domenica 29 aprile 2012

Durkheim, i suicidi e alcune dichiarazioni di Mario Monti

Emile Durkheim, sociologo francese,
autore di un celebre saggio sul suicidio
L'esplosione del numero dei suicidi in questa drammatica crisi che sembra non avere mai fine, richiama la necessità  della ripresa della vecchia tesi di Emile Durkheim della "anomia" come causa del fenomeno. Emile Durkheim utilizza questo termine nel suo libro sulle cause del suicidio per descrivere una condizione di malessere negli individui, caratterizzata dall'assenza o diminuzione degli standard o valori fino ad allora di riferimento e associata al sentimento di alienazione e smarrimento. L'anomia, ossia la caduta delle norme (dal greco "nomos" preceduto da alfa privativo) soprattutto religiose e delle norme di condotta in generale, porta alla distruzione e alla diminuzione dell'ordine sociale. Questo stato di cose conduce l'individuo ad avere paura e ad essere insoddisfatto, ciò che può condurlo fino al suicidio. Nel nostro caso, il brusco "cambio di paradigma" delle norme fino ad ora "implicite" (non sempre scritte cioè, ma correnti e condivise), il passaggio  da un lassismo generalizzato e complice (in termini di ritorno elettorale) dei pubblici poteri verso l'elusione/evasione/erosione fiscale, alla urgente necessità di procacciarsi denaro per scongiurare il default, ha portato, come risultato non previsto, la cascata dei suicidi. In questo contesto è davvero da "famiglia Adams" (e la dice lunga sulla sventatezza della nostra classe dirigente) il commento di Monti circa il minor numero di suicidi, rispetto alla Grecia, che ha interessato il nostro Paese.
Alfio Squillaci

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