Mi collego al post di Franca (Il piede in più scarpe...), facendo alcune considerazioni generali e prendendola un po' alla larga per poi arrivare al punto.
Alcuni studiosi sostengono che il romanzo nasca da un
"manque de vie", da un'assenza di vita nel senso di un bisogno di vita in un momento di
depressione e di stagnazione sociale. Per esempio durante la Grande Rivoluzione il
romanzo francese languì: gli spiriti erano occupati dall'effervescenza del
reale che non negava nulla all'immaginario: sollevazioni, scene di piazza coi
sanculotti armati di picche, esecuzioni di uomini e di re. Sangue
dappertutto: che bello! Insomma il romanzo era "per le strade" perché
inventarselo? Esplose però subito dopo, durante la Restaurazione (Il Rosso e il nero nasce in questa dialettica), perché il reale in quel momento "si negava". Il romanzo diventa perciò ottativo: invoca universi mentali e morali in quel momento inesistenti.
In Italia il romanzo è
mancato per tutto il Settecento e l'Ottocento (escluso I promessi
sposi, ma è come immaginarsi una città con una sola chiesa, col solo
Duomo!). E ciò per due ragioni principalmente: da un lato perché ci piace
cantare piuttosto che scrivere (o leggere, che fatica leggere per un popolo di
vitalisti: la lettura è una piccola morte per gli italiani) e il nostro romanzo è stato
perciò il Melodramma, l'Opera; dall'altro perché siamo stati sempre molto
vivaci e non abbiamo avuto bisogno di inventarci mondi paralleli dove
rifugiarci. Da noi perciò il romanzo, quello a trama proliferante, è dunque
quasi impossibile, perché il nostro "bisogno di romanzo" si soddisfa
nell' immediato piuttosto che nel mediato, nella realtà piuttosto che nelle
pagine scritte. Prendete la vicenda del sequestro di Emanuela Orlandi e
dell'omicidio di Calvi (nel ponte dei Frati Neri!, neanche un romanziere di
appendice avrebbe immaginato un posto simile per impiccare un banchiere), della
banda della Magliana, di Reantino De Pedis, dei mafiosi, dei Monsignori, del
Papa che finanzia coi soldi dei malviventi (240 miliardi di lire provenienti da
spaccio di droga, prostituzione ecc ecc) il sindacato polacco di Solidarnosc,
insomma degli intrecci più incredibili e fantasiosi. Inverosimili? In un
romanzo! Da noi sono semplicemente veri, nella realtà. Quel poveraccio di
untorello di Dan Brown s'è dovuto inventare le trame più incredibili per
scrivere "appena" un romanzo. Noi che i romanzi li facciamo, possiamo
dirgli: ma chi ti credi di essere?
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