Riportiamo alcuni passaggi di un articolo uscito ieri su Il Secolo XIX scritto da Lorenzo Cuocolo, docente presso l’università Bocconi ed esperto di diritto costituzionale. Il professore comincia subito con il chiarire un punto spesso travisato strumentalmente dall’eterogeneo fronte del No:
“La Costituzione vigente disegna un sistema di democrazia rappresentativa” e “solo in alcuni casi sono previste forme di democrazia diretta: il referendum, l’iniziativa legislativa popolare, la presentazione di petizioni popolari alle Camere. Tutte queste ipotesi vengono mantenute, o rafforzate, dalla riforma sulla quale saremo chiamati a votare con il referendum d’autunno.”
Quanto all’iniziativa legislativa popolare?
Da una parte è vero che “viene innalzato il numero di firme da raccogliere: centocinquantamila, contro le cinquantamila richieste oggi”, tuttavia è giustificato “dall’obbligo di discussione e votazione finale”. Infatti, “Il parlamento non potrà più insabbiare o ignorare le proposte dei cittadini, ma dovrà esaminarle e decidere. E, se si guarda a quanto accaduto finora, si tratta di un’importante novità: oltre la metà dei progetti popolari non sono nemmeno stati esaminati dalle Camere e solo l’1% circa si è trasformato in legge.”
E il referendum?
Non c’è dubbio che “La proposta di riforma mira a rendere più raggiungibile il successo delle consultazioni referendarie. Si pensi, infatti, che dal 1997 si è votato ben 29 quesiti, raggiungendo il quorum solo 4 volte, con uno spreco di tempo e di denari pubblici facilmente immaginabile. La riforma conferma le regole esistenti, ma aggiunge la possibilità che il quorum venga calcolato in base ai partecipanti alle ultime elezioni politiche (anziché con il 50% degli aventi diritto al voto), qualora il referendum sia proposto da almeno 800.000 firme (anziché 500.000). Detto altrimenti: se il referendum è particolarmente voluto dal corpo elettorale, il quorum scende e rende più probabile il successo della consultazione. “
Inoltre “La riforma introduce anche i referendum propositivi e di indirizzo” e “per la prima volta in Costituzione l’obbligo di trasparenza per la pubblica amministrazione. Il concetto di “casa di vetro” e la possibilità per chiunque di visionare e controllare i documenti pubblici è un ulteriore passo per rafforzare il grado di democraticità del sistema.”
In poche righe Lorenzo Cuocolo – figlio di Fausto Cuocolo, tra i più esperti costituzionalisti del dopoguerra – spiega come la riforma, di fatto, stimola la partecipazione da parte dei cittadini, garantisce l’iter di discussione parlamentare e rende più probabile il raggiungimento del quorum referendario. Abbiamo visto quindi come si può migliorare il rapporto fiduciario con l’elettorato attraverso la trasparenza e la partecipazione, princìpi cardine della riforma costituzionale che voteremo in autunno.
Lorenzo Cuocolo
Nessun commento:
Posta un commento
Questo blog non è moderato. Si raccomanda perciò un'adozione civile di modi e di toni.