martedì 23 aprile 2013

Intervista a Lia Quartapelle su Linkiesta


Dalla direzione del Pd appena conclusa esce un partito che mette «a disposizione la propria forza politica alla formazione di un governo su cui si dà pieno incarico a Giorgio Napolitano». Sembra la fine di un incubo ma, secondo alcuni, è l’inizio della fine del partito democratico. Lia Quartapelle, neo parlamentare trentenne («sono nata politicamente nel partito democratico») racconta aLinkiesta i primi 60 giorni da deputata del Pd: gli errori di strategia di Pier Luigi Bersani, la rielezione di Napolitano, e, soprattutto, il futuro di Largo del Nazareno.
Onorevole Quartapelle, lei è stata eletta per la prima volta in questa legislatura. E si è subito ritrovata nel bel mezzo di una crisi di sistema, e della crisi del suo partito. In cosa ha sbagliato l’ex segretario Pier Luigi Bersani? All’indomani del voto, resosi conto della “non vittoria”, cosa avrebbe dovuto fare?
Secondo me abbiamo sbagliato strategia. In primis avremmo dovuto fare un’analisi del voto, dicendo che abbiamo perso. E ciò sarebbe servito a far ripartire la proposta politica. Come? Visto che i Cinque stelle ci hanno detto di non voler governare con noi, avremmo dovuto dire: o facciamo un governo di scopo, negoziando con le forze politiche a viso aperto, o torniamo alle urne. È stato un problema inseguire l’idea che si potesse fare un governo senza maggioranza. Un’idea sbagliata. (Continua)

1 commento:

  1. Il titolo del pezzo 'Bersani ha sbagliato, Renzi prenda in mano il PD' non rende giustizia al testo, che è molto più articolato. Quando dice 'in questi anni non abbiamo mai discusso di politica' dice una cosa molto pesante. Da par mio noto che nel PD s'è molto 'parlato' di politica, ma molto poco 'ascoltato' e quasi per nulla 'tratto le conseguenze'. L'antiberlusconismo prima, l'antigrillismo poi (e qui aggiungo, anche se a taluni può dare fastidio, il tentativo di messa al bando di Renzi considerato alla stregua di un 'agente del nemico') hanno celato il vuoto di idee, la presunzione d'essere nel vero, e l'arroganza verso chi si permetteva di dire la propria. Dovremmo tutti essere grati a queste donne, Lia, Debora e altre, che a differenza di tanti maschietti-galletti non hanno bisogno di ostentare gli attributi o di appartenere a qualche consorteriaa per dirci come la pensano, e come di conseguenza intendono comportarsi.

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