giovedì 30 agosto 2012

La riapertura dell'anno scolastico

La scuola tornerà presto, con il prossimo avvio del nuovo anno scolastico, al centro dell’interesse e a far parlare di sé con gli annosi problemi del tipo ”chi acquista la carta igienica e il sapone per le classi”.

Da 13 anni non si facevano concorsi a cattedre e nessuno sa spiegare perché, mentre da 13 anni ci siamo abituati a chiamare “riforme” le tappe di una vera e propria rivoluzione: al centro non più  la scuola di tutti e l’alunno-persona, ma la scuola che rispecchia il mio modo di vedere e il genitore- cliente-consumatore. I media dibattono già, sia pure un po’ in sordina rispetto ad altri temi più scottanti (come le singolari tenzoni dell’insulto politico), di posti di lavoro degli insegnanti e di precariato in termini burocratico-quantitativi, piuttosto che  per entrare nel merito della qualità dell’insegnamento e della possibilità di valutare gli insegnanti. La trasparenza in questo campo viene considerata ancora da molti una violazione della “libertà d’insegnamento”, come se verifiche e interrogazioni venissero ritenute dagli studenti violazioni della libertà di non studiare...

Modernità, merito, tecnologia e inglese restano le parole più in voga tra i ministri che si sono susseguiti; intanto gli spazi si sono ristretti, semplificati, si evocano i grembiulini (chi li ha più visti?), naturalmente avanti tutta con i vecchi comodi voti, meno ore, organici ridotti, via l’aggettivo “pubblica”contrapposto a “privata”, sostituito da un liberal “paritaria”… fare la scuola di tutti diventa uno sport estremo per pochi docenti fanatici del lavoro e dei vetero-diritti.

Due citazioni per riflettere e ripartire:  “(…) la scuola pubblica erogando un servizio a tutti, tende a ridurre la disuguaglianza tra i cittadini in termini di conoscenze e di abilità, presupposto di una quota rilevante di quella in termini di ricchezza, riducendo in particolare il divario che caratterizza coloro che provengono dalle classi sociali più svantaggiate” (Giovanni D’Alessio)

“ La democrazia non ha mai promesso né perseguito l’obiettivo di rendere tutti i cittadini economicamente eguali, ma ha promesso con formale dichiarazione nelle costituzioni e nelle carte dei diritti, di “rimuovere gli ostacoli” che impediscono a uomini e donne, diversi tra loro sotto tanti punti di vista (dal genere al credo religioso alla ricchezza) di aspirare a una vita dignitosa” (Nadia Urbinati)

                                                                                                                                     Franca

facciamoci 4 risate!

L'ex direttore del Tg4 scende in campo. Il suo movimento si chiama "Vogliamo vivere"

 

Ne parlano Enrico Arosio e Paolo Fantauzzi su L'Espresso. L'ex direttore del Tg4 ha deciso: scenderà in politica. Il partito si chiamerà "Vogliamo Vivere", il marchio è stato depositato a luglio.

"Fondo un movimento di opinione perché ho ascoltato tanta gente che mi incoraggia. Il Pdl rischia di diventare uno spartito stonato". Queste le parole di Emilio Fede che anche sottolineato di averci messo dei soldi propri per realizzare questo nuovo movimento. L'obiettivo? "Penso a una lista di appoggio nel centrodestra. E mi rivolgo specialmente all'elettorato femminile."

E poi una frecciatina alla Santanchè: "Vogliamo Vivere riassume il malessere di tanti, sotto il cosiddetto governo tecnico. Il centrodestra non può finire in mano alla Santanchè." Staremo a vedere come proseguirà l'avventura politica del fido Emilio. 

mercoledì 29 agosto 2012

Recensioni e marchette

Sul "Corriere" di oggi articolo di Pigi Battista sull'ultimo romanzo di Walter Veltroni, che sceglie ormai titoli sempre più lialeschi "L'isola e le rose". Facciamo conto che sia di 3000 battute, le prime 1500 sono spese nel raccontare la storia di questa comunità-palafitta edificata al largo di Rimini in pieno '68 di cui tratta il "romanzo". Altre 1000 battute sono destinate al tema dell'Utopia, con le acquisizioni, ormai crediamo definitive sia fra i dotti che gli indotti, sul carattere pernicioso delle Utopie con scelti richiami a Isaiah Berlin, Kant e Orwell. Nelle restanti 500 scarse battute vi sono accenni alla capacità dell'autore di raccontare questa storia "con rispetto, affetto e partecipazione simpatetica" ( e vorrei vedere che uno non lo faccia dopo aver scelto un tema narrativo, ma lo fa anche fingendo, però  il critico ci deve avvisare se lo ha sgamato o no). Alla fine della lettura ci si accorge che del romanzo NON si è parlato quasi. Non è evidentemente un'acquisizione corrente che il romanzo, la letteratura, non è la "cosa" raccontata, ma il "come", il voltaggio espressivo, la struttura redazionale, l'intonazione della voce narrante, la riuscita dei personaggi, lo "sguardo" dell'artista sul mondo, le sue metafore ossessive, i suoi demoni ecc ecc Di questo nessun cenno. Non dice neanche se gli è piaciuto o meno il "romanzo", ma c'è da capirlo: a quel livello di romanesimo gesuitico credo che neanche in bagno da soli ci si dica la verità. Non è dunque una recensione questo scritto di Battista ( a proposito anche oggi ben tre suoi pezzi, fa proprio gli straordinari il tapino!). Cos'è allora? Una marchetta. Si fanno le marchette? Sì, si fanno. Bisogna continuare a farle? No, non bisogna. Sono sicuro che non leggerò neanche sotto tortura questo libro. Io voglio letteratura non buone intenzioni, perorazioni, ottativi... e detesto le marchette...

Grillo e "Il fatto" si chiariscano le idee


MA QUANTO E' LIBERO "IL FATTO"!
Michele Serra per Repubblica
MICHELE SERRAMICHELE SERRA
Avendo le Cinque Stelle speso molto fiato per dire "non siamo né di destra né di sinistra", sbagliano quei giornali (tanti) che definiscono "rissa a sinistra" la lite tra Bersani e Grillo. A dirgli che è di sinistra, Grillo si offende tanto quanto a dargli del fascista. (Ugualmente difficile è collocare in luoghi politici noti o tradizionali il Fatto quotidiano, che ha simpatia per i No Tav ma ha lo stesso titolista di
Libero, dunque sfugge decisamente a ogni etichettatura tradizionale). C'è una nuova e non piccola area di opinione che non si riconosce nell'attuale assetto politico e forse istituzionale del Paese, pensa che i partiti facciano definitivamente schifo e che al Quirinale sieda un anziano notabile della Casta da congedare al più presto.
Chi non fa parte di quest'area, se vuole essere obiettivo, deve evitare di definirla di sinistra o di destra, sono parole che non la nominano. Chi fa parte di quell'area dovrebbe però aiutarci a nominarla con minore imprecisione. Farci capire quale società ha in mente, con quali regole e quali istituzioni, oltre al web, si intende, che è un po' come il Cenacolo dei Giusti. Le battute non bastano a definire le persone, e nemmeno i movimenti. Questo Grillo non lo sa, ma chi ha rispetto per la politica, dunque anche per lui, lo sa benissimo
.

martedì 28 agosto 2012

Riforme e rivoluzioni


Elsa Fornero - Ministro del Lavoro 
Molte rivoluzioni ci hanno persuaso una volta per tutte che, nonostante lo sconquasso operato, nulla cambia con esse nei reali rapporti di forza nella società e nell’economia, che insomma è come spostare un peso da una spalla all' altra. Inoltre, visto che viviamo in un Paese di Gattopardi, spesso la rivoluzione fa davvero in modo che tutto cambi perché tutto resti così com’è. Ecco perché essa è invocata non solo dai perfetti esteti - da tutti coloro che si eccitano davanti alle sollevazioni popolari e alle ghigliottine-, ma anche da quelli che stanno in disparte e attendono gli esiti degli eventi rivoluzionari per tirare i risultati dalla propria parte.
A differenza della rivoluzione, la politica riformista interpella la ragione piuttosto che il cuore. Essa « è difficile- scriveva Michele Salvati anni fa sul “Corriere” - impegna in ragionamenti che tirano in ballo compatibilità e incompatibilità, effetti non voluti o perversi. Esige conoscenze e specializzazione. Richiede di pensare in termini di sistema, economico, internazionale o altro: questo non si può fare perché altrimenti..; quest' altro, poco, si può fare, ma occorre cautela. Anche il riformismo più coraggioso potrà sempre essere accusato di moderatismo o di sconfinamento nel campo avversario. E questo fa sì che “vendere” un riformismo serio, sia agli elettori, sia agli intellettuali, non sia per nulla facile».
È insomma una politica difficile quella riformista e spesso può sembrare un esercizio mentale freddo, pensato dall’ alto e calato verso i destinatari che necessariamente dovranno alcuni perderci e altri guadagnarci (è la politica bellezza). Non la faccio lunga, ma chi la vuole davvero lunga potrà leggere, se mai gli capiterà a tiro, quell’enorme e informatissima opera che è “Settecento riformatore” del grande Franco Venturi. Ricordo en passant che il Settecento è stata l’epoca di riformismo più intensa che l’Europa abbia mai avuto, e che il fallimento di quelle Riforme (ma non tutte, si pensi al Catasto di Maria Teresa proprio in Lombardia) portò tragicamente alle rivoluzioni.
Le Riforme sono “tentativi ed errori”, ossia sono esperimenti "in corpore vili" nella società al fine di sanare alcune storture o favorire alcuni processi che possano recare il massimo dei benefici a un maggior numero di persone. Ma come tutti gli esperimenti perfettibili devono in qualche modo, se sono buone riforme e se sono pensate da vere teste pensanti, saper cogliere e sanare un aspetto della società in cui intervengono con il minor numero di errori, i quali come è fatale possono essere peggiori dei mali che intendono curare.
Facciamo un esempio concretissimo di questi giorni. Il Ministro Fornero ha stilato e reso esecutiva un’ampia riforma del lavoro in cui tra l’altro è previsto che i contratti a tempo determinato non possono essere rinnovati se non dopo il trascorrere di 90 giorni. Qual era l’intento della riforma? Scoraggiare i datori di lavoro dal somministrare contratti troppo ballerini e indurli ad assumere stabilmente i lavoratori a tempo determinato. Il risultato di questi giorni di primissimo impatto della riforma è che i datori di lavoro non convertono i contratti da tempo determinato a tempo indeterminato e che i giovani si trovano non più per i sopportabili venti giorni – previsti dalla previgente normativa - a spasso, ma per tre mesi buoni con tutte le conseguenze del caso: i mutui che bisogna continuare a pagare e l’angoscia di ritrovarsi a casa a ciondolare visto che non viviamo in un Paese dove con uno schiocco di dita si trova un lavoro temporaneo per tre mesi. Da ciò si deduce che la riforma, per questo specifico aspetto, era campata in aria, che il Ministro non conosce molto bene il Paese su cui interviene con i suoi decreti, che la pezza è stata peggiore del buco, che riforme così “pensate” sono le peggiori nemiche del riformismo, nostro permanente scenario mentale.

Partiti a parte

Mi sono chiesta più volte perché quelli ai quali i partiti fanno tutti schifo e si pongono al di fuori e al di sopra delle tradizionali aree di opinione,  nei fatti se la prendono con un partito in particolare, facendo l’interesse di altri partiti ad esso contrapposti .

Se la prendono precisamente con virulenza con” quel partito” che, se all’epoca non fosse stata votata dal centrodestra  in gran fretta una legge elettorale ad partitum ( autodefinita porcata), avrebbe vinto le elezioni e forse sottratto il paese al noto naufragio che ha richiesto poi le dolorose terapie del governo tecnico- bagnino.

Mi chiedo tuttora in quale paese democratico le leggi elettorali si sfornino in prossimità delle elezioni: anche un bambino può indovinare quale sia il criterio che le guida…e chiunque può constatare  quali risultati politici, sociali ed economici questa pratica abbia prodotto.

Abbiamo poi sperimentato come  una squadra di governo, formata da metà del numero di ministri di quello precedente, sia stata in grado di decidere e attuare un complesso progetto di salvataggio, non sempre condivisibile, ma comunque qualcosa di sostanzialmente  diverso dall’immobilismo conservatore dell’illegalità corruttiva a cui eravamo abituati come all’inevitabile.

Esiste oggi, fuori dai partiti, una possibilità di innovare un modello politico superato? Si vuol far credere al cittadino- elettore che altrimenti, con i partiti, siamo condannati ad assistere impotenti al riprodursi di beghe obsolete che ci hanno condotto sull’orlo della catastrofe?

Mi chiedo infine: invece di presentarci come il “sud dell’Unione” a tutti gli effetti, invece di produrre nelle altre democrazie che fanno le sorelle maggiori il panico del “dopo Monti”, poi che hanno assistito,  tra sberleffi ed apprensione,  al “ante Monti”, non si potrebbe  postulare un criterio comune nell’UE  sulle modalità di esercitare il diritto politico che dà forma e misura allo spazio democratico comunitario?

Franca

lunedì 27 agosto 2012

L'opportunismo di Di Pietro - Basta con la foto di Vasto

Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, nel corso di un'intervista a TGcom24 ha riproposto l'idea  di un'allenza con il Pd e Sel: «Rilanciamo la foto di Vasto, intesa come programma di governo alternativo alle destre. Noi vogliamo costruire questa alleanza perché sappiamo che da soli non arriviamo al 51%. Nello stesso tempo, però, non vogliamo cedere a un compromesso al ribasso, come quello che si sta facendo. Vogliamo poter costruire un'alleanza, ma fermi sulle nostre idee, non vendendo l'anima al diavolo».
S'è capito perché l'uomo di Montenero di Bisaccia nell'ultimo periodo è andato davvero fuori di testa: teme come la peste una nuova legge elettorale con lo sbarramento del 5%. Sa perfettamente che potrebbe rischiare molto, forse addirittura l'evaporazione, come il gas elio, della sua raccogliticcia compagine politica (l'IDV è dopotutto  l'ex partito di Scilipoti e di De Gregorio) . Io dico che bisogna lasciarlo al suo destino. E' l'uomo "graziato" da un errore di Veltroni. Ricordo a tutti che gli accordi presi con l'ex segretario del PD prevedevano la formazione di un unico gruppo parlamentare, accordo rescisso unilateralmente da Di Pietro il giorno dopo le elezioni. Lasciamolo abbaiare alla luna. In un solo colpo sparirebbero per lui i finanziamenti pubblici (alcune sedi de l'IDV sono di proprietà di Di Pietro stesso), le comparsate televisive in cui si rispecchia il suo immenso narcisismo, i microfoni dei cronisti a gorgiera sotto il viso di un uomo dalla prosa paratattica e dall'immenso vuoto mentale.

domenica 26 agosto 2012

Quando gli uomini di destra affascinano la sinistra

Abbiamo cominciato con MONTANELLI, persona degnissima, anche quando era organicamente schierato con la destra o quando invitava a turarsi il naso ma a votare DC.
Appena ha conosciuto a fondo Berlusconi ha capito di che pasta fosse fatto “ l’unto dal Signore” ed è diventato un’icona della sinistra. Era e rimaneva un uomo di destra che non vedeva il suo modello (di destra) rappresentato.

Abbiamo continuato con FINI, qualche gradino sotto a Montanelli, ma anche per lui è bastato che si schierasse contro il  Cavaliere e subito ci veniva indicato come l’uomo da cui prendere esempio. Lui si che sapeva come sconfiggere il Cavaliere, che la sinistra imparasse da lui, soprattutto il PD.
Non oso nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se la vicenda di Montecarlo o anche quella della scorta fossero “capitate” a Bersani!!!! Fini è un uomo di destra che nel suo percorso politico ha maturato convinzioni ha effettuato scelte che lo hanno portato politicamente nel centro destra “presentabile”, quello dei gollisti francesi della CDU, del partito conservatore inglese. Ma sempre nel centro destra, non nel centro sinistra.

DI PIETRO, storia diversa da tutti e due i precedenti, ma sicuramente non di sinistra. Non lo dico perché stava per diventare Ministro nel primo governo Berlusconi (ha rifiutato) ma semplicemente perché nel proporre a lui l’incarico il centro destra “vedeva” in lui la sua matrice politica.
Qualcuno nel centro sinistra ancora oggi che ha scelto derive populiste che servono solo per aumentare il suo peso parlamentare, ma non portano niente di costruttivo, lo indica come esempio da seguire. Io sono e resto vaccinato contro coloro che non distinguono fra Napolitano e Cossiga e fra Monti e Berlusconi.

TRAVAGLIO, chi  mi conosce lo sa, non mi è mai piaciuto. Anche quando veniva invitato nelle iniziative “ di sinistra” io ho sempre evitato di andarci. Non era tanto la sua supponenza quando diceva di essere un uomo di destra, ma di una destra corretta, ma il fatto che “lui era sempre dalla parte della ragione e tutti gli altri sbagliavano”. Oggi forse qualcuno in più comincia a non sopportarlo nel centro sinistra. Era ora.

GRILLO, oggi è per me l’uomo più pericoloso della destra. Scommettiamo che tra un po’ se ne accorgeranno in molti?   

martedì 21 agosto 2012

L'attacco finale dei giustizialisti

Sono d'accordo come sempre con Peppino Caldarola. La verità è che l'estremismo non è solo la malattia infantile del comunismo, ma di qualsiasi moto di idee. Abbiamo torto? Può darsi. A me resta il terrore di un Paese governato dagli Ingroia
 o De Magistris, ma soprattutto da quelli a sinistra di Ingroia e De Magistris che appariranno sulla scena (statene certi) non appena i sullodati avranno qualche cedimento nel rigore e affievolimento nella purezza.
Ricordo ai democratici di Cassina che proprio  in virtù di un attacco giustizialista è caduta la giunta Ginzaglio e il nostro paese è finito in mano alle destre e alla lega. Chiedo a chi sa come è finita l'inchiesta  a seguito dell'esposto Patella. Possibile che dopo 3 anni non si sappia ancora nulla? 

lunedì 20 agosto 2012

Ravelli un caso o il primo di una lunga lista?


Non so chi abbia avuto la mia pazienza di guardare Comune per Comune i risultati del primo e del secondo turno delle elezioni amministrative.
Di solito c’è un notevole calo di affluenza  ed il candidato del centro sinistra, se era in vantaggio su quello del pdl, vinceva perché l’elettorato di centro destra normalmente non partecipa al secondo turno ed un leghista difficilmente “ buttava il sangue “ per un candidato del pdl.

Questo anno è successo un fatto anomalo.
In alcuni casi il candidato del pd è andato al ballottaggio contro candidati “grillini” o di liste civiche.
Ebbene in quei Comuni al secondo turno non c’è stato alcun calo di affluenza anzi…..tutti gli avversari del pd “godevano”… scusate il termine, all’idea di mandare un segnale forte di discontinuità.
La casta….. che più casta non si può andava a votare per il grillino od il “civico” pur di demolire il candidato del pd….

E’ successo a Comacchio, a Parma, se non erro in un altro Comune in Lombardia, (dove però non hanno vinto ma quadruplicato i consensi) ci si è andati vicino con il candidato “grillino”.

E’successo anche ad Arese dove il candidato delle liste civiche al ballottaggio ha ribaltato il risultato vincendo contro il candidato del PD, degna persona, ma…del PD.

Ebbene dopo 68 giorni dalle elezioni il “mitico” candidato delle liste civiche si è dimesso.
Trascorsi i giorni previsti dalla legge dopo 3 mesi “l’uomo delle liste civiche” è decaduto non avendo ritirato le dimissioni perché “l’ipotesi di una grande coalizione con gli sconfitti alle elezioni è naufragata”.
Il civico dopo aver detto che gli altri erano una merda ( più o meno), voleva formare con loro una grande coalizione ( dentro tutti, chi vince e chi perde)…. Non ce l’ha fatta ed ha dichiarato: “ la mia esperienza politica è chiusa per sempre”.

Certo governare è più dura che sparare sentenze e fare promesse.

Aspetto con ansia ( gufando lo ammetto) le scadenze amministrative relative al bilancio dei prossimi mesi per i tanti sindaci eletti con i voti di chi al secondo turno ha deciso che era meglio il qualunquismo rispetto al pragmatismo.

Non c’è tanto da aspettare. Per chi conosce le cose amministrative le date sono tre ( 30 settembre, 30 novembre e soprattutto il bilancio 2013).

Intanto il Comune di Arese dove era sindaco il sig. Ravelli ( che immagino essere una brava persona) dal 20 di agosto avrà un commissario, il secondo in meno di un anno perché nel dicembre 2011 un altro commissario subentrò ad un sindaco di centro destra condannato per truffa ( la truffa del gas).

Capace che ad Arese la prossima volta ci sarà un “ grillino”. Secondo me al peggio non c’è mai fine.      
Roberto

venerdì 17 agosto 2012

Profitto, Lavoro, Ambiente

Sto seguendo, con molta apprensione, la situazione dell'ILVA di Taranto, nata nel lontano 1905.
Da allora ai giorni nostri purtroppo l'unica voce prevalente è sempre stata : profitto.
Quello  che mi fa più rabbia e, non vale solo per la siderurgia, è che in Italia gli imprenditori e le banche a cui si appoggiano, prima distruggono e poi cercano di porre rimedio  al danno, cercando però di salvaguardare il più possibile il proprio tornaconto.
Anche negli altri Stati il profitto è basilare per qualsiasi attività ma, dove possibile, si prevengono i danni. Questo, nel tempo,  spesso aumenta ancora di più il guadagno.
Infatti l'assurda situazione dell'Ilva non esiste nelle acciaierie della Germania, di Pittsburgh in Usa o della Francia.
Non sono più sciocchi di noi, anzi. Le loro fabbriche producono e tanto ma non distruggono l'ambiente e le persone dato che il problema è stato risolto molto alla radice.
Possibile che l'italiano copia solo il peggio degli altri Paesi e mai il meglio?
D'altronde cosa si può pretendere da una Società in cui la corruzione è la pratica più diffusa?
Anche Riva, il privato a cui abbiamo svenduto questa fabbrica, prima a partecipazione statale, oggi è indagato dalla Procura di Taranto per corruzione e concussione in quanto ha  occultato la verità sulla reale entità dell'inquinamento.
Se i vari Governi italiani avessero gestito meglio le grosse industrie statali  non saremmo stati costretti a vendere a privati (vedi Dalmine  ceduta nel 1996 dall'Iri alla famiglia Rocca ad un prezzo non certo pari al suo valore, causa forti indebitamenti dell'IRI). Come si sa il privato ha poi  le mani  più libere nelle sue scelte.
Infatti Riva, non  solo non ha provveduto a modernizzare la fabbrica in modo da proteggere  lavoratori e ambiente  ma ha cercato semplicemente  di fare più profitto  possibile.
Devo dire con poca lungimiranza. Infatti oggi non solo rischia di perdere  e far chiudere la fabbrica ma anche di finire in galera per i morti di tumore ma, grazie alle intercettazioni telefoniche, anche per corruzione dei periti che avrebbero dovuto certificare l'esatta percentuale delle emissioni di gas accettabili.
La mia domanda è: ma per il profitto si distruggono vite umane senza batter ciglio?
Oggi ci troviamo in questa tremendo conflitto : da una parte l'obbligo di tutelare la salute dei cittadini e dall'altra il diritto al lavoro degli stessi. 
Va anche ricordato che l'Ilva di Taranto non solo è la fabbrica siderurgica più importante d'Europa ma produce acciaio per molte altre ditte italiane collegate che, di conseguenza, rischiano  anche loro la chiusura.
Non solo la Puglia ma tutta l'industria italiana non può permettersi di perdere questa parte importante della nostra industria. Spero proprio che i ministri oggi a Taranto trovino una soluzione per tutto, anche se sarà molto difficile.
Tutti devono partecipare: Ilva (Riva), Governo, Enti regionali e Magistratura. 
Quindi vorrei chiedere ad alcuni politici (IDV, Rifondazione, Verdi e altri) di smettere con il loro populismo.
In questo momento bisogna pensare solo a conciliare questi due macigni : il lavoro e la salute delle persone.
Basta con gli slogan. Infatti ai vari Grillo, Di Pietro e Verdi chiederei di parlare solo se hanno soluzioni fattibili e non demagogiche perchè, in caso di chiusura definitiva dell'Ilva e non solo, pretenderei da loro che si facessero carico delle persone rimaste non solo senza salute ma soprattutto senza lavoro.
Si ricordino sempre, non solo quando fa loro comodo, la prima voce della Costituzione: l'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. 
Senza questo qualsiasi Società muore.
Antonietta

mercoledì 15 agosto 2012

Una storia già vista

Nel mio trascorso sindacale ho vissuto la stagione del :

“i sindacati fanno schifo dobbiamo fare qualche cosa di diverso”.
E dopo poco tempo gli “schifati” fondavano un nuovo ennesimo sindacato, localistico, di nicchia che dopo poco tempo si univa con altri fino a diventare un nuovo sindacato, che, perdonatemi la franchezza, fa più schifo di quelli che ci sono da 100 o 50 anni.

Qualcosa di simile sta avvenendo in politica oggi.
A parte i Partiti “personali” che esistono in quanto esiste quello specifico leader e sono destinati a seguirne le sorti, in  questi ultimi anni sono nati (ma anche morti) moltissimi movimenti.

Quelli ancora in vita – naturalmente non hanno molta simpatia per i Partiti – hanno preso atto che anche la loro breve vita è a rischio se non viene inserita in un progetto politico più ampio.

Quindi una serie di movimenti hanno deciso di aderire al progetto costituente di “ALBA” acronimo di Alleanza, Lavoro, Beni comuni, Ambiente.

Quando il progetto costituente a cui lavorano intellettuali e persone molto serie, sarà terminato,  la sorte di ALBA sarà quella di costituirsi in una sorta di Partito o comunque darsi una forma organizzativa molto simile ai Partiti.
Il tutto per candidarsi alle prossime elezioni, con l’obiettivo di mettere in difficoltà i Partiti esistenti e di “recuperare” quel 45% di persone che non vogliono andare a votare.

In attesa di sapere come la pensa ALBA sulla questione dell’Ilva ( Lavoro e Ambiente del loro nome sono in conflitto….) azzardo una previsione : appena si comincerà a passare dalla fase degli slogan a quello delle proposte ho come la sensazione che da Alba nasceranno Alba 2 e magari anche Alba chiara. Almeno che anche loro non usino il sistema dei Partiti che vogliono sostituire: quello della non chiarezza.
Se ti candidi a governare devi dire cosa fai, se vuoi solo andare nel vituperato Parlamento     (per cambiarlo….naturalmente) non serve.

Roberto Bertolotti




venerdì 10 agosto 2012

Due domande “politiche” al Sindaco

Debbo dire che la cosa che politicamente mi ha colpito di più in negativo nella presentazione del pgt da parte del Sindaco lunedì scorso  è stata  una frase che più o meno diceva così:

“ i miei predecessori hanno lavorato su piani regolatori minimali, io ho voluto dare un’idea di come vorrei che Cassina diventasse ecc.ecc”. Incredibile!!!
 Vuole passare alla storia, secondo me non passerà alla storia e nemmeno alla geografia

Come facilmente verrà dimostrato e come sembra essere convinto anche D’Amico ( “magari sarà realizzato l’ 1%”....) le opere pubbliche presenti nel piano non saranno mai realizzate perché non ci sono le risorse, né a domanda specifica su questo D’Amico ha saputo chiaramente indicarle. 

Mi chiedo a questo punto qual è il ruolo di un Sindaco?

Quello di parlare con onestà e chiarezza ai cittadini chiamandoli a decidere su priorità e forme di finanziamento di opere pubbliche necessarie oppure quello di presentare “ Mirabilandia”?
L’aver frequentato Berlusconi e l’essere un parlamentare della Lega evidentemente lo hanno fortemente influenzato. Se Berlusconi, “cacciando palle” ed i vari Bossi di turno sono stati sulla cresta dell’onda per venti anni parlando di improbabili  “secessioni” della inesistente padania, perché non può provarci lui a rivincere le elezioni presentando un libro dei “ suoi” ( e peraltro solo suoi) sogni?

Probabilmente qualche cittadino ci crederà e quando non si farà nulla D’Amico potrà citare Berlusconi e dire: “avevo grandi idee, ma non mi hanno lasciato lavorare”

La seconda domanda è ancora più “politica”. Fra pochi mesi prenderà finalmente il via la cosidetta “città metropolitana”: Ha quindi senso lavorare su un pgt ed un piano del traffico ( l’ennesimo….) che prescinde dalle realtà dei paesi circostanti?
Ma un politico non dovrebbe anticipare i tempi discutendo con gli altri Sindaci in un’ottica di sinergia e di collaborazione? Che senso ha, per esempio, ipotizzare ( anzi far credere) che a Cassina nascerà un teatro da 500 posti, quando è in fase avanzata di costruzione un teatro da 400 posti a Bussero ed a Gorgonzola ed a Cernusco ne esistono altri due di capienza uguale o maggiore?

Ma è chiaro che  chi parla di padania o colpevolmente sa di prendere in giro la gente oppure veramente non sa di cosa parla!

Abbiamo un compito, demolire le farneticazioni e riportare il dibattito sulle cose realmente da fare.
Roberto

sabato 4 agosto 2012

Il pgt di Cassina de’ Pecchi.


La proposta presentata dalla giunta D’Amico ha un solo merito:mette la parola fine alle balle spaziali circolate in paese ed alimentate anche dal centro destra, relative al cosiddetto consumo di suolo ed alla presunta “cementificazione” avvenute durante le giunte di centro sinistra

·         per realizzare opere pubbliche occorre incassare oneri di urbanizzazione  e quindi costruire ( oppure fare mutui gravando sulla spesa corrente).
·         a Cassina non esistono aree “dismesse” di proprietà pubblica su cui realizzare opere pubbliche, e nemmeno aree private dismesse (tipo quelle presenti a Sesto o a Melzo) quindi il “non consumo di suolo” equivale solo ad uno slogan. In verità di aree dismesse parzialmente  o totalmente, non inserite nel piano regolatore vigente, ce ne sono due ( ex GTE e centro tennis) , che però hanno vincoli o industriale o sportivo e quindi il privato non può fare nulla di diverso, oppure aree inserite nella zona industriale, ma anche qui “vincolate”
·          
Allora cosa si inventa il nostro amato Sindaco?
Abbattiamo la quasi totalità degli edifici pubblici, costruiamoli altrove, magari realizzando dei poli ( sportivo, scolastico ecc. ecc.) e sulle aree a quel punto libere ( e pubbliche) facciamo costruire ai privati, che con gli oneri di urbanizzazione potranno realizzare le opere pubbliche, senza costi per il Comune  ecc. ecc.?
E allora vediamo  di capire questo ecc. ecc., e per rendere più chiaro il discorso “personalizziamolo”.

QUELLA GRAN CULO DI CENERENTOLA (da pretty woman)


Neanche lei ce l’avrebbe fatta a trovare un imprenditore…

… il piano del territorio di Cassina prevede che un operatore privato costruisca un’opera pubblica ( campo di calcio o piscina o bocciodromo o nuovo comune, o plessi scolastici….persino gli orti urbani) e poi una volta completata ( 1, 2, 3 anni) demolisca la vecchia struttura, e poi realizzi abitazioni da vendere ai privati, il tutto senza che il Comune sborsi un euro  tutto a totale rischio del privato. O la contropartita ( costruzioni di case) è enorme o nessuno farà mai un’operazione del genere. Ma poi che senso ha abbattere quello che funziona?
O si sono bevuti il cervello o l’idea è un’altra…..pura propaganda per le elezioni. Le promesse di milioni di posti di lavoro e “tutti ricchi come me” non appartengono solo a Berlusconi.  
Roberto

venerdì 3 agosto 2012

Il Sindaco di Cassina ed il Sindaco di Parma


Appartengono a due forze politiche diverse, non credo si siano mai conosciuti né immagino si conosceranno mai.
Eppure hanno qualcosa in comune: l’innata natura a raccontare balle e fare promesse elettorali che mai si realizzeranno.
Il Sindaco di Cassina ha promesso in campagna elettorale la realizzazione di un  tunnel, il secondo riduzione ( non applicazione) IMU e sospensione lavori di realizzazione di un inceneritore.
Il tunnel non c’è, né ci sarà mai, per l’Imu andate a leggervi le aliquote di Parma, per l’inceneritore….visto che i lavori finiscono entro l’anno ci saremmo aspettati uno “stop” invece no.
È ora che chi si candida a governare dica con onestà cosa è in grado di fare e non racconti balle-
Ed è ora che la gente si ricordi delle balle

Roberto