Ho sempre detestato le polemiche sugli stipendi, le trovo volgari e poco interessanti sotto il profilo politico, e tra l'altro credo che l'opinione pubblica, la discussione e il dibattito intorno ai temi dei costi della politica, negli ultimi anni abbiano avuto una forte distorsione mediatica e culturale, con delle ricadute sulla sfera politica che fanno percepire questo tema come qualcosa da rivendicare con aggettivazioni come "ladri" o "parassiti".
Ovviamente, come tutti, sono d'accordo se i cosiddetti costi della politica si riducessero. Penso fortemente che un ridimensionamento della spesa pubblica per quanto riguarda la politica debba essere un tema all'ordine del giorno, e che una programmazione basata sul controllo dei costi vada incentivata e incoraggiata.
Un tema che i 5 Stelle hanno usato come cavallo di battaglia sin dalla loro fondazione, anzi, potremmo affermare che il risparmio sui costi della politica sia un loro atto fondativo dal quale il M5S ha acquisito buona parte del loro consenso.
Ma venerdì scorso, su segnalazione di un amico, ho trovato sul settimanale l'Espresso un articolo di Vittorio Malagutti dove si sottolinea che, a 9 mesi dal voto del Senato circa l'obbligo di mettere in Rete le spese, solo Pd e Autonomie sono in regola, mente tutti - compreso il M5S che della trasparenza ne ha fatto una bandiera - non risultavano in regola con la pubblicazione delle spese.
Dopo la pubblicazione dell'articolo dell'Espresso ovviamente il pezzo ha cominciato a girare e nel giro di 24 ore anche il M5S ha pubblicato le sue spese, come sottolinea lo stessoMalagutti sempre su l'Espresso.
Interrogato su twitter, Messora, responsabile della comunicazione del M5S al Senato, risponde dicendo che il portale era pronto da luglio ma non era ancora online. Ci mette una pezza dunque, e la cosa può pure starci, anche se questa volta sono stati i "pennivendoli" de l'Espresso a velocizzare questa grave mancanza.
Ma sempre sullo stesso numero dell'Espresso vi è un altro pezzo dove si racconta dello stipendio proprio di Claudio Messora. In breve, Messora guadagna 6098 euro al mese più i rimborsi spese per 14 mensilità. Piccato dall'articolo, il responsabile della comunicazione del M5S al Senato, risponde dal suo blog:
Per il mese di agosto 2013, ad esempio, il mio lordo canonico è di 5138€, cui si aggiungono 961€ a titolo di rimborso "ad personam variabile", a determinare così i famosi 6099€ lordi di cui parla l'articolo di Malagutti. Rappresentano rispettivamente il mio stipendio e la mia diaria (che si compone anche dei giustificativi dei trasporti Milano-Roma e dell'affitto di un monolocale, inserito come fringe benefit su cui pago le tasse).
Poi prova a dare una spiegazione sul perché uno stipendio così alto (e i rimborsi spese) che addirittura supera quello dei Senatori pentastellati:
Considerate che gli orari massacranti che si fanno non consentono di gestire le proprie spese in maniera programmata. Detto in soldoni, scordatevi di avere il tempo di andare a fare la spesa, di cucinare, di lavare i piatti: finisce invariabilmente che esci dal tuo ufficio a sera inoltrata e ti infili, con lo charme di uno zombie, nel primo ristorante che trovi, con la speranza che un bicchiere di vino ti rianimi.
Così si è pensato di inserire i rimborsi per il vitto all'interno dello stipendio.
Così, dopo aver pubblicato anche la sua busta paga (cosa che trovo orribile e non obbligatoria) Claudio Messora prova a chiarire quanto scritto su l'Espresso.
In queste ore mi sono divertito a seguire la discussione che ne è derivata, e come al solito il dibattito si è polarizzato. Da una parte i puristi 5 Stelle che chiedono spiegazioni, dall'altra coloro che sostengono le ragioni di Messora. Intorno, le risatine "malefiche" di chi sapeva che prima o poi questa battaglia sugli stipendi si sarebbe rivoltata contro.
Ritornando alla premessa, davvero non sopporto il racconto politico intorno agli stipendi e alla Casta della politica, lo trovo fuorviante, anche se per ragioni diverse credo che prima o poi si dovrà mettere mano seriamente alla questione dei costi della politica, e non come fa il M5S, accusando e qualificando il tutto come "parassiti", ma con una riflessione comune sulle policy da attuare per arginare questo fenomeno.
Però una cosa va detta, se un Movimento che mette come principio cardine la riduzione degli stipendi e per mesi ci hanno tormentato con i loro assegni giganti restituiti ai cittadini (anche qua ci sarebbe da fare una riflessione perché quei soldi non finiscono tutti nuovamente nelle tasche dei cittadini), trovo alquanto di cattivo gusto e fuori dalla loro logica politica che un responsabile comunicazione (non eletto ma nominato) che nei fatti non è nemmeno un portavoce si porti a casa 14 mensilità di oltre 6000 euro al mese, rimborsi spese compresi.
Non oso immaginare se fossi stato assunto con quella cifra e qualcuno, compreso l'Espresso, ne scrivesse cosa avrei dovuto sopportare, visto che solo per scrivere qualche post di riflessione critica sull'operato dei 5 Stelle mi sono beccato del "pennivendolo al soldo di De Benedetti" o "del venduto", e non una volta.
Beh, se guadagnassi 6000 euro più i rimborsi come responsabile comunicazione al Senato e per anni avessi additato gli altri come dei "parassiti" un po' me lo meriterei di essere additato come "pennivendolo", e forse Messora, in questo caso, un po' la figura del pennivendolo l'ha fatta. E comunque a voi le valutazioni. Mutatis Mutandis.
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