ROMA. "Io e Renzi abbiamo due idee opposte della democrazia ". Margini zero. Pier Luigi Bersani non ha più bisogno di nascondersi dietro la formuletta "se il referendum è domani voto No"."Io sono contrario a questa riforma. Poi vediamo cosa succede con la legge elettorale, ma se mi chiedono come voto, dico quello che penso. Questo è legittimo, giusto?". Per distinguersi da D'Alema, però, l'ex segretario spiega che non farà "campagna per il No. Il mio voto vale uno, non cerco seguaci. Rispondo solo alla domanda, quando me la fanno. Non tutti i comunisti votarono per l'aborto, ma il giorno dopo erano ancora comunisti; non tutti i democristiani votarono per la Repubblica, e il giorno dopo erano democristiani. Che razza di problema c'è?"" In Transatlantico alla Camera, Bersani risponde a molte domande, confermando la distanza che lo separa dal premier-segretario. Distanza incolmabile. Come fanno a stare nello stesso partito due persone che hanno "idee opposte" non sull'Irpef ma sulla democrazia? Bersani accenna un sorriso: "Ehh... Diciamo che il Pd è un grande partito, contiene molte posizioni. Basterebbe un luogo dove discutere ".
Intanto il Sì incassa l'appoggio anche dell'ambasciatore americano a Roma.
"Le parole di Phillips sono cose da non credere. Ma per chi ciprendono? ".
L'ambasciatore non ha una posizione diversa da tanti sostenitori della riforma: semplificazione, stabilità, investimenti.
"Ma la semplificazione è la malattia, non la cura. Semplifica, semplifica e non sai quello che viene fuori. Vale per l'Italia e vale per il mondo, basta vedere quello che succede negli Stati uniti, nelle Filippine e in tanti altri paesi".
Per la modifica dell'Italicum oggi c'è uno schieramento ampio.
"Ma è incredibile che nessuno dica perché. Perché avete cambiato idea? Non pretendo un auto da fè, ma almeno una spiegazione del ripensamento, aiuterebbe a fare chiarezza".
Per la paura dei 5 stelle?
"Ecco, appunto. Quello è un motivo che spinge molti. Lo dicessero! Io non ne ho bisogno. Ho sempre pensato che la riforma del Senato e l'Italicum insieme fossero una piegatura della democrazia un po' pericolosa. Non va bene che con il 25 per cento un partito prende tutto e forma un Parlamento di nominati. Lo vogliamo capire che è un sistema sbagliato, dannoso, che alla gente dobbiamo ridare invece un'occasione di scelta, che devono sentirsi più rappresentati, non meno? Lo vogliamo capire che così crescono i populismi?".
Rifare la legge elettorale non è uno scherzo.
"Ma che dite? Ci vogliono due mesi. Due. Renzi può sempre mettere la fiducia come ha fatto la volta scorsa. E secondo me nemmeno serve".
La Spagna, che forse torna a votare per la terza volta, non è un fantastico spot per l'Italicum e il ballotaggio?
"Voteranno per la terza volta e nel frattempo succede che forze come Podemos e Ciudadanos vengono assorbite, entrano nel sistema, trovano uno spazio istituzionale in quella democrazia. Per me è un risultato positivo. Non dico che sia un bene votare tre volte per avere un governo, però...".
La legge ideale per garantire rappresentanza è il proporzionale.
"Io penso a un sistema moderatamente maggioritario che permetta agli elettori di avere dei rappresentanti in Parlamento. La Le Pen, con il 20 per cento, aveva due deputati e era tagliata fuori da tutto. Adesso quella forza rischia di diventare esplosiva per la Francia".
"È così. Ma il mondo sta andando dalla parte opposta. Semplificare non
è la risposta, peggiora la situazione. Viviamo un'epoca in cui la globalizzazione si sta ripiegando su stessa e crescono i protezionismi anziché gli scambi. Penso alla discussione sul Ttip. Il trattato è solo retorica, si va verso le chiusure altro che liberi scambi".
Goffrdo De Marchis - La Repubblica - 14/09/2016
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