Eppure lo sapevamo anche noi
l'odore delle stive
l'amaro del partire
Lo sapevamo anche noi
e una lingua da disimparare
e un'altra da imparare in fretta
prima della bicicletta
Lo sapevamo anche noi
e la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l'onta del rifiuto
lo sapevamo anche noi
questo guardare muto
E sapevamo la pazienza
di chi non si può fermare
e la santa carità
del santo regalare
lo sapevamo anche noi
il colore dell'offesa
e un abitare magro e magro
che non diventa casa
e la nebbia di fiato alla vetrine
e il tiepido del pane
e l'onta del riufito
lo sapevamo anche noi questo guardare muto
(Gianmaria Testa, Ritals )
Ma cosa deve accadere per sperare che sia l’ultima
volta? Esiste un quantitativo di morti, un’intensità della vergogna e del
dolore perché - come è successo per gli
orrori della shoah - si dica BASTA, “Mai più!” e si comincino ad esplorare
soluzioni alternative, nuovi vaccini per uscire dagli schemi ottusi
dell’egoismo e dell’indifferenza?
Così è nato il grande laboratorio dell’UE, tuttora un
cantiere aperto che ha comunque preservato i paesi europei per quasi settantanni da altre guerre.
Oggi si blatera spesso di comunità internazionale,
termine ancora assai vago.
Quelle dei migranti sono tragedie vecchie di secoli,
come la fame e la guerra. Sono tragedie che ci portiamo nel sangue, come
italiani, nel nostro DNA. Fanno parte della nostra storia più o meno recente e
l’Italia, sia pure in modo diverso, da paese di immigrazione sta riprendendo ad
essere paese dal quale si emigra.
Il terzo millennio, l’era della globalizzazione, è
cominciato da un pezzo, ma sembra che il tempo non passi.
Mentre l’Occidente, i suoi popoli e la sua civiltà si
avviano all’estinzione demografica innanzi tutto, persone, tante persone,
cariche di fame, di paura, di nostalgia, scappano e non hanno altra via di fuga
di quella offerta dalla spietata criminalità organizzata.
Qualcuno li chiama migranti, qualcuno clandestini,
viaggiatori che nessuno aspetta. A loro non è concesso un porto, sono stati
spinti al distacco, alla ricerca di una via di salvezza, rincorrendo una
dignità che manca quando non si ha nulla da perdere; una dignità dei diritti
che molti chiamano “libertà”. Ma per loro, nella società globalizzata, non c’è una
possibilità legalmente protetta di spostarsi, di viaggiare, di tentare una via
d’uscita dalla miseria e dalla violenza.
Tre pescherecci hanno "fatto finta" di non vedere quello che stava accadendo al barcone della morte in fiamme. Non sono andati via per vigliaccheria o per trasgredire la legge del mare e quella umana, ma per non essere incriminati di 'favoreggiamento dell'immigrazione clandestina" (già successo). E' il risultato di una legge infame, fatta da un fascista-ripulito e da un razzista-sempresporco. Parlo della legge Bossi-Fini. Sempre in vigore (mai cancellata) e sempre pronta a uccidere.
RispondiEliminaIo credo che in una siffatta situazione la legge Bossi-Fini non operi: in situazioni simili vige il principio sacro che in mare tutti, dalle più grandi navi,civili o militari, alle più piccoli barche, sono tenuti a prestare soccorso a natanti e persone in difficoltà. Chi va per mare lo sa bene.
RispondiEliminaSe fosse appurato che i pescherecci in questione scientemente hanno evitato di soccorrere il barcone in difficoltà ed i naufraghi per me c'è il reato di omissione di soccorso.
Infatti: se gli immigrati vengono aiutati si corre il rischio di essere incriminati per favoreggiamento, se invece non si presta loro soccorso si corre il rischio di essere incriminati per omissione. Tutto questo grazie alla legge Bossi-Fini, mix esplosivo di: intolleranza, discriminazione, razzismo e inumana violenza. Per non parlare del democristianissimo, cattolicissimo, moderatissimo, devotissimo personaggio chiamato Casini, il quale, gli immigrati preferiva prenderli a cannonate, lì, seduta stante. La Bossi-Fini dunque, una legge pazzoide per un Paese reso ancora più pazzo.
RispondiEliminaMi sono spiegato male, probabilmente: soccorrere una persona in mare non è favorire l'immigrazione, ma obbedire ad una legge, sacra, del mare. Io non avrei dubbi, poi voglio vedere chi avrebbe il coraggio di incriminarmi. Certo bisogna avere un po' di.. attributi.
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