L’insegnante
deve poter essere licenziato se inefficiente (…giuuusto!),
l’insegnante è (… questa poi!) troppo sindacalizzato: questo
è il problema, secondo il Ministro Giannini, nuova fautrice della scuola-azienda.
E’
davvero questo il problema, quando oggi un insegnante è lasciato solo senza compresenze,
senza risorse, con una manciata ridicola di ore di sostegno, a lavorare in classi numerose, con più di una
disabilità nella stessa classe?
L’insegnante: chi era costui? Una figura di
onorabile rispettabilità, com’erano il prete e il dottore, o uno sfigato che,
per poco denaro e scarsissimo prestigio, suda sangue a cercare di trasmettere a
una banda di viziati scansafatiche cose che non interessano più a nessuno?
Insegnare: non un mestiere qualunque, né
per tutti.
Insegnante si diventa, ma un po’ anche si
nasce … in ogni caso bisogna volerlo e
saperlo fare con passione, con generosità, con instancabile voglia di imparare
sempre e da chiunque.
La voglia di imparare, detta anche curiosità intellettuale, è contagiosa e alla lunga l’esempio incute
quella giusta soggezione che è parente dell’ascolto, della concentrazione e
dell’apprendimento.
Se
uno non sa fare il proprio mestiere, se non sa trasformare una classe in una
squadra e i suoi componenti in persone,
forse non deve essere punito o licenziato; non deve piuttosto neanche iniziare a
farlo quel lavoro: si chiama selezione e controllo, i veri parenti del merito.
E
gli organismi collegiali di gestione della scuola…? Perché nessuno li nomina mai?
Mentre per anni le scuole venivano spolpate da finanziarie truccate (male) da
riforme, i Consigli d’Istituto e di Circolo si occupavano della carta igienica
e delle tapparelle di qualche aula a caso….
Sappiamo che la
carta igienica è stata tolta dai servizi perché altrimenti ogni settimana erano
otturati per l’uso improprio che ne veniva fatto. Sappiamo anche che l’acqua
minerale nelle bottiglie sigillate venne adottata con delibera dettata da
esigenze igieniche in quanto nelle
brocche aperte finiva di tutto…
anche se è sempre
stato sostenuto che quello della refezione è un momento educativo.
L’importante
comunque è che oggi venga interrotto il catastrofico percorso di declassamento
dello studio e dell’istruzione, innescato nella mentalità collettiva degli
italiani da un paio di decenni a questa parte. L’importante è che si prendano
concretamente le distanze da assiomi a sostegno dei “tagli” come “con la
cultura non si mangia” o “la cultura non si mette nei panini” a sostegno della
trascuratezza dei beni storico culturali.
L’importante è che non si mandi avanti, come un’evidenza, che la cultura non fa
diventare ricchi e famosi……. messaggi che parlano alla pancia di molti quanto quelli filo razzisti e
xenofobi.
L’importante,
direi essenziale, è che l’attenzione e l’impegno dell’amministrazione locale
recuperi la centralità della scuola statale e che l’insegnante competente e capace
venga messo in condizione di poter lavorare con
la serenità data da risorse adeguate.
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