Cari amici, la nostra democrazia è
questa, una forma imperfetta e lacerante di esprimerci e di stare assieme
sopraffacendoci gli uni con gli altri.
E' così da sempre: la democrazia è un sistema politico che non ci riguarda
forse, una roba inglese come il cricket o il pudding. Ma buttandola in politica
politicante, abbiamo da una parte dei partiti politici dove il Capo è il
Padrone e decide lui e tutti non fiatano ricevendone in cambio prebende e
benefici (non solo Berlusconi ma anche Grillo che ciancia di democrazia della
Rete: domanda si può sapere quanti hanno votato Rodotà sul web? mistero!) e
dall'altra un partito democratico senza capo e con tanti capetti o piccoli
satrapi che spadroneggiano su un pezzetto di partito, e tutti in lotta feroce tra
di loro. Nel mio viaggio verso il Sud son passato da Bettola in Val di Nure, un
posto delizioso della nostra amata Italia, sperando di abbeverarmi dell'aria
dell'uomo che ho sostenuto e in cui ho creduto. Qualcuno ci racconterà prima o
poi che cosa è successo la sera in cui Bersani ha deciso, in netta
controtendenza con la sua politica condotta fino ad allora, di candidare
Marini. Gliene si può fare una colpa, senz'altro, ma solo se si trascura che da
una parte c'era stata la pressione fortissima di Napolitano - che gli aveva
negato un mandato pieno- , verso le "larghe intese", e dall'altra la
chiusura stizzosa, offensiva ("morto che cammina") del battutista
Grillo. Resta il fatto che ha sbagliato. Amen. Vedo gongolare i mostriciattoli
de "Il giornale", del "Fatto" e i Travagli, Polito, Santoro
del menga (e pure l'animella di Renzi che erediterà una Pompei fumante, se la erediterà)
finalmente felici che il loro odio verso quel pezzo di sinistra ancora in piedi
nel nostro Paese abbia contribuito a disintegrarla. Vuol dire che scenderanno
loro in politica a raccoglierne i cocci, se ne saranno capaci.
In mezzo al
dolore vivo della sconfitta e della cocente delusione, ho proseguito il mio
viaggio facendo tappa a Tivoli. Ho visitato le ville della splendida cittadina
romana (D'Este e Gregoriana) e ho trascorso un lungo, dolcissimo, caldo
pomeriggio in compagnia di Marguerite Yourcenar visitando Villa Adriana, in
mezzo a colonne smozzicate, Canopi, cipressi, olivi, statue nude. In un'ala
della Villa è stata allestita una mostra documentale (aperta fino novembre
2013) minuziosa, amorevole e accuratissima sulla scrittrice francese che tanto
calore intellettuale ha dedicato sia alla Villa che al suo abitante,
l'imperatore Adriano. Adesso sto in riva al mio mare jonio con il libro "an
franzè" della Marguerite, "Mémoires d'Hadrien" comprato sul
posto, la quale, come scrittrice e come autrice di "questo" libro,
tanto deve al mio Flaubert autore di una "ricostruzione" simile con
"Salammbò". Scrive in una nota Marguerite: " Ritrovata in un un
volume della corrispondenza di Flaubert, molto letto e molto sottolineato da me
nel 1927, la frase indimenticabile "Gli dei non essendoci più e Cristo non
essendoci ancora, ci fu, da Cicerone a Marco Aurelio, un momento unico in cui
soltanto l'uomo c'era, solo". Ecco c'è un momento in cui gli dei di una
volta non ci sono più e quelli nuovi non ci sono ancora. E' il "momento
Adriano", il momento in cui l'uomo guarda a se stesso senza cupole di
divinità sulla testa. Prendiamola così, grazie Marguerite.
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