“Poteva andare anche peggio” dice
il primo personaggio e l’altro risponde “No”. Con cinque parole Altan e la sua
acuta matita, nella vignetta di Repubblica di ieri, inquadra il difficile
momento politico in cui noi del centrosinistra ci siamo ficcati. Il partito
spaccato in mille pezzi, l’elettorato disorientato, l’incapacità a trovare un
candidato condiviso. E ancora l’alleanza a rischio, la fine quasi scontata di
un progetto politico di cambiamento, il morale a terra di tanti militanti. Dal
25 di Febbraio, dal giorno dopo le elezioni, non ne abbiamo azzeccata una.
Siamo caduti sempre più in basso, in una spirale senza fine fatta di errori,
strategie sbagliate e lotte intestine, che inevitabilmente, sono arrivate al momento
della “resa dei conti”, concretizzatosi con il voto per il Presidente della Repubblica. Il colpo, sferrato alle spalle, come nella nostra
peggiore tradizione, dei 100 parlamentari che hanno tradito, non è stato inconsapevole.
Il tradimento è stato studiato a tavolino e risponde a un progetto chiaro per
far fuori il Segretario che ha fallito e la sua nuova linea di sostegno a Prodi,
l’ideatore dell’Ulivo, l’uomo che per due volte ha battuto la destra. Ora, dopo
questa brutta pagina di mala politica, fatta di faide e guerre tra correnti e
correntine, risulta evidente che anche il popolo dei militanti e di chi ci
crede “nonostante tutto” si è stufato, per davvero. La delusione di questi
giorni sta lasciando spazio alla voglia di ribellione e di fare tabula rasa. Poteva
andare anche peggio? Si, potrebbe andare anche peggio. Se non saremo in grado
di cambiare davvero, se non saremo in grado di rimetterci tutti in discussione
e tagliare nettamente con un passato e un certo modo di agire che porta solo
alla distruzione collettiva, allora si, andrà peggio, sarà la fine. Fino a
quando questo partito non sarà guidato da persone che non sono “incrostate” da
ideologismi e legami del passato, frutto di quelle esperienze politiche da cui
nasce il Pd, il partito sarà condannato a un lento e inesorabile declino. D’Alema
e Veltroni hanno contribuito alla nascita di questo partito, gliene siamo grati.
Ma oggi sono anche la causa della sua imminente, possibile distruzione. Tutti,
dalemiani, veltroniani, renziani, moderati se vogliono davvero bene a questo
partito, se credono davvero che questo partito sia l’unica via per il
rinnovamento del Paese, allora lascino spazio ai giovani, agli under 40, la
vera risorsa del Pd. Questo partito non sarà davvero quel che si propone di
essere fino a quando i suoi giovani esponenti non avranno il coraggio e l'astuzia di prendersi in mano il suo
destino. E’ un dato di fatto, è lampante. Da questa esperienza negativa,
purtroppo l’ennesima, può davvero nascere qualcosa di nuovo, lo spero. Non
perdiamo anche questa occasione, sta volta potrebbe essere l’ultima.
Mentre rifletto sulla situazione, Napolitano è stato rieletto Presidente. Vendola annuncia la nascita di un nuovo partito, il parlamento è assediato da un mix di grillini, neofascisti di FN, nostri elettori delusi. Molti dei nostri "leader" si scaldano con dichiarazioni pro governo di scopo, alcuni danno del matto a chi come Barca, Civati, Pupato e tanti altri avevano sostenuto Rodotà. E mentre continuiamo a farci del male, Berlusconi se la ride alla grande e applaude all'elezione di Napolitano. Avanti così.
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