Per la prima volta dopo cinque anni le famiglie italiane si sentono meglio: nel 2016 gli italiani sono più soddisfatti per le loro condizioni di vita rispetto
all’anno precedente. A certificarlo è l’istituto nazionale di statistica che nel suo report annuale sottolinea come sia migliorata, rispetto al 2015, la percezione della situazione economica di famiglie e individui.
Gli osservatori più diffidenti e disfattisti potrebbero accostare questa trasformazione positiva a un adattamento (una specie di rassegnazione) da parte dei cittadini nei confronti dell’interminabile crisi: è come se si fosse creata una sorta di resilienza – diranno gli esperti più scettici – in grado di cambiare la prospettiva delle persone, abbassando in pratica l’asticella delle aspettative.
Qualche altro commentatore, più semplicemente – e forse anche più concretamente – porrà invece l’accento su un effettivo miglioramento delle cose.
Non è dato sapere, tuttavia, quale dei due sia l’approccio più oggettivo e realistico, e ancora una volta ci troviamo di fronte a una dicotomia nell’osservare i cambiamenti della società, quel dualismo tipico di oggi che sta facendo da sfondo anche alla campagna referendaria (è chiaro che fino al giorno della consultazione del 4 dicembre tutto verrà collegato al referendum, anche l’indagine diffusa stamane). Una dualità rappresentata da due linee di uno stesso racconto: da una parte la narrazione positiva, dall’altra sfiducia e pessimismo.
Ma se aumenta la soddisfazione degli occupati per il lavoro, anche se lievemente, forse quei numeri tanto sbandierati dal premier – 656mila occupati in più dal 2014 – non sono così lontani dai bisogni della società. C’è poi il dato positivo diffuso dall’Istat tre giorni fa che mette in risalto la crescita fornendo finalmente un cenno positivo (anche se non ancora sufficiente) sulla situazione economica del Paese.
Non a caso la fiducia dei consumatori, da febbraio 2014 a settembre 2016, risulta aumentata del 13,4%: è sempre l’Istat che lo certifica. E dal Nazareno si dicono convinti che le riforme di questi anni promosse dal governo “funzionano e stanno cambiano in meglio anche la percezione della vita quotidiana delle persone”.
Tornando ai numeri dell’indagine diffusa stamane dall’Istat risulta notevole, in particolare, l’incremento della quota di persone di 14 anni e più che esprimono un’alta soddisfazione per la propria vita nel complesso: dal 35,1% del 2015 al 41% del 2016. La soddisfazione per la propria vita diminuisce all’aumentare dell’età: risulta altamente soddisfatto il 54,1% dei giovani tra 14 e 19 anni e il 34,4% degli ultra 75enni.
Inoltre le relazioni familiari si confermano la dimensione a cui corrisponde la percentuale più alta di persone soddisfatte, il 90,1% nel 2016. Risulta elevato anche il numero dei molto o abbastanza soddisfatti per le relazioni amicali (82,8%) e il proprio stato di salute (81,2%).
Stefano Minnucci - L'Unità - 22/11/2016
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