L’esorcista in entrambi i casi ha caratteri precisi: agisce con calma, gelo e competenza; comunica con voce pacata tra l’ipnotico e il narcotico; parla linguaggi dimenticati e avulsi, appartenenti ai campi semantici del “rigore” e della “serietà”.; dice di essere lì non per voler suo, ma come strumento/veicolo di una sfida che solo lui può evitare che si trasformi in una sfiga.
Quando l’esorcista esce allo scoperto, gli esponenti della vecchia politica auto centrata fanno in breve tempo la fine dei dinosauri, passando dall’onnipresenza all’invisibilità.
L’esorcista ha davanti un Paese che annaspa, che non ha neanche più la forza di essere nervoso, mentre "sinistramente" vengono replicati all’infinito gli stessi errori, con le stesse facce che puntualmente rispuntano a frenare “la ruota” che dovrebbe “girare”, come più volte ripetuto dal nostro Segretario dell’ultima stagione.
In campo si scatenano guerre fuori controllo, senza eserciti e senza squadre, anarchia feudale: tutto il contrario della regola democratica che fonda la trasparenza e la rappresentanza.
Ormai dopo il due non c’è più il tre. E’ venuto il momento ineludibile della pace, ma…”la pace è sempre più difficile della guerra”(Colum McCann).
E’ venuto il momento di gestire i conflitti e smettere di fomentarli, di coltivare un po’ più di moralità e di legalità, di verità sussurrate e condivise, di parole ponderate e costruttive…o anche di praticare il silenzio e l’ascolto: un esercizio troppo trascurato.