Come leggere un romanzo come questo che reca nel titolo
un’allusione a una probabile storia privata e una data storica controversa? A
mio avviso si fa un errore se lo si legge a partire dalle proprie convinzioni
su quella data-evento che raduna ancora consensi estatici o rifiuti
viscerali. Eppure il romanzo è tutto ambientato nella Pisa della contestazione
studentesca di quell’anno: è chiaramente un romanzo sul ’68. L’ennesimo
non si potrebbe dire, perché proprio sul versante narrativo quell’anno è stato
piuttosto trascurato, mentre su quello saggistico a ogni decennio che finisce
con l’otto si contano decine di volumi di approfondimento e di analisi
storiche.
A Luperini non credo interessi narrare il ’68,
ma la sua vicenda personale, privata, trasfigurata nel personaggio
schermo di Marcello, nel ’68. Non interessa cioè spiegare, ma
rappresentare. È il resoconto dell’impatto di un Io col mondo e delle risonanze
di un’epoca in un Io. È una coscienza, la sua, che agisce dentro un evento
storico, un po’ come il Frédéric Moreau dell’Educazione sentimentale nel
’48 parigino: si tratta di una storia tipica di formazione di una individualità
dentro il flusso degli eventi, di una educazione sentimentale dentro uno
scenario storico: la storia con la minuscola di questo individuo precipuo –
Marcello nella finzione – nella Storia con la maiuscola. Se è questa la giusta
angolatura di lettura la data messa in epigrafe diventa meno temibile: in fin
dei conti si tratta di dare conto, con il sussidio della letteratura
(trattamento stilistico e metaforico di vicende al modo dei romanzi
storici: un misto di “storia e di invenzione”), della rifrazione degli eventi
storici nella coscienza di un giovane in formazione. Ma anche il suo contrario:
la proiezione di una coscienza nell’evento storico, il quale nasce
e si sviluppa e trova la sua modalità espressiva proprio a partire dalle
coscienze desideranti dei coesistenti che piegano il proprio tempo alle proprie
volizioni, e lo determinano. In questo senso il ’68 di Marcello potrà valere il
’74 o il ’99 di qualcun altro, sul piano strettamente privato, ma non su quello
pubblico e storico, perché qui la condizione discriminante è che in altri anni
si sia dato luogo a movimenti collettivi di tale sorta. (continua)
Interessante. Puoi contattare l'autore e organizzare la presentazione del libro in Cooperativa? Il prossimo autunno sarebbe l'ideale.
RispondiEliminaMi spiace, non conosco l'autore se non attraverso i libri, e non saprei neanche da dove iniziare per questo genere di cose. Mi spiace ancora...
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