Durante la campagna elettorale conclusasi lo scorso 7 novembre con il netto successo sullo sfidante Mitt Romney, il presidente Barack Obama è stato sostenuto dai due più importanti sindacati americani degli insegnanti, l’American Federation of Teachers (AFT) e la National Education Association (NEA), che ne hanno apprezzato l’impegno a difesa dei servizi pubblici in generale. Si può aggiungere che, per quanto riguarda gli insegnanti, l’obiettivo di Obama è di migliorare la qualità delle loro prestazioni attraverso una più efficace formazione iniziale e in servizio, ma anche attraverso incentivi salariali per i migliori.
Mentre Obama è al momento alle prese con una battaglia etico-politico-economica, contro l’uso delle armi, di proporzioni pazzesche, per noi la domanda è:
Ø Quanto conta nelle fanfare preelettorali nostrane l’istruzione in generale e l’Istruzione pubblica nel dettaglio?
Tre esempi in estrema sintesi.
Per quanto riguarda la coalizione del centrosinistra facente capo al PD si può utilmente consultare il Contributo del Forum Nazionale Politiche dell’Istruzione del Partito Democratico al programma della coalizione di centrosinistra. E’ presentato in un libro, ‘Idee ricostruttive per la scuola di domani’, introdotto da Giovanni Bachelet, presidente del Forum e Giancarlo Sacchi, direttore dello stesso.
Non si dispone al momento di una piattaforma programmatica del Pdl sulla politica scolastica. Possiamo presumere che questo partito punti sulla valorizzazione di quanto l’ultimo esecutivo Berlusconi ha fatto nei quasi quattro anni in cui ha avuto la guida del governo e del ministero dell’istruzione, università e ricerca.
Nella ‘Agenda’ Monti la premessa generale è di tipo macroeconomico: “investire in capitale umano è la strada per sfuggire alla morsa della competizione di Paesi con costi di manodopera più bassi”. Da questa premessa non sembra però derivare un impegno ad investire nell’istruzione in modo prioritario nell’ambito dei problemi di equilibrio di bilancio.
In politica, come nell’istruzione, la categoria decisiva per migliorare le cose è oggi più che mai quella del “merito” e non le doti di venditori di tappeti, possibilmente falsi.
Ø Sarà la considerazione dei meriti a guidare l’elettore?
Se il merito deve fare la differenza bisogna incentivarlo, non limitarsi a invocarlo: il merito inteso non in una visione eccessivamente individualista e ipercompetitiva, ma come valorizzazione delle capacità in un contesto solidale, come valore aggiunto dato dall’impegno e dal modo in cui l’obiettivo viene raggiunto.
Merito del Partito Democratico non è a tutt’oggi solo quello, tra gli altri, di avere un programma organico per l’istruzione come bene comune.
E’ sicuramente un merito aver organizzato le primarie per la scelta dei candidati e averle gestite con ottimi risultati in tempi strettissimi e rischiosi, di contro ai tatticismi dei populismi e dei partiti-persona. Le primarie sono state un felice momento di partecipazione, ma anche la risposta della dignità e della serietà a una legge elettorale pensata forse in una di quelle feste con le maschere suine.
Quella legge comunque c’è e ancora prima delle elezioni inquina con dosi massicce di scorrettezza e colpi bassi la campagna; allora la domanda cruciale deve essere anche un’altra.
Ø Chi è il nostro avversario, quello che in modo non negoziabile sarebbe catastrofico per l’Italia? (…in realtà sono due, alleati a dispetto di tutti i santi per salvare “capra e cavoli”).
Chi è l’avversario di fronte al quale tutti gli altri “vanno bene”, anche se hanno un numero di scarpe o un modo di soffiarsi il naso diverso dal nostro, anche se non la pensano esattamente come noi sugli omo-matrimoni e … a quando anche l’altra carta classica del terrorismo da campagna elettorale, cioè il dibattito sul fine-vita, se siamo per la morte naturale, l’eutanasia, l’accanimento terapeutico o la violenza alla vita?
Sì, perché le levate di scudi, prima delle elezioni, non si giocano sull’istruzione, sul lavoro, sulla sanità e il welfare o sulla Costituzione della Repubblica o sull’UE, ma si giocano sui “sepolcri imbiancati”…
Diamo dunque visibilità ai meriti e lasciamo perdere i falsi problemi, le questioni-civetta che distolgono lo sguardo da ciò che è meritorio e ciò che è indegno di un paese civile.
A volte è capitato che l’elettore tra i mille motivi di scelta si sia fatto guidare dalla ragione del merito: è successo ad esempio a Milano per Pisapia e più recentemente in Sicilia per Crocetta. Franca Marchesi
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