sabato 16 giugno 2012

Ancora sulla candidatura di Vittorio Feltri

I meridionali non sono che degli italiani esagerati.  Amplificano  sicuramente i difetti, non sempre le virtù, del carattere nazionale.  E i siciliani, a loro volta, non sono che dei meridionali esagerati.  Prendete il siciliano conservatore,  non ideologico (ossia non assistito, qual è il fascista, da una ideologia elaborata intellettualmente ) ma quello che si esprime “spontaneamente” per i partiti di destra o di centro destra, quello che elegge come suo rappresentante un  Cuffaro, uno Schifani o un Alfano.  Partendo dal presupposto che il mondo è irriformabile (“Munnu ha statu e munnu iè”, si dice in dialetto, ossia “Il mondo è stato sempre così e non lo cambi certo tu”), che i princìpi non valgono rispetto ai bisogni, egli si consegna   volentieri all’uomo forte che possa garantirgli protezione e sicurezza. Conformista e cauto, si tiene discosto da pensieri radicali, anzi detesta le idee, che ritiene inutili se non pericolose come fossero delle perversioni, considera gli intellettuali dei poveri  e incomprensibili sprovveduti, crede ossessivamente  ai rapporti di forza, disprezza i deboli, ambisce così a mettersi al riparo dei colpi del destino dalla parte di chi può piuttosto di chi sa.
 Questo elettore moltiplicato per i circa 4 milioni aventi diritto al voto in Sicilia spesso è così centrale nei destini nazionali che nessuna compagine politica può pensare di trascurarlo.  Solo per fare un esempio ricordo che col suo 12 % di voti di corrente (il cui 80 % si formava però in Sicilia grazie a Salvo Lima nella Sicilia occidentale e a Carmelo Drago nella Sicilia orientale) Andreotti  ha tenuto la  scena  politica per decenni.  Questo elettore ha  perciò espresso i governi nazionali della DC e quelli di Berlusconi. E anche nel nostro comune ha espresso i suoi rappresentanti giacché l'isolano di centro-destra è la norma, mentre è l'eccezione quello di centro-sinistra. Egli è quindi il prototipo e  l’ipertipo dell’italiano e dell’elettore medio; per certi versi  una sua esagerazione ma anche una sua precisa anche se esasperata  rappresentazione.
  L’idea pazza che ha avuto Berlusconi di salvare il salvabile del suo PDL candidando, come si vocifera, Vittorio Feltri,  il quale è sicuramente un arcitaliano ma anche un cripto-leghista, significa disorientare questo elettorato che per conto suo diffida anche delle urla di Grillo ritenuto forse troppo "intellettuale". Con Feltri ci si rassegna  al ridotto padano.  Non è sicuramente un segno di forza. In cuor mio spero che il PD capisca il momento e proponendo giuste candidature riesca a riscattare il "cappotto" di 60 seggi su 60 vinti dal PDL alle ultime elezioni in Sicilia.

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