mercoledì 24 aprile 2013

'Dio bono!'


Debora Serracchiani a questa affermazione s’è lasciata andare ( vedi Tg de La7) non appena appresa la notizia della vittoria elettorale in Friuli. Un grido liberatorio, un’invocazione all’Altissimo, un’espressione di giubilo, o che altro, in una regione che compete con la Toscana in fatto di attributi al creatore? Padre Turoldo, dopo il terremoto che squassò la sua terra tra maggio e settembre del 1976 con più di mille morti, scrisse un editoriale per il Corriere della Sera intitolato ‘Diu indurmidit’, precisando che non di bestemmia si trattava ma di un’invocazione al Signore per chiedergli: dov’eri in quel momento, mentre le macerie ci travolgevano, noi, tuo popolo incolpevole, dormivi?  Debora oggi esprime – nei modi di una buona friulana, per quanto d'adozione- la sua ruspante gioia, ma anche la sua meraviglia per una vittoria sulla quale ormai non contava, dato il vicolo cieco in cui il suo partito s’era cacciato nei giorni immediatamente precedenti. Queste elezioni hanno premiato Debora per aver compiuto, dai tempi del suo affaccio in politica, un percorso lineare, onesto, trasparente, fatto di parole semplici ma dense di significato, e per aver tenuto un comportamento fatto di coerenza e di lealtà. Non s’è mai unita a qualche consorteria interna, come quelle che ora si affrontano con le armi della stupidità, non s’è mai infilata in qualche ‘fondazione’ per elemosinare qualche incarico per fedeltà. Per quanto vicina sotto molti aspetti a Matteo Renzi, ha sempre ragionato, e anche sbagliato, con la sua testa. Brava Debora, Dio bono!     

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