Escluso
che i Pecchi siano dei nobili - se così fosse Cassina dovrebbe essere la cascina di un casato o del feudo di questi "Pecchi"-, l’etimo
più accreditato viene dal milanese “Pecc” con pronuncia affricata palatale
(come in “ciuccio”). Secondo il dizionario Milanese di Francesco Cherubini
(vol. III, 1841) il Pècc sarebbe il petto o le
mammelle delle mucche, che egli
chiama mamme, infatti: « L’aggregato
delle mamme nelle bestie lattifere e specialmente nella vacca, cioè a dire il sacco
contenente il latte che traesi poi dai varj capezzoli (titt o tetitt) che ne pendono.
Il Pis de la vache dei francesi. Questo nostro Pecc deriva o dall’italiano Peccia
o dallo spagnolo Los Pechos (le mamme). Mett
el pecc…. Di vitella diventar
manza; far latte. ».
Nei
vecchi dizionari etimologici il toscano pèccia sarebbe l’alterazione di pancia, oggi rimasto solo nel
contado (Siena).
Dunque
Cassina de’ Pecchi doveva e essere un luogo in cui le cascine si distinguevano
per le belle mucche da latte.
Io
propongo invece una diversa interpretazione dell’etimo del nostro
paese, con qualche ragione.
Chiamo a testimonianza quella bella poesia di
Umberto Saba A mia moglie. In questo bel componimento poetico Saba
paragona la moglie a diversi animali domestici, alla pollastra, alla gravida
giovenca, alla cagna (che sempre tanta/dolcezza ha negli occhi), alla coniglia,
ecc. Ma ecco che nella strofa finale c’è un termine che torna al caso nostro.
Rileggiamo
questa strofa:
Umberto Saba (1883- 1957) |
Tu sei
come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.
Cos’è questa pecchia di Saba? Il nostro dizionario etimologico dice: “ Pécchia da apic’la o apec’la
per la caduta dell’U atono, dal lat apicula (diminutivo di apis, ape)
ond’anche lo sp. abeja, il prov. o port. abelha, il fr. abeille, frodata
l’A iniziale. L’insetto volatile che
raccoglie il miele, detto più correttamente Ape.
Pecchia
è dunque ape; e pecchie o pecchi dovrebbero essere le api. E quale insetto reca il nostro gonfalone?
Ma delle api! Solo una coincidenza?
La teoria non è peregrina.
RispondiEliminaBisognerebbe sapere come denominano le api nel vecchio dialetto locale.