolvere, esse sono strettamente legate tra loro da un intendimento politico-costituzionale unitario: quello di rendere più stabile il governo e più semplice e più veloce il processo decisionale. Al termine di ciascuna delle sei letture parlamentari, questo complesso di modifiche della Carta è stato approvato da Camera e Senato con un “sì” unitario sull’intera legge. Ora tocca agli elettori compiere (o rifiutare) lo stesso atto. Questo prevede l’articolo 138 della Costituzione, che rimane invariato e che è stato rigorosamente rispettato.
2 La c.d. “Riforma Boschi” è frutto di un’iniziativa governativa e non di iniziativa parlamentare come invece avrebbe dovuto essere secondo il nostro sistema costituzionale e secondo gli insegnamenti dei nostri padri costituenti, giacché la Costituzione rappresenta la legge fondamentale dello Stato e non un atto di parte, ovvero solo di quelle parti che appoggiano un governo […].
I firmatari di questo documento dimenticano che, prima del 2014, negli ultimi quarant’anni il Parlamento italiano si era cimentato per almeno otto volte su questa riforma, senza cavare un ragno dal buco. Constatato questo insuccesso, per superare una situazione di paralisi istituzionale gravissima sfociata nella rielezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica e in un suo appello drammatico nel discorso di insediamento, nel 2013 il Governo Letta e nel 2014 il Governo Renzi hanno posto la riforma stessa al centro del programma sul quale hanno chiesto e ottenuto la fiducia del Parlamento. E lo hanno fatto entrambi cercando in tutti i modi di coinvolgere nella elaborazione e approvazione della riforma anche la parte più ampia possibile dell’opposizione. Non è comunque certo la prima volta, nella storia della Repubblica, anzi è quasi sempre avvenuto che fosse il Governo ad assumere l’iniziativa legislativa delle modifiche della Costituzione, via via che esse si sono rese necessarie.
3 La c.d. “Riforma Boschi” (approvata dalla Camera con 361 voti su 630!) è stata decisa da un Parlamento sul quale pesano fondati dubbi di legittimazione, a seguito della nota sentenza della Corte Costituzionale, n. 1 dd. 13 gennaio 2014 con la quale è stata cassata la legge elettorale previgente (c.d. Porcellum) e cioè con parlamentari “nominati”, insicuri di essere rieletti e perciò esposti ad abituali cambi di casacca […].
A) 361 voti costituiscono il 57,3 per cento dei voti degli aventi diritto; la Costituzione ne richiederebbe, per la validità dell’atto legislativo, il 50 per cento più uno; dove sta dunque l’irregolarità? B) La stessa sentenza della Corte costituzionale n. 1/2014 ha chiarito non soltanto la piena legittimazione del Parlamento in carica (non avendo l’abroga – zione parziale della legge elettorale effetti giuridici retroattivi), ma anche – richiamando sentenze precedenti della medesima Corte in questo senso –il preciso dovere del Parlamento stesso, nella sua attuale composizione, di provvedere agli adeguamenti necessari del sistema istituzionale.
La c.d. “Riforma Boschi”viola il diritto di elettorato attivo come forma di esercizio della sovranità popolare (art. 1, comma 2, Costituzione), giacché la Costituzione garantisce l’elettività diretta delle assemblee legislative, e non prevede affatto l’interposizione di elezioni di secondo grado e/o indirette come disposte dalla riforma tramite i c.d. “grandi elettori regionali”. Per tacere del fatto che la nomina a senatore dei sindaci (sulla quale la riforma nulla dice) collide con il principio di ragionevolezza, posto che non è dato di capire come sia possibile adempiere con “disciplina ed onore”(art. 54 Cost.) le due assorbenti funzioni in contemporanea.
A) La norma costituzionale che prevede l’elezione a suffragio universale di entrambe le Camere è proprio una di quelle che vengono modificate: è evidente dunque che essa non può essere invocata per invalidare la norma che la s o stituis ce. B) Gli stessi firmatari dimenticano che già oggi i rappresentanti delle Regioni vengono a Roma almeno un paio di volte al mese per una sessione della Conferenza Stato-Regioni: organo sostanzialmente costituzionale ma non previsto dalla vecchia Costituzione, istituito nel 1988 per l’indispensabile coordinamento tra attività legislativa e amministrativa delle Regioni con quella del Governo centrale. Con la riforma, questa funzione di coordinamento verrà svolta dal Senato per la parte legislativa, con maggiori garanzie di chiarezza istituzionale e di trasparenza. E ovviamente con sessioni di lavoro compatibili con gli impegni dei senatori nelle regioni d’origi – ne,e non riunendosi in permanenza come fa oggi, dovendo duplicare l’intero lavoro della Camera dei Deputati.
5 La c.d. “riforma Boschi”, in nome di una pretesa semplificazione dell’iter legislativo, aumenta i procedimenti legislativi di approvazione delle leggi dagli attuali tre (procedimento normale, conversione decreti legge, procedimento di riforma costituzionale) in otto (cfr. artt. 70, 71, 72, 73, e 77 Cost.) con conseguente fondato rischi di complicare in pejus la tempistica dei provvedimenti.
Non è così: i procedimenti legislativi previsti sono due e solo due. Per uno dei due –quello applicabile all’incirca nel 95 per cento dei casi – il procedimento si semplifica drasticamente: la legge sarà approvata dalla sola Camera dei Deputati, con riesame da parte della stessa Camera nel solo caso in cui il Senato ritenga, entro un termine molto ridotto, di segnalare errori o necessità di integrazioni. L’altro procedimento – applicabile soltanto alle leggi costituzionali, a quelle riguardanti le autonomie locali, a quelle riguardanti la ratifica di trattati internazionali e l’attuazione di direttive europee, e a poche altre – resta sostanzialmente identico all’attuale. Determina soltanto uno sveltimento del primo procedimento la possibilità che viene data al Governo – p er consentire una riduzione drastica dei casi in cui viene posta la fiducia – di chiedere alla Camera di decidere entro un termine breve, che non potrà comunque essere inferiore a 70 giorni. Viene, per converso, regolato in modo più restrittivo il ricorso del Governo al decreto -legge. Il documento prosegue denunciando i sei ulteriori “p eccati”della riforma, che riporto qui testualmente.
6 La violazione del principio di eguaglianza e ragionevolezza a fronte della macroscopica differenza tra il numero dei deputati (630) con quello dei senatorisindaci e/o consiglieri regionali (95).
Questo rilievo è davvero sconcertante: proprio perché si supera il bicameralismo perfetto, le due Camere vengono investite di funzioni molto diverse, anche da un punto di vista soltanto quantitativo. Il nuovo Senato sarà chiamato a rappresentare venti Regioni e 8000 Comuni in relazione alle loro specifiche funzioni, mentre la Camera continuerà a rappresentare 60 milioni di italiani in relazione alla totalità dei loro interessi. Sta di fatto che nella RFT la sproporzione è maggiore: 630 membri del Bundestag e 69 quelli del Bundesrat (che corrisponde, nel nuovo regime, al nostro nuovo Senato). Negli U.S.A. i membri della Camera sono 450, quelli del Senato 100.
7 L’inspiegabile allargamento ai senatori-sindaci e/o consiglieri regionali del privilegio dell’immunità.
Quando sia ben chiaro che l’autorizzazione a procedere non riguarda l’imputazione penale e lo svolgimento del relativo processo, bensì soltanto l’arresto, sarebbe inspiegabile non l’estensione ai senatori di questa protezione costituzionale, ma la loro esclusione da essa. L’arresto altera la composizione dell’organo costituzionale: il principio dell’in – dipendenza reciproca fra legislativo e giudiziario giustifica che al Senato si attribuisca un controllo sull’arresto di un proprio membro da parte di un qualsiasi magis trato.
8 Il travaso inorganico di competenze legislative dalle Regioni ordinarie allo Stato per una cinquantina di materie affastellate in 21 lettere dalla a) alla z), con rischio di un perenne conflitto di attribuzioni.
L’eliminazione delle aree di competenza legislativa e amministrativa concorrente tra Regioni e Stato ha, evidentemente, l’effetto di ridurre quel conflitto. Non può certo aumentarlo. La c.d. clausola di unità nazionale contenuta nel nuovo articolo 117, comma 4, funge comunque da norma di chiusura, tagliando la testa al toro.
9 L’inspiegabile e illogico riparto dei numeri dei senatori in riferimento alle singole regioni (p. es.: 14 senatori alla Lombardia e 2 al Friuli Venezia Giulia nella quale le minoranze linguistiche rischiano di rimanere fuori gioco: art. 6 Cost.).
Negli U.S.A. ci sono Stati con decine di milioni di abitanti, come la California o il Texas, che eleggono al Senato lo stesso numero di senatori –due –del Rhode Island, il quale ha solo un milione di abitanti. Analoghe sproporzioni rispetto alla popolazione dei Länder si registrano nel Bundesrat tedesco. Esse sono coessenziali al concetto di rappresentanza delle autonomie locali (affidata al nuovo Senato), come concetto diverso da quello di rappresentanza del popolo sovrano (che resta affidata alla Camera).
10 L’aumento da 50.000 a 150.000 firme per l’iniziativa legislativa popolare.
I firmatari del documento dimenticano (?) di menzionare l’altra parte della nuova norma costituzionale: quella che obbliga la Camera aesaminare la proposta di legge di iniziativa popolare entro un termine ragionevole, che deve essere fissato nel regolamento della stessa Camera (obbligo oggi inesistente, col risultato che i disegni di legge di iniziativa popolare finiscono regolarmente in un cassetto e ivi restano sena speranza). L’iniziativa legislativa popolare non viene dunque indebolita, ma al contrario potenziata: perché per un verso la si disinflaziona, per altro verso le si attribuisce il potere di obbligare il Parlamento a pronunciar si.
11 La contraddittoria compresenza di due forme di referendum abrogativo in base al numero dei proponenti e dei votanti, con la trasparente mira di seppellire definitivamente tale guarentigia costituzionale.
Anche per questo aspetto la riforma – se confermata dal voto referendario – produce l’effetto esattamente opposto a quello denunciato dai firmatari del documento triestino. La nuova disposizione, infatti, lascia intatta la possibilità di indizione del referendum abrogativo richiesto da 500.000 elettori, aggiungendo a questa una possibilità ulteriore, costituita dal referendum abrogativo richiesto da 800.000 elettori, favorendo l’iniziativa referendaria in questo secondo caso, col ridurre il quorum dei voti necessario per la validità della consultazione: in questo caso non è necessario il 50 per cento degli aventi diritto al voto, ma soltanto il 50 per cento dei votanti alle ultime elezioni politiche.
Lungi dal “seppellire tale guarentigia costituzionale”, dunque, la riforma la rafforza. Il documento dei 69 si conclude con la denuncia degli effetti antidemocratici che si produrrebbero con la combinazione della riforma costituzionale con quella elettorale. Infine, ultimo ma non ultimo, il potenziale esplosivo che rischia di sviluppare la “Riforma Boschi” se valutata in uno con la nuova legge elettorale (il c.d Italicum).
Il connubio legislativo (Riforma Boschi – Italicum) rischia di far sì che nella scontata ipotesi di ballottaggio, il potere si concentri tutto nelle mani della sola forza politica che raccolga meno del 40% dei votanti e cioè, atteso il dilagante fenomeno dell’astensione, che rappresenti solo il 25% del corpo elettorale. Non è così: i firmatari del documento non considerano che proprio il ballottaggio ha la funzione di costringere la forza politica che non abbia superato il 40 per cento dei voti (nel primo turno) a conquistare almeno il 50 per cento al secondo turno. Stupisce che i detrattori dell’Italicum continuino a proporre questo argomento assurdo, per accogliere il quale occorrerebbe considerare antidemocratico il sistema elettorale francese e occorrerebbe dimenticare gli effetti eccellenti prodotti dalla nostra legge elettorale per i consigli comunali, anch’essa basata sul ballottaggio.
Colpisce che ben 69 seri professionisti del diritto abbiano firmato questo documento, evidentemente senza prendere cognizione diretta del contenuto della riforma: altrimenti non avrebbero potuto non vedere le gravi omissioni e gli errori evidenti della lettura che nel documento ne viene proposta. Oportet, comunque, ut scandala eveniant. Se nessuno degli 11 argomenti escogitati da questi 69 esìmi giuristi a sostegno del NO regge a una verifica immediata, questo costituisce una conferma non trascurabile delle buone ragioni del SÌ.

Pietro Ichino, 9 Ottobre 2016, l'Unità

domenica 9 ottobre 2016

Diario di Bordo, un Si al giorno

Ancora Newsletter del Pd di Cassina

Questa settimana partiamo subito con la Campagna per il Si al Referendum Costituzionale del 4 di Dicembre che si intensifica. 


A Cassina de Pecchi questo fine settimana è partita la "non stop" Un SI al giorno che vedrà il Comitato Cassina dice Si impegnato da qui ai prossimi mesi con una presenza capillare nelle piazze e nei luoghi di ritrovo cittadini 

Intanto un occhio agli ultimi sondaggi, il Si in rimonta, a dirlo è Nicola Piepoli in un accurato rendiconto pubblicato da "La Stampa". Qui invece un breve report della settimana "referendaria" appena chiusa a firma di Marino Contardo.
A proposito, quanto ne sapete realmente di Riforma Costituzionale? un velocissimo test per scoprirlo al link precedente. A tal proposito, lo sapevate che l'Italia è l'unico Paese europeo ad avere un bicameralismo paritario

E se per Roberto Benigni la vittoria del No sarebbe peggio della Brexit chiudiamo questa parte delle Newsletter numero trentatre dedicata alla "Sfida delle Sfide" invitandovi questa mattina al presidio che terremo in Via Milano fino alle 12:30 e lasciandovi con un messaggio semplice e immediato: per un'Italia più semplice, più efficiente, più giusta e per rafforzare la Democrazia, dobbiamo diminuire la burocrazia. vuoi meno burocrazia? Basta un Si

Spesso e volentieri, nelle nostre Newsletter settimanali, riportiamo articoli del Quotidiano L'Unità. Un "appello" per rafforzare il Giornale, nelle copie vendute e nella presenza nelle Edicole, lo lancia il nuovo Direttore Sergio Staino, un abbonamento speciale, tre mesi di abbonamento a soli 10 euro: più forte sarà L'Unità, più forti saranno le nostre idee.
A proposito di Unità, quindici giorni di nuova Direzione, un Caro Amico ti Scrivo speciale a firma del Direttore Staino.

Torniamo a parlare di Politica, di Italia, di Riforme e di Partito. Il Premier - Segretario Renzi, in risposta a Gianni Cuperlo che a lui aveva scritto una Lettera Aperta annuncia per il 29 Ottobre Una Manifestazione di Popolo per ritornare in Piazza, tirando fuori le nostre bandiere, raccontando l'orgoglio di far parte di una Grande comunità.

Un po di cronaca. Nella settimana in cui Ignazio Marino viene assolto dall'accusa di truffa e peculato, il Movimento 5 Stelle voto contro sulla legge che mette un tetto agli stipendi Rai. E, sempre in settimana, la prima della nuova trasmissione di Michele Santoro 8,1% di share per una trasmissione che promette bene.


Ora, Cassina de Pecchi.

Scuole Aperte anche a Cassina de Pecchi, un'opportunità da non perdere mentre domani si rinnova il Consiglio Metropolitano e il Partito Democratico punta su Roberto Maviglia Sindaco di Cassano d'Adda, per mandare la Martesana in Città Metropolitana 

Un po di informazioni utili: dal 17 Ottobre al 5 Dicembre e poi dal 12 Gennaio al 18 Maggio torna il corso di Italiano per stranieri e dal 1 Ottobre è partito l'aggiornamento dell'Albo degli scrutatori mentre la nuova distribuzione dei sacchi biodegradabili (umido) fatta in collaborazione con la Cooperativa "Il Germoglio" partirà Venerdì 14 Ottobre dalle 9.00 in Piazza Decorati al Valor Civile, tutto a questo link