di Luca Telese per Linkiesta
Devo dire che oggi, su un giornale di cui solitamente è imprescindibile la lettura, Il Fatto, e per la penna di un giornalista solitamente rigoroso e attendibile, Carlo Tecce, ho letto un pezzo su Guglielmo Epifani che grida vendetta al cielo e che mi ha fatto riflettere non solo nel merito dell’accusa al leader del Pd, ma anche – per estensione – sulla parabola discendente di un intero genere cronistico-letterario, sull’ubriacatura dell’anticasta a tutti i costi, sul più lodevole entusiasmo investigativo che purtroppo talvolta diventa vera e propria bufala.
Leggete con me questo titolo: «Epifani e quel compleanno al circolo dei vip». Leggete con me questo sommario: «Il segretario Pd corregge il presidente a Presa diretta: “Non sono iscritto”. Ma il Fatto ha scoperto che lo frequenta da tempo. E lui, alla fine, conferma». Lo sventurato rispose. Porca miseria, pensi leggendo, lo hanno preso con le mani nella marmellata.
Leggevo questo titolo anche in prima pagina ieri notte con il giornale fresco di stampa preso all’edicola notturna: «Epifani imbarazza il Pd: frequenta un circolo esclusivo». Siccome mi fido di questo giornale, e di questo giornalista, guardo il sommario e per un attimo faccio un salto: «Il segretario democratico ha subito inviato una secca smentita al programma di Iacona sulla sua iscrizione (30mila euro) al club romano “Antico Tiro al volo”. Ma al Fatto risulta (e lui alla fine conferma) che proprio lì festeggiò i suoi 60 anni e va spesso con la moglie».
Scuola di giornalismo: leggo, leggo, e cosa capisco? Che Epifani è stato pizzicato, ha provato a smentire, ma che una inchiesta da premio Pulitzer lo ha messo al tappeto. È lingua italiana, rileggete con me: «Epifani imbarazza il Pd», «invia una smentita», ma «Al Fatto risulta». Minchia. Al Fatto, a Tecce e ai titoli della prima pagina “risulta”: ti fidi, ma quando poi leggi il pezzo, capisci che però non risulta una beneamata cippa. Semmai il contrario. Scrive infatti lo stesso Tecce dentro il suo articolo: 1) «Epifani non ha pagato la quota». 2) «Non può definirsi compagno di tiro al volo di Gianni Letta o Antonio Catricalà». Però.
Malgrado tutte queste ellissi, faticando un po’, la verità si può capire lo stesso: la moglie di Epifani conosce il presidente che è stato lieto di invitarli e /o ospitare entrambi due volte l’anno. E invece cosa scrive Tecce con prosa necessariamente involuta? «Il rosso che per anni ha battagliato insieme ai metalmeccanici, celebrare il suo compleanno in una piazza che non era San Giovanni: gli hanno concesso la visita, lui ha pagato le consumazioni». Quindi ricapitoliamo ancora: 1) Epifani non è iscritto al circolo esclusivo da 30mila euro. 2) Non ha pagato la salata tassa di iscrizione. 4) Si è persino pagato il conto da sé. Che cosa ha fatto dunque? Invitato da uno dei soci è tornato nel circolo «un paio di volte a stagione per pranzare o cenare con la moglie». Ma tutto questo non conta: «Epifani imbarazza il Pd», «Lo rivela Presa diretta: in realtà si tratta dell’affermazione infondata di cui il presidente si è addirittura già “scusato” addirittura con Tecce. Il Fatto già lo sa, come sappiamo anche noi, ma usa il marchio di credibilità di Presa diretta, per asseverare una cosa non vera. Bene, finisco di leggere, non capisco, chiamo il mio amico ed ex collega Tecce. Mi pare leggermente imbarazzato (ma questa è una impressione mia), ma sostiene questo: «Al giornale ci siamo detti che sarebbe stato meglio se Epifani fosse stato veramente iscritto al circolo. Perché ha usufruito di un privilegio che solo il suo status gli offre – argomenta Tecce – un privilegio di cui un operaio non potrebbe godere: per questo ci è sembrato grave e degno della prima pagina». È vero il contrario: qualsiasi club esclusivo vuole poter esibire dei vip, e inviterebbe volentieri, che ne so, Francesco Totti: se Totti va non gode di privilegi, ma semmai ne concede uno lui, la pubblicità). Quindi non solo la notizia da cui tutto è partito non era vera, non solo Tecce ha potuto verificarlo meglio di chiunque ma ha scritto e titolato perché apparisse il contrario, ma il fatto che non sia vera la rende più grave. Al Fatto risulta questo.
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/epifani-vip#ixzz2dxkcr9Cp
Quando chi scrive esagera e spara a zero, cede senz'altro a una modalità di comunicazione rivolta a coscienze poco allenate e a menti spente e indifese. Potremmo parafrasare una famosa massima, dicendo che se ciò che è vero è sempre convincente, sarebbe assurdo supporre che tutto ciò che è convincente sia vero...un buon giornalista dovrebbe dunque preoccuparsi di raccontare il vero, piuttosto che di essere convincente.
RispondiEliminaE' venuto su un giornalismo livoroso, bilioso, scorretto, a destra come a "sinistra" (ma io non considero "Il Fatto" di sinistra) che ha imbarbarito la lotta politica in Italia. Tieni conto che i giornalisti che aizzano il loro lettori sono diventati delle star: pochi sanno che Andrea Scanzi da quando fa il piccolo Marat del popolo grillino è uscito da un cono d'ombra dove si guadagnava da vivere mestamente facendo il sommelier e l'attore. Adesso viene ingaggiato direttamente da un'agenzia di intermediazione giornalistica che lo "piazza" nelle trasmissioni televisive, facendogli guadagnare qualche soldo e prendendo le relative provvigioni. Questa gente batte il ferro finché è caldo: non avendo talento giornalistico cerca di rastrellare più denaro possibile, sapendo che del doman non c'è certezza...
RispondiEliminaSì è vero, un semplice sommelier e che prima si guadagnava da vivere mestamente facendo anche l'attore ( che orrore signora mia), per di più una persona onesta, quindi senza futuro.
RispondiEliminaPer essere qualcuno in Italia devi essere un delinquente, in quel caso puoi aspirare anche a governare.
Forse è per i giornalisti del FATTO che l'Italia occupa con grande onore il 61° posto nel mondo sulla libertà di stampa. Se non fosse per Sallusti e gli spargitori di fango, sicuramente l'Italia occupavamo la 500° posizione.
sigh!
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