Un partito si guadagna fiducia come democratico se chi arriva secondo alle primarie e si mantiene leale non viene tenuto nell’angolo per più di due mesi. Un partito viene stimato come coraggioso se, di fronte a una Ragioneria dello Stato di marca tremontiana che blocca i provvedimenti per lo sviluppo, non tace… Un partito e gli uomini che vi si riconoscono sono coerenti se, quando dichiarano di voler fare pulizia da un lato, dall’altro neppure considerano l’eventualità di appoggiare un programma politico compatibile con “l’uomo che tutto compra”.
Qualcuno ha sentenziato che “tante idee liberano una sola opprime”: più che vero, però, a ben guardare in questo preciso momento dovremmo essere superliberi…e invece siamo solo liberi di naufragare nel mare procelloso delle idee perché nessuno che ne abbia un po’ di meno, ma chiare, è in condizioni di gestire questa abbondanza.
Ci sta provando il Ministro alla Coesione territoriale Fabrizio Barca. Quello che forse ha avuto meno visibilità nel corso del governo a cui appartiene, sta tentando un’operazione inversa a quelle, devastanti per il Paese e per il voto di centrosinistra, messe in atto con le elezioni di febbraio (già!) dai monti, dai giannini, dagli ingroia: non un suo gruppo politico “contro”, inventandosi facili nemici appostati ovunque, ma un documento-manifesto che sembra a prima vista avere una grande potenzialità. Non propone grosse novità, ma rende chiare ed efficaci quelle già “in potenza”, quelle già esistenti in una coalizione di sinistra accartocciata su sé stessa per la sua storia, capace di arrivare prima alle elezioni senza vincerle e di rendere inutile qualsiasi buona idea.
Vale
la pena, direi, di porre la massima attenzione a questa proposta e al
personaggio che, con la sola forza delle sue competenze di altissimo profilo,
lo ha redatto e reso pubblico.
Sedici
mesi fa, all’avvio del governo Monti, tutti i partiti, PD in testa, hanno
solennemente dichiarato che “niente potrà essere più come prima nei partiti”.
Rinnovamento, Cambiamento sono state le parole fatte
risuonare ovunque (scusate il corsivo maligno…). La specialità italica di
convivenza con le macerie ci ha condotto qui. Fabrizio Barca indica un percorso concreto per
rinnovare non solo il partito della sinistra, ma l’istituzione-base stessa
della politica, la forma partito, e apre
così il suo documento:Il pieno e il vuoto, le cose fatte e quelle apprese della mia azione di governo per la “coesione territoriale sono resi manifesti dai materiali raccolti nel sito www.coesioneterritoriale.gov.it e dal Rapporto di fine mandato(http://www.coesioneterritoriale.gov.it/rapporto-di-fine-mandato-fabrizio-barca/). Questa stessa azione, ogni singola esperienza dei miei sedici mesi di lavoro, nel territorio e a Roma, suscita una secca conclusione politica: senza una “nuova forma partito” non si governa l’Italia. Ovunque si pone il problema di una nuova forma partito.
Ho da poco cominciato a leggere il documento di Barca, è una riflessione molto profonda sul 'sè' del partito e un'analisi impietosa che dovrebbe smuovere le intelligenze e gli animi. Invece, da quel che mi par di capire dai primi commenti dei soliti noti avverto una sorta di fastidio e di sufficienza ostentata. E' vero che non basta un buon documento e una persona intelligente ad innescare la discussione. L'interlocutore, cioè il PD, è un soggetto piuttosto refrattario a mettersi in discussione, gli par che basti cambiare periodicamente sigla e accorpare qualche anima bella per esistere. Ma questo è un tirare a campare. Mi pare più efficace, almeno per ora, l'azione di Matteo Renzi, anche se più diretta, direi più cattiva e meno meditata di quella di Barca. Ma per svegliare il corpaccione intorpidito di sto' partito ci vogliono anche le provocazioni. P.S. Visto l'intervento di oggi di Renzi su Repubblica? il nostro si mostra capace anche di qualche sana riflessione, oltre che di far incazzare Bersani e compagni.
RispondiElimina