lunedì 20 gennaio 2014

Paolo Cova - News n. 40

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n°40
Gennaio 2014
 
 
 
 
 
 

Europa, non stringerci così

L'Aula della Camera ha approvato le mozioni della maggioranza sulle iniziative in ambito europeo e nazionale per la revisione dei vincoli previsti dal “fiscal compact”. Detta così, ai più non suggerisce nulla. E allora vado brevemente a spiegare.
Il Patto di bilancio europeo o Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria, conosciuto appunto con l’inglesismo Fiscal compact (letteralmente patto fiscale), è un accordo approvato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 stati membri dell'Unione europea, ed entrato in vigore il 1 gennaio 2013. Il patto contiene una serie di regole che sono vincolanti nell’Ue per il principio dell'equilibrio di bilancio. Ciò che il patto chiede è una serie di obblighi, ovvero quelli del perseguimento del pareggio di bilancio, del non superamento della soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% del Pil, una significativa riduzione del debito pubblico.
Le numerose mozioni presentate da diversi gruppi parlamentari andavano tutte nella direzione di una revisione dei vincoli di bilancio europeo. Le mozioni approvate impegnano il Governo, tra le altre cose, ad avviare un negoziato con le istituzioni europee finalizzato a far sì che, a seguito del riesame dei provvedimenti in materia di governance economica da parte della Commissione europea per il 2014, sia concessa una maggiore flessibilità degli obiettivi di bilancio a medio termine, per tenere conto del ciclo economico, e a favorire la costituzione di un fondo europeo di remissione del debito e di strumenti di debito europeo a breve termine. Si chiede anche di attenuare l'attuale rigidità delle metodologie con le quali è calcolato il vincolo del 3 per cento del rapporto debito/prodotto interno lordo e di permettere lo scomputo di alcune voci di spesa per investimenti che possano esercitare un impatto a breve pos itivo sulla crescita territoriale e sulla riduzione della disoccupazione.
I documenti chiedono poi all’esecutivo di promuovere nelle sedi europee l'introduzione di meccanismi per il finanziamento dei sussidi alla disoccupazione e per il sostegno dell'occupazione, in particolare giovanile.


Una mano a chi è in difficoltà
La scorsa settimana abbiamo anche approvato, a maggioranza, una mozione congiunta Pd-Scelta Civica( quella PD firmata anche da me), che il Governo ha fatto propria, che contiene diversi impegni nel settore della lotta alla povertà. La mozione guarda alla valorizzazione del terzo settore, alla responsabilità dei cittadini e della società civile che potrebbero indirettamente contribuire allo sviluppo sociale del Paese e prevede anche che venga combattuto il gioco d'azzardo, allo scopo di prevenire l’impoverimento delle famiglie.
Nel dettaglio, la mozione chiede al Governo di proseguire nella costruzione di una strategia di lungo respiro per la lotta alla povertà, inserendola tra le sue priorità, e di introdurre gradualmente una misura nazionale, rivolta a tutte le persone in povertà assoluta, che si basi su una logica non meramente assistenziale, ma che sostenga un atteggiamento attivo dei soggetti beneficiaridell’intervento. Ciò significa un piano personalizzato per ciascuna famiglia in difficoltà, che favorisca il reinserimento lavorativo e l’inclusione sociale.
Nel documento si parla poi di deduzioni e detrazioni fiscali per le spese relative all'assistenza e al sostegno delle famiglie con componenti minori, persone non autosufficienti e anziani, dell'introduzione dei livelli essenziali delle prestazioni socio-assistenziali e introduce anche il famoso reddito di cittadinanza e il fattore famiglia. La mozione tratta anche il discorso del servizio civile volontario, della detassazione delle donazioni e della stabilizzazione del 5 per mille. E, su altro fronte, appoggia la mozione del Governo sul contrasto al gioco d’azzardo.

Professioni culturali: c’è la legge

Sul fronte delle proposte di legge, in Aula ne abbiamo appena approvata una in materia di professionisti competenti a eseguire interventi sui beni culturali. In sostanza, il testo prevede che gli interventi operativi di tutela, protezione, conservazione, valorizzazione e fruizione dei beni culturali siano affidati alla responsabilità e all’attuazione di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, restauratori di beni culturali e collaboratori restauratori di beni culturali, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologie applicate ai beni culturali, storici dell'arte.
Al Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo saranno istituiti elenchi nazionali nei quali dovranno iscriversi i professionisti - a eccezione dei restauratori e dei collaboratori restauratori che hanno già una loro normativa - in possesso dei requisiti. Questi ultimi saranno individuati con un decreto interministeriale che dovrà essere adottato, previo parere parlamentare, entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, coinvolgendo, oltre che la Conferenza Stato-Regioni, anche le associazioni professionali e le organizzazioni sindacali e imprenditoriali più rappresentative.
Gli elenchi devono essere pubblicati nel sito del Ministero. Ma attenzione, per chi fosse interessato: questi elenchi non costituiranno un albo professionale e la non iscrizione negli stessi non preclude la possibilità di esercitare la professione.

Lavoro in stabilità

Continua il nostro viaggio dentro la legge di stabilità. Ancora una volta voglio parlare di lavoro e rendere noti i provvedimenti previsti per favorirlo.
E’ stato istituito il Fondo per la riduzione della pressione fiscale, che riduce le tasse sul cuneo fiscale (ovvero la differenza tra il costo del lavoro a carico dell’impresa e lo stipendio netto del lavoratore) per lavoratori dipendenti e autonomi, pensionati e imprese.
Del taglio al cuneo fiscale, che è partito adesso, nel 2014, con oltre 2,5 miliardi, più della metà, cioè 1,56 miliardi (1,7 miliardi a regime, dal 2015) serviranno a ridurre l’Irpef per le fasce medio-basse. A 15 mila euro l’incidenza Irpef per un lavoratore senza figli scende dal 14 al 12,57%. In concreto, chi si trova nella fascia di reddito tra i 15 e i 18mila euro potrà avere uno sgravio medio di oltre 200 euro annui.
Inoltre, quest’anno saranno finanziati con 600 milioni di euro gli ammortizzatori sociali in deroga, con 40 milioni i contratti di solidarietà e con 50 milioni la cassa integrazione guadagni straordinaria. Altri 50 milioni di euro andranno a incrementare del 10% l’ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà, che passa così dal 60% al 70%.
E’ stata poi prorogata al 2017 l’agevolazione dell’importo massimo della indennità di mobilità ed è stato previsto che l’incentivo straordinario volto all’assunzione e alla stabilizzazione di giovani fino a 29 anni possa essere ulteriormente finanziato dalle Regioni e dalle Province autonome.
Nel contempo è stato istituito il Fondo per le politiche attive del lavoro, con l’obiettivo di favorire il reinserimento lavorativo di coloro che usufruiscono di ammortizzatori sociali e di lavoratori in stato di disoccupazione involontaria.

Il Ministero non mi soddisfa
Ancora una volta mi sono reso protagonista di un confronto sul tema delle quote latte, direttamente in Aula, pochi giorni fa. Il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione ha risposto, infatti, alla mia interpellanza sul tema, che avevo già presentato nella scorsa news. Tuttavia, non ho affatto ottenuto i chiarimenti che mi aspettavo. E ho dovuto invitare lo Stato a intervenire con maggiore decisione nella questione.
Di tutto il mio intervento e della risposta del Ministero vi ribadisco solo la parte meno tecnica, quella che, in modo netto, fa capire a chiunque dove sta l’inghippo.

Paolo Cova

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