sabato 28 giugno 2014

Il ministro degli Esteri della UE

Come tutti coloro che mi conoscono sanno sono un cosidetto dalemiano, cioè appartengo a quella corrente mai esistita di “seguaci di D’Alema”.
Per questo so che mi spetta “di diritto” una serie di insulti che vi prego di non ripetere perché li conosco già.
Ma non sarei io se non dicessi che l’eventuale nomina del Ministro Mogherini a ministro degli esteri europeo, mi sembra una “cazzata”
Non per un giudizio od un pregiudizio su di lei, che non conosco, ma perché il rischio mi sembra che sia lo stesso che si è corso e verificato quando venne votata a Ministro degli esteri europee l’attuale titolare del posto ( che non mi sforzo nemmeno di sapere come si chiama).
Quando la ministra inglese attuale titolare degli esteri europei venne nominata, tutti ( ma proprio tutti gli opinionisti ) dissero che nominare una persona sicuramente brava ( si dice sempre così) ma con poca esperienza politica estera significava nei fatti riconoscere che la politica estera dell’Europa non esiste ( come è stato ampiamente dimostrato).
Mi sembra si stia ripetendo lo stesso errore…D’Alema in primis, ma anche la Bonino e magari Enrico Letta forse ( e sottolineo il forse) sarebbero più autorevoli.
Ma probabilmente mi sbaglio….giudicherà il tempo che è sempre ( per sua natura) galantuomo.


Roberto Bertolotti

lunedì 23 giugno 2014

A proposito del quotidiano l'Unità

Grillo, in relazione alla liquidazione del quotidiano l’Unità, s’è lasciato andare, come a lui solito, a commenti sprezzanti, senza pensare che dietro il tramonto di questo giornale c’è un passato glorioso, di sostegno, fin dalla nascita,  alle lotte dei lavoratori per un giusto salario e per una degna condizione di lavoro, per la giustizia sociale e per i diritti, per la democrazia e le libertà fin dal nascente fascismo. Tuttavia una riflessione occorre fare, al di là degli insulti e degli anatemi. Oggi l’Unità è un giornale al tramonto, vive solo di sovvenzioni pubbliche, vende giornalmente poco più di 20.000 copie delle 60.000 che stampa ( e 40.000 finiscono regolarmente al macero, record assoluto nella carta stampata con il 65% a fronte di una media del 27%, e ciò in barba a qualsiasi discorso di spreco/risparmio), ed è ridotto ormai a una flebile testimonianza per pochi irriducibili. La domanda che si pone è: è giusto tenere in vita con soldi pubblici una testata sì gloriosa ma ormai irrilevante nel panorama dell’informazione della carta stampata? E’ giusto soddisfare la nostalgia di pochi affezionati lettori con migliaia e migliaia di euro (il dato preciso si può avere sommando i contributi ai giornali di ‘partito’ con quelli alla carta stampata) a spese dello stato? Stesso discorso vale per altri quotidiani finanziati dalle casse statali (Il Foglio, per esempio). Non sarebbe meglio prendere atto che data la situazione ogni accanimento terapeutico sarà vano, e inutilmente costoso, e valutare di trasferire la testata sul Web?

P.S. Sarebbe interessante sentire le voci anche di altri che non siano Alfio, Franca e Anonimo, c’è ancora troppa reticenza su questo blog su certi argomenti, come ad attendere ancora ‘posizioni ufficiali’: beh, queste non verranno più, a rassicurare come un tempo.

martedì 17 giugno 2014

I "salti" dei grillini


Sono lontani i tempi in cui Beppe Grillo tuonava «Pdl e Pdmenoelle pari sono. Non c'è alcuna possibilità per me di allearmi né con uno, né con l'altro». È anche vero che allora il dibattito era sulla fiducia. Ma sembra passato un secolo (e invece era solo il 20 febbraio scorso) anche da quando sul blog del comico ligure comparve il post «Fuoco amico» in cui si mettevano all’indice i quattro senatori, poi espulsi, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana colpevoli di aver manifestato «perplessità circa il metodo usato da Grillo nel corso del confronto in streaming con un certo Renzi».
L'APERTURA AL «CARO PRESIDENTE». Oggi, invece, il film è cambiato. Il M5s prima incontra il ministro della Giustizia Andrea Orlando e poi chiede un confronto al premier Matteo Renzi sulla legge elettorale. Per non parlare dei toni soft che stanno soppiantando le urla e l’uso più moderato delle parole. E così il segretario dem da «ebetino» è diventato «caro presidente».
Ce n’è abbastanza per parlare di un cambio di linea politica e comunicativa. Rimane da capire cosa si nasconda dietro questo nuovo corso. Il politologo Gianfranco Pasquino non si scompone: «È semplice», dice a Lettera43.it, «nel Movimento stanno diventando realisti. D’altra parte su molte questioni i grillini dicevano cose sbagliate. La loro era un’operazione propagandistica urlata, senza alcuna possibilità di diventare realtà». (continua

mercoledì 4 giugno 2014

Gli schiavi del XXI Secolo. Succede a Cassina de' Pecchi

A pochi giorni dalla mia elezione, in qualità di Consigliere Comunale eletto, insieme alla collega Doriana Marangoni, mi sono recato in visita al presidio dei lavoratori della “Dielle” di Via Galilei. Il presidio, allestito da una decina di giorni, è la risposta che i 74 operai hanno dato alla proprietà per ottenere maggiori diritti e più sicurezza sul lavoro. Durante la visita, pensata per portare la nostra solidarietà ai lavoratori in lotta, abbiamo ascoltato storie agghiaccianti di ordinaria ingiustizia. Paghe da fame, contratti non applicati, pessime condizioni lavorative, norme di sicurezza non rispettate. E poi, stipendi al di sotto del minimo contrattuale, lavoratori sfruttati, alle dipendenze di Cooperative dislocate nei posti più remoti d’Italia, che chiudono e riaprono in continuazione, lavoratori che vivono giorno per giorno in condizioni igieniche e di sicurezza inesistenti: basti pensare che cè un solo bagno per 74 persone e non esistono gli spogliatoi. Strumenti di protezione, come tute o scarpe anti infortunistiche, sono solo un miraggio per i lavoratori della Dielle: gli infortuni si sprecano, tanto che proprio qualche tempo fa, raccontano, un lavoratore ha perso un piede in un macchinario. Abbiamo visto con i nostri occhi le bruciature e le cicatrici da acido su mani e braccia di alcuni operai “perchè l’azienda fornisce solo tre paia di guanti, se li rovini, te li devi comprare”.

Il racconto sarebbe ancora lungo, dettagliato e drammatico. Mi fermo qui. In questo momento tutto è nelle meni del sindacato, che ha portato il caso davanti alla Prefettura di Milano, nel tentativo di chiudere una vertenza difficile. Mentre ascoltavo basito le parole di quei ragazzi che ho conosciuto Venerdi scorso in Via Galilei, un brivido mi ha attraversato la schiena: ho pensato a quante storie simili ancora possono essere raccontate, a quanti schiavi del ventunesimo secolo esistono ancora a nostra insaputa. Ripartire dal lavoro, come noi diciamo, significa anche spezzare questo sistema ingiusto e spietato, significa portare a galla situazioni, denunciarle, spendersi per provare a fare qualcosa.


Le angoscianti storie ascoltate non moriranno nel dimenticatoio della politica, su questo mi spendo in prima persona. Terremmo gli occhi aperti e vigileremo, intervenendo, per quanto ci sarà possibile. Nella consapevolezza che quei lavoratori, come altri, a Cassina de’ Pecchi, non saranno mai lasciati soli. Non da noi.