Vedo molta antipolitica anche a sinistra. C'è l'antipolitica di destra ed è molto codificata ormai, quella di sinistra è più sfuggente. Quella di destra (e anche quella grillina, assimilabile direttamente alla destra su questo versante) si basa sul circolo della sfiducia: sono tutti ladri e io voto il più ladrone o il più ricco perché tanto non potrà rubare di più. Oppure sono tutti corrotti e io o mi astengo o se voto lo farò in silenzio come un cecchino, votando a destra, celando il mio voto e mai difendendolo in pubblico A destra si vota premiando i valori acquisitivi. A sinistra invece si pecca di idealità e di annichilente sfiducia nelle ambizioni personali e in una giusta remunerazione per chi si ingaggia in politica. Si pensa che la politica debba essere una missione da fare anche in perdita, per testimonianza. C’è anche una idea nascosta di martirio, desiderato per gli altri, ma non per sé.
Che si faccia politica per ambizione personale
o per ricevere una giusta remunerazione, pari a quella di una attività
altamente professionale, è ritenuto disdicevole e fonte di corruzione già di per sé. Si pensa invece, in funzione anticasta: mandiamo i disoccupati o i giovani in
cerca di prima occupazione o peggio i pensionati e li teniamo a stecchetto, mentre noi sverniamo nelle nostre villone al
mare, meglio se li vincoliamo al mandato così li telecomandiamo.Il risultato è che non avendo né idee o appellandosi a idee nobilissime ma impraticabili, ci si arrampica sui tetti sperando nella risonanza sui media. Io ritengo invece l'ambizione e l'interesse (lecito) anche personale una molla né ignobile né
nobile. E' una molla naturale. Occorre vedere il voltaggio espressivo che
l'ambizioso mette in moto e il calcolo costi-benefici, ossia quanto, grazie
alla sua ambizione personale e al suo personale interesse, torna in utile alla collettività.
Gli uomini sono mossi
certamente da idealità pure e senza mercede, ma ciò accade perlopiù in ambito religioso o
altruistico (ma anche qui se si scava con attenzione si troveranno piccoli
tornaconti personali spesso poco nobili). Per cui gli schieramenti dei politici cambiano anche in vista di utilità future. E questo fa imbestialire non poco la
sinistra dura e pura che vorrebbe unanimismi e idealità in perenne azione; non sto pensando ovviamente a Bertinotti né a Vendola, ma
a una certa area di riferimento tra cittadinanze attive, popolo viola, prof
progressisti, ammiratori di Nanni Moretti. A me invece, ambizione e interesse, sembrano normale dialettica della vita.
Se consideriamo la
politica una professione e io la ritengo tale e non una missione (i politici non sono
né francescani né gesuiti) ditemi in quale ambito professionale non c'è guerra
e logoramento di nervi, scontro di appetiti, odi personali? Anche questo, per quanto deprecabile, è nella natura delle cose. Spesso se c'è un leader forte non ci sono correnti, ma in assenza di un leader (e un leader è chi ha più meriti e consensi non chi ha più denaro) ci si prende per intanto molti spifferi, o si resta in attesa che una corrente vinca sull'altra.
Poi, per quel che
mi riguarda, è proprio per questa ragione, sapendo ossia che la politica è lotta e competizione, e pur amando da sempre la politica (che per me non è stata mai una cosa "sporca"), le
ho preferito il dialogo con i morti: la
cura dei libri e della letteratura. Non sono fatto per la lotta, e però comprendo
chi è ingaggiato in un agone professionale qualsiasi. E lo ammiro pure.
Parlando infine di politica politica, vi espongo il mio caso personale: ho appoggiato Bersani, e mi sono
ritrovato Letta al governo. Non mi piace Renzi, penso tutto il male possibile
di lui, credo pure che al primo dilemma (e la politica crudelmente ne pone
tanti, ogni giorno), si squaglierà come neve al sole; ma se il suo successo
personale dovesse contribuire a cambiare in meglio il Paese e a sconfiggere per
sempre Berlusconi, non esiterò ad appoggiarlo. Sulla sinistra italiana si
potrebbe infine ragionare per giorni, tuttavia c'è, come uno specchio rotto, ma c'è.
Non mi piace tutto ciò che c'è a sinistra, ma detesto infinitamente la destra e
gli uomini di destra. Li trovo a me estranei, come gente che parla un’altra
lingua. Una lingua che sicuramente Renzi mi tradurrà, visto che molta gente di destra dice
che lo voterà (e sarà tutto da vedere).
Sono estremamente curioso di capire che cosa significhi 'Non mi piace Renzi, penso tutto il male possibile di lui, credo pure che al primo dilemma (e la politica crudelmente ne pone tanti, ogni giorno), si squaglierà come neve al sole; ma se il suo successo personale dovesse contribuire a cambiare in meglio il Paese e a sconfiggere per sempre Berlusconi'. Come può un personaggio così negativo (l'Unità gli dava del fascista, D'Alema e Bindi del 'berluschino', Bersani 'amico dei finanzieri' e così via) cambiare in meglio il paese? C'è Cuperlo a far di meglio, non trovi? e con lui tutta la vecchia guardia ex-comunista (e qualche ex-democristiano). Ah, dimenticavo, sei un estimatore della 'doppiezza togliattiana', il che spiega il tutto.
RispondiEliminaLa doppiezza togliattiana è il realismo politico. Il popolo vuole Renzi, e diamogli sto Renzi. Io voterò Cuperlo. Poi chi vivrà vedrà.
RispondiElimina