giovedì 28 febbraio 2013

La non vittoria

Ho letto con attenzione tutti gli interventi sul blog dopo il voto di Domenica e Lunedì. Ho aspettato ad esprimermi perchè come immagino tutti voi, ero e sono ancora molto incazzato, amareggiato, deluso. Le parole di Alfio, Marino e Morfeo, nelle quali mi riconosco in parte, mi hanno fatto riflettere e al posto della delusione, al posto della voglia di mollare tutto, piano piano, si è fatta strada la convinzione di continuare. La delusione, innanzitutto, è per l’esito del voto politico. Sapevamo tutti che la battaglia non era semplice, che nulla era dato per scontato. Ma l’entità della sconfitta, o meglio della “non vittoria”, ha superato di gran lunga ogni pessimistica previsione. Oltre alla non governabilità (dettata ricordiamolo dalla pessima legge elettorale, che vede un partito, seppur di misura, vincitore ma impossibilitato ad avere una maggioranza solida al Senato) è il dato del Pd che delude. Il Pd perde 3.500.000 voti, il 30% di quelli presi nel 2008. Li perde soprattutto in meridione, ma anche al nord, nelle regioni settentrionali. Qui il Pd perde 1/5 del suo elettorato del 2008. Secondo uno studio della Swg il 30% dell’elettorato che si è rivolto a Grillo proviene per il 30% da sinistra, dal solo Pd per l’11%. Unico dato positivo, sempre secondo questo studio, è quello secondo il quale il Pd riesce a ripescare 2,2 milioni di voti dall’astensione e 500 mila dall’Idv.

L’amarezza è particolarmente bruciante per l’esito del voto alla regione. Non lo nascondo, ero ottimista sull’esito in Lombardia, lo davo quasi per scontato. Eppure, nonostante le malefatte del centrodestra, nonostante i quattro lunghi mandati di Formigoni e il sistema di potere contro il quale da sempre ci siamo battuti, che ha generato i mostri della corruzione, della illegalità e delle infiltrazioni malavitose, nonostante tutto questo, i lombardi hanno sostenuto ancora Lega e Pdl, anche se entrambi i partiti sono usciti notevolmente ridimensionati dal consenso bulgaro del 2010.
Ripartiamo da Cassina

Ora, di fronte abbiamo due possibili strade. Prima strada, attorcigliarci in una infinita discussione sui se e sui ma…del tipo, "e se fossimo andati al voto un anno fa, cosa sarebbe successo?" ancora "E se ci fossimo andati con Renzi?" Cosa legittima, tra l'altro pratica alla quale mi sono esercitato anche io nei giorni scorsi, ma che non porta però da nessuna parte. Seconda strada e secondo me più utile: fare tesoro di questa ennesima sconfitta, scusate di questa “non vittoria” (tanto noi a sinistra ci siamo abituati), rimboccarsi le maniche e prepararsi per il prossimo fondamentale appuntamento elettorale, le amministrative del 2014 a Cassina de Pecchi. A proposito di Cassina, ancora una volta i dati dicono chiaramente che il centrosinistra, unito anche alla sinistra più radicale, batte il centrodestra, alla Camera, al Senato e alla Regione. Motivo in più per crederci.

6 commenti:

  1. E' stata una bella botta altro che. Tiremm innanz! Alla prossima battaglia...

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  2. Marino Contardo2/28/2013 09:30:00 PM

    E' vero, è un esito inaspettato, imprevisto, forse imprevedibile. Ci si aspettava un problema di numeri al Senato, ma con i centristi si sarebbe potuto trattare e trovare una soluzione. Invece le cose si sono fatte più complicate, direi molto complicate. Ma è qui che si mette alla prova una leadership (parlo al plurale, non si può tutto caricare sul generoso Bersani) e si dimostra all'altezza della situazione. Si prenda coraggio, dinamismo, vigore, anche una certa dose di 'canaglieria', si vada in Parlamento con un programma che per i primi 100 giorni faccia propri i punti di Viola M5S e si affidi le Commissioni tutte ad esponenti M5S. Ma niente trattative, niente promesse, niente mosse furbette o sottobanco, niente tentativi di 'comprare' l'appoggio di qualcuno di loro. Questi metodi non funzionano con questa nuova leva di 'cittadini operosi', anzi ci espongono al dileggio e al ridicolo, una mossa falsa e tutto salta (leggo oggi su Repubblica che D'Alema ha avviato 'personali' consultazioni, spero che smentisca la notizia perché la cosa sarebbe molto grave). Proposte e impegni chiari alla luce del sole quindi, e ne potremo uscire. Se poi le cose -nonostante tutto- andassero male (ma darei un 60 su 40 alla prima ipotesi, sempre che si concordi una linea e la si segua con lealtà di tutti fino in fondo), si tornerebbe ad elezioni. L'ipotesi di governissimo con mister B., che sento serpeggiare in qualche buontempone, sarebbe davvero mortifera.

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    1. Dovremmo avere tutti quanti il coraggio di Ratzinger di essere semplici pellegrini di fronte all’unica certezza della “pienezza dei tempi” della politica: la seconda repubblica si è autodistrutta e l’unico in grado di tenere la barra dritta è ancora una volta il Presidente Napolitano il quale dice chiaramente che, se l’Italia non è allo sbando, è perché c’è ancora un governo; non uno qualsiasi, ma un governo che ha riportato una certa calma in un momento a un passo dalla crisi di nervi, un governo che ha tentato la mission impossibile di riportare a fare il Parlamento un’istituzione ridotta a pratiche e risse da mercato delle vacche; un governo al quale il PD di Bersani ha potuto essere sempre responsabilmente leale, elevandosi al di sopra di una certa ortodossia per cui le decisioni vengono sempre prese altrove...
      Siamo una Repubblica parlamentare che qualcuno con qualche colpo d’anca voleva trasformare in presidenziale; qualcuno che ha stupito con effetti speciali, come sa fare, recuperando l’irrecuperabile e tuttavia ha perso per strada sei milioni e mezzo di voti, bruciati, svaniti a colpi di buon governo Pdl+lega!

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  3. Marino Contardo3/01/2013 09:29:00 PM

    Scusami Franca, ma onestamente non vedo paralleli con la vicenda di Ratzinger: il papa se n'è andato perché s'è reso conto di non avere più le risorse personali per far fronte alle lotte di potere all'interno del Vaticano, ai maneggi del cardinal Bertone e allo scandalo della pedofilia e dello Ior. Un atto di testimonianza e di grande dignità personale, ma ora la questione ricade sul suo successore, e staremo a vedere come si muoverà. Anche Napolitano ha ormai i tempi contingentati, ed ha già dato molto per la sua età. Qui non si tratta di votarci a qualche pur illustre personalità, perché ci traghetti fuori dalla crisi, il tentativo con Monti è stato inevitabile ma francamente deludente, ma di una scelta politica netta e chiara. Mi aspetto che dalla Direzione del PD di mercoledì esca una decisione univoca, condivisa e impegnativa per tutti (e che i vari soloni del partito non si pavoneggino sulla stampa con i loro distinguo o riserve, qui la partita è seria), e che Bersani si presenti al Parlamento con una proposta forte di governo e chieda la fiducia. Niente trattative, niente accordi sotto banco, nessuna promessa, nessuna lusinga. Ognuno poi si assuma la responsabilità di dire sì o no o di avanzare proposte sempre in un quadro di responsabilità. Ci si dia un tempo preciso (6 mesi, un anno) per alcuni provvedimenti ineludibili (vedi i dieci punti di Viola, più altri che risolvano situazioni di emergenza sociale ed economica), al termine del quale si chieda nuovamente la fiducia o si vada a nuove elezioni. E' nelle situazioni complicate che si misura, e si valuta, la forza di una leadership.

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  4. ...nessun parallelo, naturalmente, ma solo una provocazione di fronte alla ineluttabile ricomparsa delle livide divergenze tra D'Alema e Veltroni predicate come "retta via" da pulpiti obsoleti: niente cambia, mentre la realtà chiede improrogabilmente risposte contro la corruzione, gli sprechi e il conflitto d'interessi, a favore della crescita....risposte sulle quali la politica reale ha sempre scantonato, lasciando che diventassero materia di reazioni scomposte.

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