sabato 20 aprile 2013

Tra politica e letteratura


Cari amici, la nostra democrazia è questa, una forma imperfetta e lacerante di esprimerci e di stare assieme sopraffacendoci gli uni con  gli altri. E' così da sempre: la democrazia è un sistema politico che non ci riguarda forse, una roba inglese come il cricket o il pudding. Ma buttandola in politica politicante, abbiamo da una parte dei partiti politici dove il Capo è il Padrone e decide lui e tutti non fiatano ricevendone in cambio prebende e benefici (non solo Berlusconi ma anche Grillo che ciancia di democrazia della Rete: domanda si può sapere quanti hanno votato Rodotà sul web? mistero!) e dall'altra un partito democratico senza capo e con tanti capetti o piccoli satrapi che spadroneggiano su un pezzetto di partito, e tutti in lotta feroce tra di loro. Nel mio viaggio verso il Sud son passato da Bettola in Val di Nure, un posto delizioso della nostra amata Italia, sperando di abbeverarmi dell'aria dell'uomo che ho sostenuto e in cui ho creduto. Qualcuno ci racconterà prima o poi che cosa è successo la sera in cui Bersani ha deciso, in netta controtendenza con la sua politica condotta fino ad allora, di candidare Marini. Gliene si può fare una colpa, senz'altro, ma solo se si trascura che da una parte c'era stata la pressione fortissima di Napolitano - che gli aveva negato un mandato pieno- , verso le "larghe intese", e dall'altra la chiusura stizzosa, offensiva ("morto che cammina") del battutista Grillo. Resta il fatto che ha sbagliato. Amen. Vedo gongolare i mostriciattoli de "Il giornale", del "Fatto" e i Travagli, Polito, Santoro del menga (e pure l'animella di Renzi che erediterà una Pompei fumante, se la erediterà) finalmente felici che il loro odio verso quel pezzo di sinistra ancora in piedi nel nostro Paese abbia contribuito a disintegrarla. Vuol dire che scenderanno loro in politica a raccoglierne i cocci, se ne saranno capaci.

 In mezzo al dolore vivo della sconfitta e della cocente delusione, ho proseguito il mio viaggio facendo tappa a Tivoli. Ho visitato le ville della splendida cittadina romana (D'Este e Gregoriana) e ho trascorso un lungo, dolcissimo, caldo pomeriggio in compagnia di Marguerite Yourcenar visitando Villa Adriana, in mezzo a colonne smozzicate, Canopi, cipressi, olivi, statue nude. In un'ala della Villa è stata allestita una mostra documentale (aperta fino novembre 2013) minuziosa, amorevole e accuratissima sulla scrittrice francese che tanto calore intellettuale ha dedicato sia alla Villa che al suo abitante, l'imperatore Adriano. Adesso sto in riva al mio mare jonio con il libro "an franzè" della Marguerite, "Mémoires d'Hadrien" comprato sul posto, la quale, come scrittrice e come autrice di "questo" libro, tanto deve al mio Flaubert autore di una "ricostruzione" simile con "Salammbò". Scrive in una nota Marguerite: " Ritrovata in un un volume della corrispondenza di Flaubert, molto letto e molto sottolineato da me nel 1927, la frase indimenticabile "Gli dei non essendoci più e Cristo non essendoci ancora, ci fu, da Cicerone a Marco Aurelio, un momento unico in cui soltanto l'uomo c'era, solo". Ecco c'è un momento in cui gli dei di una volta non ci sono più e quelli nuovi non ci sono ancora. E' il "momento Adriano", il momento in cui l'uomo guarda a se stesso senza cupole di divinità sulla testa. Prendiamola così, grazie Marguerite. 

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