Conoscenza
e responsabilità, il sottotitolo della locandina che invitava alla
serata voluta da UDI Donne di oggi di Cernusco e Martesana, tenutasi
in Aula Consiliare a Cassina de Pecchi.
Obiettivo conoscere per
capire, un passo per non sentirsi impotenti o peggio indifferenti in
mezzo al dramma che si sta consumando intorno a noi: in Africa, sulle
coste del Mediterraneo, in Europa. Il tema è stato introdotto da
un breve ma significativo filmato “Come il peso dell'acqua” di
Daniele Segre che tocca i temi della fuga, dalla disperazione, del
viaggio, della speranza, dei salvataggi in mare o dei muri al posto
degli aiuti. Ospiti eccezionali tre donne
direttamente coinvolte e impegnate sul fronte migrazioni e
sull'accoglienza. La dottoressa ALGANESH
FESSAHA, una figura minuta e autorevole ad un tempo, di origine
eritrea, da quarant'anni in Italia, milanese d'adozione, fondatrice e
presidente della ong Ghandi, una ong nata nel 2003 dall'unione di un
gruppo di medici, professori universitari e avvocati e rivolta al
sostegno di bambini, adolescenti e donne in diversi Paesi africani. Negli ultimi quattro anni
Alganesh è riuscita a portare via dalle prigioni libiche ed egiziane
sparse nel Sinai, più di 5 mila persone facendo loro ottenere asilo
in Etiopia con l'aiuto dello sceicco Awwad Mohamed Ali Hassan e con
una rete di contatti, creando cioè corridoi umanitari, la soluzione
che caldeggia da tempo a tutte le potenze, e che la sua storia
personale dimostra. Con l'aiuto di impressionanti
foto da lei scattate, ha potuto documentare prigioni disumane,
detenzioni ingiustificate, torture, violenze, cadaveri abbandonati
nel deserto, che la ong Gandhi recupera per dare loro sepoltura. Ai confini europei si vedono
immagini vergognose, dice, mentre modello per tutto il mondo è
l'esempio di Lampedusa, cui Alganesh è fortemente legata e dove è
accorsa ad ogni tragedia a sostegno dei sopravvissuti e delle
famiglie di chi non ce l'ha fatta. E' in nome della potenza della
sua voce, la voce di una verità priva di censure, che le viene
conferito nel 2009 il Premio per la Pace dalla Regione Lombardia, nel
2013 viene insignita dell'Ambrogino d'Oro, massima benemerenza civica
milanese e il 6 marzo 2015 un albero e un ceppo sono a lei dedicati
nel Giardino dei Giusti del Monte Stella di Milano. Il giorno successivo al nostro
incontro, il 18 marzo, sarebbe ripartita per l'Etiopia per una nuova
operazione di salvataggio. Successivamente l'algerina
Amina Guendoz ha raccontato la sua personale esperienza ovvero la
condizione in cui viveva in Algeria negli anni '90, come insegnante
di francese e da dove, a seguito della repressione operata dal Gruppo
Islamico Armato, fu costretta a fuggire in Francia e poi in Italia. Sposata a un italiano, oggi
vedova, ha due figli e non può insegnare poiché i suoi titoli di
studio non sono riconosciuti da noi. A conclusione della serata, la
testimonianza della Dottoressa Rosamaria Vitale, medico chirurgo,
psicoterapeuta, che da sempre si occupa di accoglienza profughi, a
partire dai loro Paesi di provenienza, fino all'arrivo a Milano. Ha collaborato a due progetti
per la salute mentale nei campi profughi del Mali e poi nel sud
Sudan, quindi all'accoglienza sulle navi durante l'operazione "Mare
Nostrum" nel Mediterraneo. Collabora con l'Associazione
Medici Volontari Italiani in Italia, nei centri di Milano, dove
l'estate scorsa alla Stazione Centrale hanno assistito profughi
transitanti e richiedenti asilo, con particolare riguardo alle donne,
molte delle quali arrivate gravide a seguito delle violenze e stupri
subiti durante i loro lunghi viaggi. Determinazione e concretezza
usciva dal racconto della sua enorme esperienza.
Le parole di queste tre testimoni hanno suscitato grande rispetto nel pubblico numeroso e attento, che ha lasciato la sala con qualche strumento in più per pretendere una politica europea che si rifaccia veramente ai valori comunitari e per contrastare una informazione allarmista che provoca solo paure ed egoismi. Nella stessa serata è arrivata una buona notizia: l'istituzione in Italia ( 3 ottobre) della Giornata della Memoria e dell'Accoglienza con cui si stringe forte il nesso tra la memoria dei morti e l'accoglienza dei sopravvissuti. Un richiamo che parte dall'Italia e si spera venga raccolto in tutta Europa, poiché non è accoglienza degna dell'Europa quella che riduce una madre a lavare con l'acqua di una bottiglia, in mezzo al fango, il suo neonato appena partorito.
Miranda Ragazzoni
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