Eppure viene il momento della resa dei conti, vengono al pettine nodi sempre più brutti quando per lungo tempo si è peccato in inadempienze, in calcolo, in colpevoli omissioni, eludendo i problemi e stendendo veli impietosi sul marciume.
La cosiddetta questione morale nella politica che per la destra non è mai stata una questione, ma uno “status” corrispondente a un dato di realtà, per la sinistra è diventata una macroquestione foriera di infiniti danni non solo d’immagine.
Per la Chiesa cattolica la mancanza di trasparenza, la latitanza del buon esempio stava raggiungendo dimensioni ecumeniche, mentre “il marcio” - visto già profeticamente da Papa Wojtyla, alla fine dei suoi giorni, come il problema – troppo a lungo coperto, tollerato, non isolato, diventava costume, si stava facendo destino.
Il nuovo Arcivescovo di Roma, chiamato a presiedere la Chiesa cattolica, non si è solo presentato con i toni meno formali e curiali pensabili.
Papa Francesco si è offerto a tutti gli uomini di buona volontà con un paniere di doni preziosi, generosi, alcuni prossimi all’estinzione nella loro rarità: la sobrietà, la semplicità spontanea, la mitezza, la modestia, la calma del forte, l’attenzione a chi lo ha preceduto, la trasformazione dei fedeli da sudditi in protagonisti, il coraggio della concretezza… il tutto nella composta efficacia e autenticità di pochi gesti.
Una svolta? La Chiesa curiale e affaristica spesso aveva copiato i toni e i caratteri della peggiore politica, quella che aveva allontanato i cittadini dalle istituzioni, eroso la fiducia nella rappresentanza e spianato la via all’intrallazzo.
Ora sarà la politica a dover prendere ad esempio la Chiesa impersonata dal nuovo successore di Pietro, ritrovando la via per fare propria la passione e la cura per il bene comune.
Franca
Marchesi, 15 marzo 2013
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