Ammesso e concesso che il moVimento di Grillo sia uno di
quei moti sociali studiati dai sociologi nelle loro analisi, i quali più o meno
scientificamente traggono dal divenire storico un “modello” – ove dal fluire
diacronico degli eventi colgono l’elemento invariante, sincronico,
di tutti i movimenti–, c’è da chiedersi: il M5s è ancora in evidente
stato nascente, in quella condizione pre-liminare in cui un movimento è ancora
in incubazione, o è già crisalide? Ed è possibile prevedere quali esisti
storici potrà avere questo stato nascente? Secondo l’inventore della formula,
Francesco Alberoni, ci sono quattro possibili modi di esiti ultimi dello
stato nascente.
A) Viene represso nel sangue (come gli Albigesi). Questa
è ipotesi da scartare perché non sono più quei tempi. Benché girino
nel mondo sguardi truci come quello di Sallusti e mascelle digrignanti come
quella di Belpietro, non c’è un Villain all’altezza
che possa pronunciare la terribile frase: “Uccideteli tutti, Dio
riconoscerà i suoi” rivolta a chi faceva notare al re cattolico assediante
che nella rocca ove si erano rinserrati gli eretici ci potesse essere
qualche buon cristiano.
B) Si estingue in quanto la gente non ci crede più e va
altrove. È esito possibile questo benché prematuro. Piazza San Giovanni è
ancora troppo calda.
C) Il movimento si esaurisce in una vampata come nel
caso dell’orgiastico movimento hippie oppure come il ’68, ossia non
si materializza in una istituzione (Partito, Chiesa, Fondazione, Istituto
ecc) però resta la nostalgia del paradiso perduto.
D) Diventa un’istituzione o si integra in una preesistente .
È il caso dei movimenti pauperistici ed evangelici del Medioevo
(francescanesimo, domenicanesimo, valdesi, dolciniani) in parte chiusi in un
Ordine e in una Regola e incorporati nella Chiesa universale, in parte esclusi
e destinati a fondare una loro Chiesa.
Il MoVimento è in una fase di tumultuosa crescita e rifiuta
sistematicamente l’opzione realistica e storica: diventare una istituzione o
contribuire a una preesistente (Parlamento). È nella fase, incredula, in
cui c’è ma fa finta o crede sinceramente di non esserci. Vuole
rimanere nello “stato di grazia” del moVimento assoluto, nell’effervescenza
perenne dello stato nascente, quello millenarista, profetico (gli insulti di
Grillo sono come le invettive di Isaia, di Giovanni il Battista) dove
l’ebbrezza del Vaffa scalda i cuori e rinsalda i vincoli della comunità e fa
vibrare la Rete. I post dove si insulta e si difende la purezza della comunità
dalle tentazioni del Secolo, sono in assoluto i più commentati nel blog (oltre
18.000 quelli di Bersani morto che cammina, oltre 9000 quelli dei “puttanieri”
di regime, su una media di 3-4000 commenti dei post ordinari).
Ma già nel MoVimento c’è qualcuno che sente il fascino della
Istituzione, la seduzione della Dignità delle Cariche, già vedi le
frequentazioni discrete della Buvette, l’uso cauto della Macchina Blu (definita
con una bugia linguistica “Auto aziendale”). Sì perché la prima
rivoluzione, sia quando stai nel Movimento che quando approdi
nell’Istituzione, è terminologica – le cose ci sono da sempre, sono i
nomi a cambiare-, è parlare al Secolo con il proprio linguaggio o
accettare quello del Secolo con le vecchie tracce del proprio, con le dovute
perifrasi della langue de bois degli integrati. Se
il movimento sposa le istituzioni può fare le riforme, contribuire alla Renovatio
ecclesiae, facendo confluire lo stato nascente nell’alveo del grande
fiume. Occorre che il seme muoia perché la pianta nasca. Oppure restare nella
fase millenaristica di rivoluzione permanente che dura finché dura. Diceva Tom
Hydin, fondatore del movimento studentesco americano (SDS) poi andato sposo a
Jane Fonda: «La differenza tra un riformista e un rivoluzionario è che il
riformista fa la rivoluzione per gli altri, mentre il rivoluzionario la fa per
se stesso». Quale sarà perciò l’esito del moVimento? Indovinala Grillo!
L'accostamento del fenomeno 'Grillo al '68' proprio non rieco a vederlo. Questi ragazzotti/e più o meno attempati/e che si mettono sull'attenti -o al massimo balbettano qualcosa di incomprensibile- quando parla il capo, non somigliano neanche lontanamente ai ribelli del '68. C'erano anche lì i leader -che emergevano per talenti personali- ma erano davvero tanti e continuamente messi in discussione. I movimenti legati al '68 si prolungarono fino agli anni '80, altro che vampata! E poi, molti dei temi agitati in quegli anni passarono di fatto nel bagaglio dei partiti 'tradizionali' della sinistra (anche nel PSI, che allora andava forte, almeno a livello di potere), per diventare poi patrimonio di ampia parte della società italiana: pensa solo al nuovo diritto di famiglia, alla pillola, ai consultori, al divorzio, all'aborto, allo statuto dei lavoratori, insomma la stagione dei diritti rinasce dopo la Resistenza in quegli anni, pur tra contraddizioni anche a livello teorico, baruffe a non finire, contrapposizioni furibonde, ma feconde. Invece e Grillo e i suoi, quale nuova stagione stanno aprendo? A parte il martello demolitore -che indubbiamente ci vuole su tante schifezze che anche la sinistra ha in parte avvallato e condiviso (e su ciò al riflessione tarda)- non si vede di quale proposta siano portatori.
RispondiEliminaIl parallelo con il '68 l'ha fatto Michele Serra. Io indago, col sussidio del mio prof. di allora Francesco Alberoni, la fisiologia del "movimento collettivo" M5s. Per la patologia le mie riserve sono le tue...
RispondiEliminaBeh, se hai fatto proprio il parallelo di Serra vuol dire che lo condividi, io invece no, anche se lo seguo con interesse, e il più delle volte con condivisione, sull'Amaca e sul Venerdì di Repubblica. In quanto ad Alberoni, per quel poco che ho letto sul Corriere ma mi basta, lo considero un campione di banalità, ma non escludo aspetti interessanti, solo che il tempo limitato mi costringe a preferire altri autori.
EliminaSerra faceva solo il paragone con il '68, movimento collettivo quello e movimento collettivo l'altro. Di Alberoni hai letto poco, se hai letto solo il Corriere. Ha scritto molti saggi che io ritengo importanti anche se discutibili: "Movimento e istituzioni" soprattutto, ma anche "Genesi" che completa il suo lavoro. So che non è simpatico, ma io non posso farci nulla... a me interessano le idee, solo quelle...
EliminaIl '68, oltre la carico positiva e la consapevolezza che le cose si possono cambiare, come dice Marino, è stato funzionale per la determinazione di tante conquiste sociali, politiche, civili. Grillo e il suo dirompente Movimento, forse, dopo la decisione incomprensibile di non sedersi al tavolo, buttando a mare di fatto l'unica possibilità concreta di cambiamento che oggi ci troviamo di fronte, ha un solo scopo, la distruzione del sistema.
RispondiEliminaA tal proposito vi incollo questo post trovato sul sito di Bersani. Riflettiamoci.
"In questi ultimi giorni si è rivelato il vero fine del M5S:
Esso non vuole il bene dell'Italia, vuole distruggere il sistema politico italiano e dalle sue macerie vuole governare il Paese. Il tutto senza conoscere come si scrivono le leggi e come funziona la macchina parlamentare. Parlano di governo dei cittadini ma i cittadini dall'età della Grecia delegano dei rappresentanti per governare e per essere rappresentati.
Non vogliono "sporcarci le mani" con il sistema del parlamento ma vogliono ucciderlo, vogliono il 51% anche a costo di mandare l'Italia nel baratro, si "lavano le mani" dei problemi attuali ben sapendo che gli italiani li hanno votati per risolvere i problemi. Gli italiano che hanno votato perchè credevano nel progetto 5 stelle o per "protesta" rimarranno delusi, il M5S fino a quando non avrà il potere assoluto non farà nulla e non presenterà nemmeno un DDL ma continuerà a urlare e offendere.
Per noi prima di Bersani c'è il PD, prima del PD c'è l'Italia. Ecco la "piccola" differenza tra noi e loro".
E' stata data una possibilità, a Grillo e ai suoi, di giocare la propria partita con lealtà e trasparenza, ma hanno preferito rovesciare il tavolo. Tanto peggio tanto meglio, questa è ormai la linea che detta il bicefalo Grillo-Casaleggio. Tra il capriccio infantile e sogni malati di palingenesi totale, le prime vittime sono proprio i neoparlamentari 5Stelle, ridotti a burattini balbettanti o comparse obbedienti. Io penso che questo stato di soggezione non regga a lungo, e che la propaganda e l'enfasi roboante del capo tra non molto farà capolino dietro il ridicolo e il grottesco, e si apriranno nuove possibilità. Da parte nostra ci vorrà ancora perseveranza e determinazione, ma anche fantasia e coraggio (penso ad esempio al finanziamento pubblico dei partiti -da abolire-, alla Tav -opera inutile e faraonica come il ponte sullo stretto- in un paese dove le risorse vanno impiegate nella piccola e ordinaria manutenzione del territorio, al sistema delle Tv che va liberato dall'oligopolio RAI-Mediaset -non più di un canale per lo stesso proprietario (qui è il nocciolo vero del conflitto di interessi di mister B.), alla revisione del sistema dell'appello e del ricorso in Cassazione nel sistema Giustizia -che sono possibilità da motivare e non diritti-, ed altro)
RispondiEliminaEcco Marino, secondo me hai colto il senso della questione. Magari farò venire i brividi sulla schiena a qualcuno, ma credo che si possa pensare di impegnarsi con determinazione per avvicinare gli eletti 5 Stelle al di la del suo leader, un po come fatto per l'elezione dei due presidenti delle Camere. E questo vale ancora di più in chiave futura, anche a livello locale.
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