giovedì 11 aprile 2013

L’uso della vita nel Sessantotto



Come leggere un romanzo come questo che reca nel titolo un’allusione a una probabile storia privata e una data storica controversa? A mio avviso si fa un errore se lo si legge a partire dalle proprie convinzioni su quella data-evento  che raduna  ancora consensi estatici o rifiuti viscerali. Eppure il romanzo è tutto ambientato nella Pisa della contestazione studentesca di quell’anno:  è chiaramente un romanzo sul ’68. L’ennesimo non si potrebbe dire, perché proprio sul versante narrativo quell’anno è stato piuttosto trascurato, mentre su quello saggistico a ogni decennio che finisce con l’otto si contano decine di volumi di approfondimento e di analisi storiche.

A Luperini non credo interessi narrare il ’68, ma la sua vicenda  personale, privata, trasfigurata nel personaggio schermo di Marcello,  nel ’68. Non interessa cioè spiegare, ma rappresentare. È il resoconto dell’impatto di un Io col mondo e delle risonanze di un’epoca in un Io. È una coscienza, la sua, che agisce dentro un evento storico, un po’ come il Frédéric Moreau dell’Educazione sentimentale nel ’48 parigino: si tratta di una storia tipica di formazione di una individualità dentro il flusso degli eventi, di una educazione sentimentale dentro uno scenario storico: la storia con la minuscola di questo individuo precipuo – Marcello nella finzione – nella Storia con la maiuscola. Se è questa la giusta angolatura di lettura la data messa in epigrafe diventa meno temibile: in fin dei conti si tratta di dare conto, con il sussidio della letteratura (trattamento stilistico e metaforico di vicende  al modo dei  romanzi storici: un misto di “storia e di invenzione”), della rifrazione degli eventi storici nella coscienza di un giovane in formazione. Ma anche il suo contrario:  la proiezione di una coscienza nell’evento storico, il quale  nasce e si sviluppa e trova la sua modalità espressiva proprio  a partire dalle coscienze desideranti dei coesistenti che piegano il proprio tempo alle proprie volizioni, e lo determinano. In questo senso il ’68 di Marcello potrà valere il ’74 o il ’99 di qualcun altro, sul piano strettamente privato, ma non su quello pubblico e storico, perché qui la condizione discriminante è che in altri anni  si sia dato  luogo a movimenti collettivi di tale sorta. (continua)

2 commenti:

  1. Interessante. Puoi contattare l'autore e organizzare la presentazione del libro in Cooperativa? Il prossimo autunno sarebbe l'ideale.

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  2. Mi spiace, non conosco l'autore se non attraverso i libri, e non saprei neanche da dove iniziare per questo genere di cose. Mi spiace ancora...

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