Caro Renzi,
la campagna elettorale per il referendum è partita con il piede sbagliato. Ti spiego perché.
Il problema principale è la frattura tra il "fatto" che essa rappresenta e la narrazione che ne offre. La riforma è giusta, ma non è l'ultima spiaggia del Paese. La sua ispirazione è giusta - la legislatura è nata con essa - ma il risultato, frutto di compromessi, poteva essere assai migliore e proprio per questo potrà essere migliorato in Parlamento. Dovresti dirlo a chiare lettere. Il Sì è solo l'inizio di un processo, un laboratorio, non un colpo di pistola in una stanza buia.
Gli elettori, gli italiani, sentono questo distacco tra propaganda e realtà e sentono sopratutto la violenza di uno scontro tutto sommato gratuito e ne ricavano incertezza, scetticismo, delusione. Sei ancora in tempo per aggiustare il tiro, per impostare una linea di maggiore sobrietà, per ridurre la propaganda a vantaggio del dialogo, per sostituire gli ukase col pensiero e l'argomentazione dialogica. Invece che elencare i benefici virtuali dovresti dire che il testo è perfettibile, che nel No ci sono posizioni diverse e non tutte conservatrici. Sbagli a schiacciarle e appiattirle in un fronte indistinto.
Entrando poi nel merito la tua campagna elettorale del Si è fatta con argomenti non di sinistra, come l'attacco al parlamentarismo. Non a caso hai dichiarato al Foglio che si vince a destra. Ma oggi cos'è la destra? È senza dubbio il più fervente laboratorio del populismo, del nazionalismo e della rivolta contro lo Stato e il fisco, nonostante gli sforzi apprezzabili di uomini come Parisi. Molti commentatori ci fanno notare però che il veleno non si contrasta col veleno, che il populismo non si affronta iniettando nuove dosi di populismo. Non dobbiamo metterci sulla linea Trump o Grillo. Dobbiamo essere "forza tranquilla" senza alimentare la febbre o piegare ogni decisione alla macchina del consenso.
La roulette russa di un voto così lacerante sta generando insicurezza e instabilità. Perseverare in questo registro sarebbe una sottovalutazione del buon senso e della saggezza del nostro elettorato che sa sempre distinguere il tempo della propaganda dal tempo della verità e della chiarezza. E questo è il tempo delle parole chiare, dei discorsi di verità. Dobbiamo combattere l'antipolitica con argomenti che esaltino la democrazia parlamentare senza demonizzarla. Dobbiamo parlare e parlare di lavoro e questione sociale, di rappresentanza e di bisogni, non solo proporci al mondo come la versione moderna di un "decisionismo" senza visione critica. Al deserto dei corpi intermedi e di un popolo democratico ridotto a pubblico dobbiamo opporre una nuova intermediazione. Dobbiamo aprire una nuova fase, quella del dialogo costruttivo. La rottamazione e l'evocazione di un'epica resa dei conti sono in poche parole inadeguate alla "qualità dei tempi" ("quello è felice che riscontra el modo de procedere suo con el tempo", diceva Machiavelli). Oggi l'attesa è diventata speranza in un mutamento collettivo. Un'attesa che solo partiti grandi, plurali e organizzati possono corrispondere. La realtà sociale e politica non si lascia comprimere dalla logica bulimica della propaganda. Bisogna rompere il cerchio di un discorso solista e verticale, dobbiamo riscoprire la comunità di appartenenza. Tornare al collettivo.
La Costituzione è l'insieme dei valori comuni. Essa può e deve essere cambiata ma il tessuto di coesione e unità che sta dietro e la fonda non va disperso e spezzato. Caro Renzi, invece di polarizzare così radicalmente la contesa dovresti - ma avresti già dovuto farlo - dialogare con la parte più ragionevole del No e prendere l'impegno di migliorare la legge. I soldi spesi in guru e propaganda, avremmo potuto spenderli mobilitando i nostri giovani per un dialogo con la società. Più giovani stagisti e riformisti militanti e meno guru americani ci aiuterebbero sicuramente ad abbassare la febbre polemica e il tasso di manipolazione linguistica ed emotiva che è in corso.
Il vizio di origine della battaglia personale è insanabile - e certo il No lo esagera nel colpevolizzarlo - è l'impronta di chi non vuole vincere solo una battaglia ma annichilire l'avversario e demolire il passato; atteggiamento che si riflette rovesciato nel campo avverso. Il rischio democratico non c'è, non esiste, nella lettera della riforma ma nella sostanza della campagna. Gli opposti senza distinti. Lo scontro Renzi-Anti-Renzi che non ha sviluppo e che lacera il Paese. Io voterò Sì perché questa legislatura nasce con l'obiettivo di fare le riforme e la ponderazione tra ciò che è positivo e ciò che è meno positivo nella legge costituzionale mi porta a esprimermi in questo modo. Il superamento del bicameralismo perfetto e una revisione del ruolo delle Regioni, sia pure pasticciata come è venuta fuori rappresenta un passo in avanti. Voterò Sì dunque però capisco anche chi ha deciso di fare diversamente.
Il Pd deve essere coerente con la sua storia, quella di un riformismo sapiente, un riformare non "contro" ma "per". Personalmente sono quotidianamente impegnato in molti confronti e dibattiti e non registro alcun bisogno da parte dei nostri amici e compagni di sconfiggere la sinistra ideologica, non è questo il problema di oggi. Il problema di oggi è semmai l'ideologia liberista e ordoliberale; la sottovalutazione della crisi, l'ottimismo che oscura i problemi.
Io discuto con i compagni del No, li critico, li ascolto, lo sento necessario; so che hanno sentimenti e ragioni che io conosco, riconosco e in qualche caso condivido. Non accetterò che questa campagna diventi il giudizio di Dio. Non accetterò che la sinistra che critica sia buttata fuori e emarginata. Sono per ragionamenti e confronti schietti, per diversità che sappiano convivere. Non amo le leadership assolute, le scommesse esiziali.
Caro Renzi non ti accorgi che in questo braccio di ferro stai logorando il tuo partito. Stai incurvando le travi che reggono la tua casa. Non puoi sentirti estraneo a questa responsabilità, sei tu che intoni lo spartito per primo e che dirigi l'orchestra. Il Pd è la sintesi dei riformismi e dei riformisti. Prevede tassativamente la differenza e tu non dai l'impressione di accettarlo. Nell'etica delle diversità e della distinzione c'è il germe del pensiero liberale. Dovresti riscoprirlo. Se distruggiamo la natura profonda del Pd bruciamo l'unica grande idea politica figlia dell'Ulivo. Decenni e decenni di vita della nostra gente e di dibattito culturale. Si farà un deserto e non lo chiameremo pace.
Enrico Rossi - Presidente Regione Toscana - L'Huffington Post - 10 Ottobre 2016
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