Sembra quasi paradossale parlare
oggi di iscrizione a un partito. Eppure sono qua, siamo qua, con lo scopo di
scrivere un pezzo, interessante spero, per la campagna tesseramento 2013 al
Partito Democratico. E allora ci provo, usando le parole e la determinazione di
sempre. Nonostante tutto. Nonostante “le nostre cazzate”, per riprendere le
parole di Roberto. Nonostante il tonfo della credibilità dei partiti. Nonostante
la fine, azzarda qualcuno, dei partiti. Per me, per noi, ha ancora un senso riconoscersi
in una idea e battersi per essa. Ha ancora un senso, per noi, ritrovarci nella
saletta, quella di sempre, quei pochi metri quadrati, lassù al terzo piano
della “Speranza”, a parlare, confrontarci, discutere, produrre. A muoverci è in
fondo una certezza, che nessuno potrà mai toglierci: la politica e la
partecipazione sono davvero il motore per mettere in pratica le cose in cui
credi. Cè ancora bisogno dei partiti, è una affermazione, non una domanda. Cè
ancora bisogno della loro organizzazione, del loro radicamento sul territorio,
della loro capacità di esprimere idee e classe dirigente. Semplicemente, senza
troppi giri di parole. Partecipare a una manifestazione, andare a un banchetto,
organizzare una iniziativa, scrivere su un blog. Questa è in sintesi la nostra
concezione di militanza, che non può prescindere, almeno fino a quando qualcuno
non dimostrerà il contrario, dalla forma partito. I partiti certo, oggi sono in
difficoltà, sono decotti, hanno bisogno di nuova linfa. Penso innanzitutto
perché soffrono di burocrazia e di lentezza. Qualcuno direbbe che i partiti
sono dei bisonti, ormai “vecchi” e inadeguati ai tempi, che inesorabilmente
cambiano, cambiando anche il modo di esprimersi e di esprimere le proprie idee.
E non a caso oggi si moltiplicano le forme aggregative alternative ai partiti,
come le liste civiche o i movimenti, spesso in contrapposizione ad essi. Ma,
correggetemi se sbaglio, l’aggregazione e la mobilitazione che i partiti
riescono a mettere in campo ancora non ce l’ha nessuno. Questa grande forza
propulsiva è nel dna del partito
Democratico, che è rimasto l’unico vero partito di massa e organizzato
presente sulla scena politica italiana. Mentre scrivo è in corso il cantiere
per il prossimo importante appuntamento congressuale che vedrà “scendere in
campo” migliaia di iscritti pronti a disegnare il Pd del futuro (a proposito,
avete mai visto un congresso dalle parti di Berlusconi&C?). Mentre scrivo,
in tutt’Italia, si stanno organizzando centinaia di Feste Democratiche, che
sono il vero, fondamentale appuntamento politico e culturale dell’estate. Mentre
scrivo in Tv dicono che il Pd e il centrosinistra hanno stravinto le amministrative
del 2013. Qui, adesso, in questo momento, ho rinnovato la mia iscrizione, ho
scelto di aderire al Pd di Cassina de Pecchi. E lo faccio con coraggio,
convinzione, speranza, chiedendo a tutti quelli che mi leggono di fare altrettanto.
Un’idea, se è buona, ha bisogno di un sostegno, anche economico. Soprattutto adesso,
in tempi di tagli ai finanziamenti ai partiti e ai rimborsi elettorali. Cè poco
da dire e molto da fare. La politica, quella vera e libera, ha bisogno di un
contributo. Dimostriamo che noi, il popolo del Pd e del centrosinistra, il
popolo delle primarie, dei gazebo, dei circoli, dei militanti in grembiule a
servire alle feste, ha ancora qualcosa da dire. Nonostante le tante cose che
non vanno, che non condividiamo, nonostante le scelte che forse semplicemente non
capiamo. Nonostante tutto, dicevo prima, ci credo, ci crediamo. Ancora una
volta, perchè “l’Italia Giusta” non è rimasta solo un miraggio, ma un obiettivo possibile.
Andrea, dici cose giuste e sagge. E per la stima e l’amicizia che condividiamo ti dico perché non mi iscrivo al PD: 1- per pigrizia: alla mia età (62 anni) preferisco investire le mie risorse ed il mio tempo in attività ed interessi diversi dall’impegno politico diretto, che richiede –per essere efficace- presenza continua ed attenzione, se si vuol essere seri; 2- per disincanto: la politica oggi si illude di governare i processi sociali ed economici, sempre più complessi, inafferrabili, impersonali, e non basta la generosità e la determinazione di alcuni per incidere; 3- per diffidenza: la forma partito, per quanto mi risulti, richiede una sorta di ‘fede’, seppur non più cieca, e ‘disciplina’, mentre a me non s’addice né la ‘fede’, di alcun genere, né la ‘disciplina’, preferendo perseguire un percorso del tutto personale verso la socialità e l’impegno; 4- per ritrosia: verso un coacervo multiforme di correnti e di cordate, in perenne competizione –‘perché gli spetta in ragione del proprio peso’- per occupare posti di potere o di sottopotere, e non in ragione della propria intelligenza o competenza, e chi non si riconosce in una di esse si trascina in una patetica testimonianza di sè.
RispondiEliminaHo aspettato qualche giorno prima di rispondere al tuo commento, Marino. Ho pensato molto alle tue parole, le ho lette e rilette più volte. Innanzitutto dico che i tuoi sono 4 buoni motivi per non iscriversi al Pd. E se ci mettiamo intorno a un tavolo, probabilmente senza perdere nemmeno troppo tempo, ne troveremmo almeno altri dieci. Sono convinto che al fianco di tutte queste buone motivazioni ce ne sono altrettante che invece dicono un altra cosa. Per me, la tessera al Pd, significa innanzitutto partecipazione, condivisione di obiettivi. Anni fa, Veltroni si inventò il motto (non proprio vincente) del "I care" ovvero "Io ci tengo, mi sta a cuore" che è un po il contrario del "chi se ne importa". Anche se Veltroni non mi sta simpaticissimo, devo dire che mi riconosco in pieno in queste tre parole "io ci tengo". Oggi, purtroppo, ci sono troppi "me ne frego" (non è il tuo caso, superfluo persino sottolinearlo). Ecco, se vedo, sento, ascolto sempre più spesso i tanti, troppi "chissenefrega" a loro rispondo che ci sono anche tanti, diciamo parecchi, che invece si interessano alle cose, alla vita, alla politica, ma anche alla comunità in cui vivono e ai suoi problemi, con la voglia magari di cambiarle le cose che non vanno. "I care". Non è roba da poco, perchè implica, come dici tu, costanza e presenza, significa disciplina e anche fede a una linea, a una posizione, anche se scomoda o difficile da digerire. Ma, così è, mi vien difficile convincermi del contrario.
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