sabato 2 giugno 2012

Il nostro "romanzo" italiano


Mi collego al post di Franca (Il piede in più scarpe...), facendo alcune considerazioni generali e prendendola un po' alla larga per poi arrivare al punto.
Alcuni studiosi sostengono che il romanzo nasca da un "manque de vie", da un'assenza di vita nel senso di  un bisogno di vita in un momento di depressione e di stagnazione sociale. Per esempio durante la Grande Rivoluzione il romanzo francese languì: gli spiriti erano occupati dall'effervescenza del reale che non negava nulla all'immaginario: sollevazioni, scene di piazza coi sanculotti armati di picche, esecuzioni di uomini e di re. Sangue dappertutto: che bello! Insomma il romanzo era "per le strade" perché inventarselo? Esplose però subito dopo, durante la Restaurazione (Il Rosso e il nero  nasce in questa dialettica), perché il reale in quel momento  "si negava". Il romanzo diventa perciò ottativo: invoca universi mentali e morali in quel momento inesistenti.
 In Italia il romanzo è mancato per tutto il Settecento e l'Ottocento (escluso I promessi sposi, ma è come immaginarsi una città con una sola chiesa, col solo Duomo!). E ciò per due ragioni principalmente: da un lato perché ci piace cantare piuttosto che scrivere (o leggere, che fatica leggere per un popolo di vitalisti: la lettura è una piccola morte per gli italiani) e il nostro romanzo è stato perciò il Melodramma, l'Opera; dall'altro perché siamo stati sempre molto vivaci e non abbiamo avuto bisogno di inventarci mondi paralleli dove rifugiarci. Da noi perciò il romanzo, quello a trama proliferante, è dunque quasi impossibile, perché il nostro "bisogno di romanzo" si soddisfa nell' immediato piuttosto che nel mediato, nella realtà piuttosto che nelle pagine scritte. Prendete la vicenda del sequestro di Emanuela Orlandi e dell'omicidio di Calvi (nel ponte dei Frati Neri!, neanche un romanziere di appendice avrebbe immaginato un posto simile per impiccare un banchiere), della banda della Magliana, di Reantino De Pedis, dei mafiosi, dei Monsignori, del Papa che finanzia coi soldi dei malviventi (240 miliardi di lire provenienti da spaccio di droga, prostituzione ecc ecc) il sindacato polacco di Solidarnosc, insomma degli intrecci più incredibili e fantasiosi. Inverosimili? In un romanzo! Da noi sono semplicemente veri, nella realtà. Quel poveraccio di untorello di Dan Brown s'è dovuto inventare le trame più incredibili per scrivere "appena" un romanzo. Noi che i romanzi li facciamo, possiamo dirgli: ma chi ti credi di essere?


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