venerdì 31 gennaio 2014

1000 Piazze contro l'azzardo

Prendo spunto dall'articolo di Marino Contardo per informare tutti i lettori della serie di iniziative partite lo scorso fine settimana. 1000 Piazze contro l’azzardo, è questa lo slogan scelto da  “Lega autonomie Locali” (l’associazione che raggruppa diversi enti locali), “Terre di Mezzo” e Partito Democratico metropolitano milanese che con una serie di banchetti informativi ha promosso una due giorni di sensibilizzazione e di attenzione su un tema, quello del gioco d’azzardo, che rappresenta un pericolo sociale del quale poco si sa e poco si parla.

Molto è stato fatto e molto c'è ancora da fare, è importante quindi continuare a tenere alta l'attenzione su un fenomeno preoccupante che coinvolge tante, troppe famiglie e i loro familiari anche nel nostro territorio. E’ sufficiente sapere, ad esempio, che le Sale da gioco a Milano e provincia aumentano, 126 fino ad oggi, con una richiesta di 160 nuove aperture in cinque anni. Aumentano anche i cittadini che giocano, quasi sei miliardi di euro giocati nel 2013 nel 2013 e aumentano le patologie da dipendenza da gioco, del 300% stando ai dati.

Il Partito Democratico metropolitano milanese ha aderito al “Patto dei Sindaci per la legalità” contro il gioco d’azzardo patologico, in Regione il Pd ha contribuito ala stesura della nuova legge che prevede, tra le altre cose, agevolazioni Irap per gli esercenti che scelgono di rimuovere le Slot e maggiorazioni per chi installa nuove apparecchiature da gioco; creazione del marchio “NO SLOT” per chi rinuncia alle slot nel suo locale; divieto di installare le slot a 500 mt dai luoghi sensibili (scuole, oratori, case di cura, ecc); creazione di un numero verde di sostegno al disagio per ludopatia. Alla Camera e al Senato il Pd ha sostenuto una proposta di Legge Nazionale sul contrasto all’azzardo, con la richiesta di potenziamento dei Servizi Sociali e di trasferimento di competenze ai Sindaci.

Il Pd chiede immediata operatività della Legge Regionale approvata dal Consiglio Regionale e allo stesso tempo che Governo e Parlamento sostengano le Amministrazioni locali che sono impegnate in prima fila al contrasto del gioco d’azzardo.
Sensibilizzare e informare i cittadini è importante, il gioco d’azzardo sta rovinando troppe persone e con esse le loro famiglie.


La mobilitazione, che è partita lo scorso fine settimana e che proseguirà fino a Marzo, è finalizzata a una raccolta di firme per sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da Lega delle autonomie Locali  e Terre di Mezzo. A Cassina de’ Pecchi non partiamo da zero, il Partito Democratico già aderisce al “Comitato No Slot” costituitosi poco tempo fa.

Da questa settimana il Partito Democratico di Cassina allestirà dei banchetti a sostegno di questa iniziativa.

Interrompiamo un'emozione

Di fronte ai comportamenti eversivi, squadristici o semplicemente violenti dei 5Stelle ultima maniera che dire?
 Io mi aspetto che personaggi di primo piano, come Celentano, Dario Fo e altri che ne avevano cavalcato l'onda emotiva nella fase iniziale del facile ribellismo, prendano pubblicamente le distanze, si dissocino, dicano qualcosa "di sinistra".

Quanto abbiamo visto e udito ultimamente ha fatto impallidire la Lega dei primordi che raccoglieva le paure latenti e le trasformava in slogan aggressivi celtico-folkloristici.

Aggressività e paura sono sempre andate a braccetto, ma il disfattismo becero attuale mi sembra che dovrebbe allarmare e scuotere qualche coscienza.

Qualcuno deve assumersi la responsabilità di interrompere pubblicamente l'emozione e l'illusione che anche con il loro appoggio aveva coinvolto tanti che si sono autodefiniti cittadini.

mercoledì 29 gennaio 2014

A proposito di slot machines

Ancora non mi è nota nei dettagli la proposta dei sindaci della zona su come combattere la ‘dipendenza dal gioco d’azzardo’, ma rispetto a quanto sento circolare ho un'idea un po' diversa di come affrontare tali questioni. Come nel campo delle droghe o dell'alcool, della prostituzione o del fumo, le politiche proibizioniste hanno sempre fallito, contribuendo a diffondere queste pratiche e a favorire il loro uso criminale. Si può sempre nascondere la testa sotto la sabbia e fingere di non vedere, ma se si vuol essere efficaci - e qui penso a coloro che ambiscono a 'governare' - occorre accantonare il fumo ideologico e teorie sociologiche a buon mercato per concentrarsi sui risultati. E i risultati vengono non dalla lotta senza quartiere verso tali fenomeni con mezzi coercitivi ma con l'approccio educativo (giovani, genitori, comunità), da una parte, e tolleranza+contenimento dall'altra, con ciò intendendo che tali fenomeni vanno in una certa misura messi in conto come ineludibili e regolamentati, contenuti e confinati. Come per molte altre questioni, che hanno a che fare con il comportamento umano, non c’è una soluzione valida in assoluto, ma piccoli tentativi e sperimentazioni sul campo possono dare buoni risultati, per quanto sempre provvisori e imperfetti. Occorre anche ascoltare chi opera professionalmente nei settori delle dipendenze e degli abusi prima di lanciarsi in campagne di tipo proibizionistico per valutarne l’utilità e l’efficacia. C’è un’ultima considerazione che mi preme: guai a pretendere di formare il ‘cittadino perfetto’, più di un sistema politico e sociale ci ha provato in passato con esiti disastrosi (comunismo, fascismo, stato etico-confessionale, stato etnico, ecc.), è invece preferibile accettare un certo grado di imperfezione – e qui si può discutere dove mettere i paletti che la definiscono – purché sia confinata nel tempo e nel luogo (ovviamente qui mi riferisco ad individui adulti,  raziocinanti e liberi). P.S. Il campo della discussione è piuttosto difficile e insidioso, ho espresso un punto di vista più come ipotesi di lavoro che come convinzione profonda, perciò aspetto con il massimo interesse i contributi che altri vorranno dare. 

La Corte di Arcore

Per capire come funziona "Forza Italia" occorre andare con la memoria alla corte di Versailles. Guardate come farà il nobiletto di provincia, tale Vivant Denon per farsi notare. Si narra che verrà introdotto a Corte dopo un assiduo appostamento lungo le passeggiate del senescente Luigi XV, che vistolo immancabilmente e ostinatamente attenderlo allo stesso punto gliene  chiede la ragione e ne avrà una risposta da perfetto cortigiano...  «Vedervi Sire!».  Ma in quegli anni il cielo del Potere francese era mutevole come quello primaverile. Scoppia la Rivoluzione, Denon riesce a stare a galla sia con Robespierre che con il Direttorio. Arriva il Grande Corso. Tramite l'amante del giovane generale, Joséphine Beauharnais, di cui frequenta il salotto,  Denon  s'accosta all'astro nascente, Napoleone. In questa circostanza  il suo senso dell' à propos di vecchio e consumato cortigiano sarà quello  di offrire in un ricevimento, prontamente, al giovane generale che disdegnava i liquori...una limonata! Sia come sia effettivamente andata la vicenda del primo incontro con Napoleone, fatto sta che  il nostro Denon riesce, a 51 anni suonati e in mezzo alla più vigorosa gioventù dei marescialli napoleonici, a imbarcarsi, nel 1798, a Tolosa con l'armata del Bonaparte in partenza per l'Egitto. Oggi il nome di Denon (un Grande, va detto subito) è scolpito sul frontone del Louvre.
E adesso vediamo come funziona 'Forza Italia'. Sono tutti 'famigli' o beneficiari  di Berlusconi (una volta si diceva che era un partito di camerati e camerieri). Chi gestiva 'Colpo grosso', ministro. Chi fondava i club 'Silvio ci manchi', fidanzata ufficiale (come Joséphine!); chi gli regalava orsacchiotti con dentro il proprio numero di cellulare, Ministro!. Non vi affannate a studiare i partiti politici come  'Forza Italia' con Maurice Duverger o Robert Michels alla mano; se vi va,  andatevi a leggere le“Memorie” di Louis de Rouvroy de Saint-Simon. Capirete come funziona una corte, quella di ieri e quella di oggi.

lunedì 27 gennaio 2014

Paolo Cova . News n° 41


 
 

News dal Parlamento

INFORMATI SU CIO' CHE ACCADE A ROMA DA PAOLO COVA
 
 
eNews
n°41
Gennaio 2014
 
 
 
 
 
 

Legge elettorale, si cambia. Ma come?
Venerdì scorso la Commissione Affari istituzionali della Camera ha licenziato il testo unificato sulla legge elettorale che puoi leggere se clicchi qui.
Alcune considerazioni personali su questo tema. Nel 2008 il Pd aveva presentato una legge elettorale che prevedeva il premio di maggioranza a doppio turno con collegi uninominali. Questa scelta era stata ribadita anche in una direzione nazionale a fine 2010. La proposta che ci troviamo a dover affrontare oggi parla di doppio turno con premio di maggioranza e collegi plurinominali e non uninominali.
Credo sia importante questa precisazione in quanto va nel solco di quanto proposto e deciso negli anni scorsi dal Pd. Quindi, vanno bene il premio di maggioranza e il doppio turno, ma la soglia di sbarramento per i partiti in coalizione al 5% mi sembra molto stretta e non aiuta a creare coalizioni. Concordo invece sullo sbarramento all'8% per i partiti che si candidano da soli e al 12% per le coalizioni.
Un discorso particolare va, invece, fatto sulle preferenze, visto che sembra agitare tanti: il Pd era a favore del collegio uninominale, ciò significava nessuna preferenza e nome singolo scritto sulla scheda, mentre ora viene proposto un plurinominale (nessuna preferenza e 4-6 nomi sulla scheda). Personalmente sono favorevole alle preferenze da sempre e ho firmato una proposta di legge che le contemplava, ma ora faccio fatica a capire chi vuole le preferenze e da anni insiste con il collegio uninominale.
Paradossalmente, anche chi ci ha accusato in questi mesi di non essere tornati al Mattarellum, ora vuole le preferenze. Scusate, ma anche nel Mattarellum c'era il listino bloccato per la parte proporzionale e il collegio uninominale senza preferenze. Questi cambi improvvisi di opinione non sono neanche collegati alla sentenza della Corte costituzionale, la quale non dice che deve esserci la preferenza, ma la possibilità di identificare i candidati.

A Cernusco sul Naviglio il Seminario di Zona del Pd

Il 15 Febbraio prossimo, dalle 9.00 alle 16.00, presso “la Filanda” di Cernusco sul Naviglio, si terrà il Seminario del Partito Democratico di Zona.

Saranno organizzati quattro gruppi di lavoro, nello specifico Welfare, Comunità Metropolitana, Adda Martesana 2024, Expò 2015.
Il gruppo "Welfare" sarà incentrato sulla restituzione del lavoro fatto dalle commissioni tecniche di Zona “azienda consortile, gestioni associate” e “strutture ospedaliere”in vista del convegno pubblico che si terrà a Febbraio.
Il gruppo “Comunità Metropolitana” verterà sul percorso di costituzione d unione di comuni in vista della costituenda città metropolitana.
Il gruppo “Adda Martesana 2024” presenterà lo Statuto e una prima bozza di programma
Il gruppo “Expò 2015” verrà presentato un progetto di marketing territoriale dei comuni della nostra zona.
Il Seminario è aperto a tutti gli iscritti del Partito Democratico e prevede una minima quota di iscrizione (5 euro) per l’affitto della sala e il buffet previsto.
E’ necessario comunicare quanto prima al Segretario di Circolo la propria adesione e il gruppo al quale si vuole aderire.


Grillo: Il default dell'Argentina e quello dell'Italia

Il comico Grillo sulla scia di Stiglitz appena appena orecchiato, perché il comico a mala pena capisce di battutine televisive, diceva tempo fa: "L'Argentina non ha pagato il debito ed è fallita. E allora? Ha ricominciato daccapo. E' così che funziona!". Giovedì scorso il peso argentino è diventato improvvisamente leggerissimo e si è svalutato del 17 % in un solo giorno. E' probabile quindi un altro default dell'economia argentina con lacrime e sangue per gli argentini. All'epoca del primo default ho conosciuto un manager italo-argentino ridotto a  portiere di notte in un albergo romano e non faceva che piangere il suo destino e quello della sua nazione. Se fallisce ancora una volta un Paese totalmente screditato a livello internazionale, che ha requisito Repsol e non ha pagato un peso di indennizzo, che crede di agire solitario triste y final nella scena politico-economica internazionale, che problema c'è? (Andatelo a dire agli argentini, però). Un comico che aveva previsto il default dell'Italia già per l'autunno scorso, che in cuor suo se lo augurava per celebrare i suoi macabri trionfi, non è qualcosa di mezzo tra Nerone e Petrolini?

giovedì 23 gennaio 2014

Lia Quartapelle - MILANO-ROMA A/R 26 gennaio, ore 11: dalla legge elettorale alle riforme costituzionali

Carissime, carissimi,
la Direzione nazionale del Partito democratico di lunedì è stata una direzione in cui abbiamo discusso e finalmente deciso.
E' stato presentato un progetto politico di cui è chiaro l'obiettivo: cambiare come funziona la democrazia in Italia, rendendola una democrazia che decide (sia nel rapporto tra legislativo ed esecutivo, sia nelle varie articolazioni territoriali). Per la prima volta si discute su un progetto complessivo di riforma in uno schema chiaro, difficilmente contestabile nel suo spirito di riforma, tanto che la maggior parte delle critiche si concentrano su questioni che non intaccano la portata strutturale della questione.

Ecco l'intervento di Renzi in direzione che spiega bene di cosa discutiamo e un articolo del costituzionalista Stefano Ceccanti nel merito.

Per parlare di tutto ciò che sta avvenendo abbiamo organizzato un incontro presso il circolo Carminelli di via Archimede 13, domenica mattina alle 11, con la partecipazione del Capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali, Emanuele Fiano.
Per sapere dove sarò la prossima settimana e dove potete incontrarmi, vi invito a guardare la miaAGENDA.
A presto,

Lia

mercoledì 22 gennaio 2014

On. Cova:"Ex Sisas: ho denunciato il traffico di rifiuti tra discariche lombarde ancora a partire dal 2011"

CAMERA DEI DEPUTATI

On. Paolo Cova parlamentare del Partito Democratico

COMUNICATO STAMPA

On. Cova: "Ex Sisas: ho denunciato il traffico di rifiuti tra discariche lombarde ancora a partire dal 2011. Troppa facilità da parte di Regione e Ministro"

“Ho cominciato tre anni fa, da consigliere provinciale, a denunciare uno strano traffico di rifiuti tra l’area ex Sisas e alcune discariche regionali, tra cui quella di Inzago e il sito di smaltimento di Cornaredo. Eppure siamo arrivati a oggi, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti”: lo dichiara l’on. Paolo Cova, parlamentare milanese del Pd, che quando sedeva a Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, per l’intero 2011 ha presentato tutta una serie di interrogazioni urgenti per sapere cosa stesse realmente accadendo.

“Era emerso che materiale proveniente dalla bonifica dell’area ex Sisas, presumibilmente rifiuti pericolosi, erano stati stoccati temporaneamente nel sito di Cornaredo e smaltiti a Inzago – continua il racconto Cova –. Ma non sono mai riuscito a sapere se le autorizzazioni per il trattamento e stoccaggio di rifiuti tossici e pericolosi provenienti da Pioltello in questi due siti fossero corrette e se c'era corrispondenza tra i codici CER dei materiali che venivano trasferiti e stoccati”.

Una vicenda che lo ha visto protagonista da consigliere provinciale (qui il link al video di uno dei suoi interventi in Consiglio provinciale) e che porta oggi Cova a fare una amara riflessione: “Il tema delle bonifiche deve essere affrontato seriamente per recuperare un territorio ferito. C’è stata troppa facilità nell’assegnare gli appalti per le bonifiche, sia a livello regionale che da parte dell’allora Ministro. E la salute dei cittadini è stata messa dopo l’urgenza inspiegabile di svuotare il sito di Pioltello entro pochi giorni”.

E a proposito di quanto sta facendo ora il Parlamento, aggiunge: “Stiamo affrontando proprio in questi giorni, nell’Aula della Camera, il decreto sulla terra dei fuochi e c' è tutto il dramma di quel territorio. Anche in Regione Lombardia si doveva e si poteva fare di più, ma non è stato fatto. Per preservare la salute dei cittadini non basta un decreto: ci dovrebbe essere anche un controllo continuo delle procedure”.

Roma, 22 gennaio 201 4

Paolo Cova

martedì 21 gennaio 2014

Invertire la tendenza

Non faccio parte di quelli che danno un giudizio negativo sulla proposta di legge elettorale avanzata da Renzi  e fatta propria a grande maggioranza dalla Direzione del PD.
Non ne faccio parte perché quell’accordo si trascina dietro altre riforme, senza le quali l’accordo non avrebbe senso.
Condivido le critiche di chi dice che la soglia ( troppo bassa) del 35% per il premio di maggioranza e la nomina dei parlamentari ( pur se in collegi piccoli che garantiscono la visibilità e conoscenza dell’eletto), andrebbero corretti.
Leggo che tutti ( se non sbaglio) chiedono questi cambiamenti.
Si tratta di piccole o grandi modifiche che se fatte unirebbero il PD, ed accontenterebbero tutti, tranne “ Forza Italia”.
Lasciamo a loro il cerino in mano, vediamo se avranno il coraggio di sabotare una legge che prevede anziché i nominati gli eletti.
Sarebbe brutto che per non irritare Forza Italia si “forzasse” nei confronti degli altri.
Io se fossi Parlamentare comunque voterei a favore anche dell’attuale impianto, ma perché farmi votare con il mal di pancia, quando una modifica – che metterebbe definitivamente a tacere anche Grillo – basterebbe a far venire il mal di pancia solo a quelli di “ Forza Italia”, che tra l’altro non sarebbero determinanti?


 Roberto  Bertolotti

lunedì 20 gennaio 2014

La necessità delle riforme e la ripresa della politica

Dicono i superficiali: non si mangia con le discussioni sulla legge elettorale e sulle riforme, la gente pensa a ben altro. Ora, la legge elettorale e le riforme sono assolutamente necessarie alla politica per affrontare tutti gli altri problemi. E' pacifico che il nostro Paese è ingovernabile con questa legge elettorale e con l'assetto istituzionale attuale. Solo per fare un esempio: il ricatto dei piccoli partiti che ossessivamente ripetono che " i voti si pesano e non si contano" è insopportabile e rende vana ogni maggioranza. Per altro verso il bicameralismo perfetto è una follia tutta italiana che ostacola, come ampiamente visto nel recente passato, il percorso formativo delle leggi. In poche parole: la politica non è folle a pensare al proprio spazio di agibilità, perché senza la chiarezza sulla formazione del consenso che assicuri la governabilità e senza una riforma delle istituzioni che ne garantisca il funzionamento, saremo sempre in balia dei demagoghi. (Scrivo questa nota mentre intraodo la voce di un saltellante grillino da Fazio: si tratta del movimento politico che al povero Bersani in streaming ripeteva grullescamente: "Non siamo a Ballarò". Infatti siamo a "Che tempo che fa": chi disprezza compra. Aspettiamo i saltellanti grillini da Ballarò finalmente per compiere un altro giro dell'ovvio).

Paolo Cova - News n. 40

News dal Parlamento

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n°40
Gennaio 2014
 
 
 
 
 
 

Europa, non stringerci così

L'Aula della Camera ha approvato le mozioni della maggioranza sulle iniziative in ambito europeo e nazionale per la revisione dei vincoli previsti dal “fiscal compact”. Detta così, ai più non suggerisce nulla. E allora vado brevemente a spiegare.
Il Patto di bilancio europeo o Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell'unione economica e monetaria, conosciuto appunto con l’inglesismo Fiscal compact (letteralmente patto fiscale), è un accordo approvato con un trattato internazionale il 2 marzo 2012 da 25 dei 27 stati membri dell'Unione europea, ed entrato in vigore il 1 gennaio 2013. Il patto contiene una serie di regole che sono vincolanti nell’Ue per il principio dell'equilibrio di bilancio. Ciò che il patto chiede è una serie di obblighi, ovvero quelli del perseguimento del pareggio di bilancio, del non superamento della soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% del Pil, una significativa riduzione del debito pubblico.
Le numerose mozioni presentate da diversi gruppi parlamentari andavano tutte nella direzione di una revisione dei vincoli di bilancio europeo. Le mozioni approvate impegnano il Governo, tra le altre cose, ad avviare un negoziato con le istituzioni europee finalizzato a far sì che, a seguito del riesame dei provvedimenti in materia di governance economica da parte della Commissione europea per il 2014, sia concessa una maggiore flessibilità degli obiettivi di bilancio a medio termine, per tenere conto del ciclo economico, e a favorire la costituzione di un fondo europeo di remissione del debito e di strumenti di debito europeo a breve termine. Si chiede anche di attenuare l'attuale rigidità delle metodologie con le quali è calcolato il vincolo del 3 per cento del rapporto debito/prodotto interno lordo e di permettere lo scomputo di alcune voci di spesa per investimenti che possano esercitare un impatto a breve pos itivo sulla crescita territoriale e sulla riduzione della disoccupazione.
I documenti chiedono poi all’esecutivo di promuovere nelle sedi europee l'introduzione di meccanismi per il finanziamento dei sussidi alla disoccupazione e per il sostegno dell'occupazione, in particolare giovanile.

domenica 19 gennaio 2014

Sintonia perfetta

Al rientro a casa, ieri sera, dopo una lunga e impegnativa giornata, quando ho acceso la Tv non credevo alle mie orecchie. “Sintonia perfetta”, è la frase che così all’improvviso mi è piombata addosso. 
Sono stato attraversato da un brivido sulla schiena. L’inedito accordo di massima raggiunto tra Renzi e Berlusconi sulle Riforme Istituzionali e le successive Conferenze Stampa parallele mi hanno frastornato. Ho spento la Tv, ho incominciato a riflettere, attraversato da un senso di profonda inquietudine. Accordo con loro, gli avversari di sempre. Non sono mica cambiati, ho pensato, quelli non hanno mai mosso un dito se non per i loro interessi. Quelle due semplici parole, ho pensato, hanno cancellato gli ultimi vent’anni di storia politica italiana. Ma Berlusconi e i suoi continuano ad essere quelli del conflitto d’interessi, delle leggi ad personam, dell’abolizione dell’articolo 18, delle case al Colosseo, delle collusioni con ‘ndrangheta e mafia, del G8 di Genova, delle corna in Europa, del massacro della scuola pubblica e dell’istruzione, delle marce contro le tasse, della falsa difesa della famiglia, della ignobile leggi Bossi Fini. Sono quelli, capeggiati da Berlusconi con cui oggi cè una “sintonia perfetta”, che hanno cambiato la legge elettorale per impedire la vittoria del centrosinistra. Sono quelli, ne più ne meno, che avremmo dovuto spazzare via alle elezioni del Febbraio scorso. E invece ce li ritroviamo ancora qui, tutti al loro posto. E con loro ci dobbiamo fare i conti. Anche per nostra incapacità, sia chiaro. Perché è da tempo immemore che sento parlare tutti, destra e sinistra, di riforma della legge elettorale. Dire ora se Renzi e la sua sintonia perfetta con Berlusconi porterà a un risultato soddisfacente, è ancora presto. Ma, è abbastanza evidente, il problema, il peso, la nausea che mi ha causato l’immagine di Berlusconi al Nazareno non è causata ne dal mio partito, ne dal suo leader, ma ancora una volta da Berlusconi stesso. 
Fino a quando la destra italiana non sarà in grado di emanciparsi da Mister B. (non riesco più nemmeno a scriverlo) purtroppo con lui dovremo farci i conti, con buona pace per tutti.

Il cambiamento vertiginoso delle cose

Gianrico Carofiglio mi scuserà se “storpio” il titolo del suo bellissimo libro per commentare le ultime mosse del Segretario del PD Matteo Renzi.
Ieri alcune persone ( poche ) mi hanno chiesto cosa pensassi dell’incontro Renzi – Berlusconi.
La domanda riguardava – evidentemente – l’oggetto dell’incontro, non il luogo, l’ora, l’opportunità di incontrare un condannato decaduto,  ecc.ecc.
Ho risposto: “tutto il bene possibile”. Condivido completamente che le leggi elettorali e le modifiche della Carta Costituzionale siano fatte, rispettando le regole, ma con il più ampio consenso possibile.
In questo momento politico coinvolgendo anche le attuali opposizioni (siano loro a sfilarsi se non vogliono).
L’esperienza di due modifiche costituzionali e di una legge elettorale fatte a maggioranza sono state deleterie. Penso che Renzi – come tutti noi – avrebbe fatto a meno di incontrare B o di “ inseguire” Grillo, ma naturalmente uno non può scegliersi gli interlocutori che vuole, non rispettando il voto di che Grillo e Berlusconi ha votato.
Condivido la scelta di Renzi perché io non ho cambiato idea: era giusta la scelta di Massimo D’Alema di modificare la Costituzione tramite la bicamerale in accordo con l’unico leader dell’opposizione allora esistente (molto più forte di oggi), è giusta l’attuale scelta di Matteo Renzi.
Naturalmente molti di quelli che gridavano allora “ all’inciucio” la penseranno ancora così, (Renzi no ha sicuramente cambiato idea) , infatti non sono i nomi dell’inciuciatore o dell’inciuciato a definire il nome da dare ad un accordo.
Mi fa piacere che molti di quelli che allora ed ancora ieri guardano a D’Alema come il “re dell’inciucio”, approvino ora quello che sta facendo “ il principino Renzi”.
Allora gli importanti risultati raggiunti in Commissione bicamerale furono stoppati dal voltagabbana Berlusconi, speriamo che oggi ( gli importanti??? Al momento non lo so) risultati ottenuti dal rottamatore non siano rottamati dal furbone di Arcore.
Fino a prova contraria diciamo che “ l’inciucio funziona”, e chi ha vertiginosamente cambiato posizione solo perché a farlo è stato Renzi e non D’Alema si renda conto che più che le persone andrebbero giudicate le cose.


Roberto Bertolotti

"Il Portaborse" e le preferenze

Più di 20 anni fa, prima di Tangentopoli, era il 1991 infatti,  abbiamo visto in tanti  il film di Daniele Lucchetti magistralmente interpretato da Nanni Moretti ( nel ruolo del deputato Botero) dal titolo "Il portaborse". Era un film sul  malcostume e la degenerazione delle preferenze nelle competizioni elettorali. La pellicola passò 'di sinistra' perché stigmatizzava lo strapotere delle clientele democristiane e socialiste che proprio attraverso le preferenze selezionava una pessima classe politica (dove non erano estranee anche le  collusioni con la criminalità mafiosa).
Cerco di trovare una spiegazione, oggi, al "contrordine compagni" della sinistra Pd e la richiesta da essa fatta filtrare del ripristino delle preferenze nella riforma elettorale in discussione. Il sistema elettorale spagnolo che si profila (nell'elaborazione D'Alimonte) prevederebbe una riorganizzazione dei collegi elettorali che dovrebbero essere rimpiccioliti,  uno sbarramento dell'8 % per i partiti che non si presentano in coalizione e del 5% dei partiti federati in un cartello elettorale;  non prevede invece l'indicazione di preferenze  ma le liste bloccate seppur corte. Le  liste bloccate  o 'listini' possono portare le Minetti in parlamento, è vero, ma anche i Massimo Mucchetti. Si tratta cioè di dare la possibilità ai cosiddetti 'apparati' di poter selezionare un minimo di élite in un Paese di urlatori e di veline. Se poi gli apparati o i capi carismatici decidono per quelle che il vecchio Sergio Saviane (un critico televisivo veneto, geniale quanto umorale e bizzoso degli anni '70-'80) chiamava le "fritole" non possiamo farci nulla e in ogni caso chi le propone se ne assumerà la responsabilità. Pannella portò una pornodiva in Parlamento e passa ancora come una sorta di padre della patria.  Per altro verso le preferenze generano i Fiorito, ossia i 'Botero, Botero, Botero' de 'Il portaborse'. L'ideale sarebbe di assegnare con le primarie il posto nelle liste bloccate, al fine di garantire le esigenze del suffragio popolare ma anche di consentire una sana cooptazione. Nessuna struttura complessa può resistere all'alea bizzosa e permanente della pura selezione popolare che come tutti sanno predilige  Orietta Berti e giammai Luigi Tenco. 

sabato 18 gennaio 2014

On. Cova: "Sulle quote latte lo Stato è responsabile e deve risposte a migliaia di allevatori e agricoltori"

CAMERA DEI DEPUTATI

On. Paolo Cova parlamentare del Partito Democratico

COMUNICATO STAMPA

On. Cova: "Sulle quote latte lo Stato è responsabile e deve risposte a migliaia di allevatori e agricoltori"

Si è parlato di quote latte oggi, venerdì 17 gennaio 2014, nell’Aula della Camera. Il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione ha risposto all’interpellanza sul tema dell’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd. “Ma non ci sono stati i chiarimenti che mi aspettavo e lo Stato deve intervenire con maggiore decisione nella questione, non cercando di demandare o scaricare le colpe sugli altri. Lo deve agli allevatori e agli agricoltori italiani”, commen ta Cova a caldo.

Poco prima il Ministro aveva rivendicato un cambio di rotta nei confronti di Agea con il suo ministero, ma poi il sottosegretario Castiglione ha risposto snocciolando dati che gli sono stati forniti dall’Agea stessa e sostenendo che l’attività amministrativa di controllo di settore è demandata a Regioni e Province e che all’Agea compete solo una parte dei calcoli, ad esempio sugli abbandoni. E sempre secondo Agea, ha detto il sottosegretario, non emerge niente di oggettivo e d i nuovo rispetto ai dati dell’anno scorso.

“Ribadire che le Relazioni delle varie Commissioni non hanno riscontrato errori non è sufficiente, perché questi documenti hanno posto l’attenzione sulla percentuale di grasso, ma non si è intervenuti sui numeri di capi che producono latte – spiega Cova –. La Relazione del 2010 ha detto che il tenore di grasso era corretto, ma sul calcolo dei capi presenti e la relativa produzione di latte nazionale non lo era. Da questo è scaturita un’indagine con a capo il tenente colonnello Mantile dei carabinieri che ha portato a un esposto”.

Cova, dunque, si è chiesto “perché recuperare 300mila capi bovini in più? Perché fare un calcolo di vita delle bovine di 999 mesi quando vivono mediamente una settantina di mesi? Perché aumentare il numero dei capi ha consentito di aumentare il numero della produzione nazionale e ha alterato il numero delle quote per quelle aziende che hanno agito, quindi, in modo illecito. Ciò significa prendere più o meno contributi Pac: avere una quota superiore e una produzione superiore porta ad avere un contributo Pac superiore. Questo è un danno e una truffa nei confronti dello Stato e della Ue”.

Inoltre “Gli elementi forniti dal Ministero possono apparire ineccepibili – ha detto Cova in Aula –. Ma alla fine la realtà parla chiaro: la produzione moltiplicata per il numero delle vacche non fa tornare i conti. Bisogna tener conto di diversi fattori: non tutti gli anni le bovine da latte producono la stessa quantità perché il periodo di interparto è più lungo. E comunque nel computo dei capi – l’ho verificato per quelli lombardi – so no compresi anche quelli da carne, ad esempio, che quindi non producono latte”.

Anche la “competenza di revocare le quote non è delle Regioni, ma dell’Agea – ha fatto presente Cova –. Quindi non mi ritengo soddisfatto dalla risposta del Ministero perché non è stata svolta la funzione di controllo dallo Stato. Agea aveva in capo la funzione e spetta alla Magistratura fare chiarezza su questo. Non è possibile che migliaia di agricoltori abbiano subito un danno a causa dei dati alterati, o meglio di un metodo corretto, ma di dati incerti”.

In sostanza, ha concluso Cova, “modificare i dati di 300mila vacche comporta un danno e porta a percepire contributi Pac non dovuti. E intanto ci sono ancora allevatori che stanno pagando le multe: lo Stato non può lavarsi le mani dicendo è colpa di ‘qualcuno’, soprattutto se quel qualcuno rappresenta lo Stato stesso”.

Roma, 17 gennaio 201 4

venerdì 17 gennaio 2014

Aggiornamenti dal Parlamento - Newsletter Lia Quartapelle n° 20

Carissime, carissimi,
dopo la pausa delle festività sono riprese, dal 7 gennaio, le sedute della Camera e della Commissione Esteri. Come avrete visto è cominciata una profonda discussione nel merito di alcune delle proposte di Matteo Renzi e contenute nel Jobs Act, un documento importante ma che non è ancora stato reso pubblico nella sua versione definitiva.  Su questo tema hanno scritto su QdR Anna Ascani, deputata umbra del Partito democratico, Eleonora Voltolina, direttrice della testata on-line "la Repubblica degli stagisti" e Nino Cartosio, funzionario della Fiom Cgil di Varese. Credo siano tre letture e tre prospettive diverse ma che aiutano a comprendere gli aspetti positivi e negativi della proposta. Sempre con riguardo al tema del lavoro e della grave situazione della disoccupazione giovanile in Italia,questi primi mesi del 2014 saranno importanti anche per avviare il progetto “Youth Guarantee” di cui ho parlato sul mio sito.

La casa delle donne di Milano

Un luogo della città delle donne e per le donne finora a Milano non c’era. Oggi abbiamo una Casa, come le altre grandi città italiane ed europee. Una Casa grande, bella, in grado di accogliere tutte le donne che vorranno entrarvi. Si è così finalmente realizzato un desiderio che da moltissimi anni tanti gruppi di donne avevano espresso.
La Casa si trova in via Marsala 8, al pianterreno di un edificio del Comune di Milano. Ci è stata assegnata nel mese di giugno 2013, dopo aver vinto un bando di gara come Associazione “Casa delle Donne di Milano”, costituitasi nel settembre 2012. Oggi contiamo più di 400 socie.
L’apertura della Casa è il punto di arrivo di un lungo percorso iniziato nel settembre 2011, quando la Commissione Pari Opportunità della neoeletta Giunta Pisapia ha chiamato a raccolta a Palazzo Marino le donne milanesi perché esprimessero i loro desideri e le loro richieste all’amministrazione. Da quell’Assemblea sono nati diversi Tavoli di lavoro, uno dei quali ha poi elaborato il progetto che ha dato vita alla nostra Associazione.
Abbiamo scelto di associare singole donne – e non associazioni o gruppi – per garantire pluralismo, parità, apertura ad ogni donna che vive nella città.
Che cosa vuole essere la Casa delle Donne? Anzitutto un luogo confortevole e ospitale in cui le donne di tutte culture e di ogni orientamento sessuale si sentano a proprio agio. Avremo salette per incontri e riunioni, bar caffetteria, biblio-mediateca, sala conferenze, spazi per bambine e bambini e anche un giardino esterno. Un luogo dove si riuniranno i numerosi gruppi della Casa già adesso al lavoro sui temi di maggior interesse per il mondo e la vita delle donne. Un luogo che si “mette a disposizione” delle associazioni e gruppi di donne formali e informali presenti nella città, ponendosi come snodo e punto di connessione delle reti già esistenti, ma anche riferimento per chi non appartiene a nessuna associazione.
I primi nostri passi. Creare uno sportello, inizialmente aperto due giorni a settimana, che aiuterà a identificare i servizi che rispondono ai bisogni e ai diritti delle donne offerti dal Comune, dalle istituzioni e dal privato sociale (associazioni, cooperative, servizi alla persona). Una banca-dati che verrà aggiornata e resa pubblica via web, configurando man mano uno “sportello degli sportelli” o “rete delle reti” esistenti a Milano. Laboratori seminari, corsi, riunioni informali e molto altro.
Insomma, con spazio e tempo a disposizione, si potrà godere di qualcosa che non c’era e adesso c’è.

In gennaio apriamo la Casa: il 18 e il 19 (dalle 12 alle 18)
accogliamo le donne che vorranno visitarla e divenire socie


ma il grande evento che renderà pubblica la nostra attività sarà l’8 marzo, una giornata intera con spettacoli, mostre, esposizioni e molto altro, testimonianza della creatività e della presenza significativa delle donne nella nostra città.
E’ aperta la campagna tesseramento 2014. Per rinnovare, fare o regalare una tessera scrivere a iscriviti@casadonnemilano.

giovedì 16 gennaio 2014

Europei si diventa


Dedico questo scritto alla celebrazione della Memoria della shoah del prossimo 27 gennaio



L’Europa. L’Europa in crisi, spesso trascurata, apertamente minacciata.

L’Europa degli Europei. Lo spazio dove tanti nostri giovani circolano, spendono i loro titoli di studio in stages o lavori altrimenti impossibili a casa loro.

L’Europa dove le città si riconoscono per le caratteristiche comuni e uniche al mondo: un centro storico con la piazza, la cattedrale, i monumenti storico-politici, le opere d’arte inestimabili e le tracce, le cicatrici di guerre terribili.

L’UE senza frontiere: possiamo tutti provare l’emozione e l’aria di libertà quando si passa ad esempio il Brennero e si vedono i resti della frontiera che non c’è più e dove un tempo serviva il passaporto e il cambio di valuta…sì, L’UE dove la guerra tra paesi membri è un Centenario o una celebrazione della Memoria.

L’UE dalle multiformi sovranità, contenitore di un modello economico e monetario autonomo; culla di un modello culturale unico al mondo che ha fondamento nella cultura greca, nella latinità, nelle radici del Medio Evo cristiano e infine nella rivoluzione scientifico-tecnica.

L’UE dove la sorte comune è stata fondata sulla costruzione della pace, sul rispetto dei diritti umani; dove la comune idea di sapere ha reso ovunque validi i titoli di studio dei paesi membri,

Come c’è voluto tanto tempo a diventare italiani dopo l’Unità d’Italia e ancora si arranca adesso, europei si diventa e ancora lo si deve diventare.

Chi manderemo a governare questa Unione Europea col nostro voto (o con la nostra astensione) alle prossime  elezioni europee del 22-25 maggio 2014?

Qualcuno che pensa che, dati i difetti e le difficoltà, bisogna rallentare, frenare, mettere la “retro”, o anche andarsene?

Oppure qualcuno che crede che, fuori dagli umori populistici , bisogna procedere, andare avanti, compiere ciò che è necessario in base all’esperienza e all’evidenza storico-politica? Qualcuno convinto  che per migliorare l’UE ci vuole più UE?


Gli elettori hanno la possibilità di influenzare le politiche future dell'Unione europea, eleggendo i 751 deputati al Parlamento europeo che rappresenteranno i loro interessi.

La partecipazione al voto purtroppo è diminuita ad ogni elezione del Parlamento europeo dal 1979, soprattutto tra i giovani elettori. Dobbiamo adoperarci per invertire questa tendenza  perché si tratta di  elezioni molto importanti per il nostro futuro e sono anche le prime elezioni da quando, nel 2009, il trattato di Lisbona ha conferito al Parlamento europeo una serie di nuovi e importanti poteri tra i quali quello di influenzare la nomina del candidato a presidente della Commissione europea  che succederà a Barroso nell'autunno 2014 e quindi eleggere il presidente della Commissione. Il Parlamento, unica istituzione europea eletta a suffragio diretto, è oggi uno dei cardini del sistema decisionale europeo e contribuisce all'elaborazione di quasi tutte le leggi dell'UE.

Per informarci sulle decisioni più importanti prese dal Parlamento europeo e capire  qual è la posta in gioco nei settori politici chiave, visitiamo il sito www.myvote2014.eu

                                                                                                      Franca Marchesi, 16 gennaio 2014