La Chiesa delle origini, con le grandi figure di donne testimoniate nei testi biblici ed evangelici, così come la società medioevale - dove donne gestivano, come castellane o come badesse, responsabilità culturali, politiche ed economico sociali, reggendo ospedali e ispirando l’”amor cortese” - vedono le donne in ruoli complementari e mai subalterni rispetto all’uomo. Donne che non avevano bisogno di rivendicare importanza, libertà, visibilità e “quote rosa”. Sì, perché rivendicare è già porsi in una condizione di inferiorità e le “quote rosa” sono la burocratizzazione da “manuale Cencelli” del diritto all’uguaglianza.
Le affermazioni di Papa Bergoglio sulle donne sono molto più avanti rispetto a questa prospettiva della contabilità di genere. Leggiamole in un brano tratto da un libro scritto in dialogo con il Rabbino Abraham Skorka. "[La donna] È colei che accoglie la società, colei che contiene, la madre della comunità. La donna ha il dono della maternità, della tenerezza;(…). La presenza femminile nella Chiesa non è stata sottolineata molto perché la tentazione del maschilismo non ha permesso di dare visibilità al ruolo che spetta (…) è stata oggetto di uso, di lucro, di schiavitù, è stata relegata in secondo piano (…) il femminismo, come filosofia unica, non fa alcun favore a chi dice di rappresentare, perché pone le donne su un piano di lotta rivendicativa mentre la donna è molto più di questo. La campagna delle femministe degli anni Venti ha ottenuto ciò che volevano ed è finita lì, ma neanche una filosofia femminista costante dà alla donna la dignità che merita. In modo caricaturale, direi che corre il rischio di trasformarsi in un maschilismo in gonnella”.
La femmina (i latini distinguevano lo spregiativo femina dal termine domina, signora e padrona della domus), la femmina-immagine, la femmina- bambola- gonfiabile, la donna “sono come tu mi vuoi cioè non sono” la donna usa e getta, è stato uno degli aspetti retrivi del marketing televisivo e commerciale degli ultimi due decenni.
Così si è andati indietro non solo per la crisi economica, per l’erosione delle istituzioni e della legalità…si è andati anche indietro per le politiche dei tagli, tagli sull’integrazione scolastica dei diversi, tagli sul recupero delle difficoltà di apprendimento, sul welfare… si è andati indietro nell’educazione alla cittadinanza e di pari passo sono aumentati episodi di bullismo e ancor più violenze sulle donne e sui diversi.
Un’inversione di tendenza può solo partire, più che da doverose “quote rosa”, da investimenti nell’istruzione, in progetti di educazione al rispetto della persona, da attenzioni politiche che consentano alla donna di realizzarsi nel lavoro come nella famiglia. Una donna come Laura Boldrini, neopresidente della Camera, proprio come Papa Francesco, si è insediata portando immediatamente il suo esempio, la trasparenza, le competenze e la correttezza legate al suo curricolo, al suo modo di essere, al suo modo di lavorare e di porsi in modo costruttivo in cui rigore e mediazione non si escludono: non è una questione di quota di genere né di provenienza da qualche partito.
Ci sono elementi di novità in questo papa, anche nello stile. Staremo a vedere se sarà innovativo, e coraggioso, anche rispetto a questioni importanti (IOR, Imu sugli immobili della Chiesa, finanziamento scuole cattoliche, pedofilia, diritti, ed altro)che in varia misura ci riguardano. In quanto alla 'donna', anche qui largo fraseggio ma a quando una donna sacerdote (come nelle altre fedi cristiane)?
RispondiEliminaScusate ma è molto triste che nell'era della tecnologia, della morale a tutti costi e di Civiltà si debba ancora domandarsi sulla "condizione della donna" che è ancora catalogata come Puttana o Vergine...
RispondiEliminaTriste o allegro è la realtà, cara Doriana.
RispondiEliminaComunque, al netto della Bindi e delle femmine della setta Adoratrici di Silvio, sono sempre donne a essere disposte a mettere un piede nella porta che sta per chiudersi: dal Presidente Boldrini fino alle "fimmine ribelli" calabresi...