martedì 28 agosto 2012

Partiti a parte

Mi sono chiesta più volte perché quelli ai quali i partiti fanno tutti schifo e si pongono al di fuori e al di sopra delle tradizionali aree di opinione,  nei fatti se la prendono con un partito in particolare, facendo l’interesse di altri partiti ad esso contrapposti .

Se la prendono precisamente con virulenza con” quel partito” che, se all’epoca non fosse stata votata dal centrodestra  in gran fretta una legge elettorale ad partitum ( autodefinita porcata), avrebbe vinto le elezioni e forse sottratto il paese al noto naufragio che ha richiesto poi le dolorose terapie del governo tecnico- bagnino.

Mi chiedo tuttora in quale paese democratico le leggi elettorali si sfornino in prossimità delle elezioni: anche un bambino può indovinare quale sia il criterio che le guida…e chiunque può constatare  quali risultati politici, sociali ed economici questa pratica abbia prodotto.

Abbiamo poi sperimentato come  una squadra di governo, formata da metà del numero di ministri di quello precedente, sia stata in grado di decidere e attuare un complesso progetto di salvataggio, non sempre condivisibile, ma comunque qualcosa di sostanzialmente  diverso dall’immobilismo conservatore dell’illegalità corruttiva a cui eravamo abituati come all’inevitabile.

Esiste oggi, fuori dai partiti, una possibilità di innovare un modello politico superato? Si vuol far credere al cittadino- elettore che altrimenti, con i partiti, siamo condannati ad assistere impotenti al riprodursi di beghe obsolete che ci hanno condotto sull’orlo della catastrofe?

Mi chiedo infine: invece di presentarci come il “sud dell’Unione” a tutti gli effetti, invece di produrre nelle altre democrazie che fanno le sorelle maggiori il panico del “dopo Monti”, poi che hanno assistito,  tra sberleffi ed apprensione,  al “ante Monti”, non si potrebbe  postulare un criterio comune nell’UE  sulle modalità di esercitare il diritto politico che dà forma e misura allo spazio democratico comunitario?

Franca

2 commenti:

  1. Il tema de i partiti sono tutti uguali esce ogni volta che i partiti conservatori sono in difficolta e sulla scena politica si affermano forze politiche che hanno come obiettivo quello di cambiare lo status quo.

    Ritorniamo per un attimo al tanto bistrattato Governo Prodi. Tra il giugno 2006 e il giugno 2007 con Berlusconi al governo il debito pubblico e' cresciuto di 124 miliardi. Il Governo Prodi ha portato il deficit tra il giugno 2007 e il giugno 2008 a 23 miliardi. Nei 12 mesi successivi, sempre con il Governo Prodi, il deficit e' stato di 28 miliardi (dati della Banca d'Italia).

    I commentatori politici e i giornali (almeno quelli indipendenti) avrebbero dovuto fare un monumento a Prodi e invece tutti a dargli adosso perche il suo governo era diviso sui matrimoni gay.

    Poi e' tornato Berlusconi al governo e tra il giugno 2009 e il giugno 2010 il deficit dello stato e' stato di 101 miliardi, la cura di Monti e' la conseguenza di queste spese folli.

    Allora, chi e' che dice che i governi, e quindi i partiti che li sostengono, sono tutti uguali?

    Prendiamo la situazione attuale. Lo sanno anche i bambini dell'asilo che votare il Movimento 5 Stelle non avra' nessun effetto sul cambiamento, con l'attuale legge elettorale e con qualsiasi altra legge che ha come obiettivo la governabilita', questi staranno all'opposizione e altri saranno al governo e decideranno le cose. Eppure tutti a dire che i partiti sono tutti uguali e che l'unico cambiamento possibile e' quello dei grillini.

    Ho il sospetto che a certi poteri forti, che hanno la capacita' di pilotare il dibattito politico e i mezzi di informazione, faccia molta paura un governo forte sostenuto da un grande partito riformista, democratico e progressista. Allora ogni alternativa e' buona, anche quella dell'antipolitica.

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  2. Analisi perfetta. Meglio non si poteva dire!

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