sabato 4 febbraio 2017

CONGRESSO SI’, CONGRESSO NO, SCISSIONE SI’, SCISSIONE NO’

Si affilano i coltelli all’interno del Pd, la sfida all’Ok Corral è iniziata. Il regolamento di conti dopo la sconfitta al referendum costituzionale è iniziato. Si prevedono sfracelli, sangue e vittime. C’è chi agita le carte bollate (Emiliano), chi farfuglia di minacce e di garanzie (Bersani), chi di portarsi via l’argenteria valutata nel 10% dell’elettorato (D’Alema) – un succulento bottino dopo il ‘tesoretto’ dei DS misteriosamente volato via -, il tutto sbattuto in prima pagina dal noto giornale vicino ai ribelli (Repubblica) con titoloni ad effetto. Secondo questi agitatori il popolo italiano è tutti i giorni in ansia per le sorti del Pd e non sa darsi pace fino a che non gli si dirà quando il partito si riunirà a congresso. Insomma è una questione nazionale, un tempo si chiamava ‘dirimente’, che non se ne può fare a meno pena gravi conseguenze nelle esistenze di ognuno. Nell’arena i toreri di nuovo conio (tranne che per l’età) sventolano il drappo rosso (la rossa bandiera?) e fendono l’aria con lo stiletto affilato che dovrà colpire al cuore, a partire dalla cervicale, il toro furente ma senza scampo (Renzi). Sugli spalti sparuti gruppi di azzimati tifosi si esercitano nell’urlare all’unisono la ola finale quando il toro stramazza a terra e il torero si inchina per rendere omaggio alla piccola folla agitando lo stiletto insanguinato. Poi, due robusti cavalli da tiro trascinano la carcassa sanguinante fuori dal campo fino alla macelleria ufficiale. Qui viene immediatamente squartato e i testicoli messi all’asta degli estimatori di tali prelibatezze. Quando tutto sarà finito, e le fonti germinali del malcapitato saranno passate fra i villi intestinali, come d’incanto risorgerà il sol dell’avvenire e una nuova e gioiosa era si aprirà per il popolo. E vissero felici e contenti.
Le favole in genere hanno un finale edificante, che riscatta situazioni di dolore, di abbandono, di soprusi, ma richiedono comportamenti eroici. E questi di eroico hanno davvero poco, solo il loro smisurato ego o i loro meschini interessi di bottega o i deliranti proclami ideologici, nonché il senile risentimento, a tenerli desti. Finiranno per procurare un danno forse irreparabile al Partito Democratico, di cui pare facciano parte, alla Sinistra di cui a ogni piè sospinto tessono le lodi, al Paese tutto che dicono di amare, perché questi atteggiamenti irresponsabili finiranno per spianare la strada a populisti e xenofobi di ogni risma. Per poi chiudersi in conclave a rimuginare su ciò che avrebbero potuto fare e non hanno fatto, e ad affliggersi per gli errori tattici, strategici e di principio, salvo uscirne indenni e da facce di bronzo qual sono - Giachetti usò un’altra espressione, ma sorvoliamo - ricominciare a concionare … nel deserto.
P.S. A noi semplici iscritti è dato di sapere che compete alla Direzione Nazionale stabilire la data del Congresso, e che questa si riunirà a breve. Sappiamo anche che molti di quei fieri toreri d’antan ne fanno parte. Spero partecipino, anche perché per quanto non sembri vero io sono con loro, vorrei come loro un congresso nei prossimi mesi, a patto che fosse posto al primo punto della discussione il tema “Come si sta insieme in un partito, non in una chiesa né in una bolgia”. Assodato ciò, si potrà parlare di elezioni, alleanze, programmi, ecc. ecc..

Marino Contardo

5 febbraio 2017

2 commenti:

  1. Se la politica è l’arte del possibile, essere un politico dell’impossibile è una contraddizione in termini.
    Dove sono troppi i "politici" dell'impossibile finisce la politica.
    Chi/cosa ne prenderà il posto non so, ma non sono affatto tranquillo!
    Bruno Fiocca

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