martedì 30 aprile 2013

L’esorcista

Per ben due volte in 18 faticosi lunghi mesi il Presidente Napolitano, di fronte a una situazione politica indemoniata e a un quadro economico da urlo ha dovuto rivolgersi all’esorcista: la prima volta nei panni di Mario Monti e la seconda di Enrico Letta.
L’esorcista in entrambi i casi ha caratteri precisi: agisce con calma, gelo e competenza; comunica con voce pacata tra l’ipnotico e il narcotico; parla linguaggi dimenticati e avulsi, appartenenti ai campi semantici del “rigore” e della “serietà”.; dice di essere lì non per voler suo, ma come strumento/veicolo di una sfida che solo lui può evitare che si trasformi in una sfiga.
Quando l’esorcista esce allo scoperto, gli esponenti della vecchia politica auto centrata fanno in breve tempo la fine dei dinosauri, passando dall’onnipresenza all’invisibilità.
L’esorcista ha davanti un Paese che annaspa, che non ha neanche più la forza di essere nervoso, mentre  "sinistramente" vengono replicati all’infinito gli stessi errori, con le stesse facce che puntualmente rispuntano a  frenare “la ruota” che dovrebbe “girare”, come più volte ripetuto dal nostro Segretario dell’ultima stagione.
In campo si scatenano guerre fuori controllo, senza eserciti e senza squadre, anarchia feudale: tutto il contrario della regola democratica che fonda la trasparenza e la rappresentanza.
Ormai dopo il due non c’è più il tre. E’ venuto il momento ineludibile della pace, ma…”la pace è sempre più difficile della guerra”(Colum McCann).
E’ venuto il momento di gestire i conflitti e smettere di fomentarli, di coltivare un po’ più di moralità e di legalità, di verità sussurrate e condivise, di parole ponderate e costruttive…o anche di praticare il silenzio e l’ascolto: un esercizio troppo  trascurato.

domenica 28 aprile 2013

Una risposta da Poalo Cova






Tra le risposte avute sul "perchè no Rodotà fin da subito" ho apprezzato e condivido questa di Paolo che invito a leggere. Seguite il suo blog....
marcogusti

Rodotà e la Costituzione
 


In questi giorni ho ricevuto molte richieste di spiegazioni sui motivi che hanno indotto il Pd a non scegliere e votare Stefano Rodotà come nuovo Presidente della Repubblica. Faccio perciò alcune mie personali considerazioni e vi espongo quale ragionamento ho seguito nello sposare questa decisione.
 In Italia, fino a che non si voti un cambio della Costituzione, siamo in una democrazia parlamentare e non presidenziale. Ciò significa che non esiste l'elezione diretta del Capo dello Stato. Pertanto, fare quelle che il M5s ha definito “Quirinarie” per scegliere il futuro Presidente, vuol dire snaturare lo spirito della nostra carta costituzionale ancora vigente. Se proprio vogliamo, almeno Silvio Berlusconi aveva proposto la stessa cosa, ma prima modificando, appunto, la Costituzione. Beppe Grillo non è interessato neanche a fare questo e, come è ormai suo costume, supera le leggi ignorandone il contenuto.
E d’altra parte, il candidato Rodotà stesso, che di fronte a una situazione come questa non capisce che si sta cambiando lo spirito costituzionale, dal mio punto di vista non è più un garante della nostra Carta. Lo dimostra chiaramente il fatto che noi del Pd non abbiamo indetto e tenuto primarie per il presidente. E se guai le avesse fatte Berlusconi, a quest’ora saremmo stati tutti in piazza a sventolare la Costituzione.

venerdì 26 aprile 2013

Il senso delle parole

Governo di larghe intese, governo di scopo, governo di salute pubblica, governo del fare (ho sentito pure questa)...di nomi i giornali ne hanno usati a bizzeffe in questi giorni. Una cosa però è sicura. Sarà il governo di Berlusconi, visto che lui e la destra ne saranno i principali azionisti (dopo la rottura con Sel, il nostro peso e la nostra forza in quel governo saranno ridimensionati). Una domanda. Ma coloro che oggi parlano di epurazioni, espulsioni e condanne senza se e senza ma per i contrari al "governo di Berlusconi" se lo ricordano che sono proprio loro i primi ad aver tradito il lavoro svolto da noi (mica da loro) e sono sempre loro ad aver buttato all'aria vent'anni della nostra storia? e, nel gran can can per cercare l'accordo a tutti i costi con Berlusconi, obiettivo al quale probabilmente lavoravano da tempo, forse si sono pure dimenticati che noi ci chiamiamo "democratici". Vorrà pur dire qualcosa no?

Al Governo con Brunetta?


Ho stimato e stimo il Presidente Napolitano, ma questa insana pervicacia a voler far convivere due pezzi di Italia ormai chiaramente irriducibili, in nessun modo componibili in una concordia nazionale, impossibile negli uomini - Berlusconi e Brunetta sono inguardabili - più che nei programmi, ha aggravato la crisi in cui rantoliamo.Si potrà ragionare all'infinito sugli errori del Pd, ma adesso  sono d'accordo con Vendola, che spesso ho avversato: occorre assolutamente creare un CLN contro Berlusconi, neutralizzarlo politicamente. Finché lui sarà in circolazione con le sue falsità, la sua cattiveria, il suo ingombrante populismo non si troverà via d'uscita. 
Si dirà la solita demonizzazione. No, non sono credente e mi sono estranei i demoni e gli angeli. Vivo qui ed ora e uso categorie concettuali e non demonologiche.  L'avversione per Berlusconi è innanzitutto estetica, etica e politica, e se fossi credente sarebbe anche religiosa, se la sua religione è quella del caso Englaro e degli accordi interessati con la Curia.
Questa lunga crisi che sembra non aver mai fine mi ha shakespearizzato, reso malinconico e irascibile. Sono stato disciplinato e ho tenuto la nota finché possibile. Il ritorno dei revenant Gelmini - Istruzione; Brunetta- funzione pubblica mi riescono intollerabili; la religione di Quagliariello (ricordate Englaro?); la retorica giulebbosa di Schifani; l'estetica da "Colpo grosso" di Paolo Romani mi fanno urlare di rabbia... 
Un governo con questa gente e con il mio voto? No. Che si ritorni alle elezioni, e se vincono loro si spupazzino loro la Penisola; non si può sempre metterci una pezza e pagare il conto per gli irresponsabili... Dal canto mio farò un sacrificio immenso: mi turerò il naso, mi tapperò gli occhi e voterò Renzi se il nostro Calandrino scenderà in campo... per me Game over... non reggo più neanche la voce di Berlusconi, bisogna liberarsi politicamente di lui, è lui il problema...
Io non sono un politico e ragiono da letterato: però ho occhi per vedere che Civati si sta muovendo bene e ha la necessaria lucidità che a me in questo momento manca. Seguiamo Pippo.Voterò idealmente contro questo governo. (Questo post è l'equivalente di un #occupypd. Se fossi lì occuperei il circolo).  

mercoledì 24 aprile 2013

'Dio bono!'


Debora Serracchiani a questa affermazione s’è lasciata andare ( vedi Tg de La7) non appena appresa la notizia della vittoria elettorale in Friuli. Un grido liberatorio, un’invocazione all’Altissimo, un’espressione di giubilo, o che altro, in una regione che compete con la Toscana in fatto di attributi al creatore? Padre Turoldo, dopo il terremoto che squassò la sua terra tra maggio e settembre del 1976 con più di mille morti, scrisse un editoriale per il Corriere della Sera intitolato ‘Diu indurmidit’, precisando che non di bestemmia si trattava ma di un’invocazione al Signore per chiedergli: dov’eri in quel momento, mentre le macerie ci travolgevano, noi, tuo popolo incolpevole, dormivi?  Debora oggi esprime – nei modi di una buona friulana, per quanto d'adozione- la sua ruspante gioia, ma anche la sua meraviglia per una vittoria sulla quale ormai non contava, dato il vicolo cieco in cui il suo partito s’era cacciato nei giorni immediatamente precedenti. Queste elezioni hanno premiato Debora per aver compiuto, dai tempi del suo affaccio in politica, un percorso lineare, onesto, trasparente, fatto di parole semplici ma dense di significato, e per aver tenuto un comportamento fatto di coerenza e di lealtà. Non s’è mai unita a qualche consorteria interna, come quelle che ora si affrontano con le armi della stupidità, non s’è mai infilata in qualche ‘fondazione’ per elemosinare qualche incarico per fedeltà. Per quanto vicina sotto molti aspetti a Matteo Renzi, ha sempre ragionato, e anche sbagliato, con la sua testa. Brava Debora, Dio bono!     

martedì 23 aprile 2013

Intervista a Lia Quartapelle su Linkiesta


Dalla direzione del Pd appena conclusa esce un partito che mette «a disposizione la propria forza politica alla formazione di un governo su cui si dà pieno incarico a Giorgio Napolitano». Sembra la fine di un incubo ma, secondo alcuni, è l’inizio della fine del partito democratico. Lia Quartapelle, neo parlamentare trentenne («sono nata politicamente nel partito democratico») racconta aLinkiesta i primi 60 giorni da deputata del Pd: gli errori di strategia di Pier Luigi Bersani, la rielezione di Napolitano, e, soprattutto, il futuro di Largo del Nazareno.
Onorevole Quartapelle, lei è stata eletta per la prima volta in questa legislatura. E si è subito ritrovata nel bel mezzo di una crisi di sistema, e della crisi del suo partito. In cosa ha sbagliato l’ex segretario Pier Luigi Bersani? All’indomani del voto, resosi conto della “non vittoria”, cosa avrebbe dovuto fare?
Secondo me abbiamo sbagliato strategia. In primis avremmo dovuto fare un’analisi del voto, dicendo che abbiamo perso. E ciò sarebbe servito a far ripartire la proposta politica. Come? Visto che i Cinque stelle ci hanno detto di non voler governare con noi, avremmo dovuto dire: o facciamo un governo di scopo, negoziando con le forze politiche a viso aperto, o torniamo alle urne. È stato un problema inseguire l’idea che si potesse fare un governo senza maggioranza. Un’idea sbagliata. (Continua)

lunedì 22 aprile 2013

I flash di questi anni balordi

Di tutti questi anni balordi resteranno solo dei flash: gli occhi smorti  più che di ghiaccio di Sallusti, la mandibola volitiva e il ghigno da SS di Belpietro (mai sapremo di quei colpi di pistola nelle scale di casa sua); la pelata asfaltata di Berlusconi, le tette e il lato B di Ruby; la chioma, la voce stridula e il dito medio in alto del fack you di Daniela Santanché; i ditini arrotolati  di Brunetta; la voce da orco di Bossi; il nicodemismo bieco di Maroni e il suo tono di voce da psichiatrizzato... Finiremo bruciati nel fuoco dei derivati e della finanza creativa e dietro gli occhialetti di Tremonti (che pagava in contanti l'affitto all'amico Milanese) .
Altri flash resteranno di questi anni assurdi che ci è toccato subire con infinita pazienza...  il labbro a canotto della Minetti; la voce roca di 'Gnazio e le sue mimetiche traslucide da parata; le allocchite e svaporate allocuzioni  di Cicchitto; l'allucinato sguardo di Niccolò- Ghidini-mavalà; la ributtante prosa ufficiale di Schifani; la pazienza grulla (col suo Capo esternatore incontinente) di Banaiuti; la viscida e vigile  tutela di Gianni Letta; i servigi forbiti e untuosi di Paniz (per chi ha già scordato: quello della nipote di Mubarak);  l'adulazione fissa e fessa di Capezzone; la devozione molle e sudaticcia di Sandro Bondi; la follia argomentativa di Stracquadanio; il finto “gigantesco” candore di Crosetto;  la melliflua presenza da consigliori di Dell'Utri; la complicità e l’obbedienza senza retropensieri di Galan; il labbro pendulo di Gasparri; i dentoni e l’eloquio a perdere di Alfano;  la vanesia ed elegante inconcludenza di Frattini; la corsa scoordinata di Scilipoti in parlamento;  gli occhioni nel vuoto della madonna dei calendari Carfagna;  i labbroni duceschi di Alessandra Mussolini;  la parlata strascicata e le pupille isoconiche di Mauro Mauro;  le giacche sgargianti e l’assciolutisscimanente di Formigoni;  la voce difensiva radiofonica di Cruciani (ufficiale in SPE ramo genio pontieri di Messina), e di tanti altri comprimari, paggi e paggetti, ciambellani, servitori, cortigiani, nani, ballerine e danzatrici del ventre... e che dio salvi l'Italia se non è troppo impegnato con la regina d'Inghilterra...

domenica 21 aprile 2013

Una Rivoluzione, non rottamazione

Scrive, Michele Serra, su "La Repubblica" di oggi che esiste "una sinistra che odia la sinistra tutta interna al Pd". Come poter non concordare su questa frase? E' così lampante, così evidente, che anche uno poco avvezzo alle questioni politiche, dopo gli avvenimenti delle ultime 72 ore, se ne renderebbe conto. Ora, sta a noi prendere delle decisioni e comportarci di conseguenza. Di fronte abbiamo due possibili strade: arrenderci e rinnegare tutto quelle costruito a fatica fino ad oggi oppure rimboccarsi le maniche e riconfermare il nostro impegno. Seguirò la seconda strada, impossibile per me fare o ipotizzare altro. Lo farò, spero lo faremo tutti insieme, consapevoli che per rinascere, per rilanciare le nostre idee, per lavorare a una nuova prospettiva comune alle forze progressiste, cè una condizione dalla quale non possiamo prescindere: dobbiamo fare, prima di ogni altra cosa, una rivoluzione. Si, esatto, rivoluzione. Dobbiamo rispolverare questo vecchio, tremendo, inquietante termine: RIVOLUZIONE. Per cambiare, per ritrovare un senso comune, per liberarci definitivamente da quanti hanno voluto la rovina di questo partito. Rivoluzionare gli schemi, gli approcci, la comunicazione. Spazzare via le correnti, le divisioni, le guerre fratricide. Bisogna ricominciare da una generazione nuova. Nuova nono solo per questioni anagrafiche, nuova nei metodi, nei comportamenti e nelle idee. La "vecchia" generazione, quella onesta e capace, non potrà che favorire e assecondare questo passaggio. Oggi più che mai, è necessario. A Cassina lo stiamo già facendo, perchè altrove aspettare??

Bersani, ma non solo


Tempo: serata novembrina (2012)
Luogo: esterno baretto Cooperativa
Personaggi: stato maggiore PD Cassina, M.
Scena: M. cincischia con un amico, lo Stato maggiore esce dalla riunione sulle primarie, quando vede A. si fa avanti per salutarlo, dopo i convenevoli di rito si parla di primarie, si fanno attorno gli altri, sentono il nome di Renzi, si accalorano, si inalberano, ‘questo vuol distruggere il partito!’, ‘è un berluschino’, gridano in coro. M. fa per ribattere, ma le affermazioni perentorie del capogruppo  –il più eccitato- suggeriscono di desistere.
Epilogo: A. saluta e si allontana, M. non saluta e si allontana. 

Masochismo

Io spero ancora di svegliarmi da un brutto incubo.
Tutto il lavoro iniziato, il famoso cambiamento che sembrava aver fatto breccia e in cui molti cittadini avevano creduto, tutto distrutto in pochi giorni.
Giustamente si accusa Bersani di queste scelte. Non per difenderlo, non è il momento, ma non penso che certe sciagurate decisioni siano state prese solo da lui. Certo non si è mostrato il forte leader in cui molti avevano riposto la loro fiducia. Ma lottare contro la nomenklatura non è semplice. Finisci in minoranza.
In ogni caso, con il senno di poi,  avrei preferito che Napolitano lo inviasse alle camere per la fiducia.  90% non l'avrebbe ottenuta, ma oggi il partito potrebbe permettersi di rinfacciare agli altri il non  aver voluto iniziare a risolvere i problemi dei cittadini.  Ma sia il semestre bianco del Presidente che la finanza e la situazione terribile del nostro Paese  hanno portato Napolitano a questa decisione. Durante questo stallo abbiamo permesso al solito "psiconano" di riprendersi tutto lo spazio possibile con l'immagine di un centro-destra disponibile ad aiutare gli italiani e una una sinistra  insensibile.
La mancanza anche solo di comunicazione forte e spiegazione del nostro rifiuto ha fatto il resto.
Poi le ultime scelte sbagliate, come quella di Marini, con il beneplacito di Berlusconi, ha evidenziato ancora di più l'incapacità del partito e del gruppo dirigente dando anche la sensazione di poca trasparenza.
Ma quello che ha distrutto definitivamente il PD è stata la mancanza di lealtà, correttezza solo invece codardia dei 100 parlamentari. Perchè votare sì nella riunione e poi in Parlamento, davanti a milioni di italiani, impallinare Prodi? Bastava motivare il loro dissenso e si arrivava ad una sintesi. Logico che a questo punto trovo evidente un disegno politico più sottile da parte di molti vecchi dirigenti. Infatti 100 parlamentari non avrebbero autonomamente potuto prendere tale decisione.
Ma in questo modo la vecchia nomenklatura, D'Alema sicuramente ma non solo, non si è resa conto che, con tale vile scelta non solo hanno negato a Prodi il Quirinale ma hanno distrutto il PD intero.  Ho pensato anche a Renzi ma che cosa ci guadagna a prendersi le macerie di un partito?
Interessi di poltrona o vecchi rancori hanno demolito quel poco dii cambiamento che si stava iniziando a vedere.
Quindi per prima cosa devono sparire tutti i vecchi dirigenti nazionali e il partito deve rinnovarsi completamente.
Forse è semplicistica la mia accusa ma viene spontanea in quanto, negli anni, ce ne sono stati altri di questi colpi di coda.
Quindi oggi l'azione primaria da applicare e saper applicare è il rinnovamento che però non sia di facciata.
Con la scelta di Napolitano-bis, che ringraziamo per il suo forte senso dello Stato, tra pochi giorni ci ritroveremo probabilmente con quel governo di coalizione tanto temuto.
Se ci sono i mandanti, come penso, complimenti!
P.S.: In  ogni caso, per onestà intellettuale, bisogna sempre ricordare ai cittadini che, se solo  Grillo, che non ha costruito proprio niente, avesse dato la fiducia al Governo Bersani, votando poi legge per legge (molte erano uguali nei programmi !!!!!!!) oggi magari staremmo discutendo su soluzioni per gli esodati, lavoro, cassa integrazione in scadenza  etc. e Berlusconi  sarebbe in vacanza!  Forse sarebbe durato poco ma sarebbe stato un tentativo utile per le necessità improrogabili del Paese.  Invece grazie a Grillo quasi sicuramente Berlusconi vincerà le prossime elezioni. Oppure le vincerà Grillo. Ma non so chi dei due sia meglio.
Uno che ricomincerà con gli interessi suoi e dei ricchi, l'altro che penserà, con il suo solo web, di distruggere tutto per ricostruire a modo suo ,cosa e con che mezzi, non lo si è ancora capito.
Pensando a tutto ciò e al conseguente crollo del PD sono ancora più arrabbiata, delusa e preoccupata.
Antonietta

sabato 20 aprile 2013

Poteva andare peggio di così?


“Poteva andare anche peggio” dice il primo personaggio e l’altro risponde “No”. Con cinque parole Altan e la sua acuta matita, nella vignetta di Repubblica di ieri, inquadra il difficile momento politico in cui noi del centrosinistra ci siamo ficcati. Il partito spaccato in mille pezzi, l’elettorato disorientato, l’incapacità a trovare un candidato condiviso. E ancora l’alleanza a rischio, la fine quasi scontata di un progetto politico di cambiamento, il morale a terra di tanti militanti. Dal 25 di Febbraio, dal giorno dopo le elezioni, non ne abbiamo azzeccata una. Siamo caduti sempre più in basso, in una spirale senza fine fatta di errori, strategie sbagliate e lotte intestine, che inevitabilmente, sono arrivate al momento della “resa dei conti”, concretizzatosi con il voto per il Presidente della Repubblica. Il colpo, sferrato alle spalle, come nella nostra peggiore tradizione, dei 100 parlamentari che hanno tradito, non è stato inconsapevole. Il tradimento è stato studiato a tavolino e risponde a un progetto chiaro per far fuori il Segretario che ha fallito e la sua nuova linea di sostegno a Prodi, l’ideatore dell’Ulivo, l’uomo che per due volte ha battuto la destra. Ora, dopo questa brutta pagina di mala politica, fatta di faide e guerre tra correnti e correntine, risulta evidente che anche il popolo dei militanti e di chi ci crede “nonostante tutto” si è stufato, per davvero. La delusione di questi giorni sta lasciando spazio alla voglia di ribellione e di fare tabula rasa. Poteva andare anche peggio? Si, potrebbe andare anche peggio. Se non saremo in grado di cambiare davvero, se non saremo in grado di rimetterci tutti in discussione e tagliare nettamente con un passato e un certo modo di agire che porta solo alla distruzione collettiva, allora si, andrà peggio, sarà la fine. Fino a quando questo partito non sarà guidato da persone che non sono “incrostate” da ideologismi e legami del passato, frutto di quelle esperienze politiche da cui nasce il Pd, il partito sarà condannato a un lento e inesorabile declino. D’Alema e Veltroni hanno contribuito alla nascita di questo partito, gliene siamo grati. Ma oggi sono anche la causa della sua imminente, possibile distruzione. Tutti, dalemiani, veltroniani, renziani, moderati se vogliono davvero bene a questo partito, se credono davvero che questo partito sia l’unica via per il rinnovamento del Paese, allora lascino spazio ai giovani, agli under 40, la vera risorsa del Pd. Questo partito non sarà davvero quel che si propone di essere fino a quando i suoi giovani esponenti non avranno il coraggio e l'astuzia di prendersi in mano il suo destino. E’ un dato di fatto, è lampante. Da questa esperienza negativa, purtroppo l’ennesima, può davvero nascere qualcosa di nuovo, lo spero. Non perdiamo anche questa occasione, sta volta potrebbe essere l’ultima. 

Se decidiamo qualcosa, almeno facciamola con “logica”

Provo a ragionare razionalmente perché mi sono posto la domanda: cosa farei se fossi Parlamentare?
Innanzi tutto il PD ( e quindi anch’io che non ho potere ma ho partecipato a tutte le scelte con primarie ecc.ecc. ) ha messo insieme una serie di errori.  Candidati eccellenti come Rodotà, Bonino, Prodi, Zagrebesky ecc.ecc. potevamo proporli in prima battuta noi. Ed anche Anna Maria Cancellieri. Avremmo dimostrato lungimiranza e soprattutto saremmo riusciti a tenere distinta la nomina del Presidente della Repubblica da quella della formazione del governo.
Al punto in cui siamo giunti, purtroppo , ogni scelta ha una opzione che non si può ignorare:
·         Ormai votare Cancellieri ( con il voto di PD – credo in parte – e di tutti gli altri di centro e di destra) significa affidarle il compito di provare a mettere in piedi un governo, tramite un Presidente del Consiglio che sarà sostenuto dagli schieramenti che oggi votano la Cancellieri
·         Votare Rodotà significa fidarsi del fatto che poi i 5 stelle aiuteranno a formare un governo che – secondo me – risulterà più instabile dei governi Prodi, con i 5 stelle che decideranno di volta in volta come comportarsi, che terranno sempre aperta la conflittualità. Un governo  che per rimanere in piedi dovrà,  di volta in volta rivolgersi anche al centro quando anche alla destra. Si pensi al finanziamento delle missioni all’estero ma anche alla questione dell’Ilva di Taranto. Quanto dura un governo così? Ne usciremo distrutti più di oggi
·         Chiedere a Napolitano di restare per un anno in cui si fanno alcune importanti riforme tra cui quella elettorale. Può essere la soluzione ( piuttosto che far fare goal, tocco la palla con la mano mi faccio espellere ma almeno spero che il rigorista sbagli il rigore). In questo caso però non si potrà poi non appoggiare un “ governo del Presidente”, che ci farà venire i mal di pancia per la sua composizione.
Allora bisogna trovare una soluzione che ci salvi:
 Potrebbe essere che raccogliendo l’invito di Rodotà si possa votarlo, riconoscendo che non è il Candidato di una parte ( 5 stelle) ma di larga parte della sinistra e poi chiedere che per la formazione del governo anche i 5 stelle sottoscrivano un programma a cui attenersi?   
Oppure votare la Cancellieri ribadendo che questo non è il primo atto di un governo di larghe intese?
Oppure ( visto che siamo allo sbando)lasciare i nostri Parlamentari liberi. Ognuno si assuma le proprie responsabilità, sapendo a cosa andiamo incontro. Poi in Parlamento avremo due gruppi distinti, quello di maggioranza sarà il PD, l’altro “gruppo misto votati nel PD”.
In attesa di una linea comune sancita dal Congresso che ricompatti i gruppi oppure prenda atto che non siamo in grado nemmeno di avere un Partito che ha una maggioranza ed una minoranza ( la prima che decide, la seconda che dissente ma si adegua, sperando di venire un domani maggioranza)
Scusate, ma come molti di noi ho fatto uno sforzo, pur essendo a pezzi.
                          Roberto Bertolotti

Tra politica e letteratura


Cari amici, la nostra democrazia è questa, una forma imperfetta e lacerante di esprimerci e di stare assieme sopraffacendoci gli uni con  gli altri. E' così da sempre: la democrazia è un sistema politico che non ci riguarda forse, una roba inglese come il cricket o il pudding. Ma buttandola in politica politicante, abbiamo da una parte dei partiti politici dove il Capo è il Padrone e decide lui e tutti non fiatano ricevendone in cambio prebende e benefici (non solo Berlusconi ma anche Grillo che ciancia di democrazia della Rete: domanda si può sapere quanti hanno votato Rodotà sul web? mistero!) e dall'altra un partito democratico senza capo e con tanti capetti o piccoli satrapi che spadroneggiano su un pezzetto di partito, e tutti in lotta feroce tra di loro. Nel mio viaggio verso il Sud son passato da Bettola in Val di Nure, un posto delizioso della nostra amata Italia, sperando di abbeverarmi dell'aria dell'uomo che ho sostenuto e in cui ho creduto. Qualcuno ci racconterà prima o poi che cosa è successo la sera in cui Bersani ha deciso, in netta controtendenza con la sua politica condotta fino ad allora, di candidare Marini. Gliene si può fare una colpa, senz'altro, ma solo se si trascura che da una parte c'era stata la pressione fortissima di Napolitano - che gli aveva negato un mandato pieno- , verso le "larghe intese", e dall'altra la chiusura stizzosa, offensiva ("morto che cammina") del battutista Grillo. Resta il fatto che ha sbagliato. Amen. Vedo gongolare i mostriciattoli de "Il giornale", del "Fatto" e i Travagli, Polito, Santoro del menga (e pure l'animella di Renzi che erediterà una Pompei fumante, se la erediterà) finalmente felici che il loro odio verso quel pezzo di sinistra ancora in piedi nel nostro Paese abbia contribuito a disintegrarla. Vuol dire che scenderanno loro in politica a raccoglierne i cocci, se ne saranno capaci.

 In mezzo al dolore vivo della sconfitta e della cocente delusione, ho proseguito il mio viaggio facendo tappa a Tivoli. Ho visitato le ville della splendida cittadina romana (D'Este e Gregoriana) e ho trascorso un lungo, dolcissimo, caldo pomeriggio in compagnia di Marguerite Yourcenar visitando Villa Adriana, in mezzo a colonne smozzicate, Canopi, cipressi, olivi, statue nude. In un'ala della Villa è stata allestita una mostra documentale (aperta fino novembre 2013) minuziosa, amorevole e accuratissima sulla scrittrice francese che tanto calore intellettuale ha dedicato sia alla Villa che al suo abitante, l'imperatore Adriano. Adesso sto in riva al mio mare jonio con il libro "an franzè" della Marguerite, "Mémoires d'Hadrien" comprato sul posto, la quale, come scrittrice e come autrice di "questo" libro, tanto deve al mio Flaubert autore di una "ricostruzione" simile con "Salammbò". Scrive in una nota Marguerite: " Ritrovata in un un volume della corrispondenza di Flaubert, molto letto e molto sottolineato da me nel 1927, la frase indimenticabile "Gli dei non essendoci più e Cristo non essendoci ancora, ci fu, da Cicerone a Marco Aurelio, un momento unico in cui soltanto l'uomo c'era, solo". Ecco c'è un momento in cui gli dei di una volta non ci sono più e quelli nuovi non ci sono ancora. E' il "momento Adriano", il momento in cui l'uomo guarda a se stesso senza cupole di divinità sulla testa. Prendiamola così, grazie Marguerite. 

venerdì 19 aprile 2013

La nostra forza

Per fortuna, dagli errori, si impara sempre qualcosa. E noi del centrosinistra, noi del Pd lo sappiamo bene, con gli errori, le tattiche sbagliate, le incomprensioni ci andiamo a nozze. La giornata di oggi è da dimenticare, su tutti i fronti. In un colpo solo abbiamo spaccato il partito, abbiamo rischiato di rompere con gli alleati (Sel e Tabacci), abbiamo fatto incazzare la base e cosa grave abbiamo rischiato l'ennesimo, grande, imperdonabile regalo a Berlusconi&c. Ma, come si diceva all'inizio, cè sempre il tempo e il modo per rimediare. La nostra forza, la nostra salvezza, in questo come in altri casi simili, siamo noi, è il popolo dei militanti, degli iscritti, dei simpatizzanti. La nostra forza sono quel 60% di giovani che abbiamo eletto in parlamento che si sono opposti, quasi in maggioranza, allo scriteriato accordicchio con la destra. Li ringraziamo, mi sento di farlo in prima persona. Ancora una volta dimostriamo a tutti quanto siamo democratici e lo siamo per davvero. Di fronte al fallimento Marini di oggi la dirigenza ritira la proposta e domani sarà un altro giorno. Ora l'ultimo pezzo da percorrere, appoggiare e condividere con il M5S la candidatura di Rodotà, magari andrà meglio.

giovedì 18 aprile 2013

Siamo un Partito di persone non etorodirette


Scusate se ogni tanto vado contro corrente.

Io sono sempre stato il “soldatino scemo” che ha sempre accettato le scelte, perché ogni tanto qualcuno che decide ci vuole, anche se spesso provoca  ( e mi ha provocato ) mal di pancia.
Ieri sera non ce l’ho fatta. Secondo me Pierluigi Bersani ha sbagliato contando sul fatto che “ il Partito è sempre con il Segretario”: Forse se fossi stato un “ grande elettore” avrei accettato la proposta di Bersani. Ma lo avrei fatto solo per rispetto di lui di Pierluigi un grande ed onesto italiano.
Non avrei dormito, ma pensato che il mio ennesimo ed insignificante sacrificio ci avrebbe risparmiato una “ figura” come quella di oggi.
Mi sarei sbagliato. Oggi è giusto capire e far capire che il mondo sta cambiando e non possiamo lasciare il “ cambiamento “ in mano ai “baluba” come la portavoce dei 5 stelle ( una emerita…) o a Crimi ( persino più vecchio di me che ho 20 anni in più).
Tocca a noi anche “ai vecchi come me “ dire con orgoglio che grazie ai nostri Parlamentari oggi siamo ancora vivi. 
Continuiamo ad esserlo, rinverdiamo la nostra storia…gloriosa come quella di pochi.
Roberto Bertolotti

Compagni di merende


Non appena il padrone schiocca le dite ecco accorrere i nostri come mossi da un atavico impulso alla sottomissione, ma anche da un furbo riflesso di convenienza: chi ci smuoverà più da qui, ora che abbiamo raggiunto protezione e benessere personale? Il popolo bue che ha bevuto la storiella del ‘cambiamento’, ormai stremato dalla crisi e sfiduciato, non seguirà quei pochi sobillatori che ancora strillano contro il Palazzo. Poveri illusi, si sono fatti menare per il naso dal giaguaro, avrebbero dovuto guardarsi invece dal gattopardo.  Ma così come non è necessario essere intelligenti, colti e sensibili, per ‘fare politica’, non lo è allo stesso modo per subirla. Ecco allora come ancora una volta abbia vinto quel partito che da vent’anni tiene in scacco l’Italia e gli italiani: il partito della conservazione, di cui Berlusconi e Bersani –con i rispettivi amici- sono le versioni speculari, e che ci sta cacciando ai margini della civiltà europea. Al momento non vedo vie d’uscita da questa morsa fatale, ma a volte la vita ci riserva occasioni inaspettate e sorprendenti. A quelli che si dicono –ora- indignati, o fingono di esserlo, vorrei chiedere: avrete il coraggio di trarre le conseguenze dovute da questa sciagurata scelta dei vostri capi o subirete ancora, in nome di un malinteso senso di responsabilità ( o di complicità)?

Non capisco e non mi adeguo...

Proposta Marini. Sono distrutto da questa sciagurata scelta. E' la prima volta che non capisco Bersani. Sono affranto e con gli occhi bassi, e incapace di proferire verbo: avrei votato Rodotà senza neanche farmelo chiedere... Mi fa bollire il sangue poi che a decidere sia stata la famiglia Letta. Il fatto che la CISL, organizzazione sindacale più che opaca e di mero potere, riesca a segnare un'altra sua bandierina nel grande scacchiere del Potere pubblico in Italia,  mi fa urlare di rabbia. Conosco  la CISL soprattutto nella PA, di cui controlla molti comparti - ha molto consenso perché ha molto potere e non viceversa: Infatti, per mia trentennale esperienza ho visto la CISL infiltrare le aziende e i Ministeri (oltre alle municipalizzate e alla banche) con propri quadri e dirigenti e manovrare nell'ombra:  è la maggior responsabile dello sfascio della PA. Sono in viaggio, ho voglia di puntare l'automobile verso l'estero. Ho visto Berlusconi ammiccare e gongolare. Ho il voltastomaco.

martedì 16 aprile 2013

Adesso basta giochini da parte degli altri

Se fossi tra coloro che possono decidere voterei Rodotà fin dal primo turno e per tre turni.
Tutti coloro che non vogliono giocare potrebbero votare questo nome e farlo eleggere in uno dei primi tre turni.
Se si arrivasse al quarto turno voterei uno tra Prodi, Finocchiaro, Marini o D’Alema , perché basta essere presi per il fondello!
Rodotà è un nome che va bene a moltissimi, se non si vuole giocare.

Roberto Bertolotti





lunedì 15 aprile 2013

Renzi, ovvero credersi intelligente: Domanda.


Ma se Bersani avesse in mente solo i suoi destini personali non sarebbe già a Palazzo Chigi facendo il governissimo con il Pdl?
Allora i casi sono due:  

  •  Non ha in mente i suoi destini personali
  • Non capisce bene quali siano i suo destini personali
Il dubbio che mi viene è un altro, ma non è che Renzi vuole andare alle elezioni subito ( che tra l’altro tra una cosa e l’altra farebbero passare nuovamente 3 mesi e probabilmente senza modifica della legge elettorale produrrebbero il risultato attuale al Senato) perché ha in mente i suoi destini personali?

Roberto Bertolotti

sabato 13 aprile 2013

I fatti contano più dellee parole


Prime pagine di tutti, o quasi, i giornali di oggi: il 5 Stelle ufficializza i 10 nomi da far votare ai suoi per scegliere il candidato da proporre al Colle. I dieci candidati scelti sono, in ordine alfabetico: - Bonino Emma - Caselli Gian Carlo - Fo Dario - Gabanelli Milena Jola - Grillo Giuseppe Piero detto Beppe - Imposimato Ferdinando - Prodi Romano - Rodotà Stefano - Strada Luigi detto Gino - Zagrebelsky Gustavo.
Un semplicissimo ragionamento. Se Grillo e Casaleggio avessero avuto il coraggio di far votare ai loro sostenitori la proposta di un accordo con il Partito Democratico per il governo del paese avrebbe vinto, molto probabilmente, il si. Da quelle parti è però preferibile il metodo del "io sono il capo, io comando". Meglio non correre rischi. Un'occasione persa.

venerdì 12 aprile 2013

Rimpiangeremo ...

Rimpiangeremo D’Alema e Veltroni? L’uno per la tenacia e l’astuzia, l’altro per l’eloquio e la visione, mai comunque fermi in attesa degli eventi, come fa invece il buon Bersani. Dobbiamo chiamare la vecchia guardia a toglierci dagli impicci di una guida ormai spaurita e paralizzata? E le truppe, desolate e depresse, alle prese con il vuoto di iniziativa, che fanno? Meno male che c’è Renzi, meno male che c’è Barca,  -e si facciano avanti altri- a scrollare quest’apparato così precocemente mummificato.

Un Partito detto democratico nell’era delle democrazia liquefatta

Un partito democratico, il mio partito, è credibile quando è luogo di progetti coraggiosi,concreti, di scelte e decisioni coerenti, non di diatribe, di clientele e di cortine fumogene che volentieri vorremmo esclusiva dei partiti avversari.
Un partito si guadagna fiducia come democratico se chi arriva secondo alle primarie e si mantiene leale non viene tenuto nell’angolo per più di due mesi. Un partito viene stimato come coraggioso se, di fronte a una Ragioneria dello Stato di marca tremontiana che blocca i provvedimenti per lo sviluppo, non tace…  Un partito e gli uomini che vi si riconoscono sono coerenti se, quando dichiarano di voler fare pulizia da un lato, dall’altro neppure considerano l’eventualità di appoggiare un programma politico compatibile con “l’uomo che tutto compra”.
Qualcuno ha sentenziato che “tante idee liberano una sola opprime”: più che vero, però, a ben guardare in questo preciso momento dovremmo essere superliberi…e  invece siamo solo liberi di naufragare nel mare procelloso delle idee perché nessuno che ne abbia un po’ di meno, ma chiare, è in condizioni di gestire questa abbondanza.
Ci sta provando il Ministro alla Coesione territoriale  Fabrizio Barca. Quello che forse ha avuto meno visibilità nel corso del governo a cui appartiene, sta tentando un’operazione inversa a quelle, devastanti per il Paese e per il voto di centrosinistra, messe in atto con le elezioni di febbraio (già!) dai monti, dai giannini, dagli ingroia: non un suo gruppo politico “contro”, inventandosi facili nemici appostati ovunque, ma un documento-manifesto che sembra a prima vista avere una grande potenzialità. Non propone grosse novità, ma rende chiare ed efficaci  quelle già “in potenza”, quelle già esistenti in una coalizione di sinistra accartocciata su sé stessa per la sua storia, capace di arrivare prima alle elezioni senza vincerle e di rendere inutile qualsiasi buona idea.


Vale la pena, direi, di porre la massima attenzione a questa proposta e al personaggio che, con la sola forza delle sue competenze di altissimo profilo, lo ha redatto e reso pubblico.
Sedici mesi fa, all’avvio del governo Monti, tutti i partiti, PD in testa, hanno solennemente dichiarato che “niente potrà essere più come prima nei partiti”. Rinnovamento, Cambiamento sono state le parole fatte risuonare ovunque (scusate il corsivo maligno…). La specialità italica di convivenza con le macerie ci ha condotto qui.  Fabrizio Barca indica un percorso concreto per rinnovare non solo il partito della sinistra, ma l’istituzione-base stessa della politica, la forma partito, e apre così il suo documento:
Il pieno e il vuoto, le cose fatte e quelle apprese della mia azione di governo per la “coesione territoriale sono resi manifesti dai materiali raccolti nel sito www.coesioneterritoriale.gov.it e dal Rapporto di fine mandato(http://www.coesioneterritoriale.gov.it/rapporto-di-fine-mandato-fabrizio-barca/). Questa stessa azione, ogni singola esperienza dei miei sedici mesi di lavoro, nel territorio e a Roma, suscita una secca conclusione politica: senza una “nuova forma partito” non si governa l’Italia. Ovunque si pone il problema di una nuova forma partito.


Questo è il link  (raccolto nel sito di Lerner)  per leggere l’intero documento che si intitola “Un partito nuovo per un buon governo, Memoria politica dopo 16 mesi di governo”.

giovedì 11 aprile 2013

L’uso della vita nel Sessantotto



Come leggere un romanzo come questo che reca nel titolo un’allusione a una probabile storia privata e una data storica controversa? A mio avviso si fa un errore se lo si legge a partire dalle proprie convinzioni su quella data-evento  che raduna  ancora consensi estatici o rifiuti viscerali. Eppure il romanzo è tutto ambientato nella Pisa della contestazione studentesca di quell’anno:  è chiaramente un romanzo sul ’68. L’ennesimo non si potrebbe dire, perché proprio sul versante narrativo quell’anno è stato piuttosto trascurato, mentre su quello saggistico a ogni decennio che finisce con l’otto si contano decine di volumi di approfondimento e di analisi storiche.

A Luperini non credo interessi narrare il ’68, ma la sua vicenda  personale, privata, trasfigurata nel personaggio schermo di Marcello,  nel ’68. Non interessa cioè spiegare, ma rappresentare. È il resoconto dell’impatto di un Io col mondo e delle risonanze di un’epoca in un Io. È una coscienza, la sua, che agisce dentro un evento storico, un po’ come il Frédéric Moreau dell’Educazione sentimentale nel ’48 parigino: si tratta di una storia tipica di formazione di una individualità dentro il flusso degli eventi, di una educazione sentimentale dentro uno scenario storico: la storia con la minuscola di questo individuo precipuo – Marcello nella finzione – nella Storia con la maiuscola. Se è questa la giusta angolatura di lettura la data messa in epigrafe diventa meno temibile: in fin dei conti si tratta di dare conto, con il sussidio della letteratura (trattamento stilistico e metaforico di vicende  al modo dei  romanzi storici: un misto di “storia e di invenzione”), della rifrazione degli eventi storici nella coscienza di un giovane in formazione. Ma anche il suo contrario:  la proiezione di una coscienza nell’evento storico, il quale  nasce e si sviluppa e trova la sua modalità espressiva proprio  a partire dalle coscienze desideranti dei coesistenti che piegano il proprio tempo alle proprie volizioni, e lo determinano. In questo senso il ’68 di Marcello potrà valere il ’74 o il ’99 di qualcun altro, sul piano strettamente privato, ma non su quello pubblico e storico, perché qui la condizione discriminante è che in altri anni  si sia dato  luogo a movimenti collettivi di tale sorta. (continua)

martedì 9 aprile 2013

Rabbia e delusione

Possiamo fare tutte le analisi del caso ma il cittadino non ascolta più o, come spesso dico, non vuole ascoltare.
Provo ad ancora una volta ad esaminare gli atteggiamenti di chi ci dovrebbe rappresentare.
PD : proprio perchè lo voto, continuo a battere sulla loro comunicazione carente e non incisiva.
Sembra una superficialità rispetto al lavoro che manca, agli esodati, a chi non arriva a metà mese etc. Tuttavia per la "gente comune", proprio per tutti questi problemi, capire bene cosa farebbero i politici è importantissimo. Noi siamo l'unico partito con un reale, utile progetto politico ma sembra  non esssere compreso.
Invece sono Grillo e Berlusconi che, pur passando idee non realizzabili o distruttive per l'economia e per noi, hanno "vinto" grazie alla loro comunicazione brillante che crea forte empatia con chi li ascolta. Non importa cosa dicono, ormai il cittadino li premia perchè  è quello che vogliono sentirsi dire.
Mentre  alcuni dei nostri, "democratici e dialoganti", si fanno  la "guerra" per le soluzioni di governo, Grillo e Berlusconi, con poche stupide promesse o atteggiamenti di "finti puri ", stanno rendendo questa situazione di stallo ancora più difficile, vendendola però come colpa del PD e di Bersani.  Enorme errore in questo caso un PD silente non combattivo, visto quasi come un partito allo sbando. Così come il solo pensare di venire ad accordi con il PDL.  Bersani che, giustamente, continua a dichiarare che "inciuci" con PDL non ne vuole, sta quasi perdendo punti! Questo indica che il partito non ascolta la propria base. Non saremo capiti  dal cittadino? Personalmente preferisco perdere ma essere coerente con quanto promesso fino a ieri.  Soprattutto questa scelta non salverebbe il Paese perchè, dopo pochissimo tempo Berlusconi ci toglierebbe la fiducia. Basterebbe toccare corruzione e legalità, essenziali per l'economia. Uno corrotto/corruttore come lui accetterebbe leggi restrittive? Proprio no. Ma mentre di lui si potrà dire che lo si prevedeva, noi non solo perderemmo la faccia ma anche i voti!
PDL:  in che Paese viviamo se basta promettere quello che non si può fare, senza coperture finanziarie, per essere subito creduti e votati!
MEMORIA ZERO. Chi ci ha portato quasi al baratro? Non lo ricordiamo. Chi aveva la maggioranza assoluta nel precedente governo? Chi fatto leggi a proprio favore e non migliorative per noi? Non lo ricordiamo. Chi non ha fatto forti leggi anticorruzione nè rinnovo della giustizia per i cittadini, ma solo provvedimenti "ad personam"? Non lo ricordiamo.