venerdì 12 febbraio 2016

Domenica 7 Febbraio visita al Binario 21

L’iniziativa promossa dai circoli dei Giovani Democratici di Cernusco, Cassina de’ Pecchi e Carugate per la giornata della Memoria ha fatto tappa al Binario 21, il memoriale della Shoah di Milano domenica 7 febbraio.
60 persone hanno voluto essere presenti per visitare a casa nostra il luogo da dove dal 1943 sono partiti 15 convogli con destinazione i campi di concentramento e di sterminio, un luogo nascosto ma non troppo dove nell’indifferenza di troppi Italiani, tantissime Persone sono state private della prerogativa di essere Umani.
In tante testimonianze di sopravvissuti si fa cenno alla parola INDIFFERENZA, parola che ben rappresenta l’Italia delle leggi razziali dove da un giorno all’altro migliaia di bambini non hanno più potuto andare a scuola e si sono visti togliere il saluto dei loro compagni di classe, dalle loro maestre e quando le gli stessi bambini sono spariti dalle città, dai paesi è stata proprio l’indifferenza ad averli condannati.
Da Milano i convogli partivano dal binario 21 della Stazione Centrale ma non si formavano in stazione, i vagoni venivano caricati nei sotterranei e poi sollevati a livello dei binari. I vagoni fatti di legno e lamiera diventavano così una prigione temporanea per un viaggio di 6 giorni senza sosta; erano vagoni usati per il trasporto postale con solo 4 piccole aperture e decine di Padri, Madri, Nonni e bambini stipati senza cibo o acqua.
Due dei 15 convogli partiti da Milano hanno avuto come destinazione Aushwitz e sul primo di questi c’era Liliana Segre, adolescente milanese sopravvissuta ai campi di sterminio e promotrice della nascita del memoriale.
Il memoriale ospita quattro vagoni originali e 6 postazioni dove scorrono le testimonianze dei sopravvissuti, pochissimi. Lungo i 30 metri di muro che costeggia i vagoni sono proiettati i nomi dei deportati del solo convoglio di Liliana Segre con i sopravvissuti evidenziati in arancione e il colpo d’occhio sulla distesa di nomi bianchi su fondo scuro è un pugno nello stomaco.
Per tanti anni Milano si è colpevolmente dimenticata di quel luogo così come i milanesi durante la guerra si sono dimenticati nell’indifferenza di troppi di quei bambini scomparsi dalle scuole e dalle loro case.

Grazie a Liliana Segre l’Italia ha recuperato un ricordo di ciò che è successo e che ora è disponibile a tutti per essere visitato come testimonianza diretta di un passato che riguarda tutti noi.

Luca Brandi

1 commento:

  1. Bell'articolo Luca! Sintetico, ma al tempo stesso esaustivo. Hai ragione.....i troppi nomi scritti in bianco sulla parete son davvero un pugno nello stomaco!

    RispondiElimina

Questo blog non è moderato. Si raccomanda perciò un'adozione civile di modi e di toni.