sabato 30 luglio 2016

L'anima perduta e il fascino dei Mercati rionali, il Progetto è pronto

Innovazione, ammodernamento, rilancio: parole d'ordine per la futura disposizione dei mercati rionali cittadini.

Per dare seguito ai tre obiettivi qui sopra, l'Amministrazione Comunale ha in mente (ha sempre avuto in mente) di intervenire sulle Aree destinate ad accogliere i Mercati portando miglioramenti concreti. Siamo partiti dal Mercato principale di Cassina de Pecchi, quello di Piazza Decorati, perché è quello più esteso e più frequentato. Dopo una fase di studio, di concertazione con le parti in causa, di confronto con la parte tecnica comunale è sorto un Progetto, in forma ancora di bozza, già presentato e condiviso con gli ambulanti e i loro rappresentanti in una assemblea che si è svolta lo scorso 28 Luglio presso l'Aula Consiliare del Comune di Cassina de Pecchi.

Il Progetto di Riqualificazione, partito ormai da tempo e al momento ancora in fase di bozza aperto al contributo e ai suggerimenti di tutti, nasce dall'esigenza di mettere insieme diverse necessità e risolvere alcune criticità:
  • sanare una situazione fuori dalla regolarità (l'area mercatale attualmente - e da sempre - è sprovvista delle colonnine per l'acqua e per la corrente elettrica, ad esempio);
  • allineare il Servizio alle nuove norme regionali;
  • supportare il commercio e le realtà locali;
  • dare una maggiore linearità e regolarità al passaggio lungo il corso del Mercato.

La razionalizzazione degli spazi, l'usufruibilità piena del luogo, la linearità nella localizzazione delle merci, sono le caratteristiche principali del Nuovo Mercato e che ci auguriamo, aiuteranno la categoria, ad acquisire una nuova "modernità" in grado di catturare sempre più l'interesse e gli acquisti dei cassinesi e di chi cassinese non è.

Nasce così un Servizio al cittadino più armonioso, più votato all'attuale, che valorizza il commercio e le realtà locali. Il Nuovo Mercato del Venerdi a Cassina de Pecchi è ormai realtà e nell'attesa di entrare ancora di più nel dettaglio del Progetto, rimandandovi a ogni ulteriore informazione a Settembre, a questo link  trovate la prima proposta di bozza presentata alla categoria degli ambulanti
su cui si sta ragionando e che ci auguriamo possa cogliere l'interesse e il sostegno da parte di tutta la Città.

Doriana Marangoni
Assessore al Commercio del Comune di Cassina de Pecchi

domenica 24 luglio 2016

Diario di Bordo, Tira una brutta aria

Tira una brutta aria. In Europa e nel mondo intero. Tira un'aria di destra, una nuova destra arrogante, rozza, populista, xenofoba, che è il risultato di un mix di sentimenti e di visione delle cose ben preciso. Lo abbiamo visto in tutti quei Paesi che in questi ultimi mesi sono stati impegnati in tornate elettorali più o meno significative, lo vediamo negli Usa, forse li vi è l'esempio più lampante, quello del candidato (da questa settimana ufficiale) Donald Trump, che ha sbaragliato la concorrenza interna, che ha vinto contro il suo stesso Partito, che si afferma con una politica "ignorante" (lo ha detto il Presidente in carica, Obama). Ma lo vediamo tutti i giorni qui da noi, in Italia, con quelli del "rispediamoli a casa loro"..


Dove sta andando l'Italia, quali risposte può dare il Partito Democratico alle nuove esigenze e alle nuove sfide che stanno covando sotto la cenere di un bipolarismo ormai estinto? Ce ne parlano Gianni Cuperlo Roberto Morassut, due sguardi al presente e al futuro del Pd e della Sinistra Italiana. Futuro, o presunto tale, che sembra incarnato dal Partito "dei 5 Stelle" (definito solo erroneamente "Movimento" perchè è un Partito a tutti gli effetti) che qui in Italia rappresenta al meglio il "nuovo" corso politico. Il 5 Stelle può vincere le elezioni, ma è inadatto a governare lo dice il settimanale britannico "The Economist". E, per continuare a tenere lo sguardo sull'Europa, un commento di Ezio Mauro su "Repubblica" al tentato golpe in Turchia e ciò che ne è conseguitola vendetta del potere con i suoi risvolti più cupi e preoccupanti.Quattro idee del Pd Lombardo sull'Europa che Vogliamo Più Demoratica, Più Sociale, Più Sicura e Più Unita!

Una data importante, questa settimana, 19 Luglio: la strage di Via D'Amelio 24 anni dopo e 15 anni fa il G8 di Genova Due articoli di"Radio Popolare" in commento a quei tragici giorni che cosi tanto hanno segnato la storia italiana e quella personale di ognuno di noi.

I fatti odierni, approvato alla Camera il decreto ‪#‎EntiLocali‬ ne abbiamo parlato settimana scorsa. Il provvedimento comprende un insieme di interventi che riguardano i comuni, le regioni e la vita quotidiana dei cittadini. Prevedono assunzioni straordinarie, ad esempio per asili nido e vigili del fuoco, detassazioni, indennizzi e semplificazioni burocratiche. Ecco le principali misure adottate intanto Ok del Consiglio di Stato, entro metà Agosto le celebrazioni delle prime Unioni Civili in Italia, mentre inizia alla Camera la discussione sulla Cannabis
E ancora Politica Interna, con le parole di Roberto Speranza per modificare (e superare) l'Italicum e infine una bella novità: Ripartiamo dal Sud dal 28 Agosto all'11 Settembre l'appuntamento con la Festa Nazionale dell'Unità che sarà, per la prima volta, a Catania. 

Referendum Costituzionale, intanto facciamo un po di chiarezza perchè le bugie non ci sono mai piaciute e poi perchè #Si, ancora una volta. Le parole di Umberto Veronesi uno che il Senato lo conosce e molto bene “Sono stato Senatore e ho constatato di persona l’assurdità, la perdita di tempo e l’inutilità del bicameralismo”

Chiudiamo questa ventiseiesima Newsletter del Partito Democratico di Cassina de Pecchi parlando della nostra comunità, ricordandovi (anche se non ce n'è assolutamente bisogno) che dal 3 fino al 9 Agosto torna il classico appuntamento con la festa di San Fermo a questo link, ripreso dal Sito web di Connettività Cittadina, trovate tutte le info sugli eventi che caratterizzeranno per una settimana la frazione di Sant'Agata Martesana

venerdì 22 luglio 2016

Per una nuova rottamazione

Serve un nuovo Pd. Nell’Europa del dopo Brexit, nel mondo minacciato dai rischi di guerra e nell’Italia del 2016 così lontana dagli stessi tempi del Lingotto. Un nuovo Pd che rinnovi e aggiorni lo spirito di allora

Nella vita dei grandi partiti, con forti radici e che vogliono durare nel tempo, ci sono dei momenti nei quali si pone la necessità di operare dei salti, delle svolte che cambino aspetti essenziali della propria natura o di una “costituzione materiale” che con le sue incrostazioni rischi di tradire gli ideali di fondo per i quali quel partito è nato.
Si possono fare molti esempi. Nel 1926, all’interno del PCd’I, un nuovo gruppo dirigente guidato da Antonio Gramsci assunse la guida di un partito che dopo l’avvento del fascismo stava finendo, con la guida di Bordiga, in una deriva estremista e lo spinse a riconsiderare il ruolo della classe operaia in funzione delle alleanze sociali. Quel congresso del 1926, svolto a Lione in clandestinità, fu decisivo per il successivo profilo del comunismo italiano, aperto e critico e del tutto particolare rispetto ad altre esperienze europee. Nel 1944, tornando in Italia dopo l’esilio in URSS, fu Togliatti a parlare di “partito nuovo” spingendo i comunisti ad andare avanti sul solco segnato da Gramsci e a tradurlo in atto, praticando il metodo democratico e abbandonando la vocazione alla clandestinità che generava chiusura e settarismo. Ancora. La SPD tedesca, nel 1959, decise di abbracciare, anche teoricamente, il riformismo e di superare (pur senza abiurare le proprie radici) la visione rivoluzionaria e marxista del cambiamento sociale. La Democrazia Cristiana raccolse dopo la guerra l’eredità del Partito Popolare Italiano fondato da Sturzo ma ne accentuò le radici laiche pur senza rinnegare la propria identità di partito cattolico. Per difendere quella laicità De Gasperi pagò, negli ultimi suoi anni di vita, il prezzo di una abiura di Papa Pio XII che gli negò udienza fino alla morte per essersi opposto alla fatidica “Operazione Sturzo” che nel 1952 avrebbe compromesso il carattere laico della Dc, che invece era essenziale per garantirne la tenuta nel nuovo regime democratico.
Alla base di tutte queste vicende c’erano sempre nuove visioni del Paese, la necessità di rivedere aspetti fondamentali del rapporto tra una determinata tradizione e cultura politica, le forme dell’organizzazione politica e il rapporto con una società in rapido mutamento.
Anche per il Pd, a poco meno di dieci anni dalla sua nascita, è arrivato il momento di una svolta di fondo e di una «rifondazione». La spinta propulsiva generata dalla nascita del Pd si è esaurita. Il voto amministrativo (drammatico a Roma ma preoccupante per molte zone d’Italia) manifesta il rischio di un diffuso distacco dal popolo, la presenza di aree di degrado politico, un aggravamento dei fenomeni di degenerazione della vita interna nella forma esasperata di un correntismo interno di potere, l’allontanamento elettorale dei giovani, la debolezza nel contrastare la crescita del populismo, della demagogia e della diserzione elettorale e infine la incapacità di raccontare le buone cose fatte dal governo in carica e persino di farle conoscere nel merito.
A Roma, dopo un terribile colpo politico, non è stato possibile, trascorso un mese, nemmeno riunirsi per discutere. L’ho detto al commissario Matteo Orfini, di cui comprendo il compito duro ma al quale contesto, da sempre, un immobilismo nel favorire una nuova fase che liberi energie e impedisca la dissoluzione crescente di un partito che nella Capitale è, di fatto, morto. Ed auspico che sorga una iniziativa sovversiva dal basso che imponga il ripristino delle più elementari modalità di vita democratica. Ma Roma è il fenomeno più grande di una situazione che, in molte altre zone del Paese, non è qualitativamente diversa.
Ce n’è abbastanza per dire che così non va. Che così non si può andare avanti e che se non si affronta in modo straordinario il tema della ricollocazione del patrimonio del Pd nella società italiana si può correre il rischio di una dissoluzione o di una silente riduzione del Pd ad accolita di gruppi consortili di ceto politico in cerca di una salvezza di classe. Non basta, per affrontare la complessità di questo problema, qualche stanco appello allo “scioglimento delle correnti” (magari di chi le ha sempre coltivate e continua a farlo) o un volontaristico richiamo alla necessità di fare maggiore propaganda al buon governo nazionale. Il Partito non fa politica e quindi non racconta bene il buongoverno perché non vive di politica ma soffre di una vera e propria stenosi che ne blocca la linfa vitale e lo soffoca. Il Pd da troppo tempo vive, nei territori, senza pluralismo politico. E’ immerso in un conflitto di potere tra consorterie che litigano solo sui posti ma non esprimono mezza idea che sia mezza. La nostra classe dirigente diffusa scade di giorno in giorno e per un preciso motivo: i singoli sentono di meno la necessità di essere “bravi” per emergere ma percepiscono la strada più facile dell’infeudamento.
Ho visto in questi tre anni al lavoro i parlamentari Cinque Stelle. Molto folclore, molta approssimazione certo. Anche correntismo i
ncipiente. Ma anche tanti ragazzi e professionisti che si sono messi a studiare e vogliono crescere dimostrando di essere più bravi. Noi del Pd non siamo più “bravi” degli altri per decreto. Ma dobbiamo re-imparare ad esserlo e a dimostrarlo. Ancora. Abbiamo davanti un referendum sulle riforme costituzionali. Occorre ripristinare rapidamente il carattere naturale di questa consultazione che non è sul governo ma sul buon funzionamento della Repubblica. Certo. Se prevalesse il No il governo ne subirebbe le conseguenze. Ma il modo migliore per evitarlo è proprio non perdere il carattere naturale del voto.
Diciamo chiaro e forte che questo non è un referendum sul governo. E soprattutto – il che spetta al segretario – che questo non è un risultato personale. Ma l’esito sofferto e ventennale di un lungo percorso del centrosinistra e dell’Ulivo che da 20 anni cerca la strada di una modernizzazione della forma dello Stato e delle regole. E che se in passato non ci siamo riusciti non è stato per cattiva volontà o per insipienza ma per un preciso dato politico: la destra italiana, con Berlusconi, era più forte e ogni volta ha lavorato con successo per far saltare le intese larghe che debbono essere alla base delle riforme costituzionali. Renzi ha avuto condizioni politiche più favorevoli – sotto questo aspetto – di Prodi, D’Alema, Veltroni e Bersani. Queste riforme sono patrimonio di una storia che tutto il nostro popolo deve essere messo in condizioni di ricordare per esserne orgoglioso e non perdere una identità.
Dopo il referendum ci sarà poi un congresso. Non abbiamo bisogno di un congresso ordinario. Né di una conta tra correnti federazione per federazione. Come le attuali regole inducono a fare. Abbiamo bisogno di un Congresso straordinario. Anche con altre regole che l’Assemblea Nazionale dovrebbe essere chiamata a ridefinire. Un congresso politico e non una conta di liste per comporre degli organismi. Credo che il Segretario, che io ho sostenuto e nel quale continuo a riconoscermi, Matteo Renzi, non debba sottovalutare questo momento è questo aspetto. Abbiamo bisogno di un Congresso per Tesi. Che parta da un Documento politico fondamentale che delinei una nuova analisi dell’Italia e del mondo. Un documento su cui riorganizzare il nostro pluralismo e dare una base politica aggiornata e fresca alle candidature a Segretario, compresa quella di Renzi. Che riapra le porte ad una partecipazione individuale libera e non infeudata.
Questo è il solo modo per “rottamare” le consorterie attuali che innervano questo Pd. Per generare delle sane “correnti” politiche. Per usare davvero il “lanciafiamme”. Non basta più una identità del Pd basata sull’idea di riunire le “tradizioni politiche democratiche” affiancata dal mantra della “rottamazione” e delle “riforme”. Serve un nuovo Pd. Nell’Europa del dopo Brexit, nel mondo minacciato dai rischi di guerra e nell’Italia del 2016 così lontana dagli stessi tempi del Lingotto. Un nuovo Pd che rinnovi e aggiorni lo spirito di allora.

Roberto Morassut - L'Unità  21 Luglio 2016

E' il tempo dei ponti, non quello dei muri


Il terrorismo, i corpi nel Mediterraneo, la Turchia, il delirio di Trump: perché i progressisti
devono muoversi. E perché in Italia serve una svolta. Con la nascita di un nuovo centrosinistra
A gennaio Barack Obama lascerà la Casa Bianca. Ci entrò nell’incredulità del mondo sull’onda dello slogan più bello della storia recente. “Sì, possiamo”. Anche se usato, ma è usato sicuro, converrebbe ripartire da lì.

Un giudizio che sembra profezia
“Guasto è il mondo” ha scritto Tony Judt qualche anno fa. A mettere in sequenza i corpi nel Mediterraneo, e Dacca e Nizza, il delirio di Trump o il golpe mancato ad Ankara quel giudizio sembra profezia. L’Europa con Brexit perde i pezzi frastornata
da eventi più grandi delle élite che la comandano. Ma se Bruxelles farfuglia la sinistra non brilla.
L’ultimo congresso del Pse ha avuto l’eco di un convegno del Rotary. Partiti affratellati parlano lingue diverse mentre movimenti nuovi scalano il consenso, ad Atene e Madrid. Il Pd è la prima forza di quel campo. Bene che l’assemblea di sabato sia rivolta a questo. Molto meglio se da lì facciamo uscire l’appello ai socialisti europei per riscrivere il perimetro della sinistra. In un mondo capovolto, quando se non ora una vera convenzione democratica e dei progressisti? Per disputare sullo zero virgola? No, per darsi quel manifesto di fondamentali che metta la sinistra in asse con la storia, che poi è la sola via per conquistare culture e coscienze.
Per alzare una barriera contro i fondamentalismi fatta non di mattoni ma di un progetto di vita e un’idea di umanità coerente con le nostre radici. Tra le rassicurazioni di chi governa e il catastrofismo di chi si oppone tocca alla sinistra, se ripensata, indicare la rotta per un’Europa che anche per sconfiggere il terrorismo non si salverà nella retorica del passato. Il tempo per rispondere si accorcia. Vienna voterà in ottobre. A seguire Olanda, Francia, Germania, forse noi. Venti mesi, poco meno, per capire cosa siamo diventati e quale avvenire abbiamo davanti. È il momento di muoversi.

Il destino di sinistra e Pd
Poi c’è l’Italia, un’economia che fatica, un’etica pubblica fragile. E il referendum, le città, il destino di sinistra e Pd. Tenere assieme tutto è complicato, ma ordinare qualche pensiero, questo sì, bisogna farlo. Ai ballottaggi la sconfitta è piovuta pesante. Non è solo quanto si è perso, ma come. Parte del nostro mondo ha votato “contro” di noi. Tanti per colpire governo, premier e Pd. Altri per archiviare un ciclo, come a Torino. Ora, una sola cosa è peggio della sconfitta. Rimuoverla. “Risultato frastagliato… cause locali…”. Così ci si fa male.
Da Nord a Sud quasi nessuno ha provato l’impulso a fermarsi per dire “ragazzi, abbiamo un problema, parliamone”. Ma questo modo è anticamera di un partito estinto. Corpo senz’anima come ha scritto Ezio Mauro il giorno dopo la fuga dalle urne. Possiamo addolcire l’amaro, ma il quadro d’insieme sconsola. Perdiamo iscritti, consensi, fiducia verso ciò che dovremmo rappresentare. Da due anni c’è una commissione che doveva produrre una riforma del partito. Se ne son perse le tracce. Ci sono parti del Paese dove il sogno dei Democratici è oggi l’incubo di potentati in guerra. Le stesse campagne elettorali si organizzano per correnti, e non da ieri. Ciascuno porta preferenze ai “suoi”. Mesi fa avevo suggerito un congresso tematico, senza primarie, dedicato a ripensare il partito: regole, principi, modi del confronto, della condivisione. Adesso il congresso incalza, ma costruire prima di allora uno spazio con al centro il tema darebbe il segno che della decadenza si è compresa almeno la gravità. Se lo si fa abbiamo dieci proposte pubblicate a primavera che mettiamo al servizio dell’impresa. Per inguaribile volontà di dare una mano, senza nulla chiedere in cambio. E sapendo che molti di questi problemi non nascono ora, originano da più lontano. Il punto è che quando tutto cambia, ognuno deve mettersi in discussione e coltivare a sua volta il desiderio di cambiare.

Un nuovo centrosinistra
La politica travolge verità che paiono di marmo. A oggi parte del voto di sinistra che non crede in noi si è volto a Grillo, parte all’astensione. Non so come tutto evolverà ma una cosa credo di sapere. Chi pensa che il “Palazzo d’I nve r n o”è espugnato e ha vinto un ceppo soltanto del riformismo, quello più prossimo al potere sì che la sinistra può portare soccorso ma senza mire, ecco chi dovesse coltivare questa attesa è bene rifletta. Perché delle due l’una. Se il Partito Democratico vivrà il prossimo referendum come passe partout per stabilizzare la maggioranza di governo che c’è emarginando la sinistra fuori e dentro il PD, banalmente morirà il PD che a quel punto sarà un’altra cosa.
L’alternativa è riconoscere che in due anni il partito pigliatutto o “della Nazion e”è sbandato e ha perso voti. Una classe dirigente consapevole ne prenderebbe atto e imboccherebbe un’altra strada. A cominciare da un nuovo centrosinistra. Perché qualcosa vorrà dire che si è vinto dove quel perimetro ha retto, da Milano a Cagliari passando per Bologna.
Lo dico anche alla sinistra fuori da noi che non può fondare il suo traguardo sulla distruzione del più grande partito del proprio campo. Come altri penso che la sinistra deve vivere anche – non solo, ma anche – dentro la forza più grande e lavoro per questo. Ma in tutta lealtà dico che senza investire su una nuova coalizione noi perderemo la sfida per il governo dell’Italia. Coalizione non come somma di sigle, ma patto con quella società non piegata e traversata da movimenti, cultura, persone alla ricerca di una rappresentanza possibile.
Per quanto mi riguarda questa è la discriminante del congresso. La risposta alla crisi di economia, idealità, istituzioni. Solo così quell’appuntamento è una chance. Ridurlo a una conta sul “Capo” sarebbe uno sciupio. Vedo locomotori che partono e altri in attesa. Penso serva qualcosa di più. Anche regole nuove, quelle sì eretiche, capaci di ricondurre un popolo a discutere di contenuti, principi, idee, non di un nome buono per uno scatto di carriera.

La svolta necessaria
Prima del partito, si dice, viene il Paese. Giusto. Il punto è che il Paese stenta. Colpa di riforme tutte brillanti ma vendute male? Non è così. Abbiamo perso voti anche per contenuti e messaggi sbagliati. Se diciamo che tutto era un bengodi, quelli ce li giochiamo per sempre. La realtà è severa. Si è puntato su un cavallo zoppo: flessibilità in più nel lavoro, contrazione espansiva con meno tasse e spese, bonus e sussidi per rilanciare i consumi. Questo racconto ha gonfiato attese che la vita di troppi ha presto bucato. Non discuto le buone pratiche. Il “D op o di noi”e un “Reddito di inclusione”, Migration compact o le strigliate sulla crescita: su questo e altro dico bene così e andiamo avanti. Ma è la legge dei numeri a smentire l’impianto di politica economica seguito fin qui. Serve correggere rotta. Bisogna farlo almeno se crediamo che dopo la grande recessione vanno ripensati sviluppo, investimenti, diritti. Partendo dal vero dramma che ha il nome di questione sociale: 4 milioni e mezzo di poveri. Servono sette miliardi perché il 91 per cento delle famiglie esca da quella soglia. Ascolto i peana del jobs act. Ma abbiamo chiuso il 2015 col picco di precarietà. Penso a decine di milioni di voucher senza controlli. Penso ai ritardi su politiche attive e centri per l’impiego. Le proposte non mancano. Un assegno previdenziale di base per ogni giovane a cui sommare i contributi del futuro, sola via per una vecchiaia degna. Investimenti per ricerca e infrastrutture, e piccole opere da rilanciare. E poi milioni che non si curano bene o non si curano più da proteggere con fondi sicuri. L’analisi migliore della sconfitta sta nel cambiare verso. Una svolta: per quanto sfruttato non trovo termine migliore. Serve una rottura di messaggi e priorità per ritrovare sintonia con la parte nostra. E questo si fa con un vero e proprio tagliando per un governo che imbarca Verdini fischiettando e mostra in ambiti vari una fragilità di profilo. Svolta vuol dire questo: correggere impianto, cultura, classi dirigenti.

Si cambi l’Italicum
Sullo sfondo c’è il referendum destinato a cambiare la Costituzione. Ragioni politiche per votare Sì ci sono a partire dal superamento del bicameralismo che c’è. Ragioni di merito per votare No ci sono pure, e non poche. Solo la politica non giustifica il Sì. Solo il merito non giustifica il No. Per trovare la risposta giusta i due piani vanno mescolati. Parto dal merito. La riforma è scritta male, in alcune parti è confusa. Bene che la fiducia sia votata solo dalla Camera, su questo l’accordo è pieno. Ma chi parla di semplificazione del processo legislativo non ha letto bene. Da 2 procedimenti attuali si transita a 10, e a descriverli non basterebbe la pagina. Il Senato rappresenterà le istituzioni territoriali, ma se questo fosse i senatori andrebbero eletti dagli esecutivi e con vincolo di mandato. Se, come accadrà, vareranno leggi costituzionali, eleggeranno giudici della Corte e parecchio altro ancora, andrebbero eletti direttamente, o da una vasta platea come in Francia, e senza vincolo di mandato. Così è un ibrido, anzi un pasticcio.
Quanto al nesso con l’Italicum. Il punto, almeno per me, non sono le preferenze e neppure quel premio di coalizione che pure ho chiesto da mesi, ma che ora scatenerebbe una campagna 5Stelle assai velenosa (modificate la legge per paura).
Il punto è che l’Italicum cambia la forma di governo che scivola dal regime parlamentare a uno presidenziale, e senza i contrappesi dovuti. Quando si obbligano i partiti che “si candidano a governare” a depositare assieme al programma “nome e cognome della persona… indicata come capo della forza politica” questo succede. Che il futuro premier di fatto sarà “eletto” dal popolo. Accadrà con un sistema iper maggioritario destinato a produrre una miscela indigeribile.
Quindi non è solo un diritto, ma un dovere chiedere che quella legge venga modificata. Poi si discuta nel merito. Benissimo tornare al Mattarellum con le modifiche necessarie, esistono anche altri modelli e proposte in via di raffronto. E allora dico apriamo subito, prima dell’autunno, la discussione su una nuova legge che raccolga in Parlamento una maggioranza larga. Per quanto mi riguarda cercando una condivisione con le forze del centrosinistra che abbiamo in mente. E agganciamo quella modifica al giudizio referendario. Perché le ragioni politiche a favore del Sì sono evitare l’ennesimo fallimento dopo i troppi consumati, rispettare l’impegno delle Camere all’atto della rielezione di Napolitano e cercare di non spaccare il primo partito del Paese (per chi ne abbia a cuore le sorti).
Però, e lo dico al segretario e premier, queste ragioni da sole non giustificano un Sì a quella combinazione tra nuova Carta e pessima legge elettorale. Si dica subito e con chiarezza quale disciplina eleggerà i futuri senatori. Si chiarisca come dare corso alle norme sui referendum, su come accorpare le regioni superando anche anacronistiche specialità. Si montino i cardini dei futuri regolamenti parlamentari anche a tutela delle opposizioni. Ma in primis si cambi l’Italicum o la scelta nell’urna non potrà che opporsi a un modello nell’insieme gravemente sbagliato.

Non spaccare il Paese
So che molti, a sinistra e non solo, chiedono una posizione netta e nell’immediato. Insomma, “cos’è‘sto cincischiare senza dire Sì e neanche No?”. Provo a spiegarla la ragione di questo limbo. E se ci scappa una punta più enfatica, non è retorica ma convinzione. Allora, l’intreccio della recessione peggiore della nostra vita col crollo di fiducia verso istituzioni e partiti espone l’Italia a una crepa della democrazia. Non per forza un balzo nell’autoritarismo. Più semplicemente il pericolo è l’impraticabilità di un altro e nuovo patto civile e sociale. Il solo che può tirarci fuori da guasti e ritardi cumulati nel tempo. Qui vive anche il limite più grande di Matteo Renzi. L’idea che l’Italia avesse solo bisogno di un leader capace di cantarle ad ascari e legulei. Il nodo è che la cultura politica e di governo che ha sorretto questa prassi si è fondata sulla frattura del Paese, del suo tessuto profondo. Ha contrapposto generazioni nel nome di una rottamazione praticata a intermittenza, secondo comfort. Ha pensato, e male, di liberare energie contrapponendo i sindacati al resto.
Lo ripeto, penso che Renzi alle ultime primarie non abbia usurpato alcunché e se ha vinto è accaduto per una spinta forte a togliere tappi e sbloccare conservazioni e chiusure. Il punto è che arrivato al potere non lo ha fatto preferendo fedeltà e trasformismi. E oggi quella che per tanti era stata una speranza sincera, proiettata nel 40 per cento alle europee, si è mutata in delusione. Tutto questo pesa, e molto, soprattutto perché una crisi del genere di quella che ci ha investito non la risolvi dividendo la società. Ecco perché siamo tutti a rischio. E perché, anche pagando un prezzo, sento che dobbiamo tentare noi, fino all’ultimo, di non spaccare il Paese, annodando il filo di un campo aperto del centrosinistra. Sarò malato di un ottimismo incorreggibile ma fino all’ultimo continuerò a dire, niente steccati. Questo è il tempo dei ponti.

Gianni Cuperlo - L'Unità - 20 Luglio 2016

lunedì 18 luglio 2016

Diario di Bordo, il terrore non ci fermerà mai

Good News..

Nel giorno in cui l'Istat certifica la povertà assoluta per 4,6 milioni di italiani la Camera approva il reddito di inclusione con i soli voti della maggioranza. Un Emendamento al DDL Povertà che incrementa le misure di contrasto alla crisi già contenute nella Legge di Stabilità 216. Ne beneficeranno famiglie con minori, con disabili, donne in stato di gravidanza, over 55 inoccupati, quelle categorie che proprio l'Istat indica essere quelle più a rischio.
Ci sembrava giusto cominciare questa Newsletter numero 25 del Pd di Cassina de Pecchi con questa notizia, per noi che abbiamo sempre messo davanti a tutto i più sfortunati e gli ultimi.


Il terrore non ci fermerà mai..

Ci sembrava giusto cominciare con una buona notizia, nonostante la settimana di morte e di sangue, segnata profondamente dalla tragedia ferroviaria di Andria e dall'attentato di Nizza. Tra tutte le parole spese a commento dei due fatti, a noi ha colpito e non poco un articolo dell'Huffington Post a firma di Lucia Annunziata e quest'altro articolo di Mario Calabresi su "La Repubblica" di oggi. Mentre qui il cordoglio e la vicinanza espresse dal Partito Democratico al Popolo francese e un breve ma significativo comunicato del Circolo Pd di Cassina.
L'odio che viviamo non è solo quello dei terroristi. La violenza è anche quella che subiscono quotidianamente donne, madri, sorelle, amiche, compagne. L'appello alle donne del Presidente della Camera Laura Boldrini in una intervista al "Corriere della Sera": fatevi sentire e fate vergognare i violenti e ancora sul tema odio-amore, che ha caratterizzato la Newsletter di settimana scorsa, un intervento di Valter Veltroni, una profonda riflessione, perchè l'odio è il contrario delle Idee.


Avanti con le Riforme..

Non solo povertà: tra gli obiettivi del Parlamento e del Governo, Fisco, Pmi, famiglie e pensionati. Entro l'anno bye bye a Equitalia, pagheremo ma in modo diverso. L'intervista al Premier Matteo Renzi a RTL 102.5 e intanto il Senato approva il DDL Enti Locali in arrivo una ventata di semplificazioni.
Nel frattempo, Domenica 10 Luglio, si è chiusa la Campagna per il SI al Referendum Costituzionale, un successo. 600000 firme raccolte in tutta Italia. E, cosa importante, 105 delle 600000 firme le abbiamo raccolte a Cassina de Pecchi
Prima del meritato "riposo", ancora un paio di interventi sulle buone ragioni del #SI: un'intervista al Costituzionalista ed ex Presidente della Camera Luciano Violante e un articolo di Greenreport.it a firma di Carlo Galletti.


Cassina de Pecchi e la sua Gente..

Dedichiamo le ultime righe del nostro Diario di Bordo alle notizie su Cassina de Pecchi. Tre argomenti: Estate cassinese, Piscina Comunale, Cimiteri.
L'Estate cassinese quest'ano sarà caratterizzata da una serie di Spettacoli di qualità. Scenari d'Estate riempirà le serate di chi passerà l'Estate in Città e lo farà suddividendosi tra due Comuni, Cassina e Vimodrone, che in modo"associato" hanno deciso di organizzare l'Estate sui loro territori.
"Niente panico, la Piscina Comunale non chiude". Lo avevamo detto e ora lo sappiamo con certezza. La Piscina di Via Radioamatori godrà di una nuova gestione che si presenterà ai cassinesi Domenica 17/07/2016 in una Assemblea Pubblica
In ultimo, per rispondere a una esigenza manifestata da molti cittadini, finalmente, sono stati modificati gli orari di apertura e chiusura dei due Cimiteri cittadini. 

sabato 16 luglio 2016

Con "Scenari d'Estate" rimanere in Città ad Agosto non è poi cosi male

Come è risaputo, l'Estate non è per tutti sinonimo di vacanza e di allontanamento dalla Città, dalla routine quotidiana, dalle faccende che ci occupano già durante l'anno. Molti cassinesi passeranno l'estate e il mese di Agosto in città, lontano da spiagge, montagna, lago e lontano da tutti qui luoghi di relax, divertimento, spensieratezza. Un dato, quello delle permanenze nel mese di Agosto in Città, che drasticamente è aumentato soprattutto negli ultimi anni. Tanti fattori vi concorrono: ritmi e tempi lavorativi che si sono modificati radicalmente, riduzione delle ferie, scelta di periodi dell'anno meno onerosi per le famiglie, popolazione anziana e il più delle volte sola.
Per questo motivo, proprio per dare un'idea di Città "viva" anche durante un mese caldo e in cui molte (se non tutte) le saracinesche si abbassano, le Amministrazioni Comunali di Cassina de Pecchi e di Vimodrone, in sinergia, hanno organizzato diversi appuntamenti suddivisi tra i due Comuni nei mesi di Luglio e Agosto.

La Rassegna culturale dell'Estate Cassinese e Vimodronese, denominata "Scenari d'Estate", consiste nella realizzazione di una festa teatrale/musicale che prevede la presenza di diversi tipi di spettacoli teatrali, musicali e di cabaret destinati a giovani, adulti e bambini che con il suo articolato programma cerca di creare nell’hinterland milanese, al di fuori dei grandi centri urbani, un evento culturale in grado di attirare quel pubblico non solo locale che normalmente rimane anche durante l'estate nel territorio Martesana. Il programma si svolgerà dal 15 luglio 2016 al 4 settembre 2016 e gli eventi che lo compongono si terranno in spazi pubblici e luoghi di aggregazione all'aperto esistenti nei due Paesi coinvolti all'interno di piazze, aree culturali, festive e ricreative.
 
L’iniziativa nasce dietro lo stimolo dei Comuni di Cassina de' Pecchi e Vimodrone e da una idea dell' Associazione culturale Emisfero Destro Teatro con la collaborazione dell'associazione Gruppo Amici per Vimodrone e dell'associazione Non Solo Blues  che hanno  base a Cassina de’ Pecchi e Vimodrone e che da anni operano nel panorama teatrale italiano, in particolar modo in quello milanese e lombardo.

La rassegna, organizzata dagli Assessorati agli Eventi e alla Cultura del Comune di Cassina de Pecchi, prevede quattro spettacoli a Vimodrone e cinque a Cassina de Pecchi.

Nella foto allegata tutti gli Spettacoli con gli orari e il luogo, mentre a questi link, ulteriori dettagli: http://www.cassinadepecchi.gov.it/2016714132513.html - http://www.comune.vimodrone.milano.it/po/mostra_news.php?id=868&area=H


Doriana Marangoni
Assessore agli Eventi - Comune di Cassina de Pecchi


-

venerdì 15 luglio 2016

Nizza, 14 Luglio 2016. Riaffermiamo con forza diritti e libertà, contro il terrorismo

Di fronte alla strage di Nizza del 14 luglio 2016 sulla Promenade des Anglais, il circolo del Partito Democratico "Fiorella Ghilardotti" di Cassina de Pecchi esprime un forte
invito a operare uniti


La nostra voce vuole unirsi al coro di voci
unite nel cordoglio di fronte alle vittime innocenti del terrorismo globale,
unite anche soprattutto nell’operare per affrontarne i problemi alla loro radice
insieme consapevoli che la complessità e globalità delle questioni in gioco escludono le semplificazioni e le facili strumentalizzazioni della paura.

Lasciamo quindi tutti da parte le logiche delle vecchie identità personali, politiche e nazionali perché l’emergenza dell’orrore è diventata normalità e richiede quindi una rivoluzione di fondo affinchè i diritti e le libertà che si vogliono affossare vengano riaffermati con forza al di là di ogni appartenenza che non sia quella cosmopolita e umana.

Franca Marchesi

domenica 10 luglio 2016

Diario di Bordo, amore e odio

C'è chi ama e c'è chi odia..

La tragica e assurda storia che ci arriva da Fermo ci racconta il lato brutale ed estremo dell'odio, del fanatismo, dell'intolleranza che ha radici ben salde anche qui da noi, nel Bel Paese, una volta rinomato nel mondo per il suo spirito accogliente e aperto alle culture. Ma, al fianco di questa brutta, bruttissima vicenda, ci sono anche storie d'amore, come quella che ci arriva da Milano, dove il neo Assessore ai Servizi Sociali, Pierfrancesco Majorino, annuncia una raccolta generi di prima necessità per gli oltre 2700 profughi che la Città sta accogliendo.

Amore e odio: vincerà l'amore, sempre. Vincerà l'amore per la vita, per il bene comune, per la cosa pubblica. Vincerà sempre l'amore per l'altro, il "diverso", il debole, l'ultimo. Con questo spirito, anche in un piccolo Paese come Cassina de Pecchi si riesce come Amministrazione Comunale a fare qualcosa per chi sta peggio. Per chi ad esempio un lavoro non ce l'ha: ancora Bando del Lavoro Accessorio per tenere in ordine e in pulizia il Cimitero di Camporicco e settimana prossima, con la ventiquattresima Newsletter, snoccioleremo i numeri degli ultimi sei mesi di Bando, ad un anno dalla sua applicazione. Ma, l'impegno collettivo si sviluppa anche attraverso la capacità di cogliere opportunità come quella offerta da Dote Comune e Cassina de Pecchi non perde certo l'occasione, con la ricerca di un tirocinante, domande entro il 12 Luglio 2016.

Il Partito Democratico di Cassina de Pecchi, intanto, come ricorderete dalla scorsa Newsletter, ha annunciato di farsi carico delle  numerose segnalazioni registrate dai cittadini a proposito di disagi sulla cura del territorio. Ebbene, a meno di una settimana da quell'annuncio, un primo obiettivo raggiunto, è cominciata la rimozione delle discariche abusive in Zona Industriale. Ne parlano tutti i giornali, qui l'articolo di Fuori dal Comune. Sappiate che è solo l'inizio, perchè continueremo su questa strada mettendo in fila i problemi uno a uno e risolvendoli.
me ricorderete dalla scorsa Newsletter, ha annunciato di farsi carico delle


Referendum: Speranza e Cambiamento..

E' questa la settimana del post Direzione Nazionale del Partito Democratico. Tutti gli interventi  i video e un dettagliato resoconto di"Repubblica"
Intanto, la Campagna Referendaria ancora al centro del dibattito politico. Vinceremo con la Speranza del Cabiamento è la riflessione del Premier Matteo Renzi che nell'ultima E-News ci racconta come respingere la Paura. Qui un po di numeri sui risparmi del nuovo Senato e qui le parole di speranza di Giorgio Napolitano. 
Sostenere la Campagna per il SI al referendum è molto semplice, anche con azioni di singoli, scopri qui come fare. E, il Comitato Cassinese ancora tra la gente, per la chiusura della raccolta firme a favore del SI questa mattina in Via Milano. Avanti, Italia!


Dal Nazionale..

All'insegna del Sud. Finalmente il Mezzogiorno inverte la rotta dopo 7 anni di recessione. Stefania Covello, responsabile Mezzogiorno: "Le misure del governo per Sud danno buoni risultati". "I dati dello Svimez sanciscono la fine della recessione nel Mezzogiorno, con una stima di crescita positiva nel 2015 del +1%, superiore anche allo 0,7% del resto del Paese”.
La responsabile Agricoltura Sabrina Capozzolo ha presentato la proposta di legge per l’istituzione dei Consorzi agricoli innovativi, elaborata in collaborazione con i giovani della fondazione “Cultura Democratica”.
L'ambiente sempre al centro del lavoro del PD, la responsabile Chiara Braga annuncia: “Entra in vigore il tanto atteso nuovo Conto Termico: il regime di incentivi per l’incremento dell’efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili".
Il "Dopo di Noi" finalmente è Legge: qui una scheda riassuntiva sui punti salienti.