venerdì 8 aprile 2016

Referendum Trivelle: SI, No oppure gita fuori porta

Il Referendum del 17 aprile prossimo, quello detto ‘stop trivelle’, è stato promosso da nove regioni allo scopo di bloccare l’attività di prospezione e di estrazione di idrocarburi in zone di mare entro le dodici miglia (circa 22 km) a partire dalla scadenza della concessione (fino ad allora possono estrarre). La legge in vigore prevede che le concessioni ad estrarre valgano fino alla durata utile del giacimento (ovvero fino a che sia conveniente pompare), mentre vieta in tali aree ogni tipo di nuovo impianto. La motivazione principale delle regioni proponenti è che questo tipo di impianti può recare danni irreparabili all'ambiente marino con effetti negativi anche sul turismo. Ai promotori iniziali si sono affiancate molte associazioni ambientaliste aggiungendo motivazioni tipo "abbandonare le fonti fossili" (come sono appunto il gas e il petrolio) e "se ne appropriano le compagnie straniere" e "le royalites (il corrispettivo delle concessioni versate allo stato) sono troppo basse"
D’altro canto coloro che sostengono che questo referendum non debba passare (sia con il No sia con l’astensione) rilevano come: a) l’estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia marine contribuisca con il 30% alla domanda di gas nazionale e con il 9% a quella di petrolio, ergo una quota non indifferente nel bilancio energetico nazionale; b) non si sono avuti in questi anni incidenti di un qualche rilievo, prova dell’affidabilità tecnica degli impianti, sottoposti tra l’altro a regole molto severe; c) sullo sviluppo delle fonti rinnovabili c’è consenso, ma per un lungo periodo –detto di "transizione"- avremo ancora bisogno delle fonti fossili, in primo luogo gas; d) novemila persone impiegate nel settore potrebbero rimanere a spasso oppure reimpiegate ma molto gradualmente nel settore rinnovabili; e) le compagnie potrebbero spostare i loro impianti a 12,5 miglia o in altri paesi; nel primo caso i costi di reimpianto farebbero diminuire le royalities, nel secondo perderemmo prodotto, soldi e lavoro (la principale compagnia è l’ENI, il grande complesso petrolchimico italiano, in procinto di installare impianti estrattivi nei mari del Monzambico e dell’Egitto); e) dovremmo procurarci l’equivalente di gas e petrolio in Russia e nei paesi arabi.
Personalmente trovo più convincenti le ragioni contrarie al referendum, aggiungo che su materie di natura tecnico-economica questo è il sistema più sbagliato per prendere decisioni, mentre sarebbe più utile affidarsi a valutatori competenti e indipendenti. Anche le ragioni degli "ambientalisti" mi sembrano più cariche di aspetti ideologici che razionali: il passaggio ad una economia verde sostenuta da fonti rinnovabili di energia è sì cominciato (da questo punto di vista in Italia siamo all'avanguardia) ma l’abbandono delle fonti fossili sarà lungo e graduale (alcuni decenni, forse ce la faremo a fine secolo, aggiungendo il contributo della fusione nucleare), a meno che non si voglia tornare all'età della caverna. Anche il discorso sulla "decrescita" avrà scarso o nullo effetto perché coinvolgerebbe solo una frazione irrisoria della popolazione mondiale, quella più ricca dei paesi occidentali, mentre il resto del mondo sarà in crescita tumultuosa. Ci sono poi delle forzature di tipo politico, o meglio propagandistico, che non mi garbano affatto. E qui non mi soffermo sull'indegna campagna per il Sì al ritmo di "trivella tua sorella", ma mi riferisco al frastuono che corre via web circa la complicità di chi si oppone al Sì e la collusione con il Governo, le multinazionali, la mafia, ed altre allegre compagnie. Ecco, questo modo disonesto di argomentare è decisamente la ragione principale per cui non andrò ai seggi il 17 aprile.


Marino Contardo

4 commenti:

  1. http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2016/04/08/lo-scandalo-trivellopoli-spiegato-in-3-minuti/


    http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/01/scandalo-petrolio-dipendenti-eni-scambiarono-le-cozze-che-monitorano-inquinamento-del-mare-dati-alterati/2600098/?utm_source=outbrain&utm_med

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    1. http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/01/scandalo-petrolio-dipendenti-eni-scambiarono-le-cozze-che-monitorano-inquinamento-del-mare-dati-alterati/2600098/?utm_source=outbrain&utm_med

      E per non farci mancare niente c'è pure il bavaglio all'informazione.

      A parte il fatto che sono stati buttati via ben 350 mil di € per non aver accorpato il referendum alle amministrative, non è che stiamo parlando di spendaccioni (anche) ma la scelta è di boicottare bellamente e senza vergogna la consultazione popolare. Questo governo non eletto da nessuno, è contro i Cittadini non si confronta con i fatti ma glieli nasconde, non vuole discuterli. Vado a votare convintamente e voto Sì. Un governo che si rispetti non inganna i propri Cittadini ma li aiuta a capire e con loro affrontare le problematiche. Ma come già detto, questo governo non è stato eletto da nessuno, quindi non deve dar di conto a nessuno. Almeno NON ai Cittadini.

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    2. Chiedo scusa per il doppione. Questo è il link giusto.

      http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/01/scandalo-petrolio-dipendenti-eni-scambiarono-le-cozze-che-monitorano-inquinamento-del-mare-dati-alterati/2600098/?utm_source=outbrain&utm_med

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    3. http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/04/08/trivellopoli-sibilia-m5s-livelli-istituzionali-coinvolti-in-sistema-mafioso/505152/

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