mi
rivolgo a coloro che le recenti vicende hanno messo in una situazione
di difficoltà e meditano di uscire dal Partito Democratico. Nella
vita ci sono dei momenti che ci costringono a riesaminare tutto il
vissuto e a operare delle scelte. Ma le scelte utili non sono sempre
quelle fatte all’insegna di
un semplice sì o di un semplice no.
Il più delle volte è più produttivo rilanciare ponendosi in modo
attivo (e combattivo, direi) nella data situazione. E’ una sfida, e
non è detto che la si vinca, ma fuggire nel déjà
vu
(già visto nel passato, per chi poco mastica di francese), come
alcuni stanno facendo, è la via di fuga più facile ma anche la più
foriera di effetti nefasti. Non è chiesto a nessuno di rinunciare ai
propri riferimenti valoriali, ma un paese complicato come l’Italia
e un contesto mondiale che muta rapidamente ci costringono ad una
certa dose di pragmatismo,
che non è cinismo ma capire quali sono le forze in gioco, quali le
conseguenze delle nostre azioni, quali le reazioni, e quali le
contromisure, e tutto in tempi sufficientemente veloci per trovare
soluzioni
e non perdere il treno. I sacri principi da tutti declamati (in
primis la lotta alle diseguaglianze e alle povertà) non si possono
affermare solo allargando la spesa sociale e non pensando alla base
produttiva del paese, e a innestare efficacia ed efficienza in ogni
settore, a partire da quello pubblico. Siamo
un paese bloccato da
una burocrazia ferraginosa, da rendite di posizione corporative (e
Bersani ne sa qualcosa, quando da ministro si batté coraggiosamente
contro le lobby dei farmacisti, dei notai, dei tassisti, pure), da
sprechi colossali, ruberie, corruzione, per non parlare della spada
di Damocle del debito pubblico. E davanti a tutto questo i nostri
eroi della ‘scissione’ pensano che basti ‘spostarsi più a
sinistra’ e creare l’ennesimo
partitino,
a fare concorrenza ai grillini nel raschiare il barile dei riottosi e
degli arrabbiati. So che tanti argomenti da voi posti, come quello
che dice che non sappiamo più parlare ai lavoratori e ai giovani,
hanno un fondamento, ma non crediate di essere gli unici a porvelo, e
scordatevi che vengano a voi solo perché avete mandato a vaffa
Renzi, e il Pd. Convengo anche che Renzi e tutta la dirigenza del
partito non abbiano fatto il possibile per ascoltare
le vostre ragioni
e per interloquire, ma sono anche dell’opinione che alla fin della
fiera si debba prendere una decisione e che il metodo per arrivarci
sia quello democratico che dice ‘ascoltati tutti si decide a
maggioranza’. Vi invito poi a considerare le
conseguenze delle
vostre azioni: un indebolimento del Partito Democratico vuol dire in
questo momento indebolire la democrazia in Italia e favorire
l’approdo al governo – con esiti disastrosi – dei populisti di
vario colore, da quello nevrastenico di Grillo a quello xenofobo di
Salvini. Quindi ponderate bene le vostre decisioni, se stare nel Pd,
anche con il mal di pancia, per dare il proprio contributo, oppure
uscirne per salvarsi
la coscienza
e prepararsi a dire di fronte al peggio che verrà, perché verrà,
‘io
l’avevo detto’.
Con tutta la stima e il rispetto vi dico che ‘questo non lo
accetto’.
Marino Contardo
Marino Contardo
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