mercoledì 26 febbraio 2014

Paolo Cova - Comunicato stampa



CAMERA DEI DEPUTATI

On. Paolo Cova parlamentare del Partito Democratico

COMUNICATO STAMPA

On. Cova: "Al Presidente Renzi ho chiesto subito i pagamenti della Pac, il veterinario pubblico aziendale e molta attenzione all’Expo"

Il parlamentare del Pd Paolo Cova è intervenuto, oggi, in Aula, nel dibattito sulla fiducia, affrontando i temi della politica agricola del nuovo Governo. Cova fa parte, infatti, della XIII Commissione Agricoltura della Camera e, anche da un punto di vista professionale, conosce a fondo i problemi e le aspettative del mondo agricolo italiano e lombardo in particolare.

Cova ha fatto presente che se “nella presentazione delle linee del programma di Governo fatta in Aula non sono riecheggiate le indicazioni sull’agricoltura e su coloro che trasformano in cibo di qualità la nostra produzione, non è un problema: era impossibile riportare tutti i temi nel dettaglio. Anche nel comparto agricolo possono essere declinate le linee di cambiamento previste dal suo programma per uno sviluppo e uno slancio economico dell’agricoltura – ha dett o rivolgendosi direttamente al Presidente Renzi –. In particolare, mi sembra importante il contenuto del Collegato Agricoltura che è un passaggio per dare gambe a questo sviluppo”.

E ha aggiunto, entrando nel dettaglio delle questioni ‘calde’ del settore: “Più volte si è detto che bisogna pensare a interventi che permettano alla pubblica amministrazione di restituire i soldi alle imprese. Quindi, in agricoltura, il primo passo è quello di velocizzare i pagamenti della Pac, la Politica agricola comunitaria, con l’obiettivo di immettere liquidità, e nel contempo snellire le procedure burocratiche per avervi accesso. Bisogna istitu ire le figure del veterinario e dell’agronomo aziendale per garantire la tracciabilità dei prodotti agricoli, e investire sul ruolo della veterinaria pubblica e libero professionale proprio come garanzia della sanità, salubrità e tracciabilità degli alimenti”.

Secondo Cova “sarà importante poi dedicare molta attenzione all’evento Expo che rappresenterà la vetrina mondiale del nostro agroalimentare e un’occasione unica per la nostra produzione e i nostri agricoltori”. Ma temi imprescindibili sono pure quelli del “contenimento del consumo di suolo”, come pure “la revisione dei prezzi dei prodotti agricoli” e nel contempo “si deve affrontare la questione delle energie alternative da biomasse”.

“Sono tutti temi sui quali il Pd in questi anni si è speso – ha concluso Cova –. Per questo accolgo il suo invito a impegnarci insieme perché il programma si possa realizzare e magari anche migliorare”.

Roma, 25 febbraio 2014

Per vedere l'intervento in aula clicca il link:http://www.youdem.tv/doc/265513

Paolo Cova

lunedì 24 febbraio 2014

Paolo Cova eNews n° 45

News dal Parlamento

INFORMATI SU CIO' CHE ACCADE A ROMA DA PAOLO COVA
eNews
n°45
Febbraio 2014

E adesso al lavoroDunque, l’Italia ha un nuovo Governo. Sapete tutti come è andata. Forse non è chiaro ai più come procederà. Nelle prossime ore il Governo Renzi si recherà prima al Senato e poi alla Camera per ottenere la fiducia e poter incominciare la sua attività.Indubbiamente sono state introdotte diverse novità rispetto ai governi precedenti. Mi piace sottolinearne una in particolare, ovvero la rappresentanza femminile che non è un aspetto marginale o secondario. Il rilancio del nostro Paese passa attraverso il pieno coinvolgimento di tutte le sue componenti e l’universo femminile esprime una sensibilità, una attenzione e una ricchezza che devono essere tra le principali risorse per far ripartire l’Italia.Il giudizio e i commenti sui componenti del nuovo Governo credo sia opportuno esprimerli dopo aver visto al lavoro ognuno di loro. Diamogli una possibilità: rimandiamo apprezzamenti e critiche più avanti, dopo aver valutato cosa sono capaci di fare.

sabato 22 febbraio 2014

Non ci resta altro che attendere

Non ci resta altro che attendere. Ogni gesto politico, ogni scelta, ogni atto, ogni nomina recherà con sé lo stigma del vecchio che mai passa oppure il segno del nuovo, vantato, esso ed esso solo, come unico elemento per la conquista del potere? Non accetterò giustificazioni del tipo: la criticità è strutturale, perché anche per gli altri era tale, allorché ci si proponeva come unici risolutori e si faceva credere che era solo questione di uomini al comando. Tuttavia ritengo ingiusta e anche sbagliata la posizione del cinese alla riva del fiume; chi ha amore per le sorti del Paese non può che indirizzare le proprie energie, per quanto limitate o insignificanti, a sostegno di una iniziativa politica che si propone il bene pubblico. Ma l'onestà intellettuale impone un vaglio ancor più severo e nessuno sconto a chi sconti non ha concesso. Hic Rhodus hic salta.

mercoledì 19 febbraio 2014

Consumo di suolo, le proposte del Partito Democratico.

A quasi dieci anni dalla pubblicazione della legge lombarda per il governo del territorio, è in fase di completamento il rinnovamento degli strumenti di pianificazione comunali, provinciali e della stessa Regione.

Il gruppo consiliare del Pd e quello del Patto Civico per Ambrosoli Presidente hanno costituito un gruppo di lavoro che, tra ottobre 2013 e gennaio 2014, ha proceduto ad una lettura e analisi di quanto ha funzionato o non ha funzionato in questi dieci anni di applicazione della LR/2005, elevando la concretezza dell’esperienza applicativa a fonte di ispirazione per una reale, e più funzionale, innovazione nel governo del territorio.
STOP AL CONSUMO DI SUOLO
Rigenerazione urbana e pianificazione per area vasta. Queste le proposte alla base del progetto di legge di Pd e Patto Civico

martedì 18 febbraio 2014

A proposito di Renzi

 Tutti a dire che non capiscono come un neosegretario del PD possa fare al governo, senza passare per elezioni,  quello che non è riuscito a compiere un ex vicesegretario dello stesso partito.  Non è certo facile capire nel marasma di commenti, predizioni, provocazioni  e giudizi più o meno infondati.
Può essere che non fosse il momento di fare gli schizzinosi nel Paese Italia, sia per le macerie che lo opprimono, sia per l’urgenza che alcuni segnali impongono.
Era il momento dell’azzardo sia pure sgradevole,  del rischio quasi sempre inelegante.
E non parliamo di leaderismo, di (post)berlusconismo, di tradimenti … Renzi obiettivamente non è un leader personalistico, è il segretario consacrato dalla gente di centrosinistra, dagli italiani che hanno intuito che il cambiamento non era tanto una scelta dettata da simpatia politica, ma una necessità dettata dall’urgenza. Diciamo il Segretario del Partito democratico per definizione e  la  democrazia è una pratica sofisticata e logorante.

Certo la scena non è stata occupata da un Matteo qualunque, ma da un Renzi che s’impone per la sua diversità, uno che emerge e spicca  per temperamento, entusiasmo ed energia.
La diversità piace ad alcuni e risulta sgradita ad altri.
Letta piaceva perché era presentabile e rassicurante, ma è stato messo in una situazione che nulla aveva di rassicurante.

E’ incredibile come le persone in situazioni nuove rivelino aspetti di sé insospettabili : Letta, lo stesso Alfano, ex nullità, una volta usciti dall’angolo, hanno affermato doti di un’assertività sconosciuta. Renzi è partito col massimo di assertività , una volta  uscito dall’angolo, con le primarie per la segreteria del PD.
Una volta finito nel pianeta del tritatutto,  sarà ancora in grado di mantenere alto il profilo dell’idea di Paese e di futuro che l’ha fatto emergere come ultima spes, come ossigeno per la nostra politica boccheggiante?

lunedì 17 febbraio 2014

Segnali preoccupanti


Poco più di 24000 lombardi hanno votato alle Primarie di ieri, solo 23 cassinesi. Per la cronaca ha vinto Alessandro Alfieri con il 57% circa delle preferenze, che per le regole che ci siamo dati risulta essere il neo Segretario, senza congresso, senza discussione nei circoli e vista la scarsissima partecipazione, senza (forse) una legittimazione.
Vi rimando al link http://www.pdcassina.it/votazioni-segretario-regionale-del-pd/ per il dettaglio del risultato.


Ora, le domande su questo semi fallimento si sprecano:
Candidati sconosciuti? pochissima informazione sui media? disinteresse e allontanamento dalla politica? segnale di disagio verso le scelte nazionali del Partito?

Leggo ora che, secondo i primi dati, il candidato del centrosinistra in Sardegna è in vantaggio di 9 punti sul rivale. Buona, anzi ottima notizia, li sa partiva da una situazione ribaltata. Ma nonostante questo vantaggio (incrociamo le dita) si è registrata nel turno amministrativo sardo una scarsa affluenza al voto, solo il 50% degli aventi diritto si è recato alle urne. 
Segnali negativi, segnali che mi preoccupano in vista dei prossimi fondamentali appuntamenti, anche e sopratutto a livello locale. 


Da Letta a Renzi


Cosa cambia per la scuola                                               Da TuttoscuolaNEWS

 La politica scolastica aveva trovato spazio e considerazione anche nel programma di governo di Enrico Letta, soprattutto sul versante dell’università e della ricerca, settori ben noti alla ministra Maria Chiara Carrozza, che da quel mondo proveniva.

Ma la politica scolastica, soprattutto quella riferita alla scuola e agli insegnanti, non ha costituito - se non nominalmente - una effettiva priorità per il governo Letta, che ha dovuto in primo luogo occuparsi della crisi economica e del contenimento della spesa pubblica a partire da quella dei ministeri, compreso quello dell’istruzione.

Ora invece, stando almeno alle posizioni espresse in più occasioni da Matteo Renzi e dai suoi principali collaboratori fra i quali Davide Faraone, responsabile Welfare e scuola nella segreteria Pd, potrebbe esserci maggiore attenzione per la scuola.

Attenzione ben presente d’altra parte nella mozione con la quale Matteo Renzi ha stravinto le primarie dell’8 dicembre 2013 e che conteneva l’idea di promuovere un grande piano d’ascolto del mondo che opera nella formazione scolastica. Un’idea apparentemente non troppo lontana da quella lanciata da Carrozza con l’iniziativa della ‘Costituente della scuola’, ma più orientata a sollecitare una partecipazione dinamica, proattiva, degli insegnanti ai processi innovativi.

Riteniamo utile riportare qui di seguito una parte del passaggio riservato dalla mozione Renzi a questa tematica: “Gli insegnanti sono stati sostanzialmente messi ai margini, anche dal nostro partito. Abbiamo permesso che si facessero riforme nella scuola, sulla scuola, con la scuola senza coinvolgere chi vive la scuola tutti i giorni. Non si tratta solo di un autogol tattico, visto che comunque il 43% degli insegnanti vota PD. Si tratta di un errore strategico: abbiamo fatto le riforme della scuola sulla testa di chi vive la scuola, generando frustrazione e respingendo la speranza di chi voleva e poteva darci una mano. Il PD che noi vogliamo costruire cambierà verso alla scuola italiana, partendo dagli insegnanti, togliendo alibi a chi si sente lasciato ai margini, offrendo ascolto alle buone idee, parlando di educazione nei luoghi in cui si prova a viverla tutti i giorni, non solo nelle polverose stanze delle burocrazie centrali. Casa per casa, comune per comune, s cuo la per scuola, da gennaio 2014 i nostri insegnanti, i nostri assessori alla scuola, i nostri circoli, i nostri ragazzi saranno chiamati alla più grande campagna di ascolto mai lanciata da un partito a livello europeo, sul doppio binario di una piattaforma tecnologica dedicata e di un rapporto personale, vis a vis. Chiameremo il Governo, il Ministro, i suoi collaboratori a confrontarsi sulle proposte e sulle idee. E daremo risposte alle proposte degli insegnanti, non lasciandoli soli a subire le riforme, ma chiedendo loro di collaborare a costruire il domani della scuola”.

Ora Renzi non potrà più “chiamare” il governo al confronto sulle proposte. Dovrà attuarle.

Paolo Cova - News n° 44

News dal Parlamento

INFORMATI SU CIO' CHE ACCADE A ROMA DA PAOLO COVA
eNews
n°44
Febbraio 2014

Il Presidente e la Costituzione
In questi giorni ho letto e sentito diversi interventi che ribadivano che Mario Monti, Enrico Letta e il prossimo Presidente del Consiglio dei Ministri non sono stati eletti dal popolo. Sono certo che nessuno di voi ha fatto queste affermazioni, ma mi sembra opportuno richiamare quanto scritto nella Costituzione Italiana agli articoli 92, 93 e 94.
L'art. 92 recita: “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”. Gli altri due sono i passi successivi (giuramento, fiducia…).
Capisco che 20 anni di centrodestra abbiano instillato l'idea che sia il popolo a scegliere il Presidente del Consiglio e che questa sia la prassi, ma ciò non è mai avvenuto negli ultimi 65 anni.
Mi sembrava doveroso precisare.

Di governo e di partito
Le giornate che stiamo vivendo con le dimissioni di Enrico Letta da Presidente del Consiglio mi spingono a fare alcune considerazioni.
Il tema mai chiarito e non ancora risolto è il peso e il ruolo che deve giocare il partito e il suo segretario nazionale nelle varie fasi politiche. Certamente mi riferisco a partiti che non sono “padronali” o movimentisti. Il ruolo è semplice, mentre siamo in minoranza e non governiamo: il partito viene organizzato per fare opposizione e ricercare del nuovo consenso con la costruzione di proposte. Tutto diventa più difficile quando si governa. Lo dico non solo riferito al governo nazionale, ma anche alle vicende locali di tanti comuni. Un sindaco, ma anche un semplice presidente di Consiglio di zona a Milano, si trova a doversi confrontare con i partiti.
Chi decide e chi detta la linea? Abbiamo tantissimi esempi di amministrazioni locali dove la sintonia tra il partito e il sindaco porta a ottimi risultati. Entrambi vedono che il lavoro di squadra serve a entrambi e non offusca nessuno dei due. Ritengo che debba essere un sostegno leale e propositivo, anche schietto, ma non con l'intento di minare l’esperienza amministrativa. Questo dovrebbe essere il percorso che deve ispirare anche il governo del Paese.
Può sembrare che il partito e il suo segretario nazionale giochino un ruolo secondario, forse che vengano anche messi in ombra, ma è una scelta politica di disponibilità e servizio che va nella costruzione del bene comune.
Un’ultima amara considerazione: mi aspetto che cambiare la politica non consista solo in un cambio di velocità, ma anche una maggiore etica, sobrietà e morale.

venerdì 14 febbraio 2014

La smodata ambizione dei politici

Gaetano Mosca
Lo scienziato della politica Gaetano Mosca (un siciliano conservatore  che la sapeva lunga e il  cui pensiero politico è per certi aspetti una superfetazione del pessimismo e conservatorismo  isolani) aveva enucleato  sulla scia di Machiavelli la sua dottrina della conquista del potere. Il suo pensiero ebbe tale risonanza che proprio a  lui,  unitamente a  Robert Michels e Vilfredo Pareto, il Neocon ed ex trotzkista americano James Burnham  (l'autore de "La rivoluzione manageriale") aveva dedicato il famoso studio "fra gli specialisti "The Machiavelians. Defenders of Freedom". Uno dei corollari del pensiero  politico di Gaetano Mosca era quello della  cosiddetta “formula politica”.

Che cosa intendeva dire Mosca con questa “formula”? In soldoni, e gli studiosi della scienza della politica mi perdoneranno, Mosca diceva:  Guardate che chi prende il potere non ti dirà mai “Prendo il potere perché sono ambizioso, perché poi avrò un sacco di amanti, perché uscirò dall'anonimato, perché comandare è meglio che fottere”. Insomma i politici non confesseranno coram populo, ma neanche a se stessi a dire il vero, che  è per una la loro sporchissima e indegnissima pulsione personale che puntano al potere. ( E se anche così fosse? Il prete non predica anche perché punto da narcisismo oltre che dall'amor di Dio?). No, diceva Gaetano Mosca, chi vuole prendere o ha già preso il potere inventerà una “formula politica”ossia una teoria per 'coprire' le proprie pulsioni, spesso falsa o non corrispondente al vero, e dirà se è un teocrate: “Il mio potere viene da Dio”o “Dio lo vuole”. Se è un democratico o un populista: “E' il popolo che lo vuole”, e se è un folle dittatore  dirà che il suo potere lo vuole il popolo e Dio. In poche parole le finalità dei politici sono nascoste,  subdole o insconsce come quelle degli amanti o degli uomini di affari o dei militari. I seduttori diranno che amano gli stessi film e gli stessi tramonti dell'amata mentre in verità puntano ai suoi scrigni segreti; gli uomini d'affari inventeranno le più favolose opportunità  e vantaggi del compratore e i generali nasconderanno le proprie intenzioni e crudeltà dietro una fitta coltre di dissimulazioni disoneste. Ognuno in inventa le sue formule.
“L'uomo è un essere irrazionale, ma ragionevole”, chiosava Vilfredo Pareto, “agisce per istinto e giustifica per ragione”. Tutti sanno che in fondo (ecco che ritorna il pessimismo isolano) il mondo “gira”così; ma ecco che non appena vedono uno che non dissimula, che punta spregiudicatamente, con esprit florentin,  al potere  con invereconda ambizione (e agisce machiavellicamente di conseguenza) ecco tutti a bofonchiare e a recriminare. Eh no, così non si fa. Insomma, si sentono doppiamente traditi: perché il soggetto ha agito in maniera non dissimulata e perché non ha mentito come loro si aspettavano, o se ha mentito non li ha avvisati che stava mettendo in atto la sua “formula politica”: “Voglio tutto il potere per me cari cocchini, ma lo faccio per il bene dell'Italia”. A chi si stupisce ancora di queste “trovate”della politica e pur non volendo fare il machiavellico d'accatto, oserei dire: ma non si può spiegare sempre come nascono i bambini! Sicuramente non sotto il cavolo delle nostre finte o dissimulate ingenuità. Scopo della politica è la conquista del potere. Il potere come mezzo e mai come fine nelle migliori intenzioni, ma sempre conquista del potere. E' la norma non l'eccezione ciò che sta avvenendo in queste ore. 

Lia Quartapelle -Newsletter n° 21

Carissime, carissimi,
sono giorni davvero molto complicati, a mio giudizio i più complicati dall'inizio della legislatura.
Ci siamo parlati e scritti con molti di voi, preoccupati e in trepidazione per le decisioni del nostro partito e del nostro segretario in merito al governo. E' una decisione difficilissima, e molti di voi si sono dichiarati contrari al governo Renzi. Credo che il passaggio sia complicatissimo, e che sia l'ultima occasione per dimostrare che il PD le riforme è in grado di farle davvero, mettendoci la faccia del nostro segretario, con una mossa che è certamente di grande coraggio. I prossimi giorni saranno complicati, ma mi piacerebbe dialogare con voi di quanto sta succedendo, sfruttando un lavoro fatto dal mio circolo. Per questo vi do appuntamento a mercoledì 19 febbraio dalle 14.30 alle 15.30 suquesta pagina per poter discutere insieme a voi, anche alla luce delle novità dei prossimi giorni, di questo delicato momento. La pagina che utilizzeremo infatti, appoggiandosi alla piattaforma del Circolo 02PD, permette lo scambio di idee e commenti tra gli utenti. E' uno strumento molto innovativo e che mi piacerebbe provare insieme a voi.

Il 16 febbraio ci saranno le primarie per eleggere il nuovo segretario regionale del Partito democratico della LombardiaIo ho deciso di sostenere la candidatura di Alessandro Alfieri. Ho conosciuto Alessandro in questi anni in cui ha svolto egregiamente il suo ruolo in segreteria e ho apprezzato in particolare la sua competenza e la sua capacità di fare squadra e farsi apprezzare in modo trasversale. C’è bisogno di tutti, dentro il PD, ma soprattutto c’è bisogno di uscire dal PD.
Sappiamo tutti che questo viaggio sarà lungo e faticoso ed è per questo che bisogna partire per tempo, con una prospettiva chiara e con un gruppo coeso.
La candidatura di Alessandro Alfieri nasce con una forte spinta autonoma dagli schemi nazionali, con l’obiettivo di rivendicare la specificità del territorio lombardo e costruire un percorso che abbia come fondamento l’unità tra le tante anime che compongono il partito, e credo che questo approccio sia un positivo elemento di novità.
Credo sia la figura più giusta in questo momento per il Pd lombardo e per questo vi invito a votare alle primarie e votare per lui. 

giovedì 13 febbraio 2014

Finalmente!

Siamo un paese vecchio. Siamo un paese diviso. Siamo un paese fermo, da tempo, troppo tempo. Un paese impantanato dai veti incrociati, bloccato dai logori distinguo senza fine, immobilizzato dalle divisioni tra guelfi e ghibellini che ci porteremo dietro fino alla fine dei nostri giorni. E, una volta tanto che un giovane Segretario (che non ho votato ma che sto imparando ad apprezzare) eletto con tre milioni (o quasi) di elettori, animato da voglia di fare (magari troppa voglia), spinto dalla testardaggine tipica degli spericolati e dei geni, pieno di se, persuaso perchè no da ambizione, arroganza, spietatezza (ma in fondo, chi se ne importa) mosso da quello spirito vincente di chi finalmente decide di mettersi in gioco (senza dover aspettare per forza di cose il 2018), prende la palla al balzo, si lancia in avanti, dribbla gli avversari, dritto verso la porta avversaria...
Di fronte a tutto questo cosa fa il bel paese? non lo dico, aspetto di leggere domani i commenti e i giornali.

'Antropologicamente respingente'

Al TG3 di martedì 12 febbraio il signor Vendola ha dichiarato che 'un governo che comprenda i diversamente berlusconiani è per noi un governo antropologicamente respingente'. Forse preso dall'affanno per fare la sua parte nell'affaire Letta-Renzi, e tornare agli onori della cronaca dopo le grasse risate ai danni del giornalista che voleva intervistare il patron dell'Ilva di Taranto e che si vide sottrarre il microfono, non ha avvertito che la sua frase è rivelatrice di un atteggiamenti sprezzante verso chi si muove in ambiti politici diversi dai suoi - e qui ci può anche stare - ma anche dal punto di vista 'umano' (antropologicamente  respingente sta a marcare una sorta di differenza circa la natura biologica dei contendenti, quasi appartenessero a specie diverse), e qui è da respingere in modo radicale. Il dissenso politico, e la critica anche severa, non può mai trascendere e mettere in sordina il rispetto verso l'interlocutore, pena ripetere antichi errori ( od orrori ), di cui nei giorni scorsi abbiamo sentito parlare a proposito di Giornata della Memoria e del Ricordo.    

Raccontiamo un'altra storia

Camminava sola, veloce, con la mente che saltava come una scimmia da un’angoscia all’altra. M. andava a prendere il bus che l’avrebbe traghettata tra mille scrolloni al liceo Virgilio.
Tutte le volte che usciva con un gruppetto di compagne,  o semplicemente faceva il tragitto per la scuola con loro, cancellava dalla propria immagine qualche tratto fra i pochi che vedeva positivi: magari le ragazze camminavano insieme quando, in modo inatteso, ridendo, il gruppetto scattava verso il bus mentre lei rimaneva a terra, sentendosi un rifiuto solido urbano.
O forse era il contrario. Sì, perché ogni volta che perdeva qualche mattoncino dell’immagine di sé, proprio lei si cacciava in situazioni che drammaticamente confermavano la perdita. Negli ultimi tempi, quando in solitudine volteggiava senza rete su internet, non poteva fare a meno di cliccare su quel dannato social-trappola dove ti facevano domande anonime mentre l’autore delle risposte era  riconoscibile: dopo per te era finita, diventavi un bersaglio, una vittima.

Camminava sola, veloce, posseduta dalla nuova emozione di aver preso una decisione difficile, di aver fatto una scelta. M. si stava recando alla sede dell’Osservatorio della Martesana per la Comunicazione dove monitoravano il rapporto media-social-scuola-giovani. Vi si poteva anche trovare uno sportello con una giovane psicologa disposta ad ascoltarti senza fretta, senza giudicare, facendoti sentire già un po’ meglio: ti accettava semplicemente come persona, in modo incondizionato……
Questa però è un’altra storia, con un altro finale; una storia dove M. ha trovato a chi rivolgersi per chiedere aiuto per il disagio che stava diventando disperazione.

A Cittadella, in provincia di Padova, invece, N. è stata sopraffatta e annientata, le violenze verbali sul web l’hanno trovata indifesa e non ne è uscita viva. Aveva 14 anni. La notizia è cronaca di ieri.
Non è la prima volta: la comunicazione massmediatica  sui giovani offre spazio nelle cronache a episodi di bullismo, incidenti stradali, spaccio e consumo di droghe, reati di violenza sessuale, furto, percosse filmate e rese pubbliche come fossero bravate, oltraggi omofobi, situazioni dalle quali non sempre le giovanissime vittime sono uscite vive.

Tutti leggono e vedono queste storie: genitori e ragazzi  devono pensare che i giovani sono quelli?  Storie di giovani legate a sport, politica, chiesa, ambiente, mondo del lavoro, volontariato difficilmente fanno notizia. Forme di aggregazione giovanile dove si fa musica, si scrive, si fa teatro, si produce, si gestiscono fonti informative, hanno scarsa visibilità. Ne esce una visione deformata che crea ansie eccessive nei genitori e diffidenza nei ragazzi verso le istituzioni, la scuola in primo luogo.

La tragedia, come quella di Cittadella, fa notizia, ma come tutte le notizie, viene macinata in fretta e poi tutto torna come prima. Altre storie di drammi interiori vengono consumate in solitudine.
Lo scenario ha la normalità delle cassette di fiori alle finestre, vi regna un certo benessere, ma non c’è più o non c’è mai stato un consultorio aperto ai giovani.
Il rifiuto e l’emarginazione conosce solo l’isolamento e lo sguardo distratto e inconsapevole di adulti che chiamano “ragazzate” e “bravate” atti di violenza sulla persona.

L’adolescenza, ce lo dimentichiamo quasi tutti, è un’età fragile, un periodo in cui il giudizio degli altri, adulti e coetanei, ha un peso decisivo per i nostri destini personali. Nelle parole dell’altro il ragazzo sperimenta come e quanto viene percepito e valutato e vi proietta sé stesso.
Nel nostro Comune, dunque, raccontiamo un’altra storia, una storia che abbia un futuro per i giovani a partire da iniziative di aggregazione, di ascolto (come sportelli  e consultori), canali comunicativi  (come progetti con la scuola) che si aggiornino sulle nuove realtà e facciano sperimentare esperienze di partecipazione e di comunità.

     13 febbraio, Franca Marchesi

martedì 11 febbraio 2014

Lettera aperta a sostegno del Presidente della Repubblica

A tutte le iscritte e gli iscritti 
Partito Democratico Area metropolitana milanese 
Giorgio Napolitano ha rappresentato - in questi anni faticosi - un baluardo contro l’irresponsabilità di una certa politica, che ha preferito rincorrere un consenso di breve periodo rispetto a una visione più ampia e lungimirante, che sapesse dare futuro all’Italia. L’azione del Presidente della Repubblica ha mantenuto la barra dritta di un Paese lancinato da una fase politica incapace di dare prospettive certe: in questa notizia non c’è nessuno scoop, ma lo sforzo di traghettare il nostro Paese in mari tranquilli, fuori dalle speculazioni monetarie e lontano da manifeste incapacità politiche. Non possiamo – infatti - dimenticarci l'Italia del 2011, compressa tra scandali, maggioranze cadute e movimenti speculativi.

Oggi continuiamo a vivere momenti turbolenti. La voglia di riforme e l’inedita iniziativa politica che il Partito Democratico ha saputo mettere in campo e imporre nella discussione in Parlamento (già solamente il fatto che le diverse forze siano tornate a confrontarsi appare eccezionale) provoca gravi pressioni e profondi sommovimenti che nascono, in un circolo perverso, dal tentativo di manovrare la modifica dell’assetto istituzionale e al tempo stesso dal rifiuto del cambiamento.

Si tratta di un gioco lontano dalle regole democratiche. Non è accettabile che le forze politiche non dibattano, anche duramente, nel merito delle proposte, ma si prestino a vergognosi attacchi verso il Presidente della Repubblica provocando inammissibili tensioni nelle istituzioni e nella delicata vita del Paese.

Le democratiche e i democratici di Milano metropolitana vogliono le riforme, una riforma delle istituzioni, del titolo V della Costituzione e dei livelli di governo locale, le riforme economiche, a partire dal lavoro e dal contratto unico, la sburocratizzazione, l’eliminazione delle tante norme vessatorie che aumentano la corruzione e deprimono nuovi investimenti. Su questo terreno non possono essere accettati ulteriori rinvii, magari sostenuti da operazioni mirate a colpire chi ha sempre e seriamente sollecitato quel percorso di rinnovamento: la capacità di trainare il Paese fuori dalla crisi dipende al contrario dalla volontà di accelerare la sfida delle riforme, con chi ci sta, con chi ha a cuore questo Paese.

Le democratiche e i democratici di Milano metropolitana sono impegnati per sostenere il Presidente della Repubblica e dare il proprio contributo all’esigenza di offrire una politica capace di prendersi vere responsabilità, cambiando lo status quo, oppure andando ad elezioni per chiarire, una volta per tutte, chi incarna il futuro dell’Italia.

Vi invitiamo a riunire le assemblee degli iscritti nei vostri circoli, incontrarci, confrontarci, dissentire anche, in modo da essere capaci di produrre una visione comune; convocheremo nei prossimi giorni i segretari di circolo e organizzeremo iniziative per avvicinare il lavoro dei territori con quello delle Istituzioni.


Pietro Bussolati
Segretario Partito Democratico 
Area metropolitana milanese

domenica 9 febbraio 2014

Paolo Cova. news n° 43


 

News dal Parlamento

INFORMATI SU CIO' CHE ACCADE A ROMA DA PAOLO COVA
 
 
eNews
n°43
Febbraio 2014
 
 
 
 

 
 

Decreto carceri, un atto di civiltà
Alla Camera abbiamo licenziato il decreto legge sulle carceri. Un atto di civiltà perché riconosce più diritti ai detenuti e individua un sistema corretto per ridurre la popolazione carceraria.
Tra le principali novità, segnalo i braccialetti elettronici che non saranno più l’eccezione, ma la regola: da adesso in poi, quando il giudice disporrà i domiciliari, dovrà prescriverli, a meno che non ne escluda la necessità.
Cambia tutto l’impianto di accusa e pena verso il piccolo spaccio che oggi rischiava di portare a pene sproporzionate, e diventa reato autonomo.
Viene portato fino a 4 anni il limite di pena, anche residua, che consente l’affidamento in prova ai servizi sociali, mentre, seppure in via temporanea, sale da 45 a 75 giorni a semestre la detrazione di pena concessa con la liberazione anticipata. Sono esclusi i condannati di mafia o per altri gravi delitti (omicidio, violenza sessuale, rapina aggravata, estorsione).
Acquista carattere permanente la disposizione che consente di scontare presso il domicilio la pena detentiva non superiore a 18 mesi, ed è ampliato il campo dell’espulsione come misura alternativa alla detenzione per gli stranieri.
Infine, presso il Ministero della Giustizia viene istituito il Garante nazionale dei diritti dei detenuti e viene ampliata la platea dei destinatari dei reclami.

venerdì 7 febbraio 2014

Segretario del PD, i lombardi decidono

Domenica 16 Febbraio si celebreranno le Primarie aperte per la scelta del futuro Segretario Regionale del Partito Democratico e della nuova Assemblea Regionale. Sul campo due autorevoli candidature.
Alessandro Alfieri, Capogruppo in Consiglio Regionale del Partito Democratico (http://www.varesepolitica.it/alfieri/) e Diana De Marchi, Consigliere Provinciale del Partito Democratico (www.dianademarchi.net).
demarchi_alfieri
Hanno diritto di voto tutti gli elettori, gli iscritti e i simpatizzanti del partito Democratico, tutti i cittadini e le cittadini che, al momento del voto, dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Pd, di sostenerlo alle elezioni e accettino di essere registrati nell’Albo pubblico del elettrici e degli elettori. Possono votare tutti i cittadini residenti in Lombardia che abbiano compiuto il sedicesimo anno d’età. Gli elettori dovranno recarsi al Seggio con la Carta d’Identità e la Tessera Elettorale.

Ogni elettore, per poter esprimere il proprio voto, versa la quota di 2 euro che serve per coprire le spese organizzative delle Primarie e il denaro raccolto rimarrà interamente ai territori, ai circoli e alle Federazioni Provinciali. Gli iscritti al Partito Democratico in regola con il tesseramento 2013 sono esonerati dal contributo di 2 euro e sono automaticamente iscritti all’Albo delle elettrici e degli elettori.
Il voto si esprime tracciando un unico segno su una delle liste di candidati all’Assemblea Regionale, i membri dell’Assemblea Regionale sono eletti negli stessi Collegi istituiti e deliberati per l’elezione dei componenti l’Assemblea Nazionale del 8 Dicembre 2013.
A Cassina de’ Pecchi allestiremo un unico seggio al terzo piano della Cooperativa “La Speranza”. Si vota dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 17.00 alle ore 19.00.
E’ importante sapere che il 12/02 alle ore 21.00 presso la “Casa della Cultura” in Via Borgogna 3 a Milano ci sarà un confronto pubblico tra i due candidati.
Alcune informazioni.
Diana De Marchi: Mai più lontani #conDiana Nata a Milano nel 1959, è docente di tedesco e italiano per stranieri e dal 2005 insegna presso la scuola media statale sperimentale Rinascita – A. Livi di Milano e tiene corsi di italiano per donne straniere. Nel 2006 è eletta consigliera in Zona 7 a Milano occupandosi di scuola, cultura, integrazione, questione di genere, oltre che di una riqualificazione del territorio che passi attraverso processi non solo urbanistici, ma anche sociali. Ha partecipato attivamente alla nascita del Partito Democratico, venendo eletta nella prima Assemblea nazionale del partito. Dal 2008 è coordinatrice del circolo PD Pio La Torre – San Siro e fa parte della Direzione del PD Metropolitano milanese. Dal 2010 è sempre Consigliera provinciale a Milano, dove continua a occuparsi di servizi pubblici, sicurezza, cultura, integrazione e questioni di genere. In Consiglio provinciale si è battuta per: – Diritto allo studio e un’edilizia scolastica efficiente e sicura, anche a fianco degli studenti con disabilità; il progetto “Scuole aperte” per aprire i locali delle scuole pubbliche al territorio. – Interventi sulle politiche sociali e azioni per persone private della libertà. – Sostenere il finanziamento dei centri anti violenza le donne maltrattate. – I lavoratori e le lavoratrici che hanno perso il posto di lavoro. – Trasparenza nei cda e presenza di donne nei cda delle partecipate. – Frenare il consumo di suolo e tutelare i nostri parchi, ripensando all’organizzazione agricola dei territori urbanizzati.

LE RAGIONI DELLA CANDIDATURA E’ passato solamente un anno dalle elezioni regionali lombarde. Un anno che sembra un ventennio, dato che il modello lombardo è rimasto esattamente lo stesso. Modello formigoniano e maroniano, a
prima vista differenti, eppure del tutto simili nella sostanza delle scelte. Modello al quale non siamo stati capaci di contrapporre la nostra idea di Lombardia, appiattendoci su una responsabilità istituzionale che ci ha fatto perdere incisività nell’azione politica. Siamo rimasti troppo a lungo nel Palazzo, mentre il nostro elettorato chiedeva cambiamenti radicali nelle politiche del lavoro e della formazione, sulle questioni ambientali, sull’estensione dei diritti a tutti, con formula piena. Abbiamo bisogno di recuperare questa distanza, abbiamo bisogno di un Partito Democratico aperto, capace di relazionarsi con tutte le realtà istituzionali ma soprattutto capace di parlare a tutte le province della nostra Regione, che si faccia promotore di grandi campagne di mobilitazione, per disegnare il cambiamento possibile. Per scriverle: dianaademarchi@gmail.com

Alessandro Alfieri: #Lombardia2018 Nato a Varese nel 1972, si è laureato in Economia alla Bocconi e, dopo aver vinto il concorso in Diplomazia, ha lavorato al Ministero degli Affari Esteri, a Roma e nel mondo (Medio Oriente, Balcani e Corno d’Africa). Nel 2002 è stato candidato Sindaco a Varese e per quattro anni ha coordinato l’Ulivo della città. Per la provincia di Milano è stato Responsabile per le Relazioni internazionali, seguendo la promozione all’estero della candidatura di Milano all’Expo del 2015. Con la nascita del Partito Democratico è diventato vicesegretario in Lombardia e nel 2010 è stato eletto Consigliere regionale. Nel 2013 ha assunto l’incarico di Capogruppo al Pirellone e nel giugno dello stesso anno la Direzione regionale del partito gli ha affidato l’incarico di coordinatore politico. Vive a Varese con la moglie Raffaella e la loro bambina Asia.

LE RAGIONI DELLA CANDIDATURA Il Partito Democratico lombardo si pone l’obiettivo ambizioso di vincere le prossime elezioni regionali. E per poterlo fare dobbiamo prendere atto anche degli errori commessi in passato. Nello scorso febbraio abbiamo perso una grande occasione. Non siamo riusciti a capitalizzare la fine, a tratti drammatica, dell’era Formigoni. Un’agonia oscura, piena di ombre e inchieste che hanno minato la credibilità dell’istituzione regionale, per anni orgoglio dei lombardi. Senza dubbio la scelta dell’election day ci ha penalizzato, ma è altrettanto vero che i tempi stretti per la scelta del candidato e della sua squadra ci hanno reso più difficile convincere gli elettori. Soprattutto quelli che mai ci avevano votato. Nelle comunità più piccole e nelle aree periferiche, dove i messaggi di cambiamento vengono recepiti più lentamente, abbiamo ottenuto i risultati più deludenti, allargando ulteriormente la forbice del consenso rispetto all’area milanese e ai capoluoghi di provincia. Ciononostante, in questi anni è cresciuta una nuova classe dirigente che si è formata assumendosi responsabilità nelle amministrazioni locali e nel partito. E oggi, forti di queste esperienze e consapevoli delle difficoltà incontrate, intendiamo candidarci alla guida del Partito Democratico lombardo. Con il compito principale di costruire per tempo un progetto vincente. Aperto alla grande ricchezza dei movimenti civici lombardi, ma senza per questo rinunciare alla centralità del Partito Democratico. Nelle persone e nelle idee.