Alla fine il “tecnico”
super partes Monti ha dimostrato di essere quel che è sempre stato, un politico
a tutti gli effetti. Un politico con la P maiuscola di quelli che hanno le idee
ben chiare in testa. Un politico di destra, conservatore. A dir la verità questo
lo avevamo capito e in un certo senso subito nei suoi tredici mesi di governo,
dopo la riforma sulle pensioni, quella del lavoro e le mancate politiche di
equità e ridistribuzione. Oggi, nella sua nuova apparizione televisiva,
riferendosi al Pd, ha detto molto chiaramente che Bersani dovrebbe “silenziare
la parte conservatrice del suo movimento”, facendo nomi e cognomi. A partire da
Fassina, Vendola e poi la Cgil e la Fiom. Monti, sicuramente, non è avvezzo a
certe pratiche democratiche che caratterizzano la vita di un partito, lui che
ha sigillato la sua discesa in campo con un “patto segreto” all’oscuro, lontano da telecamere e giornalisti, appunto. Fassina è il responsabile economico del Pd,
membro della segreteria di Bersani. Scelto dal segretario e legittimato da un
congresso. La linea “sociale” ed “economica” sostenuta da Fassina è quella
ufficiale di tutto il partito, perché è il partito ad avergli indicato quel
ruolo. Monti, ancora peggio, non sconosce la storia del nostro partito, ancor
prima non conosce probabilmente la storia di uno dei due partiti fondatori del
Pd che è sempre stato vicino alla Cgil. Non ideologicamente, non per “partito”
preso, ma perché oggettivamente la Cgil, in Italia prima che in altri paesi
europei, ha fatto della difesa dei diritti dei lavoratori la sua ragione di
vita ed è stata protagonista di tante conquiste sociali e democratiche. Senza
la Cgil tutto questo non sarebbe stato possibile. Un partito come il nostro,
che vuole essere di massa e popolare, non può “tagliare” con la Cgil, con la Fiom
e con tutto il sindacato. Un partito come il nostro deve discutere con tutti,
con tutte le parti sociali. E, soprattutto, deve stare con il mondo del lavoro,
quando è il momento di farlo, e con l’impresa, se significa parlare di
sviluppo, crescita, opportunità.
Ma in fin dei conti a
Monti tutto questo non interessa. Monti probabilmente finge di non sapere,
impegnato comè nel cercare di convincere gli italiani che tutto sommato del sostegno
responsabile che il Pd gli ha dato, poteva anche fare a meno. Stia tranquillo
Monti, le ali estreme dalle nostre parti non ci sono. I conservatori e gli “estremisti”
del liberismo e delle crociate contro i diritti e contro l’emancipazione
sociale semmai stanno con Monti e con il nuovo centrodestra da lui incarnato.
Io credo che in tutte le formazioni politiche le "ali estreme" ci siano sempre; tagliandole alla fine ci ridurremmo come quelle galline cui vengono taglite le ali affinchè non possano volare.
RispondiEliminaMa quando il governo Monti (dal PD sostenuto con Bersani che non perdeva occasione per riaffermare la propria fedeltà) varava le riforme delle pensioni e del lavoro e si scordava per strada i concetti di equità e ridistribuzione tanto sbandierati in sede di insediamento, VOI DOVE ERAVATE? A FARE LE SCIMMIETTE "NON VEDO, NON SENTO E NON PARLO"? Ma basta con questi articoli dell'ovvio e del banale! Prima di scrivere guardatevi un po' indietro per vedere cosa avete fatto, nemmeno tanto tempo fa!
RispondiEliminaSilvia