giovedì 17 aprile 2014

Problemi d’identità e di moralità

Compresi i nostrani eurocritici, euroscettici e antieuropeisti, nel corso degli ultimi settant’anni  a più riprese siamo diventati tutti , in modo più o meno consapevole, cittadini europei. Questo non ci ha impedito di essere, spesso  in modo ancora meno consapevole, cittadini italiani, lombardi piuttosto che veneti o calabresi e di considerarci cittadini milanesi. baresi o romani.
Lo siamo per nascita, così come per nascita siamo “persone” con relativi diritti fondamentali. Rimarremmo tali  anche se, crescendo negli anni in stanchezza e sfiducia,  ci venisse in mente di stracciare le varie Carte dei Diritti internazionali e nazionali che  hanno formulato, riconosciuto e tutelato la dignità che spetta a ogni essere umano.
Non possiamo decidere se essere una persona, se essere europei o italiani o lombardi, a meno che non cambiamo cittadinanza, nazionalità e residenza: resta comunque l’appartenenza al genere umano e l’appartenenza a una comunità nazionale e sovranazionale. Ogni nuova forma di cittadinanza, con tutti i difetti della realtà, ci garantisce diritti e libertà: nessuna esclude l’altra.

Essere cittadini significa poter scegliere chi ci rappresenta, vuol dire avere la possibilità di far sentire la propria voce, di essere informati e partecipare alle decisioni.
I latini concedevano la cittadinanza come un premio agli alleati fedeli e tutte le popolazioni latine consideravano la cittadinanza come una conquista e un privilegio.
Anche oggi molte popolazioni - come quella ucraina - che vivono situazioni di assenza di libertà, negazione dei diritti e minaccia alla pace, aspirano alla cittadinanza europea come a un privilegio.

Ci sono per contro quelli che sfruttano a scopo elettorale il desiderio di sentirsi cittadini esclusivamente del proprio “campanile”, andando contro la storia che non conoscono o preferiscono ignorare. Quelli che antepongono l’interesse particolare, come se fosse contrapposto all’interesse generale  oscurato e trascurato.
Sarebbe come se di fronte al complicato e gigantesco cantiere di una grande opera non più rinunciabile ( penso ad esempio alla costruzione delle ferrovie nell’800) si fosse deciso,  per via dei problemi e delle difficoltà, di prendere cappello, di chiudere i cantieri e piantarvi foreste per far tornare il territorio quello che era nel medio evo.

Il gigantesco cantiere europeo è stato aperto dopo che gli stati dispotici del XX secolo e due guerre dette mondiali, ma che hanno avuto come teatro l’Europa, avevano prodotto “il grande cimitero del genere umano”. Su queste macerie si è avviata un’opera di costruzione sovranazionale che oggi legifera per 28 paesi e 500 milioni di persone: una conquista insignita nel dicembre 2012 del Nobel per la Pace.  Con tutte le carenze e i difetti, l’Unione Europea è stata infattiun gigantesco laboratorio di pace fondato sulla Memoria di ciò a cui avevano portato i nazionalismi, le guerre e i dispotismi, sulla Memoria di ciò che era culminato nell’olocausto.

Le testimonianze della shoah sono diventate quindi qualcosa di sacro per il genere umano e non è tollerabile che qualche bestemmiatore in malafede strumentalizzi, neghi o offenda questa sacralità.
Il rispetto per ciò che è sacro, lo sapevano anche agli albori della civiltà, è silenzio e devozione. Purtroppo non c’è limite alla sguaiataggine e alla rozzezza morale.

                                                                                                        16 aprile 2014, Franca Marchesi

1 commento:

  1. Le prossime elezioni devono rafforzare l'Europa e non indebolirla, come vorrebbero gli irresponsabili che remano contro l'Euro, la legislazione europea e i vari accordi sottoscritti. E questo per tutte le ragioni mirabilmente elencate da Franca, ma anche per il semplice motivo che uscire dall'Europa e dall'Euro porrebbe il nostro paese in una marginalità economica e politica da ultimi della classe. Altro è nn presentarsi con il cappello in mano nei consessi europei, e far valere le nostre ragioni. Ma al di là dell'alzare la voce o meno, avremo peso nelle decisioni nella misura in cui daremo dimostrazione di essere seri ed affidabili. Tutta questa storia che la colpa dei nostri guai sono la Germania, la signora Merkel, l'Euro, e tutto ciò che viene da Bruxelles, è una bufala buona per la propaganda senza capo né coda dei populisti vecchi e nuovi che si agitano come forsennati sulla ribalta della politica nostrana. Come sempre, dipende solo da noi.

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